Disclaimer: I personaggi non mi appartengono,
Ma sono di proprietà dei rispettivi autori.
La storia è scritta senza fini di lucro.
A Irma, nella speranza di strapparle un sorriso.
Perché sei una persona speciale, Moony, sono orgogliosa di te e ti voglio un mondo di bene.
Just A Tattoo Of Us
La battuta poteva
sembrare scontata, ma Remus Lupin fiutava le
balzane idee di Sirius Black a miglia di distanza.
Nel
corso degli anni aveva scorto un modus operandi, uno
schema negli atteggiamenti e nelle abitudini dell'amico quando questi
cominciava a progettare uno scherzo.
Vero
è che c'erano scherzi e scherzi: si partiva dalla semplice
Caccabomba per poi
proseguire in una escalation di insensatezze, che passava per la
fattura illegale contro Bertram Aubrey -Lupin non riusciva a
dimenticare l'immagine della sua testa che si gonfiava e gonfiava e
gonfiava..- e si concludeva con la più becera, malsana, quasi letale
idea fosse mai passata nella mente canina di Black -Ossia, lanciare
l'esca a Severus perché li raggiungesse alla Stamberga
Strillante, lì,
proprio dove Remus si stava trasformando in una notte particolarmente
difficile.
Se Sirius avesse
anche solo osato avvicinarsi di nuovo ad una simile bassezza, Moony
lo avrebbe piantato in tronco senza pensarci due volte.
E tanti saluti.
Mentre attraversava
il ritratto della Signora Grassa, a Remus sovvenne di aver formulato
quel pensiero in maniera piuttosto ambigua.
Quando diceva
piantare in tronco, si auto-rettificò, non intendeva certo in
senso romantico. Si parlava di amicizia, chiaro.
Quindi, ecco, se
Sirius avesse anche solo osato avvicinarsi di nuovo ad una simile
bassezza, Moony non gli avrebbe più permesso di sbirciare il suo
compito di Pozioni da sopra la spalla, né di aggiustargli la
frangia, col rischio di far risaltare le cicatrici unghiate sul viso;
e neppure gli avrebbe assicurato un posto sotto al letto, quando
fuori pioveva e l'acqua si abbatteva a scrosciate sulle finestre e
Black scivolava accanto a lui e si guardava intorno per assicurarsi
che James parlasse nel sonno e Peter sbavasse sul cuscino e
incastrava un piede tra le caviglie di Remus e con la punta
dell'altro gli sfiorava la piante ruvide e gli strofinava la fronte
contro il petto e poggiava l'orecchio al suo cuore e con il braccio
gli circondava la vita e...Beh, lo avrebbe piantato in tronco
eccetera eccetera.
Avete capito, no?
Comunque, il primo
sospetto gli balzò alla mente in Sala Comune.
Lily Evans sedeva
con le ginocchia raccolte sulla poltrona, i piedi che dondolavano
oltre il bordo, un libro di Difesa Contro le Arti Oscure poggiato
sulle gambe.
“Se stai cercando
Sirius.” gli disse, a mo' di saluto e senza alzare la testa “Non
c'è.”
“Non sto cercando
Sirius.”
La ragazza inarcò
le sopracciglia e roteò gli occhi al cielo, un gesto che Lupin trovò
piuttosto irritante e che James avrebbe definito, oh, incredibilmente
delizioso.
“D'accordo, hai
vinto, dov'è?”
“In biblioteca.”
“Oh, cielo. A
quale libro vuole dare fuoco questa volta?”
“Non è andato lì
per fare l'idiota.” replicò allora Lily e voltò la pagina a punta
di dita, sollevando il capo “Ma per studiare.”
Per Remus fu come
sentire l'alito freddo del Gramo infilarglisi dentro i pantaloni.
***
“Stai studiando?
Perché stai studiando? Da quando in qua studi?”
Domanda più che
lecita, visto la maniera folkloristica in cui Sirius Black era solito
assicurarsi la media scolastica: una penna d'oca che dondolava tra
naso e bocca e lo sguardo vacuo di chi ha visto un Dorsorugoso
rubargli il pasticcio di carne direttamente dal piatto.
