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Autore: Mahlerlucia    05/12/2020    2 recensioni
Dai ciò che hai. Per qualcuno, può essere meglio di quanto osi pensare.
(Henry Longfellow)
[Bokuto x Akaashi || Akaashi’s Birthday]
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Anime/Manga: Haikyuu!!
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life
Avvertimenti: Missing moment
Rating: verde
Personaggi: Kōtarō Bokuto, Keiji Akaashi

Pairing: #BokuAka
Tipo di coppia: Shounen-ai


 
 
 
Closer
 
 
4 dicembre
 

Se c’era una cosa che Bokuto Kōtarō non riusciva a sopportare era dover apprendere cose per lui fondamentali da terze persone, sempre per sentito dire.
Si era ripromesso più volte di soddisfare quella sua sincera curiosità rivolgendosi per primo al diretto interessato, ma tra una distrazione e l’altra e un po’ d’insicurezza dovuta al dubbio di far la figura del ficcanaso, aveva sempre procrastinato.
Il giorno seguente sarebbe stato il sedicesimo compleanno di Akaashi, quel ragazzino del primo anno che da qualche mese era entrato a far parte della sua vita come un fulmine a ciel sereno... più o meno.
A dire il vero, Kōtarō sapeva di aver provocato lo stesso effetto sul giovane setter, per quanto non fosse del tutto certo che una considerazione del genere potesse essere considerata con un’accezione totalmente positiva. Difatti, in diverse occasioni Akaashi si era mostrato restio alla sua compagnia, specie durante i ritiri fuori sede, quando tentava di attaccare bottone con lui mentre quest’ultimo si dedicava a una delle sue attività predilette: la lettura. Keiji leggeva libri di ogni genere, anche oltre quello che potesse aderire a ciò che veniva comunemente appreso tra i banchi di scuola.
Una volta aveva tentato di appropriarsi provvisoriamente di un paio di quei volumi per cercare di comprendere quali fossero i suoi interessi, ma si ritrovò faccia a faccia con il suo splendido viso adirato e accompagnato da un paio di braccia conserte che insieme cercavano di fargli comprendere quanto avrebbe fatto meglio a restituire ciò che aveva “illecitamente” sottratto. L’imbarazzo e i sensi colpa che ne conseguirono lasciarono uno strascico che perdurò per diversi giorni e che, stranamente, sembrava essersi equamente diviso da entrambe le parti.
Eppure Bokuto non aveva letto più di un paio di pagine – capendoci poco e nulla – per poi addormentarsi con il naso poggiato sulla rilegatura interna. Quel libro aveva il suo stesso profumo.

Doveva in qualche modo attrezzarsi per quel cinque dicembre che stava incombendo come una delle peggiori scadenze a cui avesse mai dovuto attenersi: nemmeno nei giorni di consegna dei compiti di Geometria analitica aveva mai provato tanta agitazione. Era pur vero che di numeri, lettere e improbabili grafici non gli era mai importato granché; per quanto riguardava Akaashi, invece... era tutt’altro discorso.
Ma come posso inventarmi qualcosa di unico e speciale? Come faccio a pensare ad un regalo che non abbiano già in mente Yukippe e Kaori a nome della squadra? Oh, per gli dèi! Il mio regalo deve essere assolutamente il migliore agli occhi di ‘Kaashi!
 
***

Quel pomeriggio, senza dire nulla a nessuno che avesse a che fare con la Fukurōdani, vagò per il centro in cerca del dono da porgere a colui che aveva stregato il suo cuore sin dal giorno in cui varcò la soglia della palestra tenendo il naso all’insù, incredulo di fronte a quanta meraviglia potesse regalare uno sport come la pallavolo. In realtà Bokuto non si era mai soffermato più del dovuto sul fatto che Akaashi fosse rimasto completamente ammaliato dalla sua figura in piena elevazione e pronta a mettere a segno una delle schiacciate più potenti e precise a cui avesse mai potuto assistere dai tempi in cui frequentava la Mori.

Si fermò a lungo di fronte alla vetrina di una prestigiosa gioielleria con l’intento di acquistare qualcosa di davvero portentoso, ma l’idea esagitata che avrebbe potuto dare un regalo del genere e i prezzi inaccessibili anche a fronte dei marchi meno noti, mandarono a ramengo quel piano forse un po’ troppo ardito per la sua età.

