[[Tosho Daimosu/General Daimos]] Una espansione di un missing moment della puntata 11, quando Kyoshiro rivela a Kazuya il perché del suo stato di prostrazione.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
– Kyoshiro,
perché stai urlando? – domandò Kazuya, sorpreso.
Non aveva mai veduto il suo compagno così sconvolto.
Che
cosa gli era successo?
Vedendo
il pilota di Daimos, Kyoshiro reclinò la testa sulla spalla,
lasciandosi sfuggire un ringhio di frustrazione. Come aveva potuto
lasciarsi travolgere dalle emozioni?
Quel
suo sfogo inopportuno aveva rivelato a lui, che pure voleva
proteggere, il suo stato di forte conflitto interiore.
Kazuya,
pur avendo un animo idealista, non era stupido e avrebbe cercato di
comprendere la ragione della sua pena.
Perplesso,
il giovane pilota si avvicinò al compagno e appoggiò le
mani sulle sue spalle.
– Che
cosa hai? Ti prego, dimmelo… – insistette, il tono più
deciso. L’atteggiamento di Kyoshiro mostrava una pena
divorante, eppure lui si ostinava a celare nel suo cuore le ragioni
di tanta pena.
E
non ne comprendeva il motivo.
Certo,
in quegli ultimi giorni, lo aveva bonariamente preso in giro, ma non
lo avrebbe mai abbandonato in una situazione di pericolo.
Di
scatto, Kyoshiro si alzò dal letto, fece cinque passi e
appoggiò la mano sulla libreria.
Il
cuore del giovane, implacabile, martellava contro le costole e il suo
respiro, sempre più veloce, si condensava sulle lenti dei suoi
occhiali. Avrebbe tanto bramato aprire il suo cuore al suo compagno,
ma l’angoscia per la sorte di Reiko non lo abbandonava.
Per
quanto superficiale e frivola, era una ragazza indifesa e non
meritava una morte tanto atroce.
Gli
occhi del giovane, ad un tratto, luccicarono di lacrime e deboli
singhiozzi risuonarono nella stanza.
Kazuya
sbarrò gli occhi, stupito. Lui stava… piangendo?
Kyoshiro
aveva sempre saputo serbare la calma, aiutato dalla sua passione per
la filosofia.
Cosa
lo aveva portato ad un simile crollo?
Si
alzò dal letto, si avvicinò all’amico e gli
appoggiò una mano sulla spalla destra.
Sentendo
quel tocco, Kyoshiro si girò verso di lui e fissò i
suoi occhi, lucidi di lacrime, in quelli castani dell’amico.
Il
pilota, con un cenno del capo, annuì e gli strinse le mani tra
le sue.
– Parla…
Non voglio vederti così. Permettimi di aiutarti, se posso. –
lo incoraggiò ancora, gentile. Il suo compagno di lotta aveva
bisogno di condividere quell’orribile segreto con qualcuno.
– Reiko…
Reiko e io siamo stati rapiti. Balbas ha minacciato di ucciderla, se
io non gli porto il tuo cadavere. O te o lei. – spiegò
lo spadaccino, il tono amareggiato. In quel momento, le sue difese
psichiche era collassate e la sua bocca, quasi d’istinto, aveva
svelato quel segreto, celato per tante, troppe ore.
E
il suo cuore si sentiva leggero, libero da un peso così
opprimente e doloroso.
Il
pilota rimase silenzioso. Aveva sopportato un simile peso per lui?
La
pena per Reiko e l’affetto per lui lo avevano dilaniato,
impedendogli di scorgere una soluzione vantaggiosa.
Pur
celato dietro un sorriso irritante, in Kyoshiro vibrava e palpitava
un’anima ardente di giustizia.
– Stai
tranquillo. Non devi portare questo peso da solo. – mormorò
Kazuya.
– E
cosa dovrei fare? – chiese l’altro, il tono stanco.
–
Dobbiamo
parlare col professor Izumi. Di sicuro, lui ci aiuterà a
trovare una soluzione. – rispose il pilota, il tono deciso e
fiducioso.
Con
un debole cenno della testa, Kyoshiro annuì. Sì, aveva
ragione Kazuya.
Non
poteva contare solo sulle sue forze.
Eppure,
perché avvertiva un senso di stanchezza?
–
Andiamo.
– disse Kazuya.
Preso
per mano l’amico, uscì dalla stanza e si diresse verso
il laboratorio del dottor Izumi.