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Autore: Traumerin_    22/11/2020    5 recensioni
(Tutti hanno una coscienza ma tu, Sirius, hai sempre avuto la mano di James sulla tua spalla.)
Preferisci oltrepassare il confine della concretezza quando si tratta di James, perderti in un niente che racchiude il tuo tutto, in quella dimensione astratta dove ogni cosa prende senso solo grazie alla sua presenza.
In fondo, è sempre così che ti sei sentito con lui: fuori dal mondo. Come se ciò che avete condiviso sia stato troppo bello – e vero e intenso e profondo – per appartenere ad una realtà schiava della materialità.
È in quest’alienazione che riesci a ritrovarlo, a sentirlo più vicino a te, a ricordarti che vi siete legati sino ad una totale fusione delle anime. Finché respirerai una parte di lui non morirà mai – e ti ritrovi a pregare di esalare in fretta, perché con lui se n’è andata la parte migliore di te e non ti piace questa vita a metà, dove vorresti ma non puoi (sorridere, parlare, vivere).
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Tutti hanno una coscienza, ma tu, Sirius, hai sempre avuto la mano di James sulla tua spalla.
 
È un’idea che vortica nella tua testa da qualche tempo, ormai. Non sapresti definire con precisione quando questa realizzazione ha preso forma nei tuoi pensieri, né perché abbia deciso di palesarsi a te proprio in questo momento della tua vita – una vita che nemmeno sei certo di poter definire tale.
Ti sei svegliato una mattina e l’hai trovata lì, fissa al centro della tua mente in tutta la sua fastidiosa preminenza, impossibile da scacciare e pronta a trascinarti via dalla realtà.
Non provi neanche ad opporti a questa prepotente dissociazione, sai che non si può contrastare – che non vuoi.
Preferisci oltrepassare il confine della concretezza quando si tratta di James, perderti in un niente che racchiude il tuo tutto, in quella dimensione astratta dove ogni cosa prende senso solo grazie alla sua presenza.
In fondo, è sempre così che ti sei sentito con lui: fuori dal mondo. Come se ciò che avete condiviso sia stato troppo bello – e vero e intenso e profondo – per appartenere ad una realtà schiava della materialità.
È in quest’alienazione che riesci a ritrovarlo, a sentirlo più vicino a te, a ricordarti che vi siete legati sino ad una totale fusione delle anime. Finché respirerai una parte di lui non morirà mai – e ti ritrovi a pregare di esalare in fretta, perché con lui se n’è andata la parte migliore di te e non ti piace questa vita a metà, dove vorresti ma non puoi (sorridere, parlare, vivere).
A tenerti in questo limbo di impossibilità è la mancanza di una coscienza – della tua coscienza. Ti accusano d’essere un bambino capriccioso, di non renderti conto della situazione, ti dicono che la reclusione è per la tua sicurezza. E vorresti dirglielo, vorresti rispondere a queste persone che non c’è più nessuna mano a posarsi sulla tua spalla e trattenerti dal commettere idiozie, ma temi che ti prenderebbero per pazzo, svitato. Etichetterebbero le tue parole come l’ennesimo delirio dovuto alla permanenza ad Azkaban e non capirebbero.
La verità è semplice: nessuno può capirti.
Nessuno può comprendere che la tua integrità mentale non è stata danneggiata dai Dissennatori, ma dalla morte di James. Che ridevi quando volevano portati via la felicità, perché in te non ne era rimasta neppure un briciolo – la rabbia che proteggeva i ricordi.
Ti è sembrato di impazzire ad un certo punto, hai creduto che si potesse diventare matti dal dolore ed hai realizzato che l’unica cosa che avrebbe potuto salvarti sarebbe stata la mano di James sulla tua spalla. È stato nel renderti conto dell’irrealizzabilità del tuo desiderio, che ti sei rassegnato ad un destino fatto di insensatezza.
E se adesso sei costretto a questa insensatezza, l’unica soluzione per continuare a respirare è lasciarsi sprofondare in quella realtà intangibile dove il ricordo di James è ancora vivo – e tu con lui.
Il dettaglio che affiora più spesso sono le sue mani e non ne sei affatto sorpreso: ogni particolare è impresso a fondo nella tua mente, ne ricordi la forma lunga ed affusolata delle dita, la pelle liscia, la morbidezza.
Le mani di James ti hanno toccato così in profondità da essere riuscite a raggiungere il tuo cuore, a scavare nella parte più nascosta della tua anima e lasciare un segno indelebile – una carezza.
Ricordi le carezze ricevute prima di James?
Non puoi, Sirius, perché non ne hai mai avute.
Ricordi qualche pacca affettuosa di zio Alphard, strette gentili di Andromeda, ma nessuna carezza.
Addirittura sobbalzasti dalla sorpresa la prima volta che James poggiò la sua mano sulla tua spalla in quel contatto per te tutto nuovo.
Dovevi scrivere una lettera ai tuoi genitori per riferire l’esito dello Smistamento e ti crogiolavi nel terrore di quella che sarebbe stata la loro risposta, nella soddisfazione di aver avuto prova della tua diversità e nell’invidia per quel ragazzino che aveva buttato giù un velocissimo “Ovviamente Grifondoro” che tu non avresti mai potuto scrivere.
La paura si era dissipata solo quando il tuo sguardo tormentato aveva incontrato quello deciso di James. La sua mano sulla tua spalla era stata una presenza che ti aveva dato sicurezza: la certezza che quel ragazzino ti aveva capito – lì hai realizzato, per la prima volta, quanto James fosse speciale.
Non credevi che avesse davvero compreso quanto cruciale fosse stato lo Smistamento per te, dubitavi che potesse anche solo minimamente immaginare gli orrori che aleggiavano tra le pareti di Grimmauld Place – era troppo libero, troppo amato per credere che esistessero legami costruiti sull’odio – ma non t’importava: James ti aveva messo una mano sulla spalla e non l’aveva tolta finché non ti aveva visto imbustare quell’“Ovviamente Grifondoro.” che avrebbe scatenato l’ira di tua madre.
Ancora non sapevi che l’occhiata complice che vi rivolgeste nella penombra della vostra stanza avrebbe sancito la promessa di un legame eterno.
La mano di James era tornata a posarsi sulla tua spalla con un’insistenza che, adesso, definiresti quasi ridicola. Quel gesto si era caricato di molteplici significati e spesso aveva sostituito mille parole – non che foste soliti usarle, comunque, vi bastavano gli sguardi per comunicare.
Una volta però le aveva usate le parole, James. Ti aveva messo una mano sulla spalla e aveva detto “Ho aspettato una vita per trovare una persona come te” e tu quella mano te l’eri portata sul cuore, perché quello era il posto che lui aveva sempre occupato – che occuperà sempre.
E James era anche la voce della tua coscienza, l’unica persona capace di farti ragionare, di trovare un senso nel tuo disordine (adesso niente ha più senso).
Ricordi che la mano di James si posava sulla tua spalla quando voleva frenarti dal compiere qualcosa di stupido o avventato – che si trattasse di scagliarsi contro un compagno, di lanciare una Fattura di troppo, di accettare l’ennesima scommessa con Lily – e quando cercava di metterti in guardia da un pericolo – per avvisarti che la McGranitt fosse nei paraggi, o per segnalarti la presenza di un nemico in battaglia.
Stringeva forte la tua spalla quando voleva farti sentire il suo supporto e lasciava una carezza quando voleva rassicurarti – ti sembra di avvertire ancora il calore della sua mano in quella notte che ha segnato una svolta decisiva nella tua vita.
Ti dava qualche colpetto quando voleva organizzare uno scherzo e la pizzicava fastidiosamente quando era annoiato.
La sua mano rischiava di spezzartela poi, quella spalla, quando era arrabbiato con te – il dolore che non ti feriva come il suo sguardo deluso – e di colpirla quando lo facevi esasperare – come la volta in cui, per salvarlo da un Bolide ne prendesti uno al posto suo e lui si lussò una spalla per salvare te dalla caduta.
Hai sempre pensato che quell’episodio sia stato la concretizzazione di un sentimento troppo immenso per poter essere spiegato: vi siete sempre salvati a vicenda, voi due. E non importava quante ferite vi sareste inferti nel farlo perché la felicità dell’altro è sempre venuta prima della propria – eri disposto a morire pur di saperlo al sicuro.
E adesso sei di nuovo pronto a morire per suo figlio, per l’ultima promessa fatta a James in quel pomeriggio d’autunno, per l’ultima volta che le sue mani ti hanno stretto così forte da farti sentire vivo – l’ultima volta che la tua luce ha brillato.
Adesso non ti rimane che Harry e il ricordo di un fratello che tu stesso credi di aver condannato alla morte.
E allora chiudi gli occhi, Sirius, e ti lasci cadere in quella dimensione dove James è ancora reale.
Chiudi gli occhi e ti illudi di poter sentire ancora il calore delle sue mani – e il caos, per un po’, smette di soffocarti.
 
