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Autore: Asmodeus    07/12/2020    2 recensioni
Scritta per il compleanno di Soul Dolmayan!♥
Kidfic su un "primo incontro" alternativo tra Martino e Niccolò ancora bambini, durante una giornata al parco in seguito a una grande nevicata.
[Dal testo:] Martino raccoglie un altro pugno di neve tra le manine, e rabbrividisce nel sentire il freddo che gli raggiunge le dita nonostante indossi i suoi bei guantini blu. Poi pigia per bene la neve tra le mani, e quando le riapre ecco una nuova piccola sfera pronta per essere lanciata addosso a qualcuno.
«Ehi tu!», esclama una voce sconosciuta alle sue spalle.
Martino sobbalza, poi si volta incuriosito.
Dietro di lui c’è una figura imbacuccata come se fossero al polo nord invece che a Roma: indossa un lungo giubbotto blu più grande del dovuto, una sciarpona azzurra e una pesante cuffia di lana anch’essa azzurra. Che sia stata lei a parlare?
«Ehi! Vieni a darmi una mano, per favore?», ripete la vocina sconosciuta, emergendo dalla pesante sciarpa che gli copre quasi completamente il volto e lascia liberi solo gli occhi.

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Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Martino Rametta, Niccolò Fares
Note: Kidfic | Avvertimenti: nessuno
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Il bambino-giubbotto


