Giusto un
assaggio
L’estate
era ufficialmente finita, tutto lo annunciava: l’aria
fresca, le foglie ammassate alla base degli alberi e le nuvole, sempre
più
frequenti e pesanti. Eppure, quella domenica a Magnolia c’era
il sole.
La notte prima
aveva piovuto (l’erba era bagnata) ma il sole
era caldo e piacevole, e i soliti schiamazzi della gilda erano
stranamente
concilianti, come una dolce ninnananna. Lucy si stiracchiò
per bene, socchiudendo
gli occhi quel tanto che bastava per incontrare l’azzurro
sopra di lei, ma al
suo posto trovò un paio di iridi scure.
«Natsu,
perché mi fissi?» chiese.
«Sono
venuto a svegliarti, la grigliata è iniziata!»
Il ragazzo
sorrideva, come suo solito, ma negli occhi gli si
leggeva la sua solita ingordigia.
Lucy non
poté fare a meno di ricambiare il suo sorriso: era
contagioso, e l’odorino che sentiva gli dava ragione.
Il Master aveva
deciso di organizzare una festa in onore di
Gajeel e Levy, che da lì a poco sarebbero diventati
genitori, sfruttando il festival
del raccolto e il parco, che si era riempito delle tovaglie
da picnic di
Fairy Tail e degli stand dei commercianti.
La ragazza
lanciò un’occhiata alla coppia: erano un
po’
lontani rispetto a loro, impegnati in una conversazione con Alsack e
Bisca.
Cose da
genitori, immagino,
pensò.
La mano tesa di
Natsu la riportò al motivo per cui era stata
svegliata.
«Dai-i,
ho fame» piagnucolò il ragazzo, agitandogliela
davanti.
Lucy
sbuffò, afferrandola e tirandosi su.
«Sei
sempre il solito! Pensi solo a mangiare!»
«Il
cibo è il sale della vita!» le disse Happy,
svolazzandole
intorno. «Però è anche vero che ogni
tanto Natsu potrebbe assaggiare anche altro»
continuò, lasciandosi scappare un sorrisetto.
Lucy lo
guardò confusa. Che dice?
Ma prima che
potesse chiederglielo l’Exceed si allontanò,
puntando verso il cielo.
«Bravo,
scappa. Ti faccio vedere io, quando ti acchiappo!»
mormorò
Natsu, lo sguardo puntato sul barbecue dall’altra parte dello
spiazzo.
«Natsu,
è tutto ok?»
Il ragazzo
annuì distrattamente, per poi cominciare a
camminare.
«Sbrighiamoci,
o quell’ingordo di Gray si mangerà
tutto.»
Lucy
annuì, poco convinta, e mentre lo seguiva tra la folla si
rese conto con sorpresa di una cosa: non le aveva lasciato la
mano. Stavano
camminando mano nella mano, come se fosse stata
una cosa normale. Come
se fossero stati…
Non è
possibile, no. È distratto per qualcosa. Non
c’è altra spiegazione.
♥♥♥♥♥
Mezz’ora
dopo erano entrambi sulla loro tovaglia ingombra di
piatti vuoti, Natsu sdraiato con le braccia dietro la testa e Lucy
seduta, con il
quaderno sulle ginocchia. Lavorando come assistente per Jason aveva
imparato che
un bravo giornalista (o scrittore) si porta sempre dietro un quaderno,
per
prendere nota di quello che accade.
Ma
cos’era successo veramente? Lui le aveva davvero tenuto la
mano? Sul foglio, la risposta: una fila ordinata di
‘no’. Non poteva essere,
ecco tutto. A Natsu Lucy non interessava in quel senso.
Il problema era
che lei non riusciva a metterci una pietra sopra per andare avanti.
Sospirò,
stringendo il quaderno con forza.
Era meglio non
pensarci, si disse. Posò carta e penna e si
sdraiò anche lei, le mani sul grembo, gli occhi forzatamente
chiusi. L’erba era
ancora umida, e questo le provocò un brivido di freddo.
