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Autore: Arwen297    15/12/2020    4 recensioni
One-shot ambientata all'epoca del Silver Millenium, con una mia interpretazione personale dei rapporti tra i personaggi, ben diversi da quelli di Naoko Takeuchi. Una mattinata d'inverno nel Regno della Luna ormai da secoli senza la magica neve che ne imbiancava le parti. Ma con la piccola Mercury tutto questo è destinato a finire, lei infatti ha il dono dell'acqua e dei ghiacci ed è destinata a prendere il posto di quella che un tempo era la guerriera dei ghiacci.
One-shot scritta per il "Calendario dell'avvento 2020" organizzato da fanwriter.it per il giorno 15 Dicembre.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Ami/Amy, Haruka/Heles, Makoto/Morea, Michiru/Milena, Minako/Marta | Coppie: Haruka/Michiru
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autore: Questa one-shot verte su un'interpretazione mia personale dei rapporti tra i personaggi che può piacere o non piacere. E' una storia che riprende i rapporti di una Long che sto scrivendo e che attualmente è al terzo capitolo, ma che non pubblicherò prima di averne finiti molti di più per evitare di renderla incompiuta. Sul Silver Millenium non sappiamo praticamente niente, Naoko ha dato pochissimi indizi e quindi le possibili interpretazioni sono migliaia...beh questa è la mia interpretazione, buona lettura :)

 

Snow Flakes

Idea di Arwen297 – Personaggi di Naoko Takeuchi
Storia scritta per il "Calendario dell'avvento" di fanwriter.it giorno 15 Dicembre

 
E si amarono l’un l’altro sospesi
su un filo di neve.
 
Era ormai Dicembre inoltrato e anche sulla Luna, così come sulla Terra si iniziava a respirare quell’area di festa e attesa per il giorno di Natale che ogni anno impregnava il piccolo satellite e, soprattutto, il Castello.
Le tradizioni del Regno in merito al Natale erano diversificate rispetto a ciò che erano le usanze terrestri ma, tuttavia, anche gli abitanti lunari attendevano quel periodo dell’anno con trepidazione ed emozione, soprattutto se ancora bambini. Le piccole luci colorate abbellivano allora i cespugli e le piante che sul suolo lunare crescevano, aumentando quella serenità e quella spensieratezza che da sempre ne caratterizzava la vita e gli abitanti.
Certo, sul piccolo satellite non poteva esserci la neve, o almeno non vi era più da secoli. In quanto la guerriera che ne poteva gestire l’energia e la sua comparsa non era presente, sulla Terra era qualcosa di normale che nevicasse in alcune zone durante l’inverno, ma li sulla Luna la neve era estremamente rara.
Quell’anno però sarebbe stato forse diverso: con la nascita di Mercury avvenuta qualche anno addietro, la quale aveva ereditato da Neptune il controllo delle acque dolci e successivamente con grande stupore e meraviglia, quello delle nevi e dei ghiacci, forse la neve sarebbe caduta nuovamente regalando ulteriore felicità ed emozione agli abitanti del Silver Millenium.
Erano questi i pensieri degli abitanti quando la sera prima erano andati a dormire, non potevano sapere con l’esattezza se la bambina di pochi anni fosse già in grado di far nevicare ma, in cuor loro tutti ci speravano.
Non potevano certo immaginare che il loro desiderio, finalmente sarebbe stato avverato.
Nella notte, una coltre candida e fredda aveva ricoperto la superficie del regno e delle cupole del palazzo della famiglia reale, risaltando e luccicando naturalmente grazie alla tenue luce che quel punto del Regno emetteva continuamente ad ogni ora del giorno e della notte.
Una coltre fresca, soffice e leggera che al buio della notte sembrava brillare autonomamente, mischiandosi alla miriade di lucine che avevano impreziosito la facciata su richiesta di Serenity ed Endymion che come ogni anno avevano espressamente richiesto che il castello fosse decorato.
