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Autore: musa07    07/12/2020    4 recensioni
"Finalmente riuscirono a mettersi a tavola. E i due ospiti restarono con le bacchette a mezz’aria, di nuovo a bocca spalancata, a fissare Keiji.
Cosa non era Akaashi in quel momento! Praticamente perfetto [...]Basiti, lentamente e all’unisono, girarono il volto fino a portare l’attenzione interrogativa su Koutarou che stava fissando compagno e nipote tutto pomposo e felice, accorgendosi poi dello sguardo degli altri due. Quella versione di Akaashi era una piacevole scoperta anche per lui. Certo, avevano già passato del tempo con Mia ma essendo sempre stati presenti anche sua sorella e il suo compagno era normale che la bambina fosse stata attaccata ai propri genitori; quel giorno, invece, le dinamiche che si erano venute a creare erano completamente differenti [...]"
I 4 famigerati alle prese con la nipote di Kou. E, sì: certe fanart non mi fanno indubbiamente bene.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Tetsurou Kuroo, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quelle volte in cui le OS ti vengono in quattro e quattr’otto
e quelle volte, invece, in cui ti capita che
inizialmente sono di cinque/sei pagine
e poi, magicamente, quando inizi a correggerle e sistemarle
diventano il doppio e tipo ci passi sopra giorni e giorni.
I misteri.

Inutili precisazioni delle quali, comprensibilmente,
non frega ‘na cippa lippa a nessuno
ma che è sempre bello condividere ^///^

 

Nota tecnica seria:
anche questa os è uno skiptime,
dove Akaashilove ha 21 anni e gli altri tre famigerati 22.

 

 

Non promettere,dimostra

 

 

BOKUAKA’S HOME – ORE 19.37
 

Ok, era stato indubbiamente uno shock.
- Non è mia. - dovette precisare Koutarou sollevando gli occhi al cielo, vedendo le facce perplite di quei due, di come si fossero pietrificati all’istante nel momento in cui aveva aperto la porta con Mia in braccio e che ora le loro facce con le bocche spalancate non li conferivano per niente una espressione intelligente.
- Ahhh!- fu l’immediato sospiro di sollievo di Tetsurou e Tooru che li fece guadagnare una tirata d’orecchi metaforica ma ecco che poi, ripresisi dallo shock iniziale, riportarono nuovamente lo sguardo interrogativo su di lui.
- È la figlia di mia sorella maggiore, lei e il suo compagno hanno avuto un contrattempo e ci hanno chiesto se per questo pomeriggio e questa notte possiamo tenerla noi. - spostandosi di lato e facendoli finalmente entrare in casa, mentre la bambina era tutta intenta a tirargli i capelli lanciando, al contempo, occhiate furtive ai nuovi arrivati.
- In effetti ti somiglia un po'. - constatò Tooru mentre si scioglieva il nodo della sciarpa blu, iniziando il processo di scongelamento. Si ghiacciava quel giorno – come in quelli precedenti a dirla tutta – e il cielo grigio fuori era promessa di una imminente nevicata.
- Ma sarebbe stato un peccato fosse solo tua e non avesse preso in qualche modo la bellezza eterea di Akaashi. - lo prese fraternamente in giro Kuroo, togliendosi la giacca e ricambiando lo sguardo della bambina che quando si vide fissata da quei caldi occhi ambrati nascose il volto nella spalla dello zio, emettendo un versetto spaventato che fece ghignare divertito Tooru, mentre varcavano la soglia della cucina trovando Keiji intento ai fornelli, che si girò per salutarli.
- Ah-ha, sempre una buona parola per me, eh Bro? - per nulla infastidito ma anzi: divertito.
- ‘kaashi, com’è che è simpatico il Bro? - avvicinandosi all’altro, mentre Mia si stava ora arrampicando sulle sue spalle, facendo versetti gioiosi a vedere Keiji.
- Hummm, vediamo… - finse di pensarci l’ex alzatore, battendosi meditabondo il mento con l’indice mentre faceva assaggiare a Koutarou la zuppa di miso, nel momento in cui Bokuto gli si era avvicinato, ed ecco che Mia aveva iniziato ad aumentare il suono dei versetti stendendo le braccia verso Keiji. E Tetsurou attendeva impaziente e divertito il verdetto, incrociando le braccia al petto.
- Come una pigna nel deretano. Di traverso. Con il sabbione. -
E Kuroo non poté che scoppiare a ridere, come al solito. Come sempre, accettava sportivamente le piccate di Keiji.
- Akaashi, io ogni volta mi stupisco di come la tua capacità di inventare insulti coloriti a mio danno, raggiunga vette epocali. -
- È sempre un piacere anche per me. -
- E comunque ti avrei fatto un complimento se non te ne fossi accorto, eh. - fu la replica ghignante di Kuroo. Quel sorrisetto strafottente ma sempre buono e sincero.
- Non ti stavo ascoltando. -