Passò in rassegna diversi negozi d’abbigliamento maschile, per lo più di stampo sportivo.
Peccato che non avesse la minima idea di quale fosse la taglia del compagno, considerando che a stento riusciva a riconoscere la sua, senza dubbio più “ampia”. Arrivò persino a domandare ad una commessa “Secondo lei, Akaashi che taglia porta?”, per ritrovarsi poi di fronte ad uno sguardo che passò dalla sbigottimento alla sottile risata.
“Mi spiace, non posso aiutarla se non mi dà qualche ulteriore dettaglio su questa persona”.
Eh sì, col piffero che ti do ulteriori dettagli su ‘Kaashi. Voi donne lo guardate già troppo per i miei gusti!

Nel momento in cui adocchiò un fioraio, fu tentato dall’idea di comprare una piccola composizione con la quale poter decorare il pacchetto di quello che poi sarebbe stato l’effettivo presente che avrebbe reso felici entrambe le parti, specialmente quella del festeggiato. O perlomeno ci sperava.
Ma non appena si ritrovò sull’uscio del piccolo vivaio, cambiò improvvisamente idea, spaventato dal dubbio di risultare troppo melenso o di essere frainteso da chi avrebbe preso parte ai festeggiamenti e, soprattutto, da Keiji stesso.

Un paio di scarpe? No, avrebbe riscontrato lo stesso problema che aveva avuto con gli abiti.
Una sciarpa? No, dato che l’idea gli era già stata soffiata da quel volpone di Konoha.
Una borsa da computer? No, non gli occorreva di certo per andare in ufficio!
Non ho più nessuna idea! Mi tocca chiamare Kuroo per farmi dare qualche dritta e... e... eh!?

Prima che la poco raccomandabile idea di mettersi in contatto con il capitano della Nekoma si potesse concretizzare, Kōtarō rimase estasiato dalla visione di un mondo talmente colorato da non ricordarne affatto l’esistenza. Un nuovo e grazioso esercizio commerciale aveva fatto il suo debutto nella zona opposta del quartiere rispetto alla sua residenza. Rassomigliava molto a uno di quei negozi di souvenir facilmente scavabili nelle località turistiche marittime e offriva oggetti e gadget di ogni tipo: dal cavatappi al deodorante per auto, dal sapone alla fragola messo in un apposita confezione avente le sembianze del medesimo frutto ad una serie infinita di pupazzetti dedicati a personaggi di anime e manga, da Teru Teru Bōzu e portachiavi di ogni genere.
Fu proprio su questi ultimi “elementi” che l’ace concentrò la sua completa attenzione, arrivando finalmente al conseguimento dell’obiettivo più importante che si era prefissato per quella fredda giornata d’inizio inverno.
 
 
***
 
 
5 dicembre
 

Kōtarō aveva controllato talmente tante volte che il suo prezioso pensiero per Akaashi non fosse stato adocchiato da nessuno, specie dai suoi compagni di club, da non essere riuscito a pensare praticamente a nient’altro per l’intero arco della mattinata. Ergo, non aveva seguito nemmeno cinque minuti di lezione tra tutte quelle che erano state programmate. Avrebbe – come sempre – fatto affidamento su qualche compagna seduta tra i primi banchi, offrendo biglietti gratuiti per la prossima partita della Fukurōdani. Peccato che le ragazze arrivassero sempre a pensare che dietro a quei gesti di reciproco aiuto ci fosse sempre dell’altro, onestamente mai disdegnato.

Al suono dell’ultima campanella scese a dirotto le scale per giungere sino al cortile, scartando chiunque intralciasse il suo agognato percorso, quasi si trattasse di semplici birilli da non dover abbattere. I ragazzi del primo anno uscivano mezz’ora in anticipo nel giorno di metà settimana, per cui ci sarebbe potuto essere il rischio che Keiji avesse deciso di tornare a casa per pranzare in tranquillità.
Girò intorno all’intero perimetro dell’edificio principale, fino alla palestra. Diede un occhio al suo interno e vide che non era ancora arrivato nessuno, ad eccezione di Suzumeda che discuteva con il mister a proposito di future disposizioni all’interno degli spogliatoi. Non era di certo il momento più idoneo per perdere tempo ad ascoltare discorsi su argomenti a lui astrusi come “l’ordine”.
Pensò di raggiungere il tetto, come ultima speranza di trovarlo ancora a scuola.
Ma prima di superare la soglia dell’ingresso principale nuovamente in direzione delle scale, l’esile e sinuosa figura del suo setter preferito gli si palesò davanti. Teneva il viso abbassato e gli occhi concentrati sul display del suo telefono: con ogni probabilità stava rispondendo ai numerosi messaggi d’auguri che gli erano arrivati quella mattina.
Kōtarō notò all’istante che aveva con sé il borsone bianco, nero e giallo, segno che non aveva minimamente intenzione di tornare a casa prima del termine degli allenamenti quotidiani. Un dettaglio che risollevò il suo morale nel giro di poche frazioni di secondo.