Un luccichio, quello della notte lunare, che lasciò pian piano spazio al chiarore del giorno e a quello causato dai raggi solari che nelle ore diurne ne accarezzavano la superficie permettendo al chiarore del marmo bianco di risaltare ancora più del solito.
Lo stupore che si dipinse sugli abitanti del Regno fu incommensurabile: anche gli abitanti più anziani non ricordavano una nevicata, segno che era davvero tantissimo tempo che quei leggeri fiocchi non beavano con la loro presenza i mesi invernali.
Sul satellite, infatti, la vita media era ben più lunga e longeva di quella terrestre, grazie al Silver Crystal che preservava la giovinezza dei regnanti e delle guerriere in primis, ma anche della stessa popolazione.
Il giardino del palazzo era diventato candido, la neve e il ghiaccio avevano avvolto dolcemente gli alberi e i cespugli di fiori e di rose che con il loro profumo e le loro fragranze rendevano sempre piacevole passare qualche ora in totale relax lontano dalle giornate alle volte caotiche che si potevano respirare in un vorticoso susseguirsi di impegni di rappresentanza a fianco dei regnanti.
Quando Neptune aprì gli occhi guardando dalla finestra della stanza a loro quattro concessa, che dava direttamente sul giardino nell’area privata e riservata ai membri della guardia dei principi, si imbatté in una moltitudine di fiocchi di neve che scendevano silenziosi trasportati da una vorticosa quanto leggera brezza di vento.
Gli occhi blu, profondi come le acque dell’oceano, si illuminarono per la novità inusuale che quell’anno aveva portato Dicembre, merito quasi certo della sua primogenita. Sarebbe dovuto accadere, prima o poi, in cuor suo lo sapeva bene, e ne erano a conoscenza tutti nel regno, eppure quella novità le provocò quasi un senso di stretta allo stomaco: la sua bambina stava crescendo troppo in fretta e per quanto avesse compiuto solo da qualche mese quattro anni, a quanto pare stava diventando palese il fatto che avesse già ampie capacità.
O almeno, questo era ciò che alla guerriera degli oceani passò in testa nel vedere la neve ricoprire il prato davanti all’ampia vetrata mentre lasciava il letto già vuoto per metà dall’alba: la presenza di Uranus era stata richiesta da Endymion per risolvere alcune questioni interne al regno, la bionda le avrebbe raggiunte da lì a poco o, al massimo  prima di pranzo, la sua assenza però non distolse i suoi pensieri dai fiocchi di neve che stavano cadendo senza nessuna intenzione di fermarsi.
Un ridere squillante e infantile si alzò dalla cameretta direttamente connessa alla stanza principale dalla quale era separata da una porta finemente decorata.
Quella, poteva giurarci, non era certamente la risata di Mercury. Venus era sveglia anche lei e da quanto poteva avvertire dalla risata era molto più che contenta per lo spettacolo che la sorella le stava gratuitamente offrendo. 
O forse più che spettacolo stava combinando qualche danno senza averne piena consapevolezza.
Il pensiero che le si palesò nella mente le diede quasi l’impulso di irrompere nella stanza per vedere cosa stesse accadendo lì dentro.
«Ancora Uly». La vocina entusiasta della bimba fece di nuovo capolino al di là della porta, non riusciva ancora totalmente a pronunciare la r dall’alto dei suoi di anni scarsi e, per chiamare la sorella, metteva del suo meglio nonostante a volte i suoi risultati erano decisamente creativi. «Prova ancora».
La bambina più grande assunse un’espressione concentrata sul visino circondato da capelli blu un po’ spettinati e tutt’altro che domati, un leggero labbro inferiore sporgente e la punta della lingua fuori, sicurezza che nascondeva bene il fatto che non aveva la minima idea di che cosa stesse facendo e di quali sarebbero stati i risultati su quella stanza. I loro genitori stavano dormendo, probabilmente non si sarebbero accorti di nulla almeno per le prossime due ore e l’entusiasmo della piccola bastava e avanzava per farle provare a fare qualcosa di più che un semplice turbinio dei fiocchi di neve in giardino accompagnato dai mulinelli di vento.
