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Autore: Tabheta    28/11/2020    0 recensioni
Vamp!AU|Atsu/Hina
"Aveva controllato tutte le maledizioni, qualsiasi stregoneria potesse essergli stata scagliata per vendetta – e lui di nemici ne aveva parecchi: qualche debito qui, qualche squartamento di troppo, e finisci bandito dal mondo dei vivi e dei morti. Ma era giunto alla conclusione che era inevitabile che prima o poi la sua specie si sarebbe estinta, anche se non poteva immaginare che, per colpa di qualche gene suicida, si sarebbe spinto direttamente nelle braccia di un cacciatore."
[Questa storia partecipa al contest fiume "Acquerelli", indetto da Juriaka sul forum di efp]
Genere: Commedia, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsumu Miya, Shouyou Hinata
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: Miya Atsumu, Hinata Shouyo;
Coppia: AtsuHina;
Prompt: gelosia;
Genere: commedia, dark, introspettivo (POV!Atsumu);
Note: Posso spiegare è ancora un modo valido di esordire nelle note? Ho guardato per la prima volta Buffy The Vampire Slayer e l'impatto che ha avuto sulla mia coscienza è stato più o meno lo stesso di un meteorite - con la differenza che quello sarebbe stato emotivamente meno doloroso, almeno. Quindi, adesso, vi beccate la Vamp!AU. L'OS strizza un po' l'occhio ai cliché del genere; non è necessario conoscere BTVSL, ma sappiate che mi sono liberamente ispirata alle vicende di Buffy e Spike nella serie per tratteggiare Shouyo e Atsumu faccio outing.
Credo siate al corrente di tutto il necessario per godervi l'esperienza, benvenuti a bordo!
 
 





Vampiri, strane creature! 






Miya-chan!

Atsumu Miya è una creatura delle tenebre. Gli piace assaltare gli innocenti, per poi ucciderli allo spuntare del primo sole – dopo una nottata di intense sofferenze, possibilmente – conducendoli all’agognata morte.

“Miya-chan sei in casa?”

Non è un qualunque demone di bassa lega, è conosciuto nel mondo oscuro come lo sterminatore, per la sua natura implacabile e subdola. Non riesce a spiegarsi, allora, in che modo si sia ritrovato ad avere a che fare con quella sottospecie di assassino di vampiri in formato ridotto.
Ma soprattutto, perché non lo aveva ancora squartato dall’interno, facendo volare via le sue interiora come fuochi artificiali?

“Forse perché ti sto almeno un po’ simpatico?”

La faccia di Hinata fece capolino dall’alto, mentre sollevava il coperchio della sua bara.

Bloody hell.

Tenne gli occhi chiusi un altro po’, sperando lo credesse morto – per la seconda volta nella sua millenaria e, fino a quel momento, tranquilla vita di stragi.

“Ti sei dimenticato che posso leggere nel pensiero?”

“Pensavo avessimo anche concordato che la prossima volta che lo avessi fatto senza permesso saresti finito a fare da zerbino all’entrata della mia cripta” e fece attenzione a mettere una certa enfasi su quel mia.

“Sto aspettando.”

Miya avrebbe davvero voluto torcergli il collo con quanta forza aveva in corpo, ma non poteva perché lo amava fottutamente. Era ridicolo, era palesemente lui quello delirante, perché Hinata non avrebbe esitato un istante a puntargli un paletto in petto – con il consueto sorriso a trentadue denti e la tranquillità di chi faceva quel lavoro da anni, ormai, e non era stato progettato per fare altro. Shouyo era un robot concepito per sterminare quelli come lui, ce l’aveva nei geni, nel sangue. Allora perché Atsumu continuava a passare giorni chiuso nella bara a sognare di assaporare quel nettare velenoso?

Aveva controllato tutte le maledizioni, qualsiasi stregoneria potesse essergli stata scagliata per vendetta – e lui di nemici ne aveva parecchi: qualche debito qui, qualche squartamento di troppo, e finisci bandito dal mondo dei vivi e dei morti. Ma era giunto alla conclusione che era inevitabile che prima o poi la sua specie si sarebbe estinta, anche se non poteva immaginare che, per colpa di qualche gene suicida, si sarebbe spinto direttamente nelle braccia di un cacciatore. Sospirò per l’ennesima volta.

“Che cosa vuoi?”

Hinata sorrise trionfante. Non aveva creduto nemmeno per un attimo che lo avrebbe attaccato.

