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Autore: Mel Jason    21/08/2009    0 recensioni
Durante una missione su un Pianeta, un membro della Squadra Sheppard rimane ferito
“È-- inutile! Puoi-- continuare a --torturarmi quanto vuoi! Io non ne so-- niente!"- Ribadì l'uomo sanguinante che era dinanzi a lui con le poche forze che gli rimanevano.
"Oh...dammi tempo e...mi dirai tutto quello che voglio sapere." –Affermò con tono gelido.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E'-- inutile

 

     

 

 

 


 

IL CONGEGNO RUBATO


 

 

 

È-- inutile! Puoi-- continuare a --torturarmi quanto vuoi! Io non ne so-- niente!"

Ribadì l'uomo sanguinante che era dinanzi a lui con le poche forze che gli rimanevano.

 

Un momento prima, senza preavviso, l’aveva schiaffeggiato con violenza per la sua insolenza  facendogli  perdere l’equilibrio, ed era caduto a terra -subito i suoi compagni erano accorsi in sua difesa, ma le guardie li avevano rapidamente immobilizzati, paralizzati, disarmati e incatenati alla parete della caverna ,con un’efficacia fulminea che lo aveva reso molto fiero dei suoi uomini. - poi era passato alle...maniere forti.

"Oh...dammi tempo e...mi dirai tutto quello che voglio sapere." –Affermò con tono gelido.

Uno dei suoi compagni gli urlò contro: "Ti ha detto che non ne sa niente…. noi non ne sappiamo niente!"

Come risposta si avvicinò all'uomo ancora a terra (non essendosi ancora ripreso dall'ultima percossa) , lo sollevò di peso -e con mala grazia- per il bavero della giacca; si voltò alla sua sinistra e si rivolse all’uomo dagli occhi castano-verdi -che aveva appena parlato-, scandendo le parole.

 

“Se dirai un'altra parola…sarà…” –Si interruppe, e senza un avvertimento, scagliò l'individuo lontano da lui con una veemenza brutale.

 

“Nooo!” -Echeggiarono tre voci quasi simultaneamente.

 

“…sarà  il tuo amico a pagare per la tua insolenza." –Aggiunse con un sorriso crudele sulle labbra .

Il malcapitato andò a colpire la parete di roccia più lontana della caverna; si udì  un tonfo sordo e un respiro mozzato; un tremito sconvolse le sue membra e --poi nulla più.

 

Il carnefice, voltò la testa, e osservò i tre compagni dello sventurato  che fissavano con sgomento la figura immobile riversa a terra, e si deliziò delle espressioni che erano comparse sui loro visi; la donna dalla carnagione scura che gli era apparsa così fiera e determinata al loro primo incontro, non stava facendo nulla per trattenere le lacrime che pian piano le stavano iniziando a rigarle il volto.

 

Che delusione.

 

I due uomini che si trovavano a entrambi i lati, erano senz’altro più addestrati a controllare le loro emozioni; tuttavia, l’uomo dai capelli neri aveva chinato la testa, per qualche secondo, per poi rialzarla e rivolgergli uno sguardo carico d’odio; un altro sguardo pieno d’ira era fisso su di lui , proveniente dall’altro suo compagno dalla strana lunga capigliatura. 

 

I suoi occhi di ghiaccio si stavano quasi …beando  di quelle occhiate d’odio, quando un rumore lo fece voltare…e quello che vide lo fece quasi sussultare…la figura, che fino a qualche secondo prima era immobile, si stava lentamente rialzando- appoggiandosi con una mano al muro della grotta- , e nel farlo il suo viso si era girato verso di lui e negli occhi blu vi era un’aria d’astio.

 

Sul volto dei tre compagni apparve un’espressione di sorpresa mista a sollievo.

 

Un paio d’occhi castano-verde e un paio d’occhi blu s’incrociarono per un breve istante. Negli occhi castano-verdi vi era  un’espressione di rimorso, mentre in quelli  blu, di comprensione.

 

“Io--non ne—so--niente--del tuo stramaledetto congegno!!--- Noi non siamo ladri!-- “ Asserì l’infelice , guardandolo di nuovo con un flebile ma ferma voce, iniziando a camminare traballando verso di lui. - “Siamo venuti…- la sua voce a poco a poco si stava affievolendo- “…su questo dannato Pianeta per… negoziare.” 

 

Le sue forze gli vennero meno e si accasciò di nuovo sul pavimento a metà strada..

 

“Lui ha detto la verità! Noi non sappiamo nulla del tuo congegno!”. -Esclamò la donna con lo sguardo rivolto al suo malridotto amico.

 

“Mio figlio, con i suoi stessi occhi vi ha visto portarlo via!”

 

È un maledetto bugiardo,allora”! -Gridò una voce roca e rabbiosa.

