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Autore: Zomi    14/11/2020    1 recensioni
-Oh- grattò con la voce nasale la gola Hyogoro, ridendo con lo Kiseru tra le labbra -Non ricordavo che oggi fosse mercoledì… Izo〜♪-
Il moro si impietrì e, con una pila di piatti ancora tra le mani, si voltò verso il suo titolare.
Sapeva a cosa alludeva il nonnino, ma ne avevano già discusso a lungo e non voleva più tornare sull’argomento.
Per quanto il ristorante fosse un ambiente ospitale e libero di qualsivoglia preconcetto, Izo preferiva tenere privata la sua appunto vita privata.
-Hyogoro sama- tentò un lieve richiamo ma Hiyori schizzò rapida alla porta, affiancando il superiore, uggiolando e zittendo il collega.
-Owwww è tornato anche questa settimana!!! Oh è indossa un completo antracite: come gli dona! Con quegli occhi color acquamarina poi. Izo devi vederlo!-
〜Storia parteciante al Yuri&Yaoi's Day indetto dal FairyPieceForum〜
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izou, Marco
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Wednesday's Date


 
 
storia nata per il compleanno di _Kalika_



Strinse il laccio del gilet sulla schiena, controllando l'allineamento della cravatta scura prima di passarsi una mano tra i crini corvini, sciolti sulla schiena e ben fermati da due ciocche unite sulla nuca.
A Izo piaceva lavorare al Hana no Miyako*, ed era grato a Hyogoro sama e alla sua signora per averlo assunto e accolto nel loro ristorante, sebbene non avesse esperienza.
Si sentiva a suo agio nel servire ai rinomati tavoli del ristorante di classe della città, indossando un raffinato completo da cameriere di primo d’ordine e segnando scrupolosamente le comande richieste dai clienti del locale, non mancando mai di abbondare con educazione ed eleganza in ogni singolo movimento.
Non accennava mai ad alcun fastidio per le richieste assurde di determinati ospiti, nè commentava con saccenza accostamenti culinari o le prelibatezze che venivano lasciate nel piatto.
Si impegnava al massimo per essere un cameriere rispettoso e preciso, non permettendosi uscite spiacevoli o di carattere personale.
Izo amava il suo lavoro, e trovava in esso il suo ambiente naturale.
Poteva vestirsi in giacca e cravatta senza risultare eccessivo, era richiesto che pettinasse i lunghi capelli corvini con dovuta compostezza, poteva usare il suo lessico forbito e i commenti a lui rivolti erano per il suo operato, e non per il suo orientamento sessuale.
Izo amava lavorare al Hana no Miyako.
-A volte invidio come la divisa ti cada a pennello- sbuffò Hiyori, accasciandosi sfinita dopo l’ennesima serata di comande.
-Dopo due servizi a me il gilet si arriccia tutto e i tacchi… oh i miei poveri piedi!- rise al suo sfilarsi le scarpe e massaggiarsi i piedi.
-È solo questione di allenamento- la rincuorò, regalandole un buffetto sulla guancia arrossata.
-Voglio anch’io le scarpe basse come le tue!- si lamentò la verdina, sciogliendo la crocchia che le aveva raccolto i capelli per tutta la serata e sbocconcellando qualche briciola rimasta di una torta ormai scomparsa ad opera della clientela.
Izo sorrise, iniziando a rassettare la cucina.
L’orario di chiusura era vicino, e Hyogoro sama aveva già effettuato la ronda dei tavoli ad accertarsi della soddisfazione dei suoi ospiti.
-... qualcuno mi ha perfino allungato una mazzetta pur di sapere la ricetta della torta di stasera- sghignazzò il vecchio proprietario, raggiungendo il suo sgabello di vedetta vicino all’oblò della porta della cucina.
-Ma i segreti culinari della mia signora non sono in vendita!- aspirò una generosa boccata dal suo Kiseru, tossichiando per il tabacco ma sghignazzando nel puntare la sala.
Era sua abitudine controllare la sala fino al suo completo svuotarsi, mentre Hiyori si lamentava di questo o quel dolore lancinante, o di come un cliente l’aveva adulata, mentre Izo aiutava nel rassettare la cucina e si godeva la quiete serale del locale.
Adorava i profumi che veleggiavano ancora sopra i fuochi ormai spenti, i commenti dei cuochi stanchi ma goliardici, e lo sguardo paterno e docile di Hyogoro sama su di lui, che a volte si oscurava quando tentava di estorcere qualche informazione sulla (distastrosa) situazione amorosa del cameriere.
Argomento tabù per il moro, troppo abituato all’amore a senso unico quasi da rinunciarvi.
Ma non quella sera, quella sera Izo era sereno.
Adirittura felice.
-Oh- grattò con la voce nasale la gola Hyogoro, ridendo con lo Kiseru tra le labbra -Non ricordavo che oggi fosse mercoledì… Izo〜♪-
Il moro si impietrì e, con una pila di piatti ancora tra le mani, si voltò verso il suo titolare.
Sapeva a cosa alludeva il nonnino, ma ne avevano già discusso a lungo e non voleva più tornare sull’argomento.
Per quanto il ristorante fosse un ambiente ospitale e libero di qualsivoglia preconcetto, Izo preferiva tenere privata la sua appunto vita privata.
-Hyogoro sama- tentò un lieve richiamo ma Hiyori schizzò rapida alla porta, affiancando il superiore, uggiolando e zittendo il collega.
-Owwww è tornato anche questa settimana!!! Oh è indossa un completo antracite: come gli dona! Con quegli occhi color acquamarina poi. Izo devi vederlo!-
Izo si massaggiò il ponte del naso con due dita, domandandosi il perché di tutta quell’imbarazzante faccenda?
Come erano arrivati a spiare un cliente fisso del ristorante con una tale morbosità?
E perchè lo perseguitavano con quella strana fissazione fantasiosa??
Ad essere onesti, Izo possedeva le risposte a tali quesiti, che si rinnovavano di settimana in settimana, sempre dopo l’arrivo del dottor Fushichou** Marco.
Aveva iniziato ad essere un cliente fisso del mercoledì sera.
Arrivava sempre sul tardi, presumibilmente dopo il turno in ospedale, e si fermava fin oltre l’orario di chiusura, su cortese concessione del titolare.
Non richiedeva mai un’ordinazione completa, ma preferiva deliziarsi il palato con un’abbondante fetta di dolce della casa e una tazza di caffè nero bollente.
Comande da tavola calda, aveva ragionato la prima volta Izo segnandosi l’ordine, ma a Hyogoro sama non era dispiaciuto accontentare la richiesta.
Era nato così.
Un vizio culinario per il medico, che gustava l’attardarsi della notte al Hana no Miyako, e una nostalgica comanda dei primi tempi di apertura del locale da parte del superiore di Izo, che trovava romantico recuperare i poveri ordini dei primi anni di apertura in un cliente così altolocato.
Izo non aveva afferrato a pieno quel nostalgico pensiero, ma aveva continuato a servire il medico mercoledì dopo mercoledì, venendo a conoscenza del suo nome.

