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Autore: H a n a e    17/11/2020    2 recensioni
|Modern!AU|
Ochako Uraraka e Katsuki Bakugou sono due coinquilini che per l’università si sono ritrovati a vivere insieme dopo la fine del liceo.
Una convivenza durata tre anni e raccontata in una piccola raccolta di momenti giornalieri.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katsuki Bakugou, Ochako Uraraka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Convivenza 

 


 

Dettagli

L’occhio di una donna riesce sempre a captare l’impercettibile, perciò Ochako non si sorprese per niente quando ancora prima di mettere piede dentro il loro appartamento aveva stilato mentalmente una lista di migliorie da apportare alla loro nuova abitazione.

Prima tra tutte proprio quell’ammaccatura sulla loro porta d’ingresso.



 

Ordine

Katuski era sempre stato un tipo ordinato. Per lui ogni oggetto aveva un suo posto specifico e non sopportava il disordine. Per essere più precisi, non sopportava il disordine degli altri.

Per anni aveva proibito a Kirishima e Kaminari di mettere piede in camera sua perché conoscendo i soggetti sapeva che se di secondo nome facevano idioti, allora di cognome facevano disordinati.

Quello di Ochako Uraraka però era un tipo di disordine diverso: lei lasciava in giro tutto quello che non avrebbe dovuto lasciare in giro, come per esempio quel paio di mutandine rosa confetto che avevano accolto il ragazzo al suo rientro dalle lezioni.



 

Elastico

«Accidenti!»

Dopo diciannove anni passati ad avere i capelli più o meno lunghi, Ochako continuava a dimenticarsi di legarli prima di iniziare a cucinare. Di solito, quando preparava da mangiare per sé faceva a meno di raccoglierli, ma dal momento che stava cucinando anche per il suo coinquilino - uno particolarmente suscettibile - non le pareva proprio il caso di rischiare di fargli trovare un capello nel piatto e scatenare la sua ira.

Però,con le mani sporche e la difficoltà del piatto in cui si era cimentata, non poteva proprio andare in bagno per lavarsi le mani e mettere i capelli in una coda.

«Katsuki!» Gridò dalla piccola cucina per farsi sentire.

Un grugnito le arrivo come risposta e per un momento riconsiderò seriamente la proposta che stava per fargli, però ormai Katsuki era lì, la stava fulminando con lo sguardo ed era sicura che se gli avesse detto che non le serviva più niente lui l’avrebbe come minimo chiusa fuori al balcone - povero Kaminari, a lui era successo davvero.

«Cazzo vuoi, Faccia Tonda.»

«Potresti legarmi i capelli?»

«Eh? Che dovrei fare io?»

«Ho le mani sporche e non posso farlo.» Spiegò continuando a tenere le mani nell’impasto.

Lui, scocciato e sicuramente furioso per averlo interrotto dalla sua sessione di studio, non ci pensò due volte a fare dietro front e tornarsene in camera sua.

«Ti prego!»

«Ti sembro per caso tua madre?»

«Se potessi farlo io non te l’avrei mica chiesto.» Rispose a tono Ochako aggrottando le sopracciglia.

Katsuki non parlò più e la ragazza pensò seriamente che se ne fosse tornato in camera, ma non appena si sentì i capelli sollevare dalle spalle quasi le prese un colpo.

Arrossì terribilmente al contatto delle dita del ragazzo sulla pelle sensibile del suo collo, ma per fortuna, un po’ per la testa piegata sul piano della cucina e un po’ per il vapore delle pentole sui fornelli, era difficile attribuire la ragione di quel colorito sulle sue guance.

Aveva un tocco stranamente gentile per i suoi modi burberi, si ritrovò a notare Uraraka mentre 
Bakugou armeggiava con l’elastico che la ragazza gli aveva dato, borbottando a voce bassa gli immancabili insulti contro chiunque avesse inventato quella roba.

«Fatto.»

Ochako mosse un pochino la testa per valutare la resistenza di quell’acconciatura e una volta appurato che andava più che bene si affrettò a ringraziarlo. Lui come suo solito non disse nulla e se ne ritornò  nel silenzio della sua stanza per riprendere a studiare.

Certo che quella Faccia Tonda aveva proprio dei capelli morbidi.

Ma che cazzo di pensieri si ritrovava a fare?



 

Divano

Ochako era esausta dalla lunga giornata di lezioni che aveva avuto e tutto quello di cui aveva bisogno era una bella doccia bollente e un rewatch completo della sua serie TV preferita; magari avrebbe ordinato anche una bella pizza.

Già si pregustava il sapore della mozzarella calda e al solo pensiero le veniva l’acquolina in bocca.

Le prese però un colpo quando, varcando la soglia del portone, riconobbe l'inconfondibile grido del suo coinquilino. Si affrettò a percorrere i quattro piani di scale per raggiungere il loro appartamento con il cuore in gola per la preoccupazione.

Non provò nemmeno a nascondere la risata che le uscì alla vista della scena che le si presentò davanti non appena spalancò la porta d’ingresso: Katsuki per metà incastrato nel vecchio divano rosso del salotto.

