Anime & Manga > Fairy Tail
Ricorda la storia  |      
Autore: Freaky_Frix    16/11/2020    1 recensioni
Dal testo: "Era pomeriggio inoltrato, e il sole infuocava la sabbia, donando al deserto un’atmosfera surreale. Lucy era seduta su una cassa di legno, i lunghi capelli biondi raccolti in una coda e il vestito bianco tirato su, fino alle ginocchia. Non aveva esitato un secondo a liberarsi dalle lunghe calze: moriva di caldo, e gli archeologi non avevano la benché minima intenzione di muoversi dalla caverna in penombra che avevano trovato poco più in là."
Buona lettura!
Frix
[Questa one-shot partecipa alla #naluweenweek2020!]
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Naluween Week 2020'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un unico desiderio

Un unico desiderio

Era pomeriggio inoltrato, e il sole infuocava la sabbia, donando al deserto un’atmosfera surreale. Lucy era seduta su una cassa di legno, i lunghi capelli biondi raccolti in una coda e il vestito bianco tirato su, fino alle ginocchia. Non aveva esitato un secondo a liberarsi dalle lunghe calze: moriva di caldo, e gli archeologi non avevano la benché minima intenzione di muoversi dalla caverna in penombra che avevano trovato poco più in là.

Accanto a lei, avvolta in un fazzoletto lurido, una buffa scoperta.

Era passato un mese da quando era giunta in Egitto, ben felice di allontanarsi dalla noiosa vita inglese e da suo padre, che invece di guardarla come un essere umano e una figlia aveva già predisposto delle nozze di convenienza con un ricco rampollo molto più grande di lei. La ragazza rabbrividiva al solo pensiero, ragion per cui aveva colto la palla al balzo quando la società di archeologia si era fatta avanti in cerca di finanziatori per uno scavo ambizioso, proponendosi come “inviata” e sovrintendente alle operazioni nel caso in cui gli Heartphilia avessero accettato.

Si era adattata in fretta al clima e al cibo, concentrandosi sui panorami nuovi e affascinanti, che aveva immortalato su carta, nelle lunghe descrizioni che stilava a lume di candela, la sera.

Da quando erano cominciati gli scavi, però, Lucy non aveva avuto più molto da fare: si era proposta come aiutante, ma gli uomini avevano velocemente liquidato la sua proposta; una ragazza tanto delicata non doveva sporcarsi le mani… Ma poteva catalogare i reperti.

Il problema era che gli uomini avevano trovato soltanto una lampada, malconcia e ammaccata. E, dopo averla repertata, era finita avvolta nel fazzoletto.

In realtà,  Lucy non l’avrebbe definita propriamente una lampada: insomma, sapeva che lo era, ma non poteva fare a meno di notare la somiglianza assurda con una teiera un po’ più piccola e di ottone. Era rimasta profondamente sbalordita, quando aveva realizzato che era quello, l’aspetto che aveva l’oggetto magico all’interno del quale abitava il genio dispettoso di molte fiabe che leggeva da piccola.

E, ovviamente, moriva dalla voglia di lucidarla, proprio come Alì Babà. Era un istinto dal quale non riusciva proprio a tirarsi indietro, nonostante sapesse benissimo che erano tutte stupidaggini infantili. Era per quel motivo che si ostinava a tenere l’oggetto accanto a sé: sapeva che se non lo avesse fatto non avrebbe mai trovato il coraggio di assecondare quella ingenua fantasia.

Quella sera, dopo una cena magra ma deliziosa – la ragazza si era innamorata dei datteri, frutti alieni alle campagne inglesi – e dopo il resoconto giornaliero riportato sul diario di viaggio, Lucy si sistemò per bene sulla branda. Essere una ragazza le aveva assicurato il privilegio di una tenda tutta per sé, e proprio lì, a lume di candela, decise che era arrivato il momento di togliersi lo sfizio. Aveva poggiato l’involucro di pezza di fronte a lei, e quando rimosse il tessuto si ritrovò davanti l’ottone malconcio a rispecchiare in maniera distorta la sua figura. Sorrideva, Lucy, al pensiero di come, da bambina, adorasse quel genere di racconti: avventure misteriose in terre lontane che sua madre amava raccontarle la sera, prima di andare a dormire. Prima che si ammalasse.

La ragazza prese tra le mani quell’insolito manufatto, rigirandoselo tra le mani e osservandone le decorazioni sbiadite dal tempo. Guardò anche dentro, sollevando il piccolo coperchio: ovviamente all’interno non c’era altro che qualche granello di sabbia. Dopo averla esaminata con cura Lucy si decise a lucidarla.

Ovviamente, non accadde nulla.

Ridendo del fallimento, la ragazza scosse la testa, pronta a infagottare per l’ennesima volta l’oggetto, quando inspiegabilmente la lampada cominciò a bruciare.

«Ahi!»

Lucy si era bruciata, e per l’improvviso dolore aveva gettato per aria il lume, che sembrò prendere vita, emettendo una piccola fiammata.

Poi, dal nulla, era comparso un ragazzo. Aveva la pelle abbronzata e dei buffi capelli rosati, che stavano su come delle corna. Lucy non poté fare a meno di pensare che fosse proprio attraente, soprattutto dato la mancanza di vestiario, che lasciava scoperto il petto scolpito.