Alzarsi dalla bara fu faticoso quanto camminare all’aperto in un giorno di sole. Si sentiva la pelle bruciare.

“Ma che diamine?”

“Te ne sei accorto?”
 
“Cosa cazzo ti sei portato appresso?”

Hinata rise.
 
“E’ il nuovo incantesimo di Oikawa.”

“Ma che stai dicendo?”

Atsumu fece per toccarlo, ma fu come avere la mano trafitta da aghi.

“Si tratta di una magia solare. Per un po’ dovrei avere la stessa carica elettrica del sole, ovviamente è un incantesimo contro i vampiri.”

Ovviamente, si disse tra sé e sé. Chi meglio dell’unico vampiro che era sicuro non lo avrebbe fatto a pezzi per testare la sua efficacia?
Miya era furibondo, non solo perché era stato usato da Hinata per l’ennesima volta, ma perché lui stesso si era ormai talmente abituato a farsi trattare come un pupazzo che nemmeno riusciva ad essere arrabbiato fino in fondo.

Insomma, lo sarebbe stato molto di più se si fosse rivolto ad un altro vampiro, per esempio a quel bel tenebroso di Kageyama – il fatto che associasse bel tenebroso a Kageyama era ancora una volta colpa di Shouyo e della sua idea di regalargli una tv via cavo che trasmettesse solo commedie per signora. Cosa stava diventando? La vergogna della sua specie.

“Fantastico. Ora che hai soddisfatto la tua curiosità quella è la porta.”

Poteva ancora fingere di darsi un tono, almeno.


*


Da qualche mese a quella parte, Miya aveva preso l’abitudine di uscire la sera a caccia con Hinata.

Era incredibile quanti vampiri entrassero nel suo territorio. Non vi erano altre ragioni, non si sarebbe mai sognato di uccidere i suoi simili se non per un valido motivo come quello territoriale. In fondo, non poteva permettere che si dicesse in giro che stava aiutando un cacciatore. Ogni notte, quindi, si appostava fuori dalla camera di Shouyo, in attesa che lui lo raggiungesse con paletti, aglio e munizioni. Non era assolutamente un appuntamento. Il fatto che indossasse i suoi migliori indumenti di pelle nera fascianti era un’assurda coincidenza.

Anche quella sera Atsumu attese, ma Hinata non venne fuori. Non voleva capisse quanto teneva a quei momenti passati con lui, pertanto né bussò, né palesò la sua presenza in alcun modo. Forse era solo un po’ irritato.

Che Shouyo si fosse offeso per come lo aveva scacciato quella mattina?

Dubitava che Hinata si fosse risentito. Quel ragazzo era il ritratto dell’insensibilità, altrimenti non avrebbe potuto fare il cacciatore. Non che non fosse capace di sentimenti genuini, ma era una zucca vuota, dallo stesso tatto di un troll fuori controllo. Non sapeva se fosse una delle cose che lo faceva imbestialire di più o lo attraeva – senza possibilità di opporsi. Con Shouyo non c’erano mezze misure.
In ogni caso, quella relazione gli stava facendo odiare sé stesso in modi che non avrebbe mai immaginato. La parte difficile da accettare era il fatto che lo amasse in un modo ritorto e possessivo che gli sarebbe potuto costare la vita in un milione di modi diversi – l’avrebbe data volentieri via una seconda volta per un brandello di Hinata. Giocare col fuoco non gli importava.

Era costantemente disidratato. Aveva sete di sangue, e non di un sangue qualunque, ma del sangue dell’unica creatura umana che non poteva avere. Tutta quella situazione rivelava tendenze masochistiche da parte sua che sfioravano l’assurdo.

Stava per alzare i tacchi e tornarsene a casa – non senza un briciolo di risentimento – quando Shouyo lo chiamò dal basso. Miya, appostato com’era sul suo albero, per poco non volò di sotto – poi si ricordò che era un vampiro ed era effettivamente impossibile finisse schiantato a terra, con le sue abilità soprannaturali.
Prima che si rendesse ridicolo, Hinata parlò al posto suo.

“Mi dispiace, niente caccia stasera.”

Si trattenne dal mostrare dispiacere in volto, nascondendosi dietro un tono fintamente scocciato.

“Allora posso andarmene principessa, oppure posso servirla in altro modo?”

Come se Shouyo lo obbligasse a venire fin lì e mettersi a caccia dei suoi simili.

Hinata parve, però, veramente triste.

“C’è un problema con l’incantesimo e né Oikawa, né Iwaizumi sono ancora riusciti a scioglierlo.”