Mentre persone come
lui e Lily, nonostante la spiccata propensione allo studio, dovessero
comunque applicarsi a fondo per raggiungere i risultati sperati,
sognati, agognati, pregati in ore di frustrazione mentale e fisica,
soggetti al pari di Sirius potevano limitarsi all'ascolto e a qualche
appunto sparso su foglio di pergamena, sciaguattando poi allegri a
pelo d'acqua -L'immagine non era stata scelta a caso. La prima volta
che Black aveva voluto buttarsi nel Lago Nero nella forma di cane era
stata esilarante. Lupin ricordava le sue zampette pelose
rimestare la superficie in un misto di panico e confusione, la coda
che saettava da una parte all'altra, a destra e a sinistra come una
banderuola. Quando era tornato a riva, zuppo fino al midollo e di
pessimo umore, aveva schiaffeggiato la faccia di James con i capelli
fradici e aveva permesso solo e soltanto a Remus di aiutarlo a darsi
una sistemata.
Da lì in avanti le
battute sull'odore di cane bagnato si erano sprecate.
Sirius incassò la
testa tra le spalle e se fosse stato nella sua forma di Animagus
avrebbe immediatamente appiattito le orecchie contro le
tempie.
“Siamo a scuola,
Moony.” tentò allora, schiaffando una mano sulla copertina del
libro “A scuola si studia.”
“Finalmente lo hai
capito, Pads. Sono impressionato.” Remus incrociò le braccia al
petto e inarcò il sopracciglio “Cosa stai studiando?”
“Cose.”
“Che genere di
cose?”
La risposta fu un
guaito.
Lupin dilatò le
narici: Black puzzava di paura.
E di colpa.
Era un animale in
trappola. Braccato. All'angolo. In suo potere, schiacciato dalla sua
personalità alfa, dal suo effluvio di capobranco.
Mise un piede in
avanti, minaccioso, come quando giocavano a mordersi e a rincorrersi
e ruzzolavano nell'erba imbevuta di luna e lui finiva sempre, sempre
per atterrare Sirius. Socchiuse le palpebre, pronto a cavargli la
confessione di bocca con la stessa determinazione con cui gli aveva
strappato dai denti il topo di Melissa Argenti, Corvonero, che
l'amico aveva ingoiato in un sol boccone facendo venire un conato di
vomito a Peter.
“Di', Moony, ma
durante l'estro del corteggiamento preferisci che ti si annusi e
ti si morda, oppure prediligi il classico mazzo di fiori coi
cioccolatini?”
Remus sarebbe
rimasto meno impietrito sotto effetto dell'Incanto della Pastoia.
Istupidito
dall'idiozia dell'amico se ne stette ritto, stralunato, con gli occhi
strabuzzati, un tic involontario al labbro, dando il tempo a Black di
defilarsi -Non prima di aver fatto cadere, nell'ordine: il libro di
Babbanologia che stava consultando, la panca su cui stava
sedendo, la pila di volumi che William Reynhardt, Tassorosso, stava
trasportando e William Reynhardt stesso che, poveretto, stava
semplicemente boccheggiando dietro il suo mesto carico.
***
Il secondo sospetto
gli balzò al naso a casa dei signori Potter, un paio di mesi dopo.
Era estate, uno di
quei pomeriggi sognanti dove non fa troppo caldo e si può stare in
maniche di camicia, così, con l'erba che si piega allo spirare di
una quieta brezza.
Remus arrivò
davanti al vialetto d'entrata, si aggiustò la zazzera per nascondere
le cicatrici, caracollò fino all'uscio e si annunciò con un paio di
colpi di battente. Fece un passo indietro, la cartelletta di pelle
che ritmava contro le ginocchia il tempo della sua attesa.
Venne ad aprirgli
Euphemia Potter, sorridente, la salopette indosso e una fascia rossa
e oro a trattenere la riccioluta massa di capelli nero-bruniti.
“Remus, caro!”
lo salutò, allungandosi a dargli un buffetto di benvenuto sulla
guancia “Ma guardati, come sei cresciuto! Ora se voglio salutarti
devo mettermi in punta di piedi. Vieni, entra, su.” si scostò
dalla porta “Sirius è di là, sta studiando in giardino.”
E gli fece
l'occhiolino.
Due punti
fondamentali mandarono il cervello del giovane Lupin in sovraccarico.
Il primo: perchè la
gente si sentiva in costante dovere d'informarlo sulla posizione di
Black?
Sirius aveva un
forse un collare col suo nome come riferimento in caso di perdita?