Hey, hey, hey, Agaasheee! Happy Birthday to you!”

Keiji sollevò il capo per trovarsi immediatamente dinnanzi a un Bokuto nel pieno delle sue energie e intento a saltellare da un piede all’altro per attirare la sua attenzione. In realtà dava l’idea di dover andare in bagno e di non riuscire più a trattenersi; ma il setter sapeva bene che non era il caso d’infierire più del necessario.

“Buongiorno, Bokuto-san. Ti ringrazio molto.”

Hey, l’ho pronunciato bene?”

“Sì, direi sicuramente meglio rispetto all’ultima volta in cui ti ho aiutato con i compiti d’inglese.”

Il sorriso dell’ace si allargò in maniera ancor più palese, ricevendo in cambio un debole ghigno divertito da parte del festeggiato. Un raggio di sole che sbucava tra quelle tetre nubi che promettevano neve, secondo quanto avevano annunciato i metereologi di mezzo Giappone.
A tal proposito, un altro particolare che richiamò l’attenzione del maggiore fra i due fu la presenza di una nuova sciarpa sistemata con cura attorno al collo di Keiji. I pensieri che s’insediarono tra le gioie palesate solo pochi istanti prima lo portarono a mugugnare un paio di parole che fecero aggrottare leggermente la fronte di Akaashi, in segno di lieve sgomento. Ma nonostante ciò, non chiese nulla, con ogni probabilità per non contraddire la sensazione di dover attendere i tempi di reazione del suo senpai per poter capire cosa desiderasse da lui in quel frangente, oltre a porgergli i più sinceri auguri per il suo sedicesimo compleanno.

“Stavi andando in palestra, ‘Kaashi?”

“Sì. Volevo parlare con il mister a proposito degli appunti che ho preso l’altro giorno, quando abbiamo visto il video della partita contro la Karasuno.”

“La Karasuno dici? A quella squadra manca ancora qualcosa... non saprei come spiegarlo...”

“Lo penso anch’io, Bokuto-san. Forse non sarà questo il loro anno di punta.”

Wow! Che bello quando pensiamo le stesse cose, Akaashi! Sembriamo telecinici... si dice così, vero?!”

“Si dice ‘telepatici’. Comunque credo che anche i nostri compagni non la pensino poi molto diversamente.”

Gli occhi di Kōtarō si strinsero in due sottili fessure che puntarono direttamente a quella calda sciarpa blu che portava intorno alla pelle diafana del collo, quasi potesse diventare il loro primo “pomo della discordia”. Beh, in realtà non sarebbe stato proprio il primo in assoluto, a essere completamente onesti. Ma d’altronde, tutti sapevano che uno dei più illustri pregi di Keiji risiedeva proprio nella sua infinita pazienza.
Questa volta il setter fu sul punto di domandargli se ci fosse qualcosa di strano in lui, vista la maniera con cui lo fissava di tanto in tanto. Decise di desistere nuovamente nel momento in cui lo vide estrarre un pacchettino rosa goffamente infiocchettato dalla tasca principale della sua borsa, stranamente portata in maniera regolare sopra la propria spalla.

“Akaashi, ho comprato un pens-... una co-... insomma... un regalo per te. Non è una macchina nuova, ma... spero che ti possa piacere comunque.”

“Bokuto-san, non ho ancora l’età per guidare. E dalle dimensioni della confezione è facile intuire che non può trattarsi di un’auto. Ad ogni modo... grazie davvero per il bellissimo pensiero, lo apprezzo molto.”

L’ace allungò entrambe le braccia verso il ragazzo dai meravigliosi occhi verdi, tenendo la piccola reliquia tra i palmi delle mani posti a mo’ di conchiglia protettiva. Sentiva un imbarazzo palpabile per quella che sarebbe potuta essere la reazione dell’altro. In cuor suo era convinto di poter fare molto di più, ammaliato dall’idea generalizzata che la qualità più rilevante di un pensiero materiale potesse relegarsi sempre al suo valore economico, o al massimo alle tendenze del momento.

“Per te!”

