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Autore: musa07    09/12/2020    5 recensioni
"Koutarou aveva deciso che quello sarebbe stato il gran giorno.
Pur essendo uno che agiva d’istinto, sull’onda dell’emozione del momento, aveva pianificato quel giorno da una settimana.
Si sarebbe dichiarato ad Akaashi [...]
Secondo perché era il giorno della vigilia di Natale [...] Ergo, era il giorno più che perfetto.
Quello che non era perfetto, era che non aveva la più pallida idea di come e da dove iniziare a dichiararsi all’altro [...]"
Di come Koutarou si dichiarò a Keiji *sparge cuori*
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come li faccio io i salti temporali
tra una mia storia ed un’altra,

Back to the Future #levate proprio.

La os è ambienta nel Dicembre
del primo anno di liceo per Akaashilove
e del secondo anno per Kou.

 


 

È non perdersi la vera favola”
 

 

TOKYO – 24 DICEMBRE


Koutarou aveva deciso che quello sarebbe stato il gran giorno.
Pur essendo uno che agiva d’istinto, sull’onda dell’emozione del momento, aveva pianificato quel giorno da una settimana.
Si sarebbe dichiarato ad Akaashi.

Primo perché era l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze invernali e quindi, di conseguenza, anche le varie attività dei club scolastici sarebbero state sospese, questo voleva dire che non avrebbe visto Akaashi per ben dieci giorni. E non poteva assolutamente correre il rischio che in quei dieci giorni qualcuno o qualcuna si facesse avanti prima di lui approfittando della magia delle feste. Chi? Beh, tipo chiunque! Perché tutti volevano e amavano Keiji, non avrebbe potuto esser altrimenti, quindi lui non poteva assolutamente permettere che glielo portassero via.
Secondo perché era il giorno della vigilia di Natale. E si sa: in Giappone la vigilia e il giorno di Natale stesso erano vissuti più come una giornata da passare con il proprio innamorato, come una sorta di secondo San Valentino. Ergo, era il giorno più che perfetto.

Quello che non era perfetto, era che non aveva la più pallida idea di come e da dove iniziare a dichiararsi all’altro.

Stavano camminando fianco a fianco, facendo il giro largo, percorrendo quella stradina che prima era un binario dei treni, ora in disuso, ai cui lati ora si stagliavano degli alberi e tutta una serie di villette residenziali.
Koutarou sapeva che quella stradina silenziosa e piena di alberi piaceva tantissimo ad Akaashi. Perché era un tripudio di colori in ogni stagione.
Un’esplosione gentile di rosa delicato in primavera, una vera gioia per l’anima.
Di un verde brillante in estate, e quale sollievo era non appena ci si riusciva a riparare e trovare frescura sotto a quelle chiome quando il sole picchiava senza pietà, era un vero e proprio riparo per gli occhi.
Koutarou però sapeva che la stagione che Keiji adorava era l’autunno, Settembre in particolar modo.

- È perché ci sono nato io? - gli aveva chiesto una volta, tutto pomposo e con quella sua meravigliosa candidezza spudorata.
- Anche. - era stata la risposta sibillina di Akaashi, proferita con quel suo tono sempre gentile ma fermo e con quel suo lieve sorriso. E a lui era caduta la mascella a terra, spiazzato non in sé dalla risposta ma dal tono, dal modo, da quel sorriso.
Lui l’aveva detto – più o meno – per scherzo, ma la risposta di Keiji gli aveva aggrovigliato il cervello per settimane, continuando a gironzolargli per la mente. Aveva ben capito, e da tempo, che a lui, quel ragazzo semplicemente perfetto, piaceva. E tanto anche. Si era fatto problemi per il fatto che fosse un ragazzo anche lui? Assolutamente no! L’affetto, il bene, l’amore, non sono cose che si possono controllare; molto semplicemente lui la vedeva così: se era un sentimento che ti faceva stare bene, sentir vivo, che ti rendeva felice, non poteva essere in alcun modo qualcosa di sbagliato.

Si diceva, quindi, che la stagione che Keiji amava più di tutte era l’autunno, e passare sotto a quegli alberi nel momento in cui la stagione più gentile e delicata dell’anno li colorava, era qualcosa di magico. L’aveva visto, Bokuto, come ogni giorno - quando alla mattina andavano a scuola o quando rientravano al pomeriggio dopo gli allenamenti – l’alzatore se ne stava con il naso all’insù, ad ammirare quella tavolozza di caldi colori quali erano gli alberi.
E lui, invece, si era perso ad ammirare il profilo dell’altro. Ed innamorarsi di lui una volta di più.