- Quindi mi insulti sulla fiducia. - e non era una domanda ma una affermazione divertita. Akaashi gli lanciò un’occhiata, divertita a sua volta, da sopra la spalla impegnato a mettere l’alga nori negli onigiri, e si lasciarono scappare una piccola risatina.
- Scusate se è già praticamente pronto, ma siete arrivati in ritardo e non volevamo far cenare tardi Mia. - precisò Keiji, passando ora ad occuparsi all’altra pietanza, mentre Koutarou continuava a gironzolargli intorno, cercando in qualche modo di dargli una mano e tener al contempo Mia impegnata. La quale, con la curiosità e l’energia del suo anno e mezzo di età, cercava di arraffare tutto quello che le capitava a tiro, sfogandosi poi sulla capigliatura dello zio.
- Ahehm… abbiamo fatto il giro largo. -
E il tono e quel “ahehm” iniziale di Kuroo fece girare gli altri due di scatto e all’unisono.
Certo, come non avevano fatto a notarlo prima? I capelli scompigliati di Tetsurou, un lembo della camicia che spuntava fuori dai pantaloni… l’espressione soddisfatta e sorniona di entrambi, le occhiatine che continuavano a lanciarsi, come continuassero a restar praticamente appiccicati come due siamesi.
- Siete due animali. - li beccò Keiji, alzando mestamente gli occhi al cielo mentre, con agili e sapienti tocchi, dava la forma finale agli onigiri.
- Eh oh… - tentò di giustificarsi in qualche modo Kuroo.
- Si gela fuori, come vi è venuto di farlo in macchina? - fu la replica perplessa di Koutarou, che arraffò a tradimento un takoyaki, dandone un piccolo pezzettino anche a Mia.
- Non ce la facevate proprio ad aspettare di ritornare a casa stasera, eh? - rincarò la dose divertito Keiji, lanciando al proprio compagno una piccola occhiata a metà tra il divertito e il biasimo, beccandosi un bacio a schiocco come missiva di scuse.
- È stata colpa sua! - dissero i due diretti interessanti, puntandosi il dito contro, quasi fossero stati due liceali scoperti dai genitori in flagranza di reato e costretti a difendersi. Cosa che fece lanciare agli altri due una occhiata sorniona e divertita.
- Mia?! - si sconvolse Kuroo, spalancando gli occhi.
- Sì, tua! Chi è che mi ha messo una mano in mezzo alle gambe al primo semaforo che abbiamo beccato, praticamente appena partiti, mentre stavo guidando? - fu la replica con annesso incrocio di braccia al petto e arricciamento di labbra.
- Tsk, per forza! Chi è che mi ha iniziato a sciorinare pornosità all’orecchio nel momento esatto in cui ci siamo arrivati a quel semaforo? -
- Ehm ragazzi, scusate se mi intrometto, ma c’è una minorenne qui. -
- Ma è piccola, Gufetto, non può capire o ripetere. - lo rassicurò Oikawa.
- Mani… gambe… - ripeté invece Mia fissando Tooru ad occhioni spalancati.
- Ecco appunto… - sospirò mestamente Koutarou – Mia sorella mi ucciderà. -
- Ops… -
- E comunque Akaashi, che coraggio che hai proprio tu di parlare. Ti ricordo che l’ultima volta che siete stati da noi avete bloccato l’ascensore finché non avete fatto i vostri porci comodi. - gli ricordò Kuroo e Tooru assentì con il capo.
Se Keiji incassò l’imbeccata come se il fatto non fosse suo e mantenne tranquillamente lo sguardo imperturbabile e compassato sugli altri due, ecco che invece Koutarou divenne rosso fin sulla punta delle orecchie e trovò interessantissima da osservare la punta delle sue ciabatte a forma di gufo.
- Scusate, perché state puntando il dito solamente contro di me? - si rese però conto l’ex alzatore, inarcando un sopracciglio perplesso.
- Perché è palese, Akaashi, che sei tu l’animale tra i due. È inutile che ti nascondi dietro questo tuo bel faccino soave e serafico. - proseguì imperterrito Kuroo, con le labbra ornate dal suo solito ghignetto.
Alchè Keiji si girò verso Koutarou come a volergli dire “non mi difendi?”
- Beh, hanno ragione… - replicò quest’ultimo, stringendosi nelle spalle e Keiji non poté che buttare fuori l’aria dal naso rumorosamente mentre alla fine accontentava Mia che continuava a tendergli le braccia. E quale felicità suprema fu per la bambina nel momento in cui la prese in braccio, gli si aggrappò addosso.
- ‘esci… ‘esci… - continuava a ripetere estasiata, pronunciando in modo tutto suo il nome dell’altro.
- Ahhh, ma ‘kaashi sono troppo geloso, Mia ti vuole tutto per lei. - disse Koutarou poggiando la testa sulla sua spalla, tentando in qualche modo di marchiare il territorio.
- Ma se avete giocato insieme fino adesso, Kou. - lo rassicurò, posandogli un lieve bacio tra i capelli, quadretto tenerissimo al quale gli altri due assistettero a metà tra il divertito e l’affascinato.