«Che cazzo ti ridi.» Ringhiò il ragazzo infuriato come non mai.

«Lo distruggo questo cazzo di divano!»

Intanto Ochako continuava a ridere talmente tanto che fu costretta a inginocchiarsi per i crampi alla pancia.

«Katsuki, ma come hai fatto?» Riuscì a domandare mentre si asciugava una lacrima.

«Cazzo ne so!»

«Aspetta che ti aiuto.»

Ci misero tutta la sera a cercare di capire come liberare il ragazzo senza procurare ulteriori danni al povero divano che aveva deciso di mettersi contro Katsuki Bakugou.

Alla fine i piani di rilassarsi di Ochako erano andati completamente in fumo e lei era troppo stanca anche solo per trascinarsi in camera sua e infilarsi sotto le coperte, così si girò verso il suo coinquilino altrettanto provato per vedere lui in che condizioni si trovava.

«Guardiamo il lato positivo: abbiamo un letto in più!» Cercò di dire vedendo il broncio del biondo.

«Stai zitta.» Rispose il ragazzo.

Ochako rise di nuovo e fece per alzarsi, ma Katsuki richiamò la sua attenzione.

«Oi, Faccia Tonda.»

«Sì?»

«Stanotte dormiamo qua.»

«Perché?»

«È una vendetta.»

Ochako lo guardò perplessa, ma decise di non replicare e si limitò ad annuire.

«È una vendetta.» Ripeté soltanto prima di addormentarsi.



 

Lavoro

Fare la cameriera era difficile: i piedi doloranti e il mal di testa erano all’ordine del giorno.

Fare la cameriera, per Ochako, era particolarmente difficile quando, con il locale quasi vuoto e lei come unica impiegata di turno, l’unico cliente a varcare la soglia era niente meno che Midoriya Izuku.

 


 

Tequila

«Niente più super alcolici per te, Faccia Tonda.»

«Ma perchééé??» Domandò Ochako completamente appoggiata al petto di Katsuki che cercava di infilarla sotto le coperte.

Katsuki alzò un sopracciglio, come per dire ma ti sei vista?

«Ma nooo» ribatté la ragazza biascicando parole senza senso.

«Adesso dormi.»

Fece per andarsene ma la mano della ragazza gli afferrò il bordo della giacca per attirare la sua attenzione.

Con due occhi pieni di lacrime e il trucco sbavato lo costrinse ad abbassarsi alla sua altezza.

«Come faccio a non pensarlo senza?»



 

Lacrime

Nell’ultimo periodo capitava spesso che nella notte, quando Katsuki rimaneva sveglio fino a tardi a guardare la televisione, si ritrovava ad ascoltare dei singhiozzi provenire dalla stanza di Ochako.

Aveva maledetto infine volte il suo udito super sensibile che, una volta captati quei rumori, non lo faceva più chiudere occhio. Così ogni volta era costretto ad alzarsi per andare a controllare che si fosse finalmente addormentata nel bel mezzo della notte.

La trovava sempre nella stessa posizione: raggomitolata su se stessa che quasi spariva dentro quel letto troppo grande per lei. Katsuki faceva spesso fatica a distinguere la sua sagoma nel buio della stanza.

Una volta nel suo di letto, a denti stretti sussurrava sempre la stessa cosa: «Maledetto nerd di merda».

 

 

Clinomania

Ochako era tutto tranne che una persona mattiniera. Per lei era estremamente difficile lasciare le calde coperte che l’avevano avvolta per tutta la notte in un dolce abbraccio.

Perciò, ogni volta che si trascinava fino al bagno per lavarsi il viso con l’acqua fredda, finiva per scontrarsi contro la schiena del suo coinquilino che, a differenza di lei, si svegliava all’alba e trovava anche la forza per fare una corsa mattutina.

Ormai era sempre la stessa storia: lui che con lo spazzolino in bocca e una mano in tasca la guardava attraverso il riflesso del piccolo specchio del loro bagno e lei che rimaneva incollata con la fronte alla sua schiena.

«Faccia Tonda?»

Ochako emise un suono indecifrabile e Katsuki alzò un sopracciglio.

«Non chiamarmi così.» Disse la ragazza strusciando la fronte sulla maglietta nera del suo coinquilino in segno di protesta.

«E tu staccati.»

«Sono troppo stanca. Lasciami stare altri cinque minuti.»

Katsuki buttò gli occhi al cielo. Se fosse stato chiunque altro, l’avrebbe disintegrato contro il muro con un pugno, ma per qualche strano motivo gli era quasi impossibile dire di no alla sua coinquilina.



 

Bottoni

A Ochako piacevano tanto i bottoni, ne aveva una collezione intera a casa: da quelli più piccoli a quelli con le fantasie più bizzarre e i tessuti più strani.

Sua mamma, da che ne aveva memoria, teneva una scatola piena di bottoni di riserva e Ochako, da bambina, adorava posizionarli sul pavimento fino a quando non prendevano qualche forma particolare.

