Per le due colleghe,
Alessandra/Keli e
Camilla/BloodNyar. Per una _MisaMisa_ a caso (XD), per la Inu-baka, per
Noemi-presto fan Matt!Mello, per la Giadì e
l’ami-cozza (!) Io-chan, l’unica
che può restare incinta di un computer.
Oh, e per la Micchan (L) e la Xicchan (con cugino figo che non vuole
presentarmi).
Per Elisa, perché odierà questa one-shot con tutto
il cuore e tutta l’anima. Per
Marco-sensei, perché non
c’è dello shonen-ai neppure a pagarlo, e
mi ci sono impegnata XD, della serie: meno yaoi e più muppa!.
Per coloro che, con ingenuità e con un po’ di
antiquato romanticismo, considero
le mie ancore di salvezza. Ah, sì, anche perché il mio fottuto secondo
nome è M a r y S u e e mi piace da morire lasciare dediche strampalate e nonsense prima
di una Nonsense con Mello, Near e alcolici scritta in preda al mal di
testa
post-sbornia, certo.
[In post-sbornia gli alcolici, non io (L).]
Per voi perché esistete, senza di voi adesso Giulia sarebbe
piuttosto sbiadita.
Se penso alle vostre parole, vere o false che fossero, mi commuovo sul
serio,
ed è ciò di cui ho bisogno: una piccola
illusione, una mano tesa, quei cinque
minuti per riuscire a sollevare la testa come ho sempre fatto e fingere
di
essere la persona forte che dicono – anche in troppi. I’m
not afraid to dream (L).
Inutile citazione nel titolo? «Fame infamy», Fall
Out Boy ©.
Pattycaaake! *Emotion
fluffosa*
Ma cazzo, state ancora a leggere le note? È quasi
mezzanotte, è normale che io
sia logorroica e anche piuttosto sboccata!
~
«There's too much green
to feel blue».
(33 ~ Troppo.)
L’uno il negativo dell’altro, rare erano state le
volte in cui si erano
guardati sul serio.
Uno come il rum, forte, decisamente non ignorabile,
con poco rendeva
schiavo la vittima designata, fosse essa persona in carne e ossa o
nozione.
Prendeva e non mollava, conquistava armato di forza e carisma.
Mello, esattamente come quel brutale vinaccio che, per quanto potesse
far male,
Dio, non mollavi il bicchiere neppure da svenuto, prepotentemente
s’impadroniva
del suo obbiettivo, buttandosi su di esso anima e corpo.
L’altro agiva come il gin, delicata droga del cinema, e come
in un film si
muoveva: orfano dalle indescrivibili capacità, solitario,
affascinava a
distanza, assuefazione alla sua silenziosa presenza. Per quanto tu
potessi
negare – e lo facevi, indipendentemente! –, quel
senso di venerazione per
l’intelligenza che traspariva da un semplice sguardo non ti
abbandonava.
Come quel whisky leggero e facilmente superabile,
Near quasi costringeva
i collaboratori a restare al suo fianco, stregati dalla sola esistenza
d’un
ragazzo così perdutamente
talentuoso.
«Mello, idiota, è tardi, non perdere troppe ore di
sonno».
«Near,
cos’hai? Ti noto pallido...»
«Mello, lascia perdere,
lascia fare a me».
«Near,
penso seriamente tu abbia la febbre».
«Mello, vivi
ancora?»
«Near,
per favore, vai a riposare, non puoi lavorare
così».
Entrambi erano tutto e niente, così uguali eppure lontani. Tanto,
troppo.
Entrambi erano tutto e niente, e nel metterli a confronto
inevitabilmente
sorgevano i difetti.
L’uno
il negativo dell’altro, rare erano state le
volte in cui si erano guardati sul serio.
Quegli sporadici episodi erano per entrambi un fallimento una vittoria,
perché
il proprio potere sul rivale non attecchiva e al
contempo si era immuni.
E
adesso, che è rimasto un solo contendente?
Dopo questo, quale altro gioco potrà risultare interessante?
Nota: non è uno scambio di battute fra Mello e Near, sono più dei personaggi esterni che parlano a destra a Mello e a sinistra a Near. Originariamente dovevano essere Matt e Halle, poi non si è rivelato necessario specificare (LL).