Era privo di ogni
senso dell'orientamento? -Ipotesi piuttosto probabile, in effetti.
L'anno prima, durante le vacanze estive, avevano deciso di
vagabondare per un paio di giorni nel Sussex: nessuno seppe mai cosa
fosse successo, ma da lì in poi Remus si era fatto solo e unico
custode delle mappe e apritore di sentieri.
Inoltre, ma si
trattava di una postilla al punto uno: per quale motivo la signora
Potter gli aveva fatto l'occhiolino? Il sorrisetto era lo stesso di
James quando pretendeva di sapere verità nascoste, turpi, depravate,
impronunciabili, nascoste a chiunque, soprattutto ai diretti
interessati.
Il secondo: Sirius
stava studiando? Di nuovo? In estate? Volontariamente?
Remus non poté
credere ai propri occhi quando lo vide in giardino, il libro aperto
sulle ginocchia, i capelli scuri raccolti in una coda bassa, la
giacca di pelle piegata sulla coperta a scacchi, la canotta sporca di
terra, rimasugli d'erba tra le scapole e la base della nuca tante
erano le volte che doveva essersi steso col viso al sole.
“Rune Antiche?”
Lupin si sporse per sbirciare “Da quando in qua studi Rune
Antiche?”
“Lo stavo facendo
per mio puro diletto.” replicò Sirius, le palpebre semichiuse,
ascetico e lamentoso “Per pura crescita intellettuale.”
A Remus la risata
salì tanto spontanea che per soffocarla occorsero due, tre finti
colpi di tosse. Lo osservò allora con occhio più critico: come
teneva le spalle, le occhiaie, gli zigomi più accentuati...Sirius
non stava bene, era chiaro, e se Rune Antiche gli permetteva di
tirare un respiro di sollievo, allora, al diavolo!, Lupin gli avrebbe
regalato tutti i libri che conosceva sull'argomento.
Per quanto fosse a
conoscenza dell'attrito tra lui e Walburga, del conflitto inaspritosi
ed esacerbatosi in anni di ripicche, di sfide, e minacce, per quanto
Sirius fosse una persona capace di ridere sotto al diluvio, a braccia
aperte, contento e pago soltanto del fatto di essere vivo...Remus
non poteva non chiedersi quanto dolore l'amico stesse spintonando
dentro lo stomaco.
Non devi stare
qui per forza, Pads, gli aveva
detto Remus, al quarto anno, a Natale, la neve che crocchiolava sotto
gli scarponi e la promessa di una Burrobirra a I Tre Manici di Scopa
già sulle labbra Credo che a tuo fratello dispiaccia non
averti lì con lui. Dovresti andare a casa.
Oh, piccolo,
tenero Moony. Aveva scherzato
l'altro, gettandogli un braccio attorno alle spalle e soffiando via
il fiato Io con te mi sento già a casa.
“James non c'è?”
“No, è a Londra
con Lily.”
Lupin accostò la
cartelletta di pelle alla giacca dell'amico -Che strano contrasto, si
ritrovò a pensare, un indumento così giovanile, ribelle, accanto ad
un accessorio che già sembrava vecchio e sapeva di stantio.
Black appoggiò gli
avambracci sulle ginocchia e l'amico lo fissò trattenere tra i denti
l'interno della guancia. Stendeva e tendeva e contraeva e allungava
le dita, in movimenti ora rapidi, ora lenti, abbassando di quando in
quando gli occhi, quasi vergognandosi del silenzio che, forse per la
prima volta, non aveva voglia di colmare.
A Remus, tuttavia,
il non parlare parve più eloquente di qualsiasi discorso.
Ogni respiro
dilatatosi in mezzo a loro era l'essenza di Sirius che si apriva al
mondo -Orgoglioso com'era, forse l'amico non gli avrebbe mai rivelato
ciò che provava davvero. Però era tutto lì, adesso: l'anima
ferita, il dispiacere, la colpa, la titubanza, la tristezza, finanche
la rabbia ed un rancore dolce-amaro che aveva il sapore della
malinconia.
Era lì,
quell'ingarbugliata trama emotiva, non con la pretesa che fosse Lupin
a sbrogliarla: Sirius gli aveva porto quella matassa perché Remus lo
aiutasse a guardarla da un'altra prospettiva e da essa costruire una
nuova serie di immagini, una nuova sequenza di nodi.