-Marco… oh come suona bene Izo! Non è vero Hyogoro sama? Marco, riempie proprio il palato: Mar-Co! MarcoMarcoMarco!-

Che era medico all’ospedale vicino e si occupava di medicina generale.

-Una branca medica difficoltosa, con mille variabili e specularità. Dev’essere un uomo intelligente… si si… Hiyori passami il Kiseru-

Che aveva numerosi fratelli, un padre affettuoso e amorevole, e un cane di nome Stefan.

-Izo chan! Malandrino! Ti fai dire tutte queste cose per essere pronto alla prima cena coi parenti? Hyogoro sama!!! Izo sta corteggiando il dottor Marco!-

Che fosse gay e che amasse i dolci, erano state informazioni emerse qua e là nelle loro chiacchiere notturne, mentre Izo rassettava i tavoli attorno a quello occupato dal medico, intento a deliziarsi della cucina del locale.
Informazioni che avevano attirato il cameriere, ma solamente la parte che aveva invece vietato di sperare per l’ennesima volta: Hana no Miyako era il suo luogo di lavoro, non un set per cuori solitari.
Vietato innamorarsi della clientela! -questo si era imposto Izo.
Inutilmente.
-Dovresti uscire e servirlo- lo additò Hyogoro sama, puntandogli contro il Kiseru.
-Hyogoro sama lo farei volentieri- eseguì un lieve inchino Izo, riprendendo poi però a sistemare le vettovaglie e non apprestandosi a raggiungere il commensale.
-Ma se lo facessi, lei e Hiyori non la smettereste più di fantasticare su… su non mi è ben chiaro cosa-
-Bugiardo!- gli tirò una linguaccia infantile la verdina smascherando la sua menzogna -Noi facciamo il tifo per te nel conquistare il bel dottor Marco, formando una coppia dolce e affiatata, che festeggierebbe qui il proprio matrimonio, anniversario e ricorrenze varie con dolci e leccornie... e tu ci metti i bastoni tra le ruote così!-
-Mi addolora rovinare così le tue fantasie Hiyori- sospirò con finto dolore il moro -Ma tra me e il dottor Fushichou vi è solamente un chieto e colloquiale rapporto cameriere-cliente abituale-
-Gni gni gni!- gi tirò nuovamente la lingua Hiyori -Bugiardo!-
-Oh su su bambini non litigate- tossicchiò ridente una piccola nuvola di fumo Hyogoro -Altrimenti dovrò mettervi in punizione-
Izo sorrise, apparentemente calmo mentre spostava i piatti dal carrello alla zona di pulitura, occhiando vagamente il borbottare sommesso dei due ancora appostati accanto all’oblò della porta.
Avrebbe mentito a sé stesso se avesse affermato che l’entusiasmo di Hiyori e Hyogoro sama non gli scaldassero il petto, ma si vietava di sperare troppo e fantasticare anche lui.
Apprezzava la compagnia di Marco, sebbene il verbo fosse riduttivo nel descrivere la gioia che provava nel chiacchierare con lui e conoscerlo, e non si era mai sentito così libero di parlare ed esprimersi con qualcuno se non con il medico.
Aveva conquistato il lusso di chiamarlo per nome (Solo i miei pazienti mi chiamano dottor Fushichou aveva riso il biondo con quella sua voce calda e calma come il lievitare di una torta) e ammeteva, ma solo con se stesso, che sistemava le tavole con lentezza e gesti distratti mentre parlava con lui.
Per rubare piccoli sorrisi, commenti, silenzi condivisi.
Ma nonostante ciò che sentisse nel petto lo scaldasse ogni mercoledì di energia nuova e felicità all’arrivo di Marco, si era vietato di sperare.
Non perchè due conosciuti si scambiano lievi attimi di vita si poteva sperare in qualcosa di più, e Izo ben sapeva che a sperare si restava scottati.
Si sarebbe accontentato di quei mercoledì sera, soffusi e quieti, tra dolci al cucchiaio e commenti privi di fine, non permettendosi di sognare.
-Vado a prendere la comanda- si pulì le mani su una pezza Izo, egoisticamente pronto a prendersi il suo settimanale incontro con il medico, fintamente distaccato e professionale.
Internamente deliziato all’idea delle future e dolci chiacchiere col medico.
-Credo che questa sera ci penserà Hiyori- lo fermò però Hyogoro, pizzicando la cenerina della pipa.
La verdina scattò sull’attenti, schizzando in sala prima ancora che Izo potesse fermarla e ricordarle del suo male ai piedi.
-Ma… Hyogoro sama?- era suo quel momento, suo quel sorriso, suo Marco.
Ma non in quel senso, no decisamente no!
-È solo una comanda- lo liquidò il superiore, concedendogli di staccare dal turno.
Izo annuì, e si avviò agli armadietti del personale per recuperare i suoi effetti personali.
Gettò appena un’occhiata oltre l’oblò della porta a stantuffo della cucina, notando Marco conversare sorridente con Hiyori.
Il calore che solitamente l’abitava nel vederlo, lo scottò.