Le sue piccole manine si unirono a formare una piccola conca, accogliendo il suo tentativo di creare un fiocco di neve di ghiaccio da passare alla sorellina seduta a gambe incrociate sul suo lettino. Aumentò istintivamente la concentrazione, sebbene non avesse ben idea che ciò fosse la cosa giusta da fare. Una piccola sfera di energia azzurro-bianca comparve per qualche istante tra le sue piccole mani, per poi creare un’esagerata energia nella stanza.
Un rumore di ghiaccio che invadeva le pareti e la finestra arrivò chiaro alle orecchie della bambina insieme alla risata dell’altra che, divertita, guardava la stanza cambiare sotto ai loro occhi.
Certamente, la piccola guerriera dell’acqua non poteva sapere che la madre era dietro a quella stessa porta da cui un po’ di ghiaccio e neve erano scappati all’esterno, tradendo il guaio appena fatto.
Neptune, dal canto suo, avvertendo il rumore del ghiaccio che stava crescendo e il suo scricchiolio, unito a quei pochi fiocchi di neve che erano spuntati da sotto la porta, non poté più trattenersi dall’entrare, la situazione stava decisamente sfuggendo di mano lì dentro. Non poteva aspettare ulteriormente.
Il rumore della porta che si apriva spinse le due bambine a nascondersi alla velocità della luce sotto le coperte, soffocando le risate nel cuscino nel tentativo di fare finta di dormire nonostante il guaio appena commesso. Nessuna delle due intuiva che in realtà l’Outer era sveglia ormai da tempo.
«Mercury». La sua voce ruppe il silenzio, mentre il suo sguardo correva alle pareti, al lampadario e ai giochi sparsi qui e lì per la stanza e intrappolati in quel momento in uno strato di ghiaccio più o meno spesso, a seconda dei punti. Su quel pavimento e su quelle pareti, invece c’era una spessa brina di colore bianco azzurro.
Come prima manifestazione del potere che legava la bambina ai ghiacci, non c’era niente di cui andare poco fieri. Se non fosse che, scongelare una stanza intera sarebbe stato oltre mondo complicato, soprattutto sarebbe stato complicato farlo evitando al tempo stesso che Mars facesse prendere fuoco a quell’ala del Palazzo.  «Amore, io capisco che ti piaccia giocare con la neve, ma non ti sembra di aver un po’ esagerato?».
Avrebbe dovuto sgridarla, ma quei piccoli guai che le bambine puntualmente combinavano in giro per il palazzo rallegravano giornate che a volte risultavano emotivamente pesanti al limite del sopportabile, specialmente durante quei periodi in cui le minacce arrivavano a non dare nemmeno un giorno di tregua in settimane e settimane.
«NO!». La vocina della bambina, con tono deciso e quasi di sfida arrivò dopo qualche istante di silenzio, suggerendole che sarebbe stata una battaglia praticamente persa quella di fargli capire che riempire una stanza di ghiaccio non era uno dei divertimenti più consoni per una futura guerriera della Regina.
«Come no, rischi di fare danni nel palazzo e ora come scongeliamo la stanza, oltre a fare molto freddo qui». Commentò la donna, andando a sedersi sul letto della bambina per far si che le prestasse attenzione, inoltre non era nemmeno sola, c’era anche Venus che era più piccola e rischiava di prendersi qualche raffreddore nella migliore delle ipotesi.
«NO!Io non ho freddo, io sto bene». Due occhi blu come quelli della violinista fecero capolino divertiti da sopra le coperte, girandosi a guardare per qualche secondo la sorellina ancora totalmente nascosta sotto le coperte. «E poi Ven si stava divertendo, non ho fatto apposta, volevo solo..». Gli occhi le divennero improvvisamente mortificati mentre capiva che congelare la stanza non era stata la migliore delle idee. «Volevo solo fare un fiocco di neve con il ghiaccio da regalarle». Si mosse spostando le coperte in cui era sommersa mettendo successivamente il broncio a braccine incrociate.