«Ancora cinque minuti Marti, poi andiamo a casa anche noi, ok?»
Martino fa un cenno con la testa alla mamma, senza guardarla, e continua a preparare tante piccole palle di neve nel grosso prato.
Giovanni è già andato via con la sua mamma e lui non sa contro chi lanciarle ora, ma si impegna comunque a compattare la neve in tante piccole sfere che poi appoggia a terra. Potrebbe lanciarle per giocare con sua madre, ma lei ora sta parlando con una vecchina che ha incrociato al parco e si arrabbierebbe sicuramente; e poi giocare coi grandi è anche noioso, si stancano subito!
Martino raccoglie un altro pugno di neve tra le manine, e rabbrividisce nel sentire il freddo che gli raggiunge le dita nonostante indossi i suoi bei guantini blu. Poi pigia per bene la neve tra le mani, e quando le riapre ecco una nuova piccola sfera pronta per essere lanciata addosso a qualcuno.
«Ehi tu!», esclama una voce sconosciuta alle sue spalle.
Martino sobbalza, poi si volta incuriosito.
Dietro di lui c’è una figura imbacuccata come se fossero al polo nord invece che a Roma: indossa un lungo giubbotto blu più grande del dovuto, una sciarpona azzurra e una pesante cuffia di lana anch’essa azzurra. Che sia stata lei a parlare?
«Ehi! Vieni a darmi una mano, per favore?», ripete la vocina sconosciuta, emergendo dalla pesante sciarpa che gli copre quasi completamente il volto e lascia liberi solo gli occhi.
Il bambino imbacuccato sta spingendo una grossa palla di neve sull’enorme prato, e punta in direzione di un’altra gigantesca palla di neve a pochi passi da lui.
«Dici con me?» chiede Martino, alzandosi in piedi e sbattendo le manine tra loro per far cadere la neve appiccicata ai suoi guanti.
La sciarpona-bambino annuisce vigorosamente: «Certo! Puoi aiutarmi? Devo fare una cosa difficile e non so se ci riesco da solo…»
Martino annuisce, poi trotterella verso quel giubbotto blu fuori misura sollevando piccoli cumuletti di neve al suo passaggio.
«Arrivo!» grida al bimbo-giubbotto, mentre l’altro finisce di spingere la grande palla di neve contro la sua compagna gigante. «Cosa devi fare?»
Il bambino imbacuccato è giunto anch’esso a destinazione, e si raddrizza per fissare pensieroso le due palle di neve giganti davanti a lui. Si volta poi verso di lui e lo fissa con un sorriso emozionato ma anche un po’ timoroso negli occhi di un verde molto particolare, quasi marrone.
«Voglio mettere questa qui…» annuncia, indicando la palla di neve più grande, «sopra questa qui!».
Martino fissa la manina guantata dell’altro bambino, che ora indica la palla di neve più piccola, poi esclama contento: «Vuoi fare un pupazzo di neve quindi!»
«Sì, esatto!» conferma l’altro raggiante.
«Però» domanda Martino dubbioso, mentre nuvolette di vapore gli escono dalla bocca, «non devi mettere quella più grossa di sotto?»
L’altro bambino lo squadra con lo sguardo di chi la sa lunga. «Quelli sono i pupazzi di neve normali, e sono facili da fare!»
Lui piega allora la testa, piena di domande: «E tu cosa vuoi fare allora?»
«Ma un pupazzo di neve col pancione, è ovvio!» esclama il bambino imbacuccato, allargando le braccia a mimare la grossa pancia che vuole dare al suo pupazzo.
«Fiiiiigo!» urla Martino, «fai il pupazzo di neve di Babbo Natale allora!»
«Esatto!» grida per confermare l’altro bambino, e Martino capisce che sta sorridendo dietro quella sciarpona perché quegli occhietti di un verde strano sembrano illuminarsi come lucine di Natale.
Si buttano entrambi sulla palla di neve più grossa: è così grande che lui non riesce quasi ad abbracciarla, e anche l’altro bambino fa fatica nel prenderla ai lati nonostante sia un po’ più grande di lui.
Il bambino-giubbotto si piega per prenderla dal basso, mentre lui la afferra più in alto e prova a tirarla su con tutte le sue forze: in un qualche modo, la grossa sfera nevosa sembra alzarsi per poco da terra, ed entrambi salutano il successo con grida entusiaste.
«Ce la facciamo! Ce la facciamo!» urla l’altro bambino, mentre Martino tira ancora con più tenacia e… la grossa sfera di neve compatta cede, spaccandosi in due!
Martino è colto di sorpresa, e scivola all’indietro trascinato in parte dai suoi sforzi per tirare verso l’altro e in parte perché spinto dalla sfera di neve sollevata dal bambino-giubbotto.
Si rovescia quindi all’indietro, cadendo di schiena e battendo il culetto sulla neve fresca, mentre parte della grossa sfera innevata gli cadono addosso e lo ricoprono parzialmente di milioni di microscopici cristalli congelati.
«Aaaaah! Ti sei fatto male?» urla l’altro ragazzino, correndogli subito appresso e togliendogli un po’ di neve di dosso.
Martino è coperto da capo a piedi di neve gelida, e sente che ne è entrata un bel po’ anche sotto la sua sciarpina e forse fin dentro al piccolo giubbottino; eppure, nonostante il freddo e lo spavento, scoppia a ridere di gusto.
«No no, sto bene! Aiutami a rialzarmi!» ridacchia, la cuffia che gli cade dalla testa mentre cerca di pulirsi la faccia dalla neve. L’altro bambino si mette a ridere anche lui mentre lo aiuta a rialzarsi e a togliersi tutta quella neve di dosso.
«Ti è caduta la cuffia» esclama poi, e la raccoglie da terra per poi lanciargliela addosso ancora tutta piena di neve. Il gesto è carino di per sé, ma la cuffia innevata è come una grossa palla di neve e lana fuse insieme, e colpisce Martino sul petto sporcandolo ancora di più di fiocchi bianchi e gelati.
«Ehi! Così non vale, traditore!» reagisce lui sorpreso, e si abbassa per preparare velocemente una palla di neve che lancia poi addosso all’altro bambino per vendicarsi.
Lo colpisce per sbaglio in piena faccia, ma la cuffia e la sciarpona proteggono il volto dell’altro dall’impatto della neve.
«Ahia! Questo non vale, non si lancia in faccia!» si lamenta il bambino-giubbotto, e mentre si pulisce la faccia anche la sua cuffia cade in terra e la sciarpona azzurra si srotola, rivelando finalmente il suo viso.
Ha dei capelli molto scuri, sparati un po’ in tutte le direzioni e molto diversi dalle soffici ciocche ramate di Martino; anche il viso è molto più affilato e lungo, e ha un sorriso molto particolare, che lui non ha mai visto addosso a nessun altro bambino.
Il bambino-giubbotto, comunque, non cincischia più di tanto: anzi, riparte subito all’attacco e, velocissimo, prepara una nuova palla di neve da lanciare addosso a Martino.
Cominciano così una vera e propria battaglia di palle di neve, l’idea del pupazzo grasso abbandonata del tutto, e il grande prato si riempie delle loro urla divertite e delle loro corse.
Martino schiva quasi tutte le palle lanciate dal suo nemico, che ha una mira abbastanza imprecisa nonostante sia velocissimo a produrre nuove palle di neve con cui colpirlo; lui invece è decisamente più lento, e gli tocca ricorrere alle munizioni preparate in precedenza per giocare con Giovanni per resistere all’assalto del morettino.
Gli piacerebbe anzi che ci fosse pure Giovanni con lui, per poter combattere due contro uno contro il nuovo arrivato: sarebbe sleale, sì, ma il suo nemico è palesemente più grande di lui – ora se ne è accorto – e questo compenserebbe il suo svantaggio fisico.
Vorrebbe continuare a giocare col nuovo bambino per tutto il giorno, ma una voce femminile irrompe nel campo di battaglia.
«Marti! Amore è tardissimo, dobbiamo andare!»
Sua madre sta correndo nel prato verso di lui, uno sguardo un po’ preoccupato addosso. In un attimo è di fianco a lui, e raccoglie da terra la cuffia piena di neve e la sua sciarpina scura anch’essa zeppa di cristalli ghiacciati. Guarda gli indumenti sconsolata, poi gli sistema il giubbotto che si è mezzo aperto e lo prende per mano.
«Hai trovato un nuovo amichetto con cui giocare alla fine, eh? Ma ora salutalo, che andiamo!»
Martino prova a fare un po’ di resistenza, e sta per cominciare a lamentarsi con la mamma, quando vede un’altra signora entrare nel prato e dirigersi verso il suo nuovo amico.
È tutta ben vestita e coperta dalla testa ai piedi, e corre verso l’altro ragazzino con fare molto preoccupato. Dev’essere la sua mamma, perché non appena arriva a tiro del moretto ne raccoglie la sciarpa e la cuffia cadute a terra nella foga della battaglia. Poi lo afferra per un braccio, e sembra sgridarlo per essersi sporcato tutto con la neve.
Sua madre lo tira leggermente, per fargli capire che è ora di andare e lasciare per conto loro il suo nuovo amico e la madre; abbozza però un saluto con la mano rivolta verso l’altro bimbo, che ora sta facendo i capricci con la mamma, e Martino la imita.
«Ciao, ci vediamo presto!» urla, rivolto a quel nuovo amico di cui non sa nemmeno il nome.
Il bambino-giubbotto sembra riprendersi per un attimo, e mentre la madre si volta verso di loro, si sbraccia con forza per salutarlo.
«Ciao! Grazie per l’aiuto, sei un grande!» urla sorridendo felice il moretto, e riempiendo il cuore di Martino di felicità.
«Come si chiama il tuo nuovo amico?» gli chiede dopo un po’ la mamma, mentre sono quasi arrivati alla macchina. «Avete fatto amicizia subito, sei stato bravo Marti!»
Martino solleva la testolina rossa verso di lei, lo sguardo un po’ deluso perché si accorge solo in quell’istante di non conoscere il nome dell’altro.
«Non lo so» ammette sconsolato. «Non ci siamo presentati…»
La mamma fa la faccia sorpresa, ma gli stringe la manina in segno d’approvazione.
«Beh, non fa niente dai. L’importante è che vi siate divertiti insieme, non è vero?»
Martino non sa se è proprio convinto di questo, ma il sorriso della mamma gli fa capire che dovrebbe esserlo.
«Sì ma… come faccio a giocarci di nuovo insieme se non so come si chiama?» chiede, un po’ preoccupato. «Dici che lo rivedo ancora?»
La mamma si ferma, poi si accovaccia per essere alla sua altezza e guardarlo bene negli occhi.
«Amore, sono sicura che lo rivedrai ancora. Sei stato molto bene con lui, e le persone con cui stiamo bene trovano sempre il modo per tornare da noi!»
La mamma gli accarezza la guancia infreddolita e bella arrossata, mentre lui sorride un po’ più convinto ora.
«Secondo me stai morendo di freddo tu, vero?» aggiunge poi, e Martino annuisce battendo i dentini. Ha cominciato a tirare un po’ di vento freddo, e senza cuffia e sciarpina effettivamente si gela.
«Che ne dici se prima di andare a casa ci prendiamo una bella cioccolata calda al barettino qui sotto? Così ti scaldi per bene?» propone alla fine la mamma, mentre lui comincia a urlare e saltellare, di nuovo al settimo cielo.