Ovviamente, quegli alberi, le villette ai lati della strada, stavano dando il meglio di sé anche a Dicembre, perché erano tutte addobbate a festa. Ed era lui che osservava rapito gli addobbi luccicanti alle finestre delle case, sugli alberi nei giardini e sorrideva felice. E non si accorgeva di come ora fosse Keiji a rapire l’immagine del suo profilo, del suo sorriso che sempre scaldava.
A lui Natale piaceva un sacco. Gli dava un senso di pace e tranquillità e lo rendeva ancora più frizzante di quello che già era di suo.
Era anche per questo che aveva scelto il giorno della vigilia di Natale per dichiararsi ad Akaashi. Dichiararsi a lui, e magari sentirsi ricambiare, avrebbe reso il Natale ancora più speciale quell’anno. Nella sua testa, inoltre, quello era il suo personale regalo per Keiji. Chissà se questi l’avrebbe gradito…
Non che si aspettasse di esser ricambiato. Ovvio ci sperava, ma Akaashi poteva veramente avere chiunque volesse. E si chiedeva, infatti, come mai quest’ultimo avesse rifiutato – sempre in modo gentile e delizioso – tutte le ragazze, anche del terzo anno, che gli si erano dichiarate. Se solo Bokuto avesse saputo perché…

Il problema era che anche già il solo dichiararsi, e sopravvivere abbastanza per poterlo raccontare e non fare un infarto dall’emozione nel mentre, si stava rivelando un’impresa a dir poco titanica.
Miseriaccia, perché lui non era proprio per niente bravo con le parole? Non aveva problemi ad esser schietto e diretto, ma – d’altra parte – poteva essere proprio questo il problema! Perché lui sarebbe andato giù diretto, come un treno in corsa. Ma questo avrebbe implicato letteralmente terrorizzare Akaashi. Per fortuna che, almeno per il momento, aveva dato ascolto al suo Bro e stava cercando di far tesoro dei suoi consigli.

“Sii te stesso.”
“Anzi, no! Frena ti prego. Sii te stesso in parte”

Bro, non mi sei molto d’aiuto, eh! Come faccio ad esser me stesso solo in parte?”

Che va bene esser schietto. Ma sii anche delicato ti prego.”

Delicato come chi? Fammi un esempio.”

Come Akaashi tipo?”

Kuroo, grazie tante, oh! Qualcuno di un po' meno difficile?”

Potrei dirti me, ma non voglio complicarti troppo le cose lmao”

Scemo lol”

E doveva sbrigarsi anche, maledizione! Perché la casa di Konoha – dove tutta la squadra era stata invitata quel pomeriggio per scambiarsi gli auguri e mangiare la tradizionale torta di panna e fragole – si stava pericolosamente avvicinando.
Certo, non era ancora psicologicamente pronto, né tanto meno si era preparato nessun discorso ma d’altra parte lui era uno portato all’azione. Fatto sta che, in ogni caso, le parole proprio non ne volevano sapere di uscire dalla sua bocca mentre nella sua testa c’era un fermento senza eguali, dove provava e riprovava l’incipit del discorso.
“Arghhhh! Così non va!” andò leggermente in fibrillazione, non trovando niente che lo soddisfacesse ma l’occasione di loro due da soli era così ghiotta che era dura farsela scappare perché da lì a cinque minuti, quando sarebbero stati a casa di Akinori, ci sarebbe stato un via-vai di gente tra i piedi.

La realtà era che tutti i suoi compagni del secondo e del terzo anno si erano palesemente resi conto di ciò che il loro Gufetto provava per il loro straordinario alzatore – dato che Koutarou era un libro aperto, ed erano più che certi che anche uno sveglio come Akaashi se ne fosse reso necessariamente conto - e quindi, mossi a magnanimità, avevano cercato in qualche modo di favorire i momenti in cui quei due restassero soli. Che Koutarou poi non fosse mai stato in grado di coglier la palla al balzo, questo era tutto un altro paio di maniche. Con enorme sconcerto e crescente frustrazione degli altri.