«La prossima volta facciamo che provi quando sei fuori in giardino e non tra quattro mura, anzi…chi vuole andare a giocare nella neve?». Propose la custode del talismano, stemperando la tensione e la mortificazione che poteva leggere negli occhi della figlia per quel guaio fatto a fin di bene.
«IOOOOO». La vocina di Venus fece capolino improvviso da sotto le coperte e il suo viso spuntò luminoso e divertito per quella novità a cui non aveva mai potuto assistere prima di quel momento nei suoi due anni appena.
«Allora forza, alzatevi che è già tardi e dovete ancora vestirvi, altrimenti poi non rimane tempo se si fa orario di pranzo». Il tono che usò fu quasi un ordine, non tanto per obbligarle quanto per farle scattare guidate dall’euforia della neve che poteva percepire quasi palpabile venire da entrambe.
 
***
 
Quando Uranus arrivò in giardino dove aveva percepito chiaramente la presenza della sua compagna e delle loro bambine rimase immobile in silenzio senza palesare immediatamente la sua presenza al trio, Neptune accucciata incurante del fatto che il suo vestito impeccabile si potesse rovinare o bagnare, avvolta in un mantello di velluto verde oceano e il bordo in pelliccia, era ormai da tantissimo tempo che non glielo vedeva indossare..complice il clima mite presente sulla Luna e l’assenza ormai secolare della neve e del freddo che quella notte finalmente era tornato.
Era opera di sua figlia, questo ne era certa e vista la tenera età che ancora aveva ciò la rendeva orgogliosa. I suoi occhi verdi osservarono proprio l’autrice di quell’incanto quasi fiabesco che alleggiava nell’aria, rallegrando gli animi.
Era seduta dandole le spalle, nel suo piccolo mantello blu, con il bordo in pelliccia e il cappuccio abbassato, proprio sulla neve. Senza apparentemente temerne o sentirne il freddo pungente come una persona o una qualsiasi di loro avrebbe dovuto fare.
La osservò in silenzio, fare piccole emissioni di fiocchi di neve ben più grandi del normale, ognuno con una forma geometrica diversa, lasciando una scia luccicante sotto i raggi del sole che incuranti del freddo che vi era nell’aria arrivavano ad accarezzare il Regno.
Venus in braccio alla madre osservava con gli occhi azzurri e curiosi gli esperimenti della sorella come se fosse davanti a un gioco di prestigio di qualche mago, eppure la piccola era abituata a Jupiter con i petali che cadevano dalle fronde…e a Mars che faceva i giochi con il fuoco per farla ridere quando era sull’orlo del pianto.
Eppure quei fiocchi di neve sembravano incantarla come nessun’altra cosa avrebbe potuto mai.
«Qualcuno qui si sta divertendo». Decise di interrompere quel momento che sembrava quasi uscire da una fiaba per quanto era riuscita ad incantarla, doveva fare abitudine al fatto che Mercury, adesso, era in grado di usare più o meno consapevolmente il suo potere legato al ghiaccio e si proiettavano mesi se non anni di disastri a cui lei e Neptune avrebbero dovuto porre rimedio seduta stante ma, in quel momento alla guerriera dei venti importava solo della scena che aveva davanti agli occhi.
Neptune si girò con finta sorpresa, dato che aveva sentito da parecchi minuti la presenza dell’altra nelle immediate vicinanze ma aveva volutamente fatto finta di nulla capendo subito che voleva rimanere ad osservarle senza interrompere quella scena, quegli atti.
«Oh sei qui». Le rispose sorridendo, alzandosi per raggiungerla portando con se la figlia più piccola continuando a tenerla in braccio. La osservò senza mai abituarsi al fatto che la guerriera dei venti, a palazzo, indossava una divisa militare color blu scuro e oro in qualità di capo delle guardie e dell’esercito del regno.