 
***

-Comanda del tavolo cinque!-
-Tavolo sette! Due halibut grigliati, due filetti alla Wellington cottura media e contorno di patate per quattro: muoversi!-
-Il tavolo due richiede meno salsa: da rifare-
-Hyogoro sama il cliente del tavolo dodici chiede se possiamo inserire l’anello di fidanzamento nel dolce: non è romantico?-
Il caos era quotidiano al Hana no Miyako, ma in quel mercoledì sera sembrava che si fosse concentrato il nervosismo di un anno interno, assieme a clienti esigenti e richieste particolari.
-Hiyori digli che ci penserà il pastry chef- liquidò rapido la questione il saggio titolare, tornando a guidare come un maestro d’orchestra la cucina.
Izo ammirava il suo sangue freddo e al concentrazione sempre costante, ma in quella sera così confusionaria, faticava a prendere esempio dal suo superiore e a lavorare con l’usuale aplomb.
Ogni rientro in sala lo destabilizzava, magnetizzando lo sguardo su ogni singolo cliente ai tavoli anziché sui suoi passi veloci e sull’equilibrio precario delle portate tra le sue mani.
Cercava frenetico, scandagliava ogni ospite, e si amareggiava a ogni sguardo socnosciuto e capo mai visto prima.
Non c’era.
-Izo chan!- si strozzò in uno strillo Hiyori, rischiando di essere investita dal disattento collega.
-Hiyori! Scusa, ero… sovrapensiero. Tutto ok?- controllò distrattamente di non aver ferito la ragazza con i piatti vuoti che stava riportando in cucina, tornando con le iridi a mandorla sulla sala.
No, non c’era.
-Sto bene, sei tu quello strano: che succede?-
Izo scosse il capo, entrando in cucina tallonato dalla verdina.
-Nulla- sorrise teso e amaro -È solo… solo mercoledì-
L’ennesimo.
L’ennesimo mercoledì in cui Marco non si faceva vedere.
Da quanto non era andato a servirlo, sostituito da Hiyori, il medico non si era più fatto vedere.
All’inizio aveva pensato a un cambio turno in ospedale, poi che la stanchezza avesse vinto sulla gola del medico, aveva aggiunto poi la semplice spiegazione che una routine potesse cambiare.
In fine aveva accettato l’abbandono.
O ci aveva almeno provato.
Perchè provare abbandono poi, per una persona per la quale aveva speso ogni singola energia che la sua stessa presenza generava, per vietarsi di affezionarsi e fantasticare su un possibile epilogo romantico, era di per sè assurdo e illogico, ma Izo aveva ben capito che ai sentimenti la logica non era gradita.
-Per fortuna la serata sta per finire- borbottò accasciandosi su un lembo di bancone libero Hiyori, sfinita e coi piedi doloranti.
Izo lanciò l’ennesimo sguardo sulla sala attraverso la finestra della porta della cucina, rassegnandosi alla latitanza ormai di settimane di Marco.
-Già- commentò vago facendo ridacchiare la collega.
-Sei davvero strano da qualche tempo- si massaggiò le caviglie la verdina -Non è che l’assenza di qualcuno si fa sentire?- lo punzecchiò volutamente.
-Non so di che parli- iniziò a sistemare i piatti sporchi il moro, dandole le spalle e impiegando ogni attenzione ai movimenti più che ai pensieri.
-Mmm certo- schioccò la lingua quella -Peccato, ti avrei chiamato un medico-
-Un medico?- apparve sul suo sgabello da vedetta Hyogoro, sbattendo la cenere dal Kiseru ancora spento -Chi si sente male?-
-Nessuno-
-Izo chan-
-Bambini-
Il sospiro di Izo fece ridacchiare Hiyori, che sgambettò sotto l’attento sguardo del titolare, impegnato ad accendersi la pipa.
-Mmm- aspirò il trinciato profumato -Sembra che la calma sia tornata all’Hana no Miyako-