Ma fu solo un attimo. Poi, come punta da uno spillo, la ragazza balzò di lato, mettendosi dal lato opposto della tenda, gli occhi spalancati per la sorpresa.

Già, sorpresa. Lucy si sorprese a pensare che quel tipo non la spaventava neanche un po’. E, d’altro canto, il ragazzo non sembrava averla notata. Si guardava intorno, mentre con le mani si spazzolava via dai pantaloni della cenere.

«Ma guarda un po’! E io che pensavo che questo mondo non esistesse più!» esclamò, più a se stesso che alla ragazza.

Poi, dopo aver raccolto la lampada da terra, si voltò a guardare Lucy. Aveva un bel paio di occhi scuri, leggermente a mandorla, che la osservarono con curiosità.

«Bene! Quindi sei tu che mi hai fatto uscire! Spero che tu abbia dei desideri davvero seri da realizzare, perché mi stavo godendo un ottimo pesce, prima che tu mi evocassi!»

Lucy non poté fare a meno di alzare un sopracciglio, a quella affermazione.

«Cosa? Non dirmi che non sai cos’è un pesce! Cavolo, questo mondo sta davvero morendo…» continuò lui, sedendosi sulla branda a gambe incrociate.

«Tu saresti il genio?» riuscì a chiedere la ragazza, imbarazzata dal silenzio che era sceso e dal modo in cui quegli occhi percorrevano il suo corpo, incuranti della camicia da notte.

«Diciamo di sì. È più semplice per voi definirci così» tagliò corto lui.

«Ah, comunque mi chiamo Natsu.»

E sorrise. E Lucy arrossì.

È un genio. È nella mia tenda. Ed è… Carino.

«I-io sono Lucy. A-allora… Ho tre desideri?»

Natsu annuì, guardandosi intorno.

«Diciamo di sì.»

La ragazza annuì. Non aveva pensato a cosa chiedere, quindi decise di prendere tempo.

«Dev’essere stato brutto, stare rinchiuso tutto quel tempo nella lampada.»

Natsu la guardò, con un lampo di malizia negli occhi.

«Guarda che io non abito lì dentro. Quello è soltanto un oggetto con cui posso essere evocato e trasportato in questo mondo.»

«Ma allora… Dov’è che vivi?» chiese la ragazza, avvicinandosi impercettibilmente.

Natsu la scrutò per un lungo istante, dubbioso.

«Esistono molti mondi oltre al tuo, Lucy, e io vengo da uno di questi. Da Earthland.»

Da quando aveva pronunciato il suo nome era diventato maledettamente difficile restare concentrata sulla conversazione.

Anche la sua voce è bellissima. Ma che cavolo…

«E com’è, lì?»

Il ragazzo fece spallucce.

«È come il tuo mondo, ma più divertente. Sai, possiamo usare quasi tutti la magia, e il cibo è più buono.»

Magia…

Le brillarono gli occhi a sentire quelle cose. Un mondo in cui usare la magia! Sarebbe stato fantastico poterci andare.

«Hmm, allora? Hai deciso cosa chiedermi?»

Lucy lo osservava in silenzio. Poteva permettersi un simile desiderio? Beh, ne avrebbe risparmiati due. E sarebbe scappata da una vita che le stava stretta. Era inutile illudersi: la ragazza sapeva perfettamente che, una volta rientrati in patria, il padre l’avrebbe costretta a sposarsi. E lei non ne aveva alcuna intenzione.

E poi, quel ragazzo le ispirava sentimenti positivi. Molto positivi.

Così, strinse i pugni e annuì, piazzandosi proprio di fronte a lui.

«Io… Voglio che mi porti con te.»

Natsu alzò le sopracciglia.

«Beh, questa è bella! È la prima volta che un umano esprime un desiderio del genere. Ne sei sicura? Voglio dire, le lampade funzionano a senso unico. Noi di Earthland non possiamo fare avanti e indietro ogni volta che ci pare.»

Lucy annuì, determinata.

«Non ho niente da perdere, a venire con te.»

Ma tanto da guadagnare.

Natsu sorrise.

«Bene. Allora forza, esprimi il desiderio e andiamocene. Ho fame.»

Il suo stomaco si unì alla richiesta, brontolando. Il ragazzo le porse le mani, che la ragazza afferrò prontamente.

E sorrise, di rimando.

Sarebbe stato fantastico.

 

«Desidero una vita piena di avventure e di amici su Earthland!»


Angolo dell'autrice: salve a tutti! Questa one-shot rappresenta il giorno due della #naluweenweek2020 (anche  se ormai siamo a metà novembre...) e il prompt è 'genio'. La prima cosa a cui ho pensato, per questa one-shot, è che dovesse essere Natsu, a fare il genio, perché... Sì. Ha un'aura scherzosa e vestiti che richiamano l'oriente (soprattutto all'inizio del manga), mentre Lucy me la sono immaginata più come la figlia di un nobile inglese, anche perché effettivamente nell'anime un po' dà questa impressione. 
Detto questo, spero che abbiate apprezzato e che non abbiate trovato la one-shot noiosa
Grazie per aver letto♥

Frix

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: Freaky_Frix