Venus, dal canto suo si limitò a sporgersi sopra alle spalle della madre per continuare a tenere d’occhio ciò che la sorella stava continuando a fare senza quasi fare caso a ciò che la circondava.
«Ehi, scricciolo». Uranus richiamò l’attenzione della più piccola, dopo aver baciato la guerriera degli oceani per salutarla. «Non mi saluti?». La piccola rimase interdetta e concentrata su quei fiocchi di neve grossi come bolle di sapone e a tratti come palloni da calcio. Ignorando totalmente la richiesta di attenzioni del padre da parte sua.
«Non essere degnata delle dovute attenzioni a causa di fiocchi di neve giganti, questa è bella». Uscì un borbottio, sommesso. Che fosse orgogliosa e che il suo ego fosse smisurato era risaputo a Palazzo, ma non essere calcolata per della neve, le dipinse una smorfia di disappunto sul volto che costrinse Neptune a ridere senza riuscire a trattenersi.
«Dai, è una bambina ed è alla sua prima neve…è normale che reagisca così…non ha mai visto sua sorella fare fiocchi di neve giganti». Rispose divertita, senza alcun ritegno.
«Oggi sono fiocchi di neve giganti, domani cosa sarà? Un ragazzo? No no! È decisamente fuori discussione». Il borbottio aumentò.
«Mercury?!?». Si, per farla smettere di brontolare doveva necessariamente chiamarla per spostare le attenzioni date ai fiocchi di neve verso la bionda. «Guarda chi è arrivato a vederti giocare».
Gli occhi della bimba si illuminarono quando misero a fuoco contro la luce del sole la sagoma di quella che era a tutti gli effetti suo padre. Ogni qual volta la guerriera aveva tempo libero da dedicare a loro tre era una motivazione più che appropriata per smettere qualsiasi cosa stesse facendo per correre da lei. E quella volta non avrebbe fatto eccezione.
Lasciò subito il suo potere svanire, smettendo così di far comparire i fiocchi e si alzò subito percorrendo di corsa i metri che la separavano da loro senza temere di inciamparsi nel mantello che quel giorno era stata costretta a indossare nonostante l’ingombro che causava.
«Papà!».  Arrivò a scontrarsi con le sue gambe e con il tessuto scuro e leggermente lucido della divisa, prima di volgere lo sguardo verso l’alto per osservarla.
«Finalmente qualcuno mi degna delle attenzioni che merito». Sorrise soddisfatta ignorando l’espressione esasperata della compagna al sentirla pronunciare quelle parole. «Ciao scricciolo». Si chinò per passarle le mani sotto le braccia e sollevarla per prenderla in braccio, senza perdere di vista la scena di poco prima in cui giocava con i fiocchi di neve. «Sai, quasi quasi potremmo chiamarti Fiocco di neve d’ora in poi». Le posò un bacio sulla fronte.
Ciascuna di loro aveva un soprannome che bene o male richiamava l’elemento da cui attingeva quando vestiva i panni della guerriera, tutte tranne le due bambine perché ancora non ne avevano trovato uno adatto.
Neptune osservò il sole che passava tra le fronde degli alberi, rendendo visibili i raggi che di regola rimanevano nascosti.
«Raggio di Sole». Raggio di Sole poteva essere il soprannome adatto a Venus, aveva ereditato dal padre l’elemento della Luce e per decisione dei Regnanti sarebbe stata colei a cui il Silver Crystal era destinato a rispondere nel caso in cui la Regina o la Principessa sarebbero cadute in battaglia. Raggio di Sole le sembrava il soprannome più adatto alla seconda delle loro bambine.
In fondo, anche se ancora molto piccole rappresentavano gli elementi associati ai loro rispettivi pianeti, potevano sentirlo entrambe anche se ancora non era palese ad una visione esterna.
Li avevano ereditati da loro due e loro in fin dei conti con le acque e la luce avevano passato secoli se non millenni. Chi, più di loro, poteva trovare il giusto soprannome?