Fu quando sentì che, forse, l’okonomiyaki si stava bruciacchiando che Keiji volse rapidamente lo sguardo intorno a sé. Ok, prima scelta: fallita, Koutarou aveva la pila di piatti in mano. Seconda scelta: Tetsurou, che aveva una tazza bollente in mano, altro fallimento. Inevitabilmente, che Oikawa lo volesse o meno, la scelta non poté che ricadere su di lui.
- Oikawa-san, tieni Mia un secondo per favore. - senza lasciargli possibilità di replica alcuna.
- EH?! - prendendo la bambina quasi fosse stata un pacco bomba già ticchettante. Oddio, da dove la doveva tenere? Come prenderla? Nel dubbio la teneva distante da sé, con le mani sotto alle ascelle, rigido ed impalato come uno stoccafisso, fissandola in volto come a dirle “Non ti muovere! Per nessun motivo!”
- Tooru rilassati. - ovviamente Kuroo era scoppiato a ridere a vedere la gamma di espressioni che erano passate nel giro di un millesimo di secondo nel volto dell’altro. Dallo sgomento al panico puro, passando attraverso una sorta di reticenza.
Mia fissava Tooru e Tooru fissava Mia, si stavano chiaramente studiando.
- Vuoi tenerla tu? - lo piccò infastidito, con il terrore che le scivolasse dalle mani, lanciandogli una occhiata in tralice.
- Oh no: è troppo divertente la scena da guardare. - fu la replica, mentre se ne continuava a star tranquillamente seduto in divano, sorseggiando il suo tè bollente.
L’alzatore emise un sospiro, buttando fuori l’aria e cercando di capire come agire.
- Allora, intanto iniziamo con il sederci sul divano che almeno se cadi, non ti fai più di tanto male. - e a quelle parole Koutarou e Keiji, che stava impiattando l'okonomiyaki, si girarono di scatto verso di lui con il terrore negli occhi.
- Sto scherzando! - replicò Oikawa, mentre con movimenti incerti e non senza difficoltà – e sempre sotto lo sguardo ghignante e divertito del suo compagno – si stava mettendo seduto con la massima cautela.
- Bene signorinella, ora i patti tra noi due. - nel momento in cui, finalmente sedutosi, si era sistemato per bene mettendosi Mia sulla ginocchia, girata verso di lui, tenendole le mani sulla schiena a sorreggerla.
- Allora, sentimi bene: non vomitare, non farti la cacca addosso, niente rigurgiti né tanto meno sbavamenti, è intesi? - con una serietà e una solennità tale che Tetsurou dapprima sgranò gli occhi e poi non ce la fece proprio più a non scoppiare a ridere. Per non parlare di come Mia fissava Tooru ammaliata ed incantata, ascoltando il suono della sua bella voce.
- Credo proprio tu le piaccia. - non resistette dal prenderlo in giro Kuroo.
- Beh, vorrei ben vedere. - si finse tutto tronfio, schioccando la lingua sul palato mentre la bambina cercava di spingersi verso di lui.
- Nonono, non ci siamo capiti signorina, ferma ferma. - di nuovo con il terrore addosso, sapeva di non esser per niente bravo con i bambini piccoli.
- Dai, sei infame Tooru! Vuole potersi accoccolare. - lo beccò divertito Tetsurou, poggiando la tazza sul tavolino di lato del divano e avvicinandosi ai due, sedendosi ora al fianco di Oikawa.
- Tu dici? - gli domandò quest’ultimo perplesso.
- Ma vedi un po' te… -
- Hum, proviamo. - rilassandosi e poggiando la schiena sul divano, alleggerendo la tensione delle braccia e permettendo così a Mia di muoversi. E fece ciò che Kuroo aveva previsto: appoggiò la testolina sul suo petto cacciandosi un dito in bocca e con l’altra mano iniziò ad andar alla ricerca di qualcosa di non meglio precisato. Kuroo e Tooru fissarono curiosi quella mano, cercando di intuire cosa stesse cercando.
- Cerca delle ciocche di capelli da attorcigliare - rispose Bokuto a quella domanda silenziosa – lo fa sempre con mia sorella. -
- Eh, mi dispiace signorinella, caschi male qui. - mormorò Tooru, mettendole mettendole l’indice tra le dita paffute.
Cosa che la piccola accettò, stringendo ed emettendo un grosso sospiro. E finalmente anche Tooru si rilassò. Ascoltava stranito, ma attento, l’alzarsi e l’abbassarsi ritmico del torace di Mia contro di sé ed era una sensazione stranissima. Così come fu una sensazione stranissima quando voltò il viso di lato a ricercare quello di Tetsurou e vide come questi li stesse osservando. Aveva un’espressione in volto che non gli aveva mai visto prima. Ok, Kuroo – tra le tante – era in grado di formulare delle espressioni incredibilmente dolci, ma così non gliel’aveva mai vista; con un braccio in appoggio sulla spalliera del divano, voltato verso di loro, fissava la serenità beata di Mia addosso al suo compagno, di come gli stringesse il dito e di come Tooru con la mano libera avesse lui iniziato ad attorcigliarle delicatamente una ciocca di capelli castani.
Tetsurou non si accorse di come Oikawa lo stesse fissando attentamente, stranito, forse anche un po' a disagio in qualche modo a vedere quello sguardo. Era da quasi tre anni che stavano insieme, avevano appena 22 anni, una promettente e sicura carriera sportiva davanti a loro, quindi non avevano mai affrontato la questione “bambini”. Anche se era strano da pensare in una coppia formata da due ragazzi ma sicuro era un argomento che prima o poi, con il tempo e la stabilità, si sarebbe dovuto affrontare. Ma Tooru era sempre stato convinto che anche per Tetsurou la questione non si sarebbe mai posta. Ma ora quello sguardo nei suoi occhi ambrati… e se, invece, Kuroo li avesse desiderati dei figli?
Scostò lo sguardo dall’altro quando Tetsurou, finalmente accortosi che lo stava fissando, si risvegliò dall’estasi e portò interrogativo gli occhi su di lui.
Gli venne in soccorso proprio Mia, perché Tooru non ce l’avrebbe fatta, e si sarebbe trattato della prima volta in assoluto da quando si conoscevano, a sostenere il suo sguardo. Cosa che fece sgranare gli occhi preoccupato a Tetsurou che non capì il perché di negargli lo sguardo in quel modo.
- Ma cos’è questa puzza?! - spalancando gli occhi sulla bambina che aveva sollevato di nuovo il volto verso di lui.
- Ehi signorina, non erano questi i patti, niente cacca addosso avevo detto. - puntandole un dito contro. Dito che la bambina prese tra le mani e cercò di iniziare a mordicchiare.
E lo sguardo e il tono disperato dell’alzatore fecero scoppiare a ridere di gusto gli altri tre.