I fuochi vennero spenti gradualmente, le pentole riposte nei lavandini dove i lavapiatti vedevano finalmente la fine del loro massacrante turno di lavoro, le scarpe di Hiyori vennero sfilate e un sospiro di sollievo le sfuggì assieme all’ennesima boccata di fumo di Hyogoro sama.
Tutto si chietò.
Tranne l’animo sofferente di Izo, che bussò nuovamente ai suoi pensieri ricordandogli che era mercoledì, che da numerose settimane la sua routine si era sgretolata, e che nemmeno quel caotico e nevrotico mercoledì si sarebbe concluso con l’arrivo di
-La fetta di dolce per il dottor Fushichou-
-Come??- strabuzzò gli occhi Izo fissando il piattino da dessert con due fette di dolce, postogli davanti al volto da Hiyori.
Il suo interesse amoroso ignorato per il medico ora gli regalava anche visioni uditive: perfetto!
-Il dessert per Marco- ripetè con fare ovvio la cameriera, spingendo ulteriormente il piattino verso il collega -Su vai-
-Ma di cosa…-
-L’ha ordinato al suo arrivo- liberò una densa e profumata nuvola di fumo Hyogoro, non celando il ghigno divertito che gli solcava le labbra.
Izo sbiancò, gettandosi sulla parta e affacciandosi all’oblò.
Nella sala ormai semideserta, esclusi pochi ultimi avventori che si tardavano in piccole chiacchiere ed effusioni al chiarore calmo del ristorante, una chioma bionda faceva capolino su un tavolo solitario tra i tavoli vuoti.
Non l’aveva notato, o il suo arrivo era coinciso con lo scontrarsi con Hiyori.
Izo non lo sapeva, sapeva solo che Marco era lì e sgusciava con lo sguardo oltre le lenti verso la cucina, in attesa del suo dessert.
Lo stomaco del moro si ribaltò, e il calore che lo aveva accompagnato per svariati mercoledì smise di bruciargli il petto e riprese a cullarglielo dolcemente.
-Com… cos… voi!- si girò confuso e imbarazzato.
-Gli hanno dato un cambio turno per alcune settimane- gli strizzò l’occhio Hiyori sgambettando al bancone -Quel mercoledì era venuto ad avvisarti e… e devo essermelo dimenticata!- si colpì la fronte col palmo della mano.
-Hiyori!-
-Avevi detto che non c’era nulla tra di voi- rise Hyogoro -Perchè quell’espressione rissosa… ma soprattutto, perchè quell’aria triste e rassegnata per tutte queste settimane di assenza, se non provavi nulla per lui?-
Izo tossicchiò e si sistemò la cravatta della divisa con fare stizzito e imbarazzato.
-Siete degli impiccioni- li additò offeso, ma afferrò il dessert e, sistemata la crocchia che gli raccoglieva i capelli, si avviò in sala.
-Grazie- sorrise grato, accennando un inchino ai due che lo fissavano raggianti.
Hyogoro lo guardò attraversare la sala dall’oblò, mirare il tavolo del medico, posare il dolce e offrire il suo solito inchino, sobbalzando quando il biondo gli chiese, con un movimento della mano, di accomodarsi con lui e dividere il dessert in doppia fetta apposta per quel fine.
-Avresti dovuto dirglielo che, oltre al cambio turno, voleva anche offrirgli un dolce- riprese Hiyori il nonnino, ma la ragazza rise.
-Ops, questo Alzheimer giovanile- zampettò a piedi scalzi fino all’oblò opposto del titolare, ammirando Izo sciogliersi la crocchia sotto l’occhio attento di Marco, che gli rubò una ciocca per attorcigliarsela tra le dita quando il moro si sporse nel porgergli il dessert.
L’uggiolio che la ragazza liberò quasi assordò Hyogoro, che ridacchiò con Kiseru tra le labbra.
Sembrava che la calma fosse davvero tornata all’Hana no Miyako.