Questo voleva dire che Hinata era ancora radioattivo?

“Credo che per il momento è meglio se ti tieni lontano” aggiunse.

Atsumu non sembrava troppo convinto. Scese con un singolo balzo dall’albero, atterrando perfettamente in piedi, ma quando fece per prendere il minore per le spalle – in fondo era più alto di lui di quasi due teste – per poco non urlò di dolore. I palmi presero a fumargli e l’aria si impregnò dell’odore di carne bruciata – pollo arrosto?
Non poté fare altro che ritrarsi ed imprecare.

“Te l’avevo detto.”


*


Miya Atsumu è una persona razionale. La comparazione è inevitabile, affiancato ad Hinata, il quale sembra avere idee brillanti unicamente in combattimento. Sebbene sia un vampiro – e, non avendo un’anima, dovrebbe essere incapace di provare sentimenti – è fatalmente attratto dalla sua nemesi. Non può farci niente, la sofferenza non riesce a controllarla.

Era iniziata come una specie di scherzo ed ora erano quasi due settimane che lui ed Hinata non avevano più contatti fisici. Parlarsi a tre metri di distanza, ora dalla finestra, ora da un tetto, non poteva considerarsi certamente normale frequentazione. Effettivamente non era mai stato sicuro i loro contatti potessero essere classificati sotto una qualsiasi etichetta. Anche prima di quella stregoneria, insomma, erano pur sempre carnefice e vittima – e non era certo nemmeno di quale dei ruoli fosse opportuno attribuire all’uno o all’altro.

Atsumu era certo, però, che Hinata non soffrisse quella mancanza come lui. Era un vampiro, aveva infinitamente più anni di libido arretrata di un qualsiasi ragazzino di quartiere, ed era soprattutto una creatura della notte. Doveva pur esserci un motivo se l’impiego di vampiri nell’immaginario collettivo era relegato a novel dell’orrore o a fantasie pornografiche da ragazzina – spesso contemporaneamente. Miya non voleva sottilizzarsi, ma riteneva di avere decisamente qualche problema in più di Shouyo – in tutti i sensi.

La vista di un qualsiasi essere vicino ad Hinata, adesso, gli risultava insopportabile – certo, anche prima non è che fosse meno possessivo nei suoi confronti. Ma ora persino i demoni che riempiva di legnate gli sembravano più fortunati di lui, dato che almeno potevano toccarlo senza bruciarsi – che poi il loro destino fosse la morte quello era un altro conto.
Insomma, se prima era patetico, ora era patetico e con la voglia di uccidere e di scopare – effettivamente non era cambiato molto – e tutto quello si incanalava verso un’unica persona, quella fastidiosa fonte di guai che voleva solo eliminare dalla sua vita. 

Non poteva dormire, se lo ritrovava nei suoi sogni disinibito e dolce come nettare. Non poteva mangiare, sarebbe venuto sicuramente a malmenarlo se lo avesse scoperto a squartare qualcuno senza permesso. Non poteva nemmeno trovarsi qualcun altro come passatempo, visto che la sua mente era totalmente assorbita da Hinata e dalla tensione che quella lontananza gli procurava in corpo.
Doveva risolvere il problema e, soprattutto, doveva farlo ora.

Questi erano i pensieri di Miya, mentre si accostava per l’ennesima volta alla finestra della casa di Shouyo. Estremamente vicino, eppure così dolorosamente lontano.
Prima di lui nemmeno era troppo sicuro che i vampiri potessero provare sentimenti, ed ora eccolo lì, inerte, a guardarlo da oltre un vetro. Hinata che sorride, Hinata che scherza con Oikawa ed Iwaizumi, mentre si passano tra loro paletti ed armi anti- vampiro. Ecco, lo stridore, la dissonanza. Atsumu era nato dalla morte e continuava ad esserne attratto senza via di scampo.

Eppure, a vederlo tra i suoi amici, Hinata sembrava il ritratto della normalità. Non era un cacciatore, era un ragazzo qualunque. Sorrideva come non avveniva mai con lui, perché non abbassava mai la guardia fino in fondo, le difese non erano mai calate totalmente. Scorgere quegli spiragli di Shouyo che lui non avrebbe mai potuto accarezzare, nella loro intimità, faceva male.
Faceva male perché non erano suoi – a lui toccavano pugni e graffi, non risate e sguardi d’affetto – ed era disgustoso che ci pensasse. Si sentiva disgustoso per quei sentimenti ed amareggiato per la loro impossibilità. Allungava la mano e si bruciava, perché Shouyo era troppo luminoso per lui – ben prima che quel maledetto incantesimo glielo rendesse irraggiungibile. Erano la notte ed il giorno.
Avrebbe fatto meglio ad andarsene. Voltò le spalle ad un Hinata ancora sorridente, mentre veniva stretto dai suoi amici per chissà quale assurdità doveva aver detto.
Il cuore che non aveva gli si strinse in una morsa.