Per lei, ogni bottone custodiva un ricordo e raccontava un pezzo di storia della sua vita.

Perciò, quando a Katsuki si staccò un bottone dalla divisa da lavoro e lei si propose di ricucirglielo lui disse che poteva tenerselo, alla ragazza si illuminarono gli occhi. Il coinquilino l’aveva guardata perplesso, ma per Ochako avere quel bottone significava aggiungere qualcosa di Katsuki alla sua preziosa collezione di cose importanti da custodire per sempre.



 

Laurea

«Katsuki, ce l’abbiamo fatta!» Gridò Ochako correndogli incontro su quei tacchi a spillo terribilmente scomodi.

«Lo vedo.» Rispose bevendo un sorso dello spumante che avevano stappato per festeggiare.

«Dai! Un po’ di entusiasmo!»

Non gli diede nemmeno il tempo di replicare che gli afferrò la mano che si ostinava a tenere nella tasca dei pantaloni eleganti e lo trascinò con sé per cercare suo padre, che per l’occasione si era improvvisato il fotografo ufficiale del loro gruppo di amici.

«Un bel sorriso ragazzi!»

Ochako lo strinse a sé e poggiò la testa sulla sua spalla con un enorme sorriso stampato sul volto. Katsuki, con l’immancabile ghigno, circondò le spalle della ragazza con un braccio, mentre l’altro lo lasciò lungo il corpo e la mano infilata nella solita tasca.

Il signor Uraraka si preparò ad immortalare quel momento «Dite coinquilini!»

Il sorriso sul voltò di Ochako si allargò ancora di più e, forse un po’ per l’alcol che l’aveva aiutato a sciogliersi ed essere un po’ meno scorbutico oppure per qualche altro motivo a lei ignoto, ma giurò che tra uno scatto e l’altro l’aveva visto sorridere sul serio.



 

Cornice

Ochako ci aveva messo settimane a cercare la cornice perfetta per la foto della loro laurea, tanto che, una volta trovata, talmente fiera del suo acquisto decise di spedirgliela addirittura a casa dei suoi genitori.

Certo, a lui non gliene poteva fregare un cavolo di quella cornice, ma non disse comunque nulla a sua madre quando una volta tornato a casa l’aveva trovata appesa all’ingresso.

 



Porta

Quando si chiusero per l’ultima volta quella vecchia porta alle spalle, Ochako percepì chiaramente le lacrime pungerle gli occhi, ma si era ripromessa di non piangere perché Katsuki era accanto a lei e sapeva quanto odiasse le persone che piangevano.

Non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che fossero già passati tre anni dal primo giorno in cui avevano messo piede dentro quella casa. Le sembrava ieri di sentire l’urlo furioso di Katsuki che si era ritrovato chiuso dentro quello che avevano poi scoperto essere un divano letto.

Erano entrati ragazzini che si atteggiavano ad adulti e ne sono usciti come adulti che vorrebbero essere ancora ragazzi.

Guardò per l’ultima volta il Katsuki armeggiare con la serratura della porta per chiuderla a chiave; e con sé una vita intera dietro quel pezzo di legno.

Alla fine quell’ammaccatura sulla porta non l’aveva mai aggiustata e aveva finito per diventare ancora più grande fino a perdere addirittura piccoli pezzi che lei aveva conservato. Perciò, a distanza di anni ne era più che grata, soprattutto mentre porgeva con il braccio teso proprio uno di quei pezzetti al ragazzo.

«Un piccolo ricordo di noi.»

Katsuki la guardò confuso e con il suo solito sopracciglio all’insù «E cosa dovrei farci con un pezzo di legno?»

Ochako però rise e scrollò le spalle «Quello che vuoi. Basta che non ti dimentichi di me.»

Il ragazzo spalancò impercettibilmente gli occhi di riflesso, ma per Ochako che ormai lo conosceva come le sue tasche sapeva di averlo colto di sorpresa.

Katsuki si rigirò quel pezzetto di legno tra le dite e, a capo basso, incurvò le labbra e mostrò i denti nel suo solito ghigno.

«Va bene Faccia Tonda.»

Ochako gli sorrise e sperò con tutto il suo cuore che un giorno si sarebbero potuti rivedere.

















 


Buonasera!
Questa è la mia prima storia sul fandom di Boku no Hero Academia e, nonostante sia qui da molto tempo, ho deciso di provare a pubblicare questo piccolo esperimento proprio ora. Questa raccolta di prompt è nata per puro caso mentre ripensavo alla mia disastrosa esperienza universitaria con i miei coinquilini al primo anno.
Non so perché, ma Ochako e Bakugo mi ispiravano un sacco per un'eventuale convivenza ^.^
Ci tenevo a specificare una cosa: Bakugou è un personaggio difficile da gestire, soprattutto se ci si prova in poche parole come ho fatto io e in un'ambientazione AU, perciò chiedo venia nel caso possa risultare OOC! 

Detto ciò, spero la storia vi sia piaciuta!
Un bacio,

Hanae

   
 
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