- Ma è questo l’effetto che faccio sulle donne? - fu certo di avergli sentito dire, a metà tra lo sconsolato e il divertito, Koutarou mentre se ne stava andando in bagno con Mia per cambiarla.

Finalmente riuscirono a mettersi a tavola. E i due ospiti restarono con le bacchette a mezz’aria, di nuovo a bocca spalancata, a fissare Keiji.
Cosa non era Akaashi in quel momento! Praticamente perfetto. Sì, come sempre, ma in quella veste non l’avevano visto mai prima. Con Mia seduta sulle sue gambe, le stava dando da mangiare, parlandole con il suo tono calmo e rassicurante, lo sguardo più dolce di sempre – quello che gli avevano visto solo nei confronti di Bokuto quando questi non lo stava, stranamente, guardando – pulendole attentamente il volto dai chicchi di riso che la piccola si stava spargendo ovunque nell’ingordigia dell’abbuffarsi.
- Piano… brava, così… - incoraggiandola e sostenendola sulla schiena con il palmo della mano aperta sulla sua schiena.
Basiti, lentamente e all’unisono, girarono il volto fino a portare l’attenzione interrogativa su Koutarou che stava fissando compagno e nipote tutto pomposo e felice, accorgendosi poi dello sguardo degli altri due. Quella versione di Akaashi era una piacevole scoperta anche per lui. Certo, avevano già passato del tempo con Mia ma essendo sempre stati presenti anche sua sorella e il suo compagno era normale che la bambina fosse stata attaccata ai propri genitori; quel giorno, invece, le dinamiche che si erano venute a creare erano completamente differenti.
- Sapevo che Akaashi avesse sviluppato una pazienza infinita e stoica con te Bro, ma caspita, non pensavo così tanto. - proferì Tetsurou ancora esterrefatto, beccandosi un’occhiata di finto rimprovero da parte di Bokuto.
- Beh, ma non è difficile dai Kuroo-san. - schernendosi e arrossendo leggermente. - Provaci anche tu. - porgendogli Mia. E con quale maestria e sicurezza Tetsurou la prese in braccio, mettendosela seduta a sua volta sulle gambe ed iniziando ad imboccarla con attenzione.
- Bro, ma sei bravissimo! - esclamò sorpreso Koutarou.
- Ahh, è perché ho fatto tanta pratica due anni fa con il bambino di mia sorella. - si schernì a sua volta ma non togliendo gli occhi di dosso a Mia, guardandola mangiare ed ecco di nuovo quello sguardo e quel tono dolcissimo che in qualche modo fecero male al cuore di Tooru, che si sentì invadere per un secondo da un senso di profondo sconforto e frustrazione.

Disagio del quale l’occhio attento di Akaashi se ne accorse immediatamente e cercò di andargli in qualche modo in soccorso.
- Oikawa-san, hai un nipote anche tu no? Non hai avuto modo di far pratica? -
- Quando è nato Takeru io andavo ancora alle medie e mia sorella si rifiutava categoricamente di darmelo in braccio, anche perché diceva che di sicuro l’avrei lanciato in aria come se fosse stato un pallone. -
- E l’avresti fatto veramente? - gli domandò sornione Kuroo, sporgendosi verso di lui per posargli un bacio sulla guancia.
- Con buone probabilità sì. - fu la risposta mortalmente seria, mentre si infilava una enorme porzione di okonomiyaki in bocca, che fece scoppiare a ridere di gusto gli altri tre.

Il resto della serata scivolò via dolcemente come sempre capitava quando si trovavano, proprio come un balsamo gentile che ti riempie e scalda l’animo.
Con Mia in braccio ancora una volta a Keiji e Koutarou che circondava le spalle di quest’ultimo con un braccio in modo tale che l’ex alzatore poté appoggiare la sulla sua spalla, stavano salutando gli altri due sulla soglia di casa. Mia che teneva in braccio a sua volta un peluche di MuShu grande quanto lei. Peluche che quando era apparso magicamente era stato accolto da Tooru con una esclamazione di deliziosa sorpresa ed era stata dura convincerlo che “No, non poteva tenerselo lui per cinque minutini perché era il peluche prediletto di Mia” “Ma Mulan è il mio film Disney preferito!” aveva sentenziato lui adorabilmente imbronciato. “Anche il mio!” era stata la scontata replica di Koutarou.

- Dritti a casa, eh! - li ammonì tra il serio e il faceto Koutarou perché davvero minacciava di nevicare da un istante all’altro.
- Sì papà. - lo presero amorevolmente in giro i due famigerati, mettendosi scherzosamente sull’attenti.
- E scriveteci quando siete arrivati a casa. - rincarò la dose Keiji sporgendosi dall’uscio mentre li guardava incamminarsi verso l’ascensore, dopo che si erano presi mano nella mano. Mani che, per inciso, si era calamitate da sole l’uno verso l’altra.
- Sì papà. - ripeterono in coro voltandosi verso di loro.
- Ma che due figli irriverenti abbiamo! - dissero all'unisono gli altri due.


Era stata indubbiamente, e come sempre, una bella serata, anche se con quel diversivo inaspettato di Mia.


 

KUROOI’S HOME  *continua a rimaner aggrappata al davanzale per spiare, resistendo ai venti di bora e alla neve*


Kuroo era stato di una dolcezza disarmante per tutto il tragitto verso casa. Cioè, lo era sempre ma in particolar modo in quel momenti.
Aveva deciso di guidare lui al ritorno (io muoio dissanguata sia ad immaginarmi l’uno che l’altro in questa versione maroooo*ç* ndC) e aveva tenuto la mano di Tooru intrecciata alla sua sul cambio, carezzandone dolcemente il dorso con il pollice, cercando di scaldarla, sporgendosi verso di lui ogni volta che si fermavano ad un semaforo per posargli un lieve bacio tra i capelli, dato che Tooru gli aveva appoggiato la testa sulla spalla praticamente fin da quando erano partiti.
Si sentivano in qualche modo strani tutti e due, persi nei loro pensieri, ma cercando comunque di farti sentire all’altro che c’erano, che erano presenti. E la causa era stata Mia.
Uno ripensava con dolcezza a quei momenti, l’altro con un misto di preoccupazione e inquietudine.

Se n’erano stati incredibilmente in silenzio per tutto il tragitto ad ascoltare la pioggia ghiacciata battere prepotente sul tettuccio del veicolo, il rumore gracchiante ed ipotizzante dei tergicristalli sul parabrezza fino a quando, inevitabilmente, la pioggia ghiacciata si tramutò in neve. Da prima piccoli timidi fiocchi, poi sempre più grossi, con le folate di vento che li faceva danzare magicamente davanti a loro. Cosa che aveva dipinto il volto di entrambi in una espressione di genuina e pura gioia.