“Se la smetti di
fare il muso ti porto a fare un giro qui intorno, che ne dici?”
L'altro gli rifilò
un'occhiataccia, imbronciato come un bambino.
“Ehi, Moony,
guarda che non devo mica fare la passeggiata come i barboncini.”
Remus rise, si chinò
a prendere la tavoletta di cioccolato che Euphemia aveva lasciato lì
vicino, la scartò, ne staccò una metà, diede l'altra all'amico.
“E se ti
proponessi di giocare a Rincorri La Nimbus?”
***
La terza volta il
sospetto fu una scudisciata in piena faccia -E no, non per il modo in
cui smontò malamente di sella e neppure a come poco ci mancò che si
spaccasse il naso contro l'asfalto.
“Sai, Moony, ero
convinto che i Mannari cadessero sempre in piedi.”
“Taci, Pads, o
giuro che mi Smaterializzo e ti lascio qui.”
D'accordo, l'umore
di Lupin non era dei più lieti.
Sirius lo aveva
invitato ad uscire, quella mattina, insomma, un giro da amici, nel
mondo di fuori, prima di prendere il loro ultimo Espresso per
Hogwarts da lì a una settimana e lui gli aveva detto di sì, perché
no, sarà divertente, andiamo.
Non che avesse
aspettative di alcun genere, sia chiaro.
Gli era solo
capitato di notare come i suoi amici tentassero sempre di lasciarli
da soli: Peter che dopo due sorsi di birra squittiva, Oh,
accidenti, devo proprio andare in bagno! E spariva venti minuti
buoni; James che quasi si faceva uscire le lenti dalla montatura e
gli occhi dalle orbite tanto li strabuzzava, piegando e roteando il
collo come quella volta in cui si era ritrovato coinvolto in un
tête-à-tête
contro un cervo maschio decisamente scorbutico.
Persino Lily aveva
cominciato a comportarsi in modo buffo: proponeva uscite, eventi,
locali senza degnare James di uno sguardo, ma fissando su di loro i
pericolosissimi e molto inquietanti occhi verdi.
Quindi, a ben
vedere, non si era creata alcuna aspettativa nella lunatica mente di
Remus, giusto un vago senso di coercizione condito di palmi sudati e
un torcibudella da manuale -Sirius non aiutava, non con il suo fare
da cucciolo non svezzato, che sembrava dapprima volergli chiedere
qualcosa di urgente, per poi fuggire con la coda tra le zampe
lasciandolo attonito e in fondo, in fondo, in fondo anche
amareggiato.
Quando Remus era
andato a prendere l'amico a casa dei Potter Euphemia lo aveva accolto
con il solito sorrisetto e l'occhiolino. Dietro di lei Fleamont aveva
passato a Sirius una busta e lo aveva salutato con una pacca sulla
spalla.
I giovani d'oggi!
Aveva poi esclamato l'uomo, sgambettando con le ginocchia nodose fino
alla moglie per schioccarle un bacio sulla guancia Sono
tanto, tanto fantasiosi!
“Cosa vi siete
scambiati tu e il padre di James?” aveva indagato Remus “Che stai
tramando?”
“Sei troppo
sospettoso, Moony.” Sirius si era tirato la zip della giacca fin
sotto al mento “Se fai così non digerirai la colazione e la
vomiterai alla prima curva.”
“Curva...?”
Fino a quel momento,
infatti, il ragazzo era stato più che convinto che avrebbero preso
la Metropolvere, ma aveva optato per la Passaporta quando i signori
Potter non lo avevano invitato nel loro camino.
Quindi capirete il
suo verdognolo stupore nel trovarsi davanti una moto terribilmente
babbana, con un tasso di pericolosità e mortalità terribilmente
babbani -Lupin era abbastanza edotto sull'argomento, giacché madre
Hope discuteva spesso con Lyall, suo padre, se fosse più pericolosa
una Harley Davidson o il nuovo modello di Comet.
L'immagine di una
moto volante che schizza a sputa catrame per i cieli inglesi era per
il giovane un incubo ricorrente.
A dispetto della
predizione di Black, comunque, Remus non ebbe alcun problema di
stomaco nel vicoletto -Più difficile fu controllarsi all'insegna
dinanzi a cui si era fermato l'amico.