Devo iniziare a
vestirmi più pesante. E
iniziò
a pensare a cosa mettere, e come abbinare i vari capi; era la giusta
distrazione dalle questioni di cuore, che la lasciavano sempre molto
turbata. Levy
e Gajeel, per esempio: lei l’aveva capito da tanto tempo,
eppure non aveva potuto
fare a meno di provare del sincero imbarazzo quando la notizia era
saltata
fuori. Perché? Perché non riusciva ad accettare
con normalità un sentimento
così bello come…?
Non riesco
nemmeno a pronunciarlo nella mia testa.
Un altro
brivido. E Lucy scattò a sedere, infastidita.
«Qual
è il problema? Se continui a pensare così forte,
riuscirò a sentire gli ingranaggi nella tua testa.»
La ragazza
guardò in basso: Natsu la guardava, un occhio aperto
e un occhio chiuso.
Lei si
limitò a fare spallucce.
«Ti
stavo guardando, prima. Avevi la faccia tutta corrucciata,
come se ti stessi sforzando.»
«Stavo
cercando di dormire, tutto qui.»
Mentre
pronunciava quelle parole, però, sapeva di non essere
molto credibile. Improvvisamente, sentì il calore della mano
di Natsu sulla spalla,
e in quattro e quattr’otto si ritrovò di nuovo
sdraiata sulla tovaglia. Solo in
quel momento si rese conto che la distanza che li separava era poca, e
non poté
fare a meno di arrossire.
Tutt’intorno,
la festa continuava.
Allora
perché le sembrava di fare qualcosa di inappropriato?
Perché
gli occhi di Natsu la guardavano con una luce nuova,
diversa. Non erano più tizzoni ardenti, solidi quanto il suo
carattere; erano
due gocce di buio. Ed erano maledettamente ipnotici.
«Sai
una cosa? Happy ha maledettamente ragione quando dice che
dovrei assaggiare cose nuove, quindi non ti muovere.»
Lucy non ebbe
neanche il tempo di processare quella frase:
Natsu le aveva preso il volto con una mano, avvicinandolo al suo.
Poi
l’aveva baciata, in un misto di forza e circospezione; e
il cuore di Lucy era definitivamente esploso, mandandole la pressione a
mille e
riscaldandola dentro come non le era mai capitato.
Si sorprese a
pensare che probabilmente se non fossero stati
in un parco pieno di persone non si sarebbe limitata semplicemente a
prendergli
una ciocca di capelli tra le dita per approfondire il bacio, ma fu solo
un
istante, soffocato dalle sensazioni nuove che solo un primo bacio sa
dare.
Quando i due si
separarono, a corto d’aria, Natsu le rivolse
uno sguardo indecifrabile, la mano ancora sulla guancia arrossata. Fece
per
dire qualcosa, ma Gajeel, da lontano, lo interruppe.
«Ehi,
Salamander! Muovi il culo, abbiamo bisogno di te per il
falò!»
Il ragazzo
sbuffò, ritornando quello di sempre.
«Arrivo,
testa di latta!»
Si
alzò in piedi e si incamminò come se niente fosse
verso il
centro della siepe, dove lo attendeva un’enorme catasta di
legna.
Lucy si
affrettò a sedersi, rimettendo in moto il cervello.
«E-ehi,
Natsu!» lo chiamò, presa da
un’improvvisa idea.
Il ragazzo si
girò a guardarla, con sguardo interrogativo.
«E-era
buono?» chiese, cercando inutilmente di
mascherare l’imbarazzo con un pizzico di spavalderia.
Natsu le rispose
con un ghigno divertito, e per un momento i
suoi occhi tornarono liquidi come qualche istante prima.
«Tienimi
in caldo il bis per cena.»
Il calore sempre
più intenso che sentiva in faccia le diceva
di avere miseramente fallito.
E Happy,
nascosto in un albero poco distante con un pesce
fresco tra le mani, era pienamente d’accordo con lei.
Alla prossima!
Frix