Fu inevitabile fare l’amore non appena varcarono la soglia di casa. A volte anche per loro due capitava di farlo in un modo totalmente e unicamente dolce, dall’inizio alla fine.
Anche perché, quella volta, era Tetsurou che dettava il ritmo. E non ci fu storia…
Anche se Tooru avesse voluto in qualche modo sottrarsi a quella dolcezza, dei movimenti, dei gesti, delle parole – e non aveva assolutamente voluto sottrarsi – non avrebbe potuto. Era totalmente rapito dalla tenerezza dell’altro. E si sentiva così terribilmente amato.
Però sapeva perfettamente che in quella particolare dolcezza c’era dell’altro quella sera.
Stringendolo forte a sé - semplicemente adorava sentire il peso del suo corpo su di lui, perché gli dava una sensazione di sicurezza - gli carezzava i capelli neri, fissando meditabondo il soffitto.
- Ora mi dici cosa c’è, eh? - gli sussurrò dolcemente in un orecchio.
- Hum? - Tetsurou si sollevò appena per poterlo guardare, interrogativo. Non si sarebbe spostato da lì, sapeva quanto a Tooru piacesse.
- Sei stato dolcissimo. - gli disse quest’ultimo, limpido.
- Come lo sono sempre. - ribadì l’altro, con un piccolo sorriso impacciato, non capendo inizialmente dove Tooru volesse andare a parare.
- Più del solito. - replicò, sempre usando un tono tranquillo e pacato, voleva fargli capire che non lo stava in alcun modo attaccando o accusando. Oikawa aveva già capito benissimo cosa si agitasse nell’animo dell’altro, che abbassò per un istante lo sguardo, iniziando a capire ora il perché di quella domanda. Non gli poteva proprio nascondere niente.
- Ti piacerebbe vero? - lo incalzò dolcemente l’alzatore e lui non rispose. Aveva capito perfettamente a cosa Tooru si stesse riferendo.
- Ti piacerebbe avere un bambino, no? - sussurrò in un mormorio, senza nessun tono di accusa.
- No Tooru… no… - colto comunque in contropiede da quella domanda diretta quanto inaspettata – io ho te, mi basta. -