Keiji raccolse il dono con una certa titubanza e iniziò a scartarlo solo qualche istante dopo essere rimasto fermo a ipotizzarne mentalmente il probabile contenuto. Constatò che al tatto risultava essere molto morbido e che non pesava praticamente nulla.
Un sorriso più unico che raro accompagnò la genuina sorpresa dovuta alla scoperta di quel minuscolo gufo di peluche con l’anello di un portachiavi attaccato tra le due simpatiche orecchie. Infilò un dito nel cerchio e lo sollevò per mostrare a Kōtarō ciò che aveva appena trovato in quell’incartamento arrabattato.

“Ah... ‘Kaashi, lo so! Non è chissà che super-regalo ma... guarda! Ne ho uno molto simile. La ragazza del negozio mi ha detto che non poteva venderli singolarmente e così... ho pensato che ciascuno di noi potesse avere il suo, come segno di una bella amicizia. Pensi che sia un’idea un po’... non so...”

“No, ti sbagli. È davvero un’idea stupenda! Sai che stavo giusto cercando un portachiavi per il borsone? Questo è perfetto! Grazie davvero!”

“Davvero ti piace?”

Akaashi si limitò ad annuire un’unica volta, con convinzione. Non perse tempo e agganciò il piccolo cimelio direttamente al tiretto della cerniera principale, mostrando poi con orgoglio al suo ace quanto stesse bene con i colori ufficiali usati dalla squadra. Quest’ultimo promise solennemente che non appena avesse avuto occasione di recuperare il suo borsone, avrebbe seguito senza indugio il suo esempio.

“Chissà, forse la commessa ha ragione nel dire che questi due gufetti sono molto uniti fra loro.”

Kōtarō non era poi tanto sicuro di aver inteso ciò che il più giovane voleva veramente far intendere, ma non aveva il minimo dubbio sul fatto che le sue parole gli piacquero moltissimo. Di lì a qualche giorno sarebbero diventate il suo mantra motivazionale contro il malumore che poteva scaturire sotto una qualsiasi rete da pallavolo.

“Ah, Akaashi! Quella sciarpa...”

Keiji lo fissò con aria confusa per poi toccare delicatamente quel caldo tessuto in cashmere. Pensò che in effetti Bokuto non l’aveva mai vista prima di allora e che potesse aver ipotizzato che fosse il regalo di qualcuno d’importante per lui. Magari di una ragazza che gli faceva la corte.

“Questo è il regalo di mia madre.”

“Ah... sul serio? È davvero molto bella e ti sta benissimo!”

Preferì non rendere noto il motivo del suo immediato sollievo a fronte di quel piccolo chiarimento.
Il timore che il regalo a cui aveva pensato Konoha potesse risultare migliore del suo svanì in un nanosecondo, in barba a tutti i suoi proclami sulla maggiore utilità del suo presente.
Te l’ho fatta, Akinori!

“Grazie, Bokuto-san.”










 

 Angolo dell’autrice


Ringrazio tutti coloro che passeranno a leggere e a recensire questa mia piccola one-shot! :)

È il compleanno del personaggio che più amo in assoluto dell’intero universo di Haikyuu: Akaashi! *lancia coriandoli*
Tanti auguri meraviglia disegnata e animata! **

Faccio una piccola premessa: la one-shot è ambientata nel periodo in cui Akaashi era al primo anno di liceo e Bokuto al secondo. Per cui dovete ipotizzare che molte questioni che noi abbiamo appreso dal manga in questo contesto sono ancora molto “acerbe” e che i due non hanno ancora raggiunto quel livello di confidenza che conosciamo bene, per quanto la stima reciproca sia già piuttosto tangibile. Anche il breve riferimento alla Karasuno lascia intendere che qui ancora non si conoscano personaggi come Hinata, Kageyama o Tsukishima, proprio perché frequentano ancora la scuola media.
Piccoli chiarimenti: i Teru Teru Bōzu sono quei pupazzetti fatti con dei piccoli pezzi di stoffa o carta bianca che si attaccano vicino alle finestre o sotto  le grondaie dei tetti nei giorni di pioggia per chiedere il ritorno del bel tempo.
In Giappone l’inverno inizia ufficialmente il 6 novembre e non il 21 di dicembre come da noi. Per quello faccio sempre riferimento all’inverno anche se i fatti accadono il 4 e il 5 di dicembre.
La sfida Bokuto-Konoha (che fondamentalmente è presente solo nella testa del primo XD) è stata palesemente vinta dall’ace!
E io spero di avervi fatto cosa gradita con questa piccola storiella fluffosa e senza pretese. :)

La storia è scritta in terza persona e al tempo passato.

Grazie ancora a chiunque deciderà di passare di qua! ^^

A presto,

Mahlerlucia

 



 
   
 
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