Tutti hanno una coscienza, ma a te, Sirius, son rimaste solo carezze d’insensatezza.
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
Note dell’autrice
Ho sempre visto il legame tra James e Sirius come eterno, capace di sopravvivere anche alla morte di James: è un affetto radicato in maniera inestirpabile che costituisce per Sirius l’unico motivo per continuare a respirare – è nel ricordo di James che trae speranza di vita.
La storia è stata ispirata anche dalla poesia “Le sue mani” (tratta da “Un’altra luna” di Marcella di Bartolomeo) che vi riporto qui sotto:
 
Ovunque le sue mani
sapranno ricordarti
distese senza vento
campi dorati al sole.
 
Chiudendo gli occhi le vedrai,
mani gentili,
protese verso te
sfiorarti le gote ed il mento.
 
Sapranno ricordarti
gli anni passati invano ad aspettarti,
le condurrai al tuo cuore
ne sentiranno il gemito
fioco come un soffio di luna.
 
Sapranno riconoscerti,
sapranno ritrovarti,
e tu le bacerai.
 
Quando ho avuto l’ispirazione per la storia, Rosmary mi ha rivolto crudeli minacce se un giorno non gliel’avessi scritta, pertanto, ho deciso di farla diventare il suo regalo per l’iniziativa Una storia tutta per te sul gruppo facebook Caffè e calderotti. Spero tu possa apprezzarla! ❤
E grazie a tutti coloro che hanno letto la storia! 
Alla prossima,
Traumerin
   
 
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