Non avevano mai affrontato l’argomento. Né Kuroo si era mai posto più di tanto il problema. Non si era mai visto padre nonostante i bambini comunque gli piacessero. Poi da quando aveva capito, anni addietro ormai, di essere interessato più ai ragazzi che alle ragazze, aveva completamente accantonato la questione. Stando con un ragazzo il problema non si sarebbe mai posto, no? Quindi era anche inutile star lì tanto a pensarci. Ok, c’erano le adozioni ma non gli risultava che nel loro Paese fossero permesse a coppie di fatto dello stesso sesso.
Scivolò di lato con un piccolo sospiro, mettendosi di fronte a lui, disteso sul fianco, una mano sotto al cuscino.
- Neko-chan lascia stare me, noi, per un momento. Lo vorresti? Tu lo vorresti un bambino? - non stava infierendo, voleva semplicemente capire. Essere sicuro che da lì a magari dieci, quindici anni Kuroo non si sarebbe svegliato una mattina con il rimpianto assurdo che stando con lui non aveva potuto soddisfare quel suo eventuale desiderio. Anche se avesse voluto – e Tooru non lo voleva. Egoista da parte sua? Forse... – e anche con tutto l’amore del mondo, nessuno dei due avrebbe potuto dare un figlio all’altro.
Temeva, Tooru, quella risposta? Forse, ma l’avrebbe affrontata come affrontava tutto il resto. Con spirito indomito e fiero.
E Tetsurou lo guardava dritto negli occhi, perdendovisi.
- Amore, non possono lasciarti da parte. Tu… sei me… sei noi… ahhh, che casino questa frase… - grattandosi imbarazzatissimo la nuca.
- Neko-chan… - ma non riuscì a continuare perché l’altro gli pose dolcemente un dito sulle labbra.
- Shhh… lasciami finir di spiegare. - sostituendo il dito con le labbra per un bacio appena sfiorato e poi prendergli il volto tra le mani e proseguir di parlare.
- No, non desidero un figlio. - terribilmente serio, così come era serissima l’espressione del volto, come raramente gli si vedeva, mentre gli carezzava il volto con i pollici.
- Io non voglio che tu abbia rimpianti di nessun tipo. - rincarò la dose Tooru e quelle parole fecero sorridere dolcemente l’altro. Kuroo aveva fin da subito amato quei suoi modi franchi e diretti. Si era in qualche modo rivisto in questo.
- Quale dovrebbe essere il rimpianto, quello di amarti? Di voler condividere la mia vita con te? Di essere tu la mia famiglia? - e come sgranò gli occhi Oikawa a quelle parole. Nonostante fossero passati tre anni ormai, Kuroo riusciva sempre a sorprenderlo ed emozionarlo. Ma Tetsurou vide che quelle sue parole, per quanto ben accolte, non dissipavano ancora del tutto i dubbi dell’altro.
- Mi son sempre detto che se mai un giorno avessi accettato qualcuno nella mia vita, sarebbe stato qualcuno che avrebbe apportato un di più nella mia vita stessa, non qualcuno che servisse a compensare un vuoto di povertà d’animo. Quindi capisci perfettamente che per me non è necessario un figlio per completarci. Scusa, forse è un discorso un po' cervellotic… - ma ora fu Tooru a posargli l’indice sulle labbra per zittirlo.
- Ti ho capito perfettamente tranquillo. - gli sorrise, socchiudendo gli occhi. - Non volevo accusarti di niente, né metterti strane pressioni è che… che quando ti ho visto prima con Mia… non lo so, è come se mi si fosse aperto un mondo, una porta che non avevo mai varcato. Qualcosa contro cui ho dovuto far immediatamente i conti. -
- Scusami amore, non volevo farti stare male. - replicò Kuroo, sentendosi terribilmente in colpa. In effetti era stato conquistato da Mia, non rendendosi conto di quello che avrebbe potuto scatenare nell’altro.
- Non c’è nulla per cui tu ti debba scusare e non mi hai fatto star male. - lo rassicurò, scivolando ancora di più verso di lui.
- E Akaashi se n’è subito reso conto - realizzò, mortificandosi per non esser stato in grado di carpire un momento di disagio nel proprio compagno – che avevi qualcosa che non andava. -
- Amore, è ok. - lo rassicurò nuovamente, dolce, tirandolo verso di sé per stringerlo. Come avesse permesso a quel suo lato dolce, molto ben assopito nei secoli, di emergere era solo ed esclusivamente merito di Kuroo. Perché fin da subito Tooru aveva capito che lui non gli avrebbe mai fatto del male, non avrebbe mai approfittato di nessuna delle sue debolezze per ferirlo.
- Saresti un ottimo papà però sai. Tu sei uno che si preoccupa sempre di tutti, del loro benessere. - lo punzecchiò divertito quest’ultimo.
- Tu invece? -
- Io cosa? -
- Li vorresti dei bambini? -
- Ma scherzi?! Sono già abbastanza incasinato a badare a me stesso figurati. Poi non voglio nessuno che mi rubi la scena. - si autocanzonò e lo sentì ridacchiare contro la sua spalla che prese a mordicchiare.
- Però pensaci solo per un istante Tooru, ed ipoteticamente: se biologicamente fosse possibile, un figlio nostro. - mettendosi prono e subito l’alzatore si accoccolò sul suo petto.
- Hum… interessante. Vediamo… dovrebbe assomigliare tutto a me tipo? - sollevando di poco il volto fino ad incontrare gli occhi dell’altro già ridendo.
- Modesto come sempre. - e scoppiarono a ridere.
- Neko-chan, parli sempre al maschile. E se fosse una bambina invece? - accarezzandogli un fianco, sentendo che il sonno e il rilassamento stavano avendo la meglio.
- Nono per carità! La sua adolescenza sarebbe un incubo, dovrei uccidere tutti quelli che lo ronzano intorno. Metti poi che fosse testarda, cocciuta, punzecchiatrice e lingua lunga come te, a posto saremmo! Un incubo. -
- L’hobbit grasso è sempre gentile. - lo piccò divertito, citando una battuta del Signore degli Anelli che entrambi tanto amavano – Ha parlato il santo poi! Quello con la provocazione e le battutine al vetriolo sempre pronte. -
- Che con te ha indubbiamente funzionato benissimo. - ridacchiò, attorcigliandogli una ciocca di capelli, come faceva sempre quando si stava per abbandonare al sonno a sua volta.
- Ma tu senti questo. - rise a sua volta, accoccolandosi meglio e chiudendo gli occhi.
- Tooru? -
- Hum? -
- Sai cosa facciamo domani? -
- E’ una cosa porca? -
- No. -
- Allora non mi interessa. - scherzò, beccandosi uno scappellotto amorevole, per poi sollevarsi con il busto in appoggio sull'avambraccio a fargli capire che aveva tutta la sua attenzione. E vedere come il piumone gli scivolò giù dalla spalla in maniera così incoscientemente sensuale fece deglutire a vuoto Kuroo.
- Andiamo nel negozio Disney, quello gigante a sei piani che c’è ad Akihabara. - spiegò, ricomponendosi.
Tooru inarcò un sopracciglio perplesso mentre Kuroo aveva iniziato ad accarezzargli la rotondità della spalla.
- E cerchiamo un MuShu gigante. -
Come sgranò gli occhi sorpreso, Tooru. La dolcezza, l’attenzione, quel modo di Tetsurou di prendersi cura degli altri, di lui, lo avrebbe ucciso prima o poi.
Lentamente, e in quel suo modo naturale di muoversi sinuosamente, si ridistese, appoggiandogli le mani sul petto e posandovi poi il mento sopra, guardandolo.
- Ho già il mio peluche gigante e vivente da stritolare, che mi scalda nelle fredde notti di inverno. - continuando ad osservarlo con quello sguardo a volte così indecifrabile.
- Che c’è? – gli chiese dubbioso.
- Niente. – fu la replica di Oikawa, detta con quel suo sorriso che incurvava appena le labbra mentre scuoteva leggermente la testa, beccandosi un’occhiataccia di traverso da parte dell’altro che lo rapì in un abbraccio.
E Tooru si trovò costretto a ricordare che respirare è un atto che i polmoni compiono spontaneamente quando si sentì avvolgere in quella stretta così ben conosciuta.
Così calda. Così sicura…

Tooru non si considerava, come perfidamente sosteneva chi non lo conosceva, perfetto. Certo, il suo essere spigliato, come chi si sente oltremodo sicuro di sé, poteva far cadere in questo errore di valutazione; ma chi lo conosceva bene – ed erano poche le persone alle quali l’alzatore l’aveva permesso - sapeva perfettamente di come fin da piccolo si era sempre prefissato l’obiettivo di migliorarsi, non solo nella pallavolo. Per se stesso non per compiacere gli altri, andando sempre avanti, nel suo cammino, senza nessuna esitazione.
Di per contro, Tooru considerava Tetsurou – almeno dal suo punto di vista – praticamente perfetto. Il compagno ideale, schietto, diretto, sempre attento, altruista, generoso, cose - queste ultime tre - che Oikawa sapeva perfettamente che a lui invece non appartenevano. Aver trovato qualcuno che lo aveva accettato completamente per quello che era, con i suoi difetti, le sue manie era qualcosa di straordinario.

