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Autore: Little Firestar84    01/12/2020    13 recensioni
“Lo sai quanto ci metto a smontare, pulire e rimontare la Phyton? Un niente! Ma vado in crisi per uno stupido mobile dell’Ikea? Io, che sono sopravvissuto nella giungla? No, non mi arrendo! Montare i mobili è una cosa da uomini, e io lo farò, dovessi metterci un anno!”
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ciao fanciulle! Mente attendo l'ispiazione per poseguire con "Da Tokyo ad Austin con amore e una 357 magnum" ( e di comprare una tastiera dato che il mio notebokk ha deciso che la r è defunta) Vi lascio questa velocissima shottina, ispiata da quello che in molto, troppi mi dicono: montare un mobile è una cosa da uomini. FALSO: a casa mia i mobili dell'ikea li messi su io!

“Ma porca miseria, si può sapere perché diavolo non vuoi entrare in quel maledetto buco? Brutto affare maledetto, te la faccio vedere io!”

Appena sentì il rumore di oggetti sbattuti provenire dalla sua (ex)stanza, ma soprattutto le urla furibonde di Ryo, Kaori estrasse la pistola che era stata del fratello dalla borsetta, e corse nella direzione da cui provenivano quei rumori che le facevano congelare il sangue nelle vene.

Sentì il rumore di un oggetto metallico gettato contro il muro, e tutta una serie di imprecazioni- e non solo in giapponese. Era… spagnolo quello che stava sentendo? E c’era anche dell’inglese buttato lì nel mezzo…

Spalancò la porta, aspettandosi di trovare chissà quale spettacolo orripilante, Ryo sanguinante, ferito, una lotta all’ultimo sangue con un nemico carico di vendetta, e invece…

E invece, appena vide di cosa effettivamente si trattasse, abbassò le spalle, tirando un sospiro di sollievo. “Dì un po’, si può sapere cosa credi di fare?”

Seduto solo in boxer e maglietta sul pavimento, Ryo le lanciò uno sguardo smaliziato, facendole uno di quei sorrisetti a cui le donne raramente avevano resistito in passato- un sorriso a cui lei stessa faticava a restare immune. Ma non in quel momento.

In quel momento, Ryo era l’uomo più dolce e tenero che lei avesse mai visto sulla faccia della terra. Ed era tutto suo. Suo e delle decine di scatoloni dell’Ikea, alcuni vuoti e altri non, che lo circondavano.

“Sto cercando di montare this bloody damn piece of forniture dell’Ikea, ecco cosa sto cercando di fare!” Le rispose, incavolato nero, appallottolando il libretto delle istruzioni e gettandolo dalla finestra. Era talmente nervoso che si era pure fumato mezzo pacchetto di sigarette, Kaori notò, dando una rapida occhiata al posacenere che aveva accanto.

“Oh, tesoro….” Kaori si inginocchiò al suo fianco, e gli diede un bacio sulla guancia, carico di tenerezza. Ryo arrossì: non era ancora abituato a quelle dimostrazioni di affetto, ad avere una donna che lo trattasse così… così bene, con amore, dolcezza, come se il suo cuore fosse una cosa preziosa. Ci aveva perso l’abitudine, abituato a saltare da un letto all’altro, circondato da sventole siliconate che lo volevano solo per il tempo di un orgasmo e basta.

Ma non Kaori. Lei lo voleva perché desiderava una cosa sola nella vita: prendersi cura di lui.

“Ryo, ti avevo detto che ci avrei pensato io a montare i mobili, con Miki. Lo sappiamo tutti e due che sono io quella più portata per questo genere di cose…”  Gli disse, dandogli una leggera gomitata nel fianco. I suoi occhi si riempirono della figura di Ryo, del curioso contrasto di dolcezza, forza, mascolinità e infantilità che convivevano in lui.