Lì per lì aveva
apprezzato il loro percorso: l'orizzonte che li accompagnava sulla
destra e a sinistra filari di alberi; le braccia scivolate
naturalmente attorno alla vita di Sirius quando la strada s'era fatta
più piana; il profumo della giacca di Black ed il sole riflesso sui
cerchioni e sulla zip dentellata e sull'anello dello specchietto; il
riflesso dei loro volti vicini; i capelli neri a contrasto col cielo
azzurro; la voce dell'amico che latrava una canzonaccia inventata,
abbaiandola a bocca aperta per sovrastare il frastuono del motore; la
risata di entrambi, la fronte di Remus tra le sue scapole, il vento
che strappava lacrime di felicità all'angolo dell'occhio.
Poi erano arrivati a
Plymouth.
“Doc Price Tattooing?” Lupin si girò verso l'amico
“Sirius, che accidenti vuoi fare?”
L'altro gli rispose
arcuando la bocca ad un ghigno divertito -Pessimo segno. Il Gramo
latrò tutta la propria comprensione a Remus, il quale aveva ormai
capito di essere stato irrimediabilmente gabbato.
“Pads, qualunque
cosa tu voglia fare, e spero per Merlino che non sia niente di letale
o suicida come la maggior parte delle volte, mi spieghi.” e qui la
voce si assottigliò fino a rassomigliare ad un sibilo “Perché hai
coinvolto il padre di James?”
“Che domande
sciocche, Moony. Per i canoni Babbani sono ancora minorenne. Ho
dedotto dai miei approfonditi studi che per la mia prossima
mossa nel corteggiamento amoroso---”
“Quale
corteggiamento? Di chi?!”
“---Avrei avuto
bisogno di un permesso.”
“Permesso?
Permesso per cosa?”
Sirius ridacchiò,
piazzò la mano dietro la schiena del povero Lupin e lo spinse senza
troppe cerimonie oltre lo scampanellio della porta.
***
“Tu sei pazzo.”
“Forse. Ma ti
piaccio anche per questo, no?”
“Non ricordo di
aver mai detto una cosa del genere.”
Stavano bisbigliando
per non svegliare James, che farneticava su lumache e pozioni e
manici di scopa, e Peter, che a giudicare dallo squittio scivoloso
stava già ciancicando l'angolo del cuscino.
“Andiamo, Moony.”
lo canzonò Sirius, i cui occhi erano baleni di nero e argento al
ritaglio di luna che filtrava dal baldacchino “Sei pazzo di me, non
negarlo.”
L'altro gli tirò i
capelli, quindi si stese al suo fianco, la mano chiusa a pugno a
sostenere la tempia, il gomito puntellato sul materasso. L'amico gli
scostò i capelli dalla fronte e Remus lo lasciò fare.
“Ti fa ancora
male?”
Black fece di no col
capo, seguendo a punta di dita la linea della gola e la curva della
spalla. Remus ebbe un brivido, ma non seppe dire se fu per lui o per
le lenzuola scivolate a scoprire il braccio nudo.
“Sei sicuro di
aver fatto la scelta giusta, Pads? Te lo porterai addosso per tutta
la vita.”
Sirius gli sorrise.
Remus tracciò a
punta di dita la curva d'inchiostro sullo sterno, la base dritta, le
linee trasversali e dentellate.
“L'Amalgama.”
aveva spiegato l'amico a Brice, l'uomo dello studio di tatuaggi,
mentre con un fremito guardava la punta vibrante dell'ago avvicinarsi
alla pelle “Rappresenta l'unione intima di elementi diversi tra
loro, in un tutto malleabile e omogeneo.”
“Spero di portarlo
addosso molto di più, Moony.”
Le parole Sirius,
pronunciate mentre lo fissava da sopra la testa calva del tatuatore,
sussurrate ora, ad un fiato dalla bocca, s'incisero nella carne di
Remus, a fondo, nel cuore, nell'anima -Il ragazzo si sentì annegare,
sprofondare in un crogiuolo di commozione e fuoco.
“E' il simbolo
del Lupo Grigio.”
Note
Voglio ringraziare Sia_, Nao Yoshikawa, Leila91, MusicAddicted, _aivy, demi_, GyHoggy2020 e CedroContento per le splendide parole che mi avete lasciato, per aver dedicato un po' del vostro tempo alla mia accozzaglia di parole.
Mi avete commosso e lo dico davvero col cuore <3