Ed il loro rapporto era perfetto proprio perché non era perfetto, da manuale, era un giusto equilibrio tra dare e ricevere, dove entrambi si erano sempre messi in gioco al cento per cento, donandosi, smussando alcune spigolosità del proprio carattere. Si erano innamorati inconsapevolmente ma avevano fatto proprio quel concetto che poi, per amarsi e continuare a farlo, erano fondamentali non solo il ridere insieme, il godere delle piccole cose, ma erano necessarie anche le piccole incazzature, le incomprensioni iniziali che ti permettevano di conoscerti meglio e due come loro si erano sempre messi in gioco in modo diretto e onesto. Erano due che si bastavano egregiamente da soli e quindi, proprio per questo, nel loro rapporto si erano generosamente dati totalmente e in modo incondizionato, senza paura di perdere se stessi. Senza riserve. 

- Neko-chan sai di buono, lo sai? - emise un piccolo sospiro soddisfatto prima di continuar a parlare - Tu trasformi la mia vita in un piccolo, meraviglioso, capolavoro ogni giorno. -
- T-Tooru, c-cosa? -
- Notte Gattaccio. - non ripeté, ovviamente, ghindando beffardo e limitandosi ad accoccolarsi meglio su di lui.
- Mah… - cercò di replicare pur sapendo di aver già perso in partenza.
Era sempre così: Oikawa se ne usciva con quelle sparate completamente spiazzanti e sublimi quando meno se lo aspettava. E che lo emozionavano in modo assurdo.


 

BOKUAKA’S HOME  * si teletrasporta magicamente e spia anche qui, con occhi a cuore*

 

Dopo essersi assicurati che Mia si fosse beatamente addormentata – e Bokuto si era abbassato a controllare all’incirca un migliaio di volte che la bambina stesse continuando a respirare – si diressero verso la loro camera, ed ora se ne stava felicemente accoccolati.
Ogni sera andava così, se ne stavano in silenzio, a coccolarsi, con Koutarou che lo abbracciava da dietro, stringendolo tra le braccia. Anche per uno casinista come Bokuto il silenzio con Akaashi non gli era mai pesato, perché davvero valeva più di mille parole.
Se ne stavo dolcemente scivolando nel sonno a loro volta quando nel silenzio del cuore della notte ecco una vocina...
- ‘esci? ‘esci? -
Rispalancarono gli occhi all’unisono, mettendosi sull’attenti. Non era un tono disperato ma un sussurro tranquillo.
Keiji si fece per mettere seduto ma Koutarou lo fermò.
- Stai qui al calduccio amore, vado io. - già balzato fuori dal letto, posandogli un bacio sulla guancia che fece sorridere teneramente Akaashi.
- Portala qui, Kou. - gli disse, sollevandosi comunque, richiamandolo quando era già sulla soglia della porta.
- ‘kaashi lo sai che mia sorella non vuole che prenda questa abitudine. - ci provò a non cedere.
- Amore, è solo per questa notte. È in una casa che ha visto poche volte, senza i suoi genitori. -
Stavamo dicendo che Bokuto cercò di non cedere a Keiji, al suo tono, a quel sorriso dolce appena accennato, ai suoi spettacolari occhi che nella penombra della stanza brillavano ancora di più? Ecco, missione fallita nel giro di zero due.
- Ci parlo io con tua sorella in caso. -
Ovviamente tutti, tutti!, nella famiglia di Koutarou adoravano Keiji. E fin dalla prima volta in cui quel ragazzo educato, posato, cortese, meraviglioso aveva varcato la soglia di casa. Quindi era una battaglia già vinta in partenza.
E Kou con una unica falcata ritornò verso il letto, si abbassò prendendogli il volto tra le mani, baciandolo. E le braccia di Keiji gli circondarono di rimando la schiena.
- Ti amo… - prima di scappare nuovamente perché Mia stava continuando a reclamare. E beccandosi lo spigolo del comodino sul piede.
- Porc’! -
- Amore? -
- E’ ok… è ok… - zoppicando fino alla stanza a fianco e Akaashi soffocò una risata. Bokuto era sempre il solito tornando, mai fermo, pensò mentre si metteva nuovamente disteso, ascoltandoli.

- ‘ou? No gioco. -
Era fantastico come Mia avesse già fatto le sue associazioni: Keiji voleva dire coccole, Koutarou significava che era arrivato il momento di giocare.
- ‘esci? -
- No piccola, lo zio Keiji è di là che ci aspetta. - sollevandola dal lettino di fortuna che le avevano imbastito per quella notte, con estrema cura, recuperando anche la copertina perché in quel breve tragitto non prendesse freddo.
E la bambina piegò la testolina di lato, fissandolo interrogativa.
- Andiamo nel lettone. - e come le si illuminarono gli occhi – Però questo deve restare un segreto tra me e te, ok? -
- ‘eto. -
- Sì, segreto. - ridacchiando piano e stringendosela al petto.
- Eccoci! -
- Eccovi qui. - sollevando il piumone, per farli scivolare dentro a quel tepore, Koutarou la adagiò con la stessa delicatezza con la quale l’aveva sollevata. Stava per infilarsi a sua volta sotto il caldo piumone quando…
- ‘usciu. -
- Seh, MuShu giusto… Sia mai che soffra di solitudine. - replicò sconsolato e rifacendo il tragitto inverso e di nuovo Keiji soffocò una risata per non offenderlo. Era semplicemente adorabile.
Sistemò per bene il piumone sopra a Mia, mentre lei lo fissava con sguardo adorante. Ovviamente Keiji aveva conquistato già anche lei da tempo immemore. E lui le rimandò lo sguardo, carezzandogli lieve il profilo del naso.
- Eccomi! - giusto in tempo per assistere a quel quadretto. Che lo uccise all’instante per la dolcezza, prendendo poi finalmente posto a sua volta sotto a quel confortante calore, dall’altro lato di Mia, sporgendosi sopra di lei per posare un lieve bacio sulle labbra del proprio compagno. E come li fissò per benino lei, spostando lo sguardo ora sull’uno, ora sull’altro.
- ‘eto? - chiese.
- No piccola – rispose dolcemente Koutarou – non è un segreto che gli zii si vogliono tanto bene. -
- Kou… - un lieve mormorio, carezzandogli lieve una guancia, sospirando piano. Cosa che fece anche Mia, stringendosi MuShu addosso. Chiusero gli occhi tutti e tre contemporaneamente ma Keiji sentì chiaramente Koutarou agitarsi inquieto.
- Ahhh, non riesco a non tenerti tra le mie braccia, Keiji. -
- Eh? - riaprendo gli occhi, basito e lo vide scivolare di nuovo fuori dalle coperte, fare il giro del letto e acquietarsi dietro di lui, stringendolo forte e affondando il naso tra i suoi capelli.
- Ecco, così riesco ad abbracciarvi tutti e due. - tutto felice e contento.
- Ma… amore! - scoppiando a ridere e girando il volto a ricercarne di nuovo le labbra, strofinandogli poi piano la punta del naso sulla guancia.
- Ha già preso sonno, eh? -
- Sì, proprio come te. Caduta come una pera cotta. -
- ‘kaashi! - ma divertito, mettendosi bello comodo.