 

“Attento a come parli, straniero.”- Disse con un monito nella voce, fissando di nuovo -e al contempo- avvicinandosi  all’uomo svenuto a pochi passi  da lui .

 

Ma è la verità: tuo figlio è un bugiardo.” -Ripeté l’uomo dagli  occhi castano-verdi con tono di malcelata rabbia.

 

“Kermàla ci ha invisi fin dal nostro primo incontro, Dèrash”- Affermò Teyla con voce calma, tentando di contenere la rabbia che covava contro l’uomo e nello stesso tempo tentando di farlo ragionare. – “ e non ne comprendo il motivo”.- Aggiunse-  “Noi non abbiamo commesso alcun crimine.”

 

Lui vi ha visti rubare il mio prezioso congegno. Dovrei forse dubitare del mio stesso sangue!? Ditemi dove l’avete nascosto!!!!”- Urlò Dèrash e la sua voce echeggiò sinistramente all’interno della caverna.

 

Il Colonnello Sheppard scosse la testa,  Dèrash era inflessibile. Niente gli avrebbe fatto cambiare idea…

 

[…avrei dovuto dargli retta …] Lanciò un altro lungo sguardo verso Rodney. […avrei dovuto davvero  dargli retta…]

 

 

***

 

…già avrebbe dovuto dargli retta…quando gli aveva detto che c’era qualcosa che non andava…

 

…e la sua mente riandò a poche ore prima che quell’incubo avesse inizio…

 

 

 

“…Non essere paranoico, Rodney.”

 

“Paranoico?! Scusami, Colonnello, se tengo in gran considerazione la mia sicurezza personale…e, aggiungo, che è tuo dovere occupartene .

 

“Ehi, Lo faccio sempre.”

 

“Non mi sembra, dato che ti ho appena riferito che c’è qualcosa che non va in quel…Kermàla. Quel tizio non mi piace, e mi sta guardando male, anzi,in modo  sinistro,  per essere precisi. Hai presente Gatto Silvestro?… Titti?

 

“Titti?!

 

“Sì! Dovresti fare qualcosa. ”

 

“E che cosa dovrei fare?!

 

“Non so. Qualcosa!”

 

“Qualcosa del tipo?’”

 

“Haaa!! …non so…andarcene, per esempio?!  Tanto questa gente non  può offrirci nulla!

 

“Teyla è di parere contrario.”

 

“Naturalmente…”

 

“E poi siamo appena arrivati. Rilassati, McKay.”

 

“C’è qualcosa che non va, Colonnello?”

 

“No. Dèrash. Va tutto bene.”

 

 

***

 

[ Beh, non stava andando tutto bene ora.]

 

Dèrash lentamente si stava avvicinandosi di nuovo a Rodney con fare minaccioso. Alle sue spalle il suono metallico di catene, che erano scosse rumorosamente e con veemenza, fece comparire un perfido sorriso sulle sue labbra; ora gli era dinanzi, e torreggiava sopra al povero scienziato accasciato a terra;  abbassò lo sguardo verso di lui …ed era uno sguardo che non mostrava pietà.  

 

“Io - -non - -so - -niente - -del --tuo dannato--- congegno”.

 

La debole voce che proveniva dai suoi piedi lo fece trasalire - non aveva pensato che quell’uomo arrogante, forse molto  intelligente, ma senza dubbio non un guerriero come lui e gli altri tre suoi compagni, avrebbe resistito così a lungo-  ma si riprese all’istante.

 

Perché ti ostini a mentire sfacciatamente in questo modo, straniero?!” –Disse accovacciandosi, con tono esacerbato.

 

“Per -- l’ultima volta – io - -non sto mentendo.” Dichiarò Rodney con un filo di voce.  

 

Dèrash gli lanciò un’occhiataccia; poi lo afferrò per le spalle e lo sollevò di peso- e nel farlo, udì un gemito straziante provenire dal canadese che aveva la testa china e gli occhi serrati.

 

“Apri gli occhi e guardami!!

 

Il viso si sollevò dopo qualche secondo, che sembrò eterno, e le palpebre pesanti dello scienziato si schiusero lentamente, facendo apparire un paio di occhi blu; il suo sguardo era visibilmente offuscato dal dolore, ma nonostante ciò, riuscì a fissare il suo torturatore con un’aria  schernitrice che eguagliava il  sorriso  beffardo  che aveva sulle labbra - il che fece bollire il sangue a Dèrash.

 

– “Va’ all’Inferno.”- Disse  Rodney con una fievole voce -udibile solo per l’altro uomo-, prima che le forze lo abbandonarono del tutto e divenire un peso morto nella stretta d’acciaio del suo assalitore.

 

Dèrash lo guardò con disprezzo e ira prima di lasciarlo cadere al suolo con noncuranza.

 

“…credo di aver finito con lui…”-disse con tono glaciale- “ora…vediamo a chi toccherà…

 

“È il mio turno…ora.” -Replicò una voce profonda con una malcelata vena di minaccia.

