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Autore: Miss_Sunshine    21/08/2009    3 recensioni
One-shot dedicata alla nascita di un'amicizia tra Harry e Piton, per spiegare che non è impossibile! Precedentea 'A crazy little thing called love'.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Questa one-shot è nata perché mentre pubblicavo la fic ‘A little crazy thing called love’ mi avete fatto notare che il rapporto di amicizia tra Harry e Piton era strano e così ho scritto questa ff per spiegare come è nata la loro amicizia. Quasi dimenticavo: ovviamente Piton non è morto! Spero vi piaccia! Buona lettura^^

 

Harry era disteso sul suo letto. Gli sembrava strano essere tornato alla normale quotidianità dopo la battaglia contro Voldemort. Eppure si trovava a Privet Drive nella sua solita stanza con le sue solite cose. Sfogliava un libro, un libro che non era suo. Era pieno di annotazioni fatte a mano, di correzioni, di nuovi incantesimi. Quel libro gli era stato di grande aiuto quando era ancora uno studente di Hogwarts. Aveva pensato che fosse andato bruciato, ma poi lo aveva ritrovato quasi indenne. Mentre lo sfogliava gli cadde l’occhio su una piccola scritta: ‘Di proprietà del principe Mezzosangue’. Pensò che quel libro ormai non gli serviva più: era ora di restituirlo.

***

La materializzazione non lo aveva mai affascinato. Capiva che era il modo più veloce per spostarsi, ma quella sensazione di budella annodate che arrivava puntualmente dopo ogni spostamento lo aveva convinto ad usarla il meno possibile. Arrivato a Spinner’s End, si appoggiò ad un lampione per riprendere fiato. Dopo essersi ricomposto, si diresse verso un’anonima porta nera e bussò. Gli aprì un uomo alto, dal naso adunco e i capelli neri. Severus Piton sembrava alquanto sorpreso di vederlo.

“Buon pomeriggio… signore” aggiunse poi, ricordandosi di quanto Piton tenesse ad essere chiamato così.

“Salve, Potter.”

“Posso entrare, signore?”

Piton era così sorpreso che non si oppose. Fece cenno ad Harry di entrare e poi chiuse la porta. In salotto, il professore si sedette su una poltrona e poi si accorse che Harry era ancora in piedi. Gli indicò la poltrona di fronte alla sua.

“Siediti, Potter. Da quand’è che fai tutti questi complimenti?” gli disse in tono sarcastico.

“Beh, questa è casa sua, signore…” rispose Harry pensando che comunque una volta aveva guardato tra i pensieri di Piton senza il suo permesso e quella era una violazione ancora più grande. Piton, comunque, non replicò, ma piuttosto disse: “Allora, Potter. Qual buon vento?” con il suo solito tono mellifluo.

“Volevo restituirle questo, signore. In fondo appartiene a lei.”

“Non sembravi pensarla così quando ho dovuto salvare Malfoy dal dissanguamento” disse Piton, gelido.

“Allora non sapevo come stavano le cose, signore. Io… credo di averla giudicata in maniera impietosa” disse Harry pensando a quante volte Piton lo aveva salvato e lui lo aveva sempre accusato.

“Se qui c’è qualcuno che si è fermato ai pregiudizi, quello non sei tu” rispose, sorprendentemente, il professore, prendendo il libro. Mentre lo sfogliava, la sua mente sembrava essere in altri luoghi. Era così assorto che Harry non sapeva se parlare.

“Ehm, signore? Mi chiedevi se lei poteva raccontarmi…”

“No, Potter, non chiedermi di parlarti di lei. So che vorresti sapere di più, ma non chiederlo a me. Lei era… così speciale, così gentile, così… bella che fa troppo male anche solo parlarne.”

Harry si aspettava una risposta del genere. “Ma certo, lo capisco.”

“Tu le assomigli più di quanto pensi. Anche se tutti ti dicono che assomigli a tuo padre, in realtà sei più simile a Lily.” Era come se solo quel nome lo facesse soffrire. “Lei era altruista, sempre pronta ad aiutare gli altri, proprio come te.” Posò di nuovo gli occhi sul libro.

“Signore, per quello che vale, io non l’accuso di niente. Non è stato lei ad alzare la bacchetta…” ma Piton lo interruppe.

“Ti prego. Questo discorso l’ho già sentito troppe volte. Credo che non smetterò mai di sentirmi colpevole.”

A Harry sembrava strano sentir parlare Piton in quel modo: l’uomo che odiava da sempre ora era così… fragile.

“Signore…”

“Basta con questo ‘signore’, Potter. Non sono più il tuo professore. Solo ‘Severus’, d’accordo?”

“Ad una condizione: tu la smetti di chiamarmi ‘Potter’. Solo ‘Harry’.”

Piton si limitò ad annuire. Harry guardò l’orologio e si accorse di essere in ritardo per l’appuntamento con Ginny.

“Signore… Cioè, Severus… io devo andare o Ginny mi ucciderà! Devo portarla al cinema e…”

“Cimena?”

“Oh, sì, è un posto dove si vedono i film…”

“I cosa?!”

Troppo difficile da spiegare. Harry rifletté un attimo.

“Severus, sei libero domani? Tipo a quest’ora?”

“Sì, perché?”

“No, così… ti porto al cinema!”

Detto questo Harry lasciò Spinner’s End e tornò a Londra, pronto a subire l’ira di Ginny.

  
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