Fece silenzio per un po' ma poi – inevitabilmente – anche per loro arrivò la fatidica domanda.
- ‘kaashi, tu lo vorrest… -
- No! - non gli fece nemmeno finir di formular l’interrogativo, rispondendo placido ma fermo, con gli occhi chiusi. Il tono come sempre era gentile ma conteneva la sua solita determinazione che non ammetteva repliche.
- Ma… come? - replicò Bokuto perplesso – Con Mia sei semplicemente perfetto. E amorevole. -
- Perché non è nostra. Domani ritornerà dai suoi genitori e la mia vita, la nostra vita, i nostri ritmi non verranno in nessun modo stravolti. - proseguì sempre con quella placidità. - Tu? Lo vorresti? - chiese a sua volta, aprendo gli occhi ora. Attento.
- Hum… non ci ho mai pensato sinceramente… adesso come adesso no… non ne sento il desiderio… - rispose.
- Se mai ti venisse il desiderio di adottarne uno me ne parleresti per favore? -
- Ma se tu hai detto che non ne vuoi… -
- Kou – accarezzandogli il braccio – siamo una coppia, è giusto discuterne insieme. Potrei cambiare idea un giorno. Poi per il momento ho già il mio bambinone gigante del quale prendermi cura. -
- Ehy! - ma non si era minimamente offeso, pizzicandogli un fianco, cosa che fece urlettare l’altro.
- Shhh! - lo ammonì divertito il pallavolista, per poi stringerlo di nuovo ed iniziare a bersagliargli la nuca di bacini per poi mettersi tranquillo. Almeno per trenta secondi.
- Keiji? -
- Sì amore? - sempre infinitamente paziente.
- Pensi che tra il Bro e Oikawa sia tutto ok? -
- Te ne sei reso accorto anche tu, eh? -
- Hum, sì… -
- Io sono certo che sia tutto a posto. Sono due diretti e schietti, sicuramente staranno parlando di questa cosa, non ti preoccupare. - intrecciando le loro mani sul petto di Mia.
- Kou? -
- Sì? -
- E se Mia durante la notte dovesse rotolare giù dal letto? - si rese conto solo in quel momento.
- Rotolare giù dal letto come? -
- Rotolando. -
- Ma grazie guarda, per fortuna che me l’hai spiegato… - lo schernì – Perché dovrebbe rotolare? -
- Magari perché non sta ferma. -
- Nahhh, ti assicuro che è come me, quando dorme è uno stoccafisso. Dormi Keiji, è tutto ok. -
- Kou? -
- Eh? - Bokuto indubbiamente non aveva la pazienza del suo compagno.
- E se si soffoca contro MuShu? -
- ‘kaashi, dorme con MuShu da quando è nata e glielo abbiamo regalato noi due, perché dovrebbe soffocarsi proprio questa notte? -
- Scusa, hai ragione. - si schernì a sua volta per le sue preoccupazioni assurde e immotivate, stringendogli forte la mano.
- Amore, sono io tra i due quello irrazionale e nonsense. - lo prese amorevolmente in giro, strofinandogli piano la punta del naso sulla nuca, e lo sentì ridacchiare.
- È vero, come nelle migliori coppie, sto prendendo i tuoi peggiori difetti. - continuò nello scherzo, rilassandosi sempre di più.
- Beh, d’altra parte eri già praticamente perfetto, quindi più di così. - ed ora c’era solo serietà nelle parole.
- Ma amore! Non è vero. - ma un piccolo grugnito di protesta da parte dell’altro lo fece desistere nel continuare a negare – E sentiamo, tu quali difetti staresti prendendo da me? -
Silenzio.
Keiji sorrise, come ogni sera Koutarou prendeva il sonno a tempi di record. L’attimo prima stava parlando e l’istante immediatamente successivo ecco che già ronfava beato. Quanto lo poteva amare?
- Si è addormentato. – bisbigliò sorridendo teneramente, girando ancora una volta il visto per potergli poggiare un leggero bacio sulle labbra. E quel gesto fece spuntare un sorriso sul volto di Bokuto.
- Buonanotte. – mormorò Akaashi, rilassandosi completamente e sentendo come l’altro, nell’incoscienza del sonno, lo strinse ancora di più a sé.
Come sempre e comunque era lui ad avere un maledetto bisogno di sentirsi rassicurato dalla presenza e dalla vicinanza del suo adorato amore.

 

FINE

 

 

Rileggendola – per la 350milionesima volta – mi son resa conto che ho messo all’interno della narrazione dei fatti o delle abitudini che ho raccontato in altre ff KuroOi e BokuAka, un po' come se ci fosse una sorta di storia orizzontale che prosegue. Vabbè, dettagli. Forse…

Ovviamente sono io quella che adora MuShu e Mulan.

E niente, ormai per me è Natale da tre settimane e la mia testa continua a partorire idee natalizie su idee natalizie. E le fanart non aiutano^^ anzi, aiutano tantissimo per far partorir idee ma non aiutano la mia – già labile – sanità mentale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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