“Lo sai quanto ci metto a smontare, pulire e rimontare la Phyton? Un niente! Ma vado in crisi per uno stupido mobile dell’Ikea? Io, che sono sopravvissuto nella giungla? No, non mi arrendo! Montare i mobili è una cosa da fidanzato, e io lo farò, dovessi metterci un anno!” Mugolò, spostando con un piede quella che immaginava essere una brugola, e si lasciò ricadere sul pavimento.

Kaori gli si mise accanto, e mentre Ryo si metteva comodo contro il suo ventre, gli passò una mano fra i capelli, facendogli fare le fusa. Era così bello, il suo Ryo, quando era così tranquillo, ed in pace…

“Ryo, tutti noi se fossimo nei guai correremmo da te. Ma non puoi paragonare montare un mobile a eliminare una banda di criminali!” Gli sorrise, dolce, allegra. “E poi, scusa, non ti sembra una cosa un po’ sessista da dire? Solo perché sono una donna non dovrei sapere come si monta un mobile?”

“Non è questo, è.. è una specie di scherzo che ci facevamo io e Maki. Io li conoscevo già, ma lui era ancora in polizia, e moriva dietro a Saeko, e lei, lo sai com’è, tutta promesse ma non mantiene nulla, già allora. Un giorno gli chiede se per favore può andarle a montare un mobile, perché c’è stato un errore e nella bolla era indicata solo la consegna e lei non sapeva cosa fare, ed è tutta sorrisetti e moine, come suo solito, no? E io gli dico: Maki, non farlo. Quella donna si sta approfittando di te. Ti sta facendo fare tutte quelle robe da fidanzato ma non credere che ti darà mai alcuna ricompensa… fatti desiderare per bene se vuoi ottenere qualcosa da lei!”

“Ah, certo che tu e mio fratello sapevate essere proprio profondi, eh? Ma dì un po’, cos’è, hai fatto della tua missione di vita traviare tutti i membri della famiglia Makimura?” Il suo riso riempì la stanza di calore e gioia. Era così bello, finalmente, pensare a Hide in quel modo, alla sua gioia, al suo sorriso, al modo in cui non sapeva come gestire la sua sorellina, o una relazione…

“Quando mi sono svegliato, tu non c’eri, e sono venuto qui a dare un’occhiata, e quando ho visto tutte le scatole mi è venuta in mente quella volta, e mi è venuta voglia di darci sotto con sta roba…” giocherellò con l’anello che aveva alla mano. Era il rubino che le aveva acquistato la madre, quello che il fratellastro avrebbe voluto donarle, e che alla fine, era stato Ryo a infilarle al dito- all’anulare sinistro, al ritorno dalla radura, mentre in casa non c’era la luce e fuori imperversava la tempesta.

“E poi, non voglio che ti sforzi o ti stanchi. Devi mantenere le forze, e fare attenzione…” Girò il capo, e diede un veloce bacio al suo ventre, mentre lei, ad occhi chiusi, continuava ad accarezzarlo e godersi la sensazione della pelle di lui sotto alle dita.

“Accidenti, tutto questo parlare mi ha messo una fame! Perché non telefoniamo da qualche parte e ordiniamo? Poi vado da Mick e gli chiedo se mi può dare una mano… lui ci è già passato e magari ne capisce qualcosa di più… a te, al massimo, lascio leggere le istruzioni, se proprio vuoi…”

Ryo si alzò, ed offrì la sua mano alla compagna, aiutandola a rimettersi in piedi. Le circondò la vita con un braccio, e camminando con il naso dentro quella cascata di capelli rosso fuoco, chiuse la porta della stanza alle sue spalle, conscio che dopotutto Kaori aveva ragione: c’era tempo per montare i mobili. Magari non un anno, ma quattro mesi, quelli sì, c’erano tutti.

E poi… e poi, Hideyuki Ichigo Saeba sarebbe finalmente entrato nelle loro vite. (*)

(*)Ichigo, nome proprio maschile il cui significato è “Angelo”.

   
 
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