 

“Oh..la mia ,era una domanda retorica.” -aggiunse scavalcando con indifferenza il corpo di Rodney e fissando Teyla.

 

“Ehi! Non puoi lasciarlo lì in quel modo! Ha bisogno di cure mediche!”-Urlò Sheppard con una supplica nella voce,  indicando Rodney con un gesto della testa.

 

“Ohh…non credo che gli servano…più.” – Replicò  e lo sguardo sconvolto che era apparso sui tre volti degli stranieri lo fece rabbrividire di piacere.

 

Mentre si stava avvicinandosi a Teyla,  una voce maschile alle sue spalle, seguito da dei passi affrettati lo fece voltare di scatto.

 

“MIO SIGNORE! MIO SI…”- La voce dell’uomo- probabilmente un servo-, s’interruppe bruscamente vedendo la figura su cui stava per inciampare – “Oh Dei del Cielo…!” -mormorò sconvolto, inchinandosi sul canadese con uno sguardo compassionevole negli occhi neri; poi, ripresosi, sollevò timidamente il capo e incontrò un viso che lo stava fissando con un’espressione  di  malcelata impazienza.

 

“Mio Signore!”- Esclamò di nuovo l’uomo, scattando in piedi,- “Sei stato ingannato! Questa gente è innocente!!!

 

“Ma che cosa stai dicendo , Mìntar?!!”

 

“È-è-è stato tuo figlio a sottrarre il tuo prezioso congegno!!” – Disse tutto di un fiato Mìntar, inginocchiandosi a capo chino.

 

“Come osi…”

 

È stato sorpreso da una guardia mentre tentava di venderlo a un mercante…” -Il servo non aveva ancora terminato la frase, quando udì un rapido tacchettio e uno spostamento d’aria alla sua sinistra; solo allora osò alzare lo sguardo e vide che il suo signore era andato via.

 

“Ehi, Mìntar, potresti…” Disse il Colonnello Sheppard, scuotendo le catene che lo immobilizzavano.

 

“Mi dispiace. Non posso farlo…ma posso prendermi cura del vostro amico. – Si alzò e si diresse verso l’uscita , poi si fermò a metà strada e urlò qualcosa; pochi istanti dopo, due uomini ben piazzati, arrivarono di corsa con una lettiga primitiva; i due si avvicinarono a Rodney, e delicatamente, lo adagiarono e quindi si avviarono verso l’uscita con passo affettato.

 

“Dove lo portate?” –Chiese Teyla con premura

 

“Non temete.  Il vostro amico sarà curato.” – detto questo Mìntar si avviò verso l’uscita con passo frettoloso.

 

 

***

 

 

…Avete poi saputo cosa fosse davvero questo congegno?” – Chiese la Dottoressa Weir dopo aver ascoltato con apprensione il rapporto che il Colonnello e il resto della Squadra le aveva riferito.

 

“No. E non ci interessa.” -Rispose  Ronon Dex con tono duro.

 

“Vi ha almeno posto le sue scuse?”

 

“No, Elisabeth. Ce ne siamo andati subito dopo che Rodney è stato di nuovo in grado di essere trasportato, e prima che Ronon avesse un colloquio tĕte a tĕte  con Dèrash.”

 

Il Corridore ostentò un muso lungo.

 

Elisabeth trattenne a stento un sorriso: sapeva che, nonostante l’atteggiamento intollerante nei suoi confronti, provava simpatia per il canadese. 

 

-“Potete andare. So che siete ansiosi di andare a trovare Rodney, ora che sta meglio. Ditegli che andrò da lui più tardi. ”-Disse mentre si sedeva alla sua scrivania.

 

“Sarà fatto, DottoressaWeir.”- Replicò con un sorriso Teyla.

 

 

***

 

Appena i tre arrivarono all’ingresso dell’Infermeria, li accolse la voce stridula e alterata di Rodney: stava bisticciando amichevolmente con Carson; entrarono nell’Infermeria e si fermarono: videro il loro amico che si agitava nel letto mentre il buon Dottore cercava di calmarlo.

 

“Non credevo che un giorno avrei potuto dire questo:…” -Disse sussurrando il Colonnello Sheppard chinandosi verso Teyla con un largo sorriso. – “ sono felice di sentirlo lamentarsi ancora.”

 

“Stavo pensando la stessa cosa, Colonnello Sheppard”- Replicò l’Athosiana,  voltandosi verso di lui con uno di quei rari sorrisi luminosi.

 

Ronon emise un grugnito di approvazione seguito perfino da un breve sorriso.

 

“Ehi, voi tre. Perché state sorridendo in quel modo ebete?!” -Esclamò Rodney con un’espressione contrariata sul volto.

 

I tre amici si avvicinarono al letto in cui giaceva il canadese…continuando a sorridere.

   

FINE

 

 

  
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