 
*Capitale dei Fiori in lingua originale.
**Fenice in giapponese





BONUS:

-... collega non mi aveva riferito del tuo cambio turno- giocherellava con la forchetta in miniatura per i dolci -Dev’esserselo dimenticata-
Marco annuì, capo posato sulle nocche della mano chiusa e occhi fissi su di lui.
Era volutamente imbarazzante, ma anche egoisticamente inebriante avere lo sguardo ceruleo solo per se.
Su di sè.
-Sono passato un paio di volte, ma sfortunatamente ho sempre scelto il giorno in cui eri di riposo- o in cui Hiyori si divertiva a nascondere la sua presenza.
Quella ragazzina!
-... mi è mancato parlare con te- sospirò il medico, tornando a intrecciare le dita con le ciocche setose di Izo.
-Anche a me- ammise il moro, ignorando la scarica elettrica che lo scosse, quando Marco strisciò la sedia sul pavimento nell’avvicinarsi a lui.
-Posso chiederti di uscire con me?-
-Non lo stai già facendo?-
-Vorrei farlo con le dovute maniere, sai: fiori, un dove e un quando preciso, il permesso del tuo capo che ci fissa dalla finestra della cucina…-
-Hyogoro sama è molto accondiscendente-
-Quindi non mi colpirà con un coltello se provo a baciarti〜yoi?-
-Puoi provare- posò la fronte contro quella di Marco -L’ospedale è comunque vicino, e un tipo che mi interessa lavora lì: potrei approfittarne-
La risata del biondo si zittì contro le sue labbra.



 
   
 
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