Era dura per uno come lui, schietto e diretto, non riuscire a spiaccicare parola alcuna, senza contare che non si era mai dichiarato a nessuno prima di allora, anche se di dichiarazioni ne aveva ovviamente ricevute, solo che per metà di queste non se n’era minimamente reso conto che lo fossero.
Ad ogni passo si riprometteva che non appena avrebbero raggiunto il tronco del prossimo albero, avrebbe cominciato a parlare. Il più era iniziare, poi il resto sarebbe venuto da sé, continuava a ripetersi.
Come si diceva poc'anzi, fosse stato per lui sarebbe andato subito al sodo, spiattellandogli lì un penso proprio di essermi innamorato di te, ma si rendeva conto che, forse, sarebbe stato abbastanza scioccante per il suo compagno.
Continuava a deglutire nervosamente, tacendo e non riuscendo in ogni caso ad intavolare nessun altro tipo di discussione, giusto per alleggerire la tensione.
Tensione percepita solo da lui dato che Keiji proseguiva a camminare tranquillamente – adorava camminare al fianco di Bokuto, perché era come un sole che lo scaldava e lo irradiava dentro e lo faceva stare bene. E quando aveva preso consapevolezza di questa cosa si era scoperto già totalmente, irrimediabilmente, incondizionatamente cotto di lui -, tuttavia stupito dall’insolito silenzio dell’altro tanto che, più di una volta, si voltò quel tanto che bastava per spiarlo di sottecchi a vedere se andasse tutto bene e il dubbio, l’incertezza che gli aveva letto negli occhi, gli erano bastati per capire che qualcosa preoccupava.
- Bokuto-san? -
E quale urlo cacciò Koutarou. Oddio, aveva già parlato senza rendersene conto e lo aveva scioccato?
- S-sì? - oh, no! E questa voce stridula e gracchiante da dove gli era saltata fuori?
- È tutto ok? - fermandosi e ponendosi di fronte a lui.
E quanto piaceva a Keiji essere quei tre centimetri in meno di lui. Ok, con il suo metro e ottanta passato poteva vantare una altezza di tutto rispetto, sopratutto per essere un alzatore, ma quei pochissimi cm di differenza gli facevano pensare che, se mai Bokuto si fosse finalmente deciso ad abbracciarlo, si sarebbe trovato completamente avvolto nella sua stretta e lui ne avrebbe trovato il rifugio perfetto, l’alcova ideale.

- C-certo! - scoppiando a ridere, in modo poco convincente però, per avvalorare la propria tesi.
“Oh, mamma mia! Di male in peggio!” pensò invece sconsolato mentre riprendevano il loro tragitto.
Continuarono a camminare silenziosamente fianco a fianco fino a quando l’attenzione di Koutarou fu attratta dalla mano di Keiji che si trovava incredibilmente vicino alla sua. Sarebbe semplicemente bastato allungarla di poco e le loro dita si sarebbero sfiorate. Lo schiacciatore sognò, sospirò, anelò di farlo e prese anche un grosso inspiro quell’attimo prima di tramutare i suoi pensieri in azione non riuscendo più a trattenere la voglia di entrare in contatto con l’altro, in un gesto così intimo com’era quello del prendersi per mano. Sarebbe bastato quello per fare capire ad Akaashi i suoi sentimenti senza bisogno di parlare? Si chiese, nel momento in cui – preso un altro grosso inspiro – allungò l’indice verso la mano dell’altro chiudendo gli occhi.
- Aka... - iniziò a parlare, ma quando sentì che la sua mano cercava il vuoto aprì gli occhi di colpo e, strabuzzandoli, lo vide che si era fermato poco più indietro a scrutare qualcosa. Gli fu a fianco in un istante e si mise ad osservare ciò che aveva rapito la sua attenzione. Si trattava dell’immagine intagliata in una piccola tavoletta di legno e posta a decorazione del tronco di uno dei ciliegi che si trovavano lungo la strada. E rappresentava due gufetti.
- Che carini! - esclamarono gioiosi all’unisono, scoppiando poi a ridere per averlo detto in contemporanea, dopo essersi lanciati una occhiata meravigliati, e Akaashi aveva infossato il viso nella sua sciarpa blu e gialla sempre ridendo, e lui l’aveva trovato a dir poco delizioso.
I loro volti erano ora ad una distanza così ravvicinata che sarebbe semplicemente bastato girare leggermente il volto per trovare le labbra di Keiji.
Koutarou valutò seriamente quell’ipotesi per più di un secondo. Moriva dalla voglia di farlo! E quante volte si era trattenuto. Non le contava neanche più. Invece si perse a fissare rapito gli occhi verdi dell’altro, il suo sorriso che ancora gli ornava le labbra. E fu proprio Akaashi a girare il viso verso di lui, per chiedergli di leggere cosa fosse scritto sotto, dato che senza gli occhiali da vista e con l’oscurità non è che vedesse tanto bene quei caratteri microscopici, ma quando si voltò e i loro occhi si incrociarono, la richiesta morì sulle labbra del setter tanta era stata la sorpresa di trovarsi il volto dell’altro così vicino. I suoi caldi occhi dorati che brillavano, talmente caldi e ardenti da poter sciogliere qualsiasi muro di ghiaccio, il suo respiro che si infrangeva sul proprio.
- B-Bokuto-san… - arrossendo vistosamente.
- Akaashi… Io… tu... – deglutendo a fatica e avvicinando il suo volto, sperando in chissà che miracolo. Speranza che s’infranse subito miseramente dato che si sentirono chiamare a gran voce.
Era Yukie, una delle loro manager. E Bokuto masticò tra i denti varie maledizioni cruciatus a suo danno, anche perché era più che certo che alla ragazza, il suo Keiji (sì, era già suo nella propria testa, ovviamente!), piacesse.
- C-cosa? - chiese flebile Akaashi, le labbra socchiuse, gli occhi che brillavano. Sì insomma: un vero e proprio attentato al cuore del povero Kou.
- Niente, lascia perdere. - si sforzò di sorridere quest'ultimo, mentre si cacciava le mani in tasca.
Inutile continuare dato che la loro manager ormai li aveva raggiunti ed ora, dopo averli presi sottobraccio ed essersi messa in mezzo, li esortava ad affrettarsi perché si moriva di freddo.