[1770 w.]


🦒☃️🦒

[Prompt 41. "Vieni a darmi una mano!"]

Buonasera a tutti, e benvenuti in un'altra clip su Martino e Niccolò, ma stavolta... ancora bimbi! Lo so, ufficialmente Martino e Niccolò non si sono mai visti prima dell'ottobre 2018, ma chi mi vieta di pensare che si possano essere incontrati da molto piccoli, in un'occasione particolare come una nevicata a Roma, dimenticandosi poi l'uno dell'altro? ^^

In questi ultimi giorni da me è nevicato, e avevo troppo voglia di scrivere una storia in cui ci fosse una battaglia a palle di neve o la costruzione di un pupazzo di neve! E un po' per il fatto che sono contornato da bambini tutto il giorno al lavoro, avevo anche voglia di scrivere una kidfic! La voglia di scrivere sui MartiNico è sempre presente, e se aggiungiamo a tutto ciò il compleanno di Soul Dolmayan di due giorni fa... ecco il mix perfetto per questa storiella qui! Perché sì, Soul, questa storia è tutta per te, un piccolo pensiero di compleanno che spero tu possa apprezzare nonostante il mio ritardo ^^" (ma come ben sai, o io arrivo proprio all'ultimo minuto o anche oltre le scadenze o non sono io XD) Quindi... BUON COMPLEANNO SOUL!!!!! XD

Un enorme grazie a tutti voi che avete letto fin qui, un grosso abbraccio supplementare a Soul, e a presto! :)

   
 
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