«La piccola ha generato finalmente potere a sufficienza per fare nevicare anche se non consapevolmente». Una voce che il quartetto conosceva bene interruppe per qualche secondo il momento.
«Ciao Ju». Venus, fino a quel momento rimasta in silenzio rivolse un ciao alla guerriera di Giove che combatteva con le piante e i fulmini.
La castana si avvicinò al quartetto mettendosi accanto a Neptune, in modo che la guerriera degli oceani fosse in mezzo a loro. Limitandosi a darle un bacio tra i capelli, era uscita a prendere un po’ d’aria e a controllare che i fiori non stessero patendo troppo il freddo quando aveva percepito la presenza delle quattro in giardino e aveva pensato di andarle a salutare.
«Ciao piccolina». Rispose alla bimba girata di sbieco con le braccia strette al collo della madre. «Hai visto che bella la neve?».
«SIIIII». Una risposta alta diversi decibel rispetto all’umana comprensione si alzò nel silenzio. «Uly fa anche i flocchi grandi». Spiegò impacciata alla nuova arrivata, sgranando gli occhi.
«E congela anche stanze, vero Fiocco di Neve?». L’affermazione della violinista suscitò uno sbarramento d’occhi e una risata soffocata nella guerriera dei venti.
«E’ tua figlia io non la conosco, che sia chiaro». Commentò immediatamente, con un’espressione divertita nonostante il guaio a cui avrebbero dovuto trovare rimedio prima della fine della giornata.
«Quando fa qualche danno, chissà come, è sempre e solo mia figlia». Si accigliò, suscitando un’espressione divertita in Jupiter che rimase a guardarle senza commentare ulteriormente.
«Certo che sì, mica può essere mia figlia, che poi che questo sia un guaio dipende dai punti di vista, per me è qualcosa di figo. Diventerà senz’altro cazzuta la bambina, esattamente come suo padre». Disse nuovamente, sapendo di suscitare in lei un’arrabbiatura calcolata in modo da poterci battibeccare.
«Un po’ meno per chi dovrà scongelare la stanza senza fare ulteriori danni, come ad esempio Mars, dato che la piccolina qui, non ha ancora manifestato i suoi poteri». Fu Jupiter a parlare.
Neptune si limitò a trattenere la risposta sospirando, alla fine non importava, era un guaio che poteva essere risolto in qualche ora e non era niente di grave.
Iniziare a battibeccare rompendo la quiete e la serenità che stavano vivendo anche grazie alla neve, non ne valeva assolutamente la pena nel modo più assoluto.
E sapeva che anche la compagna la pensava esattamente allo stesso modo, glielo poteva leggere negli occhi che raramente lasciavano trasparire emozioni ma che in quel momento erano stranamente più lucidi e vividi del solito.
Il ritorno della neve, oltre a sancire il ritorno anche della sua guerriera, aveva donato a tutte loro presenti quella serenità che ormai da mesi non avevano più avuto modo di assaporare.
Uranus strinse appena Neptune con il braccio libero da Mercury che a sua volta le aveva passato un braccino intorno al collo per reggersi maggiormente.
Avrebbe voluto fermarsi in quell’attimo, così esattamente come erano ora e fare in modo che il tempo non scorresse più. Per lei era strano lasciarsi andare ai sentimentalismi, ma averle trovate lì insieme a giocare sulla neve le aveva quasi aperto e rasserenato il cuore, liberandolo momentaneamente dalle responsabilità che il loro ruolo da sempre comportava.
Era una di quelle rare volte in cui, anche se solo per un’ora riuscivano a mettere via i doveri e le responsabilità per essere solamente loro quattro. Solamente loro.
E forse, la magia di quella nevicata attesa ormai da tanti anni era stato proprio questa.
Le aveva unite, aveva reso palpabile ciò che erano tutte e cinque.
Qualcosa di indecifrabile e inspiegabile ma che la brezza aveva chiaro dentro di lei.
Che tutte probabilmente avevano chiaro dentro di loro.

 
   
 
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