 

CASA KONOHA

In casa Konoha il caos regnava sovrano. Sembrava che la madre di Akinori dovesse sfamare un esercito intero e addobbare le case di tutto il vicinato, tante erano le decorazioni che ingombravano il salotto e gli stuzzichini sfiziosi sul tavolo imbandito.
Nelle allegre operazioni di addobbo del salotto Koutarou - ritrovata immediatamente la sua innata allegria, non era uno che si perdeva d’animo tanto facilmente - era ovviamente quello che faceva più casino di tutti, mentre addobbava le finestre insieme al padrone di casa e Sarukui.
Era felice di potersi dedicare in quella mansione che adorava tanto ma proprio non gli riusciva di staccare gli occhi di dosso a Keiji che stava sgrovigliando il filo di lucine, seduto a terra lì a fianco.
Nelle rare volte in cui non aveva gli occhi calamitati su di lui – impossibile non essere stregati dagli occhi verdi di Akaashi, ne era rimasto flashato fin dalla prima volta, tanto da aver subito denominato quel colore particolarissimo “color occhi di Akaashi” (sì, se ve lo state chiedendo, sono io ad aver coniato tale definizione. NdC) – era Keiji a rubare furtivamente la sua immagine.

Konoha e Sarukui osservando questa scena – che, puntuale, si ripeteva anche ad ogni allenamento – si lanciarono una rapida occhiata di sottecchi, buttando fuori rumorosamente l’aria dal naso. Niente, era palese che quel tonto del loro amico non si era riuscito a dichiarare nemmeno prima, nemmeno quando – con scuse assurde e salti acrobatici – erano riusciti a convincere tutta la squadra a muoversi da scuola non appena era suonata la campanella e avevano reso complice il loro capitano di dar il compito a Bokuto ed Akaashi di andar a controllare che nello spogliatoio le finestre fossero effettivamente chiuse. Tutto questo per farli tornar indietro da soli, per un lunghissimo pezzo di strada, talmente lungo che Bokuto oltre che a dichiararsi poteva anche già proporgli di sposarlo, decidere dove fare la luna di miele, il nome dei loro figli, e invece niente! Koutarou faceva casino per cento, parlava per mille ma quando aveva di fronte Keiji, aloha! Altro che nobile rapace notturno, un pulcino praticamente!
Qui urgeva una ulteriore spintarella, pensarono i due famigerati.
- Akaashi-kun? - iniziò Akinori gioviale, beccandosi un’occhiata in cagnesco da parte di Koutarou, che si trovava alle spalle di Keiji.
- Sì, Konoha-san? - alzandosi.
- Per favore, fuori, sul retro, ci son delle fascine di rami secchi, potresti andarle a prendere? Così possiamo accendere il caminetto. -
E l’occhiataccia di Bokuto si fece sempre più mortale, ma prima che anche a danno del povero Akinori venissero lanciate delle maledizioni senza ritorno, ecco che questi spostò lo sguardo proprio su di lui.
- Bokuto, potresti dargli una mano? - scandendo bene bene le parole, per fargli in realtà intendere “vedi che sia la volta buona!”
- A-ahh… ahhhh, ok ok. -

Ovviamente, nel momento stesso in cui furono di nuovo da soli e con quella spada di Damocle sulla testa, ecco che Koutarou ritornò ad esser nervosissimo. Tentava di nasconderlo ma per l’occhio attento di Keiji, sempre così accorto ed empatico, era praticamente impossibile non rendersi conto che c’era qualcosa che non andava.
- Bokuto-san, cosa c’è che non va? - chiese, con tono tranquillo. Non voleva esser lui la causa, aver fatto qualcosa che lo aveva ferito, sarebbe morto se Bokuto – per qualche non meglio precisato motivo – si fosse allontanato da lui. Perché per Keiji ormai Koutarou era come il sole. Era il suo sole.