Maledetto incantesimo, si disse.


*


Shouyo venne la mattina dopo nella sua cripta, trotterellando come se nulla fosse, come solo lui sapeva fare.
Al mattino, sebbene in un luogo buio e familiare come quello del nido, qualsiasi vampiro ha i sensi annebbiati e la sua efficacia in combattimento risente dell’assenza della forza lunare. Nemmeno a dirlo, Hinata sapeva benissimo quelle cose e cercava di spostare il più possibile le sue visite a quegli orari della giornata.
Già dall’interno della bara però, i suoi sensi percepirono l’arrivo del cacciatore. Aveva cominciato ad avvertirlo da quando aveva varcato l’incrocio delle strade che portano al cimitero – il suo odore speziato, cannella e arancia, ce l’aveva marchiato a fuoco nel cervello.

“Che cosa vuoi?” lo precedette, scagliando via il coperchio della cassa con forza, mostrando i canini aguzzi in segno di minaccia – anche si sentiva minaccioso come un gatto rognoso più che un vampiro, in quel momento.

“Siamo irritabili?” fece venendogli vicino.

Miya si ritrasse inconsciamente. Il suo corpo ricordava il bruciore – quello fisico – e non aveva alcuna intenzione di sperimentarlo di nuovo.
Hinata parve adombrarsi impercettibilmente per quella sua reazione. Atsumu vi calcò subito la mano, perché era un esperto nello sfruttare la debolezza della vittima a suo vantaggio.

“Che c’è, non sarai dispiaciuto? Sei venuto a chiedere scusa?”

“Non mi sembravi te stesso, in questi giorni.”

Dimenticava che Hinata era tutt’altro che inerme e sapeva leggere il suo animo con una facilità estrema. 

“Solo un po’ di anemia…”

“Ti ho portato del sangue.”

“Un dono per rabbonirmi dopo avermi sfruttato per l’ennesima volta?”

Hinata gli si fece più vicino, troppo vicino, ma non provò alcun male – tranne la solita noiosa sensazione di attorcigliamento di budella, quando il suo profilo era troppo vicino al proprio.

“Mi dispiace.”

Miya allungò la mano verso di lui: il dolore era sparito. Hinata gli sorrise a trentadue denti, come a dirgli, visto?
Il calore del corpo di Shouyo scaldò la sua mano gelida ed un sorriso mefistofelico gli si dipinse in volto. Ha abbassato la guardia.

Hinata venne scagliato con poca grazia contro il muro della cripta. Il cacciatore se lo aspettava, voleva che lo facesse, non era in posizione di difesa ed i suoi sensi avrebbero potuto fermarlo se avesse voluto. Miya esultò interiormente, prima di avventarsi sulle sue labbra. Hinata gli attorcigliò le mani al collo per approfondire il bacio. I canini affilati fecero stillare qualche goccia di sangue dalla bocca del minore ed il sapore ferroso gli annebbiò i sensi. Per un attimo accarezzò l’idea di divorarlo, intero, in quel momento. Non gli sembrava per nulla male, sarebbe stato suo per sempre, non avrebbe più dovuto dividerlo con nessuno.


Se lo meritava, aveva la sua parte di colpa se era in quello stato, finché continuava con i segnali contrastanti, a giocare a quel maledetto gioco del gatto e del topo, a non dargli mai pace se non quando voleva lui. Eppure, Atsumu se l’era fatto andare bene. Avrebbe aspettato le indecisioni di Hinata fino alla fine della sua vita – il tempo, in ogni caso, non gli mancava.

Accarezzava quell’idea ed accarezzava Hinata, quando si accorse che qualcosa non quadrava.

“Hinata.”
 
“Sì?”
 
“Per che cazzo ho le orecchie ed una coda da gatto?”

E Shouyo avrebbe veramente voluto rispondergli con serietà, ma scoppiò in una risata fragorosa che lo fece piegare in due.

Maledetto Oikawa e maledetto lui, che continuava a cascarci ogni volta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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