1… 2… 3…
Sii te stesso ma in modo delicato, gli aveva detto Kuroo.
- Tu. - gli rispose.
Ok, era stato se stesso ma era un po' in dubbio in merito al fatto di esser stato delicato.
- I-io? - sgranò gli occhi verdi Keiji, balbettando confuso, perdendo tutto il suo naturale aplomb. Capperi, allora era davvero per qualcosa che aveva fatto. Sì, ma cosa? Si chiese, andando in fibrillazione.
- Sì, tu! – ripeté sempre più convinto e, afferratolo per un braccio, lo fece voltare verso di sé per poi attirarlo verso di lui.
E, sì: alla faccia della delicatezza! Kuroo si sarebbe di sicuro facepalmato sconsolato ma anche, al contempo, divertito.
Keiji aprì la bocca per dire qualcosa, ma non trovò parola alcuna tanta era stata la sorpresa della velocità di quell’azione e l’ultima cosa che vide prima di chiudere gli occhi furono quelli del suo compagno avvicinarsi a lui e sentì chiaramente le labbra di quest’ultimo appoggiarsi lievi sulle sue.
Nessuno dei due seppe dire se era il proprio o quello dell’altro, il cuore che sentivano martellare rabbiosamente. Sapevano solo che quella cosa li faceva sentire entrambi maledettamente vivi. Le labbra guizzavano su quelle dell’altro, timide e impacciate solo come possono esserlo in un primo bacio. Le dita di Bokuto si intrecciavano tra i capelli di Akaashi mentre quest’ultimo si aggrappava alla sua felpa convulsamente, quasi avesse paura di perdere se stesso nell’incanto di quel momento. Troppo inesperti tutti e due ma entrambi desiderosi di darsi l’uno all’altro, non sapevano bene come dar sfogo a quel bacio, sennonché fu l’istinto che li aiutò e quando chiusero le porte alla ragione, allora riuscirono a donarsi perfettamente al loro compagno.
Temendo di aver osato troppo, timidamente Bokuto pose fine a quel bacio. Aprì gli occhi lentamente, scrutando in quelli dell’altro la sua reazione. Keiji l’avrebbe ucciso, ne era certo. E il suo Bro anche, quando gli avrebbe raccontato di quanto ci era andato cauto e con i piedi di piombo… niente!
- Fallo ancora… Bokuto-san, fallo di nuovo… - lo pregò con un sussurro appena accennato incatenandogli gli occhi ai propri. E quale dolce e insperata sorpresa per Koutarou, che sgranò gli occhi incredulo.
- Ce n’è hai messo di tempo per deciderti! Mi chiedevo quando finalmente ti saresti deciso a far la prima mossa, eh Bokuto-san? – non gli riuscì proprio di non prenderlo bonariamente in giro, punzecchiarlo amorevolmente, sentendo come l’adrenalina gli pompasse nelle vene.
- EH?! 'kaashi non mi dire che anche tu… che io… sì, insomma… come dire… ti piaccio?! E non potevi dirmelo o farmelo capire prima invece di farmi patire le pene dell’infern… - ma fu interrotto dall’altro che lo prese per il bavero della felpa e lo attirò a sé.
- Baciami di nuovo, ti prego. – gli ordinò Akaashi.
E non poté che ubbidire.
E il secondo bacio andò indubbiamente meglio.

- Buon Natale. – gli sussurrò Keiji quando si staccarono e Koutarou lo strinse forte a sé, accarezzandogli i capelli e coccolandolo tra le sue braccia.
- Buon Natale… - mormorò dolcemente a sua volta.
Ognuno dei due, donando se stesso all’altro, aveva reso quel Natale speciale per il suo compagno.
Quel Natale e quelli a venire…

 

FINE

 

Io lo so che lo dico ogni volta, ma ‘sti due mi uccidono di dolcezza, fluff, aMMMore.
E il bello è che loro due sono così palesemente innamorati anche nella realtà del manga/anime - è inutile negarlo dai! - non solo nella mia mente, irrimediabilmente compromessa.
Dico solo che avrei dovuto finalmente scrivere la KageHina natalosa che gira nella mia mente – like squalo con musichetta incorporata – da giorni e invece TECCC: BokuAka. E BokuAka sia.

Grazie, grazie davvero!, a voi che siete arrivati alla fine di questo mio ennesimo delirio.
A presto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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