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Autore: musa07    16/12/2020    3 recensioni
"Che effetto gli faceva vedere Koutarou – il suo Koutarou – schiacciare sulle alzate di qualcun altro?
Era una cosa che si era indubbiamente chiesto ancora prima che ciò accadesse, a metà del suo secondo anno di Liceo [...]
La risposta ce l’aveva ora davanti, in quel momento, a cinque anni di distanza, in un palazzetto dello sport dove lui non si trovava sul parquet di gioco ma sugli spalti ad assistere [...]"
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mini OS scritta di getto
durante un’ora buca
(sempre a danno del povero Federico II lol)
su di un particolare sul quale mi sto
interrogando da tempo.

E, sì: sostanzialmente
ci ho messo più tempo a trovare un titolo
che a scriverla, ma dettagli.

 

 

Concentra la mente sul momento presente

 

Che effetto gli faceva vedere Koutarou – il suo Koutarou – schiacciare sulle alzate di qualcun altro?

Era una cosa che si era indubbiamente chiesto ancora prima che ciò accadesse, a metà del suo secondo anno di Liceo, quando oltre che a questo interrogativo, un altro aleggiava per la sua anima; quello che provava per Bokuto era amore? Indubbiamente sì. Puro, semplice, spettacolare amore. (E ricambiato, per fortuna, aveva scoperto.)
E proprio di fronte a questa consapevolezza, all’alba dei suoi 17 anni, ecco che era sorto spontaneo anche l’altro interrogativo. Quando Koutarou sarebbe stato all’Università, in un’altra squadra, in Nazionale – perché Keiji era più che certo che Bokuto ci sarebbe arrivato alla Nazionale – e lui non ci sarebbe stato, non sarebbe stato al suo fianco sul parquet di gioco, sarebbe stato geloso nel vedere il suo adorato schiacciare su delle alzate non sue? Gli avrebbe fatto in qualche modo male? Procurato un senso di malinconia? Di vuoto? Non condividere più qualcosa che entrambi amavano molto e che, al contempo, li aveva fatti innamorare l’uno dell’altro.

La risposta ce l’aveva ora davanti, in quel momento, a cinque anni di distanza, in un palazzetto dello sport dove lui non si trovava sul parquet di gioco ma sugli spalti ad assistere.
E andava bene così, perché – giustamente – per quanto riguardava le loro vite professionali avevano compiuto scelte differenti. Avevano scelto di fare ciò che li rendeva felici e questo, innegabilmente, si ripercuoteva in modo positivo anche sul loro rapporto di coppia, sulla loro vita di coppia, che procedeva a gonfie vele.

La risposta, si diceva, ce l’aveva ora davanti…
Perché non c’era volta che Koutarou compisse una delle sue mirabolanti diagonali e non volgesse lo sguardo su di lui, riuscendo sempre ad individuarlo tra il pubblico, sugli spalti.
Piantava gli occhi dorati sui suoi e gli sorrideva. Con quel suo sorriso in grado di illuminare la strada, il cammino anche nelle notti più buie.
E Koutarou ricercava nel sorriso che Keiji gli restituiva – così fiero ed orgoglioso di lui – che stava andando bene, comunque, anche senza di lui.

Perché la verità era che anche Bokuto, cinque anni prima, si era chiesto che effetto gli avrebbe fatto non avere più Akaashi a fargli le alzate perfette, cucite su misura per lui.
La risposta che si era dato – che gli aveva detto, sempre così lapidariamente schietto e diretto – era che si considerava fortunato di averci potuto giocare insieme, perché era stato insieme a Keiji che era maturato e cresciuto anche come giocatore.

Sussultavano e gioivano entrambi – anche ora – ad ogni schiacciata di Koutarou andata a segno.
Certo, era diverso – ma comunque Bokuto lo obbligava, quando gli impegni professionali di entrambi lo permettevano, ad organizzare partitelle tra amici e vecchi compagni di squadra; perché Koutarou voleva ancora giocare con Keiji e Akaashi voleva ancora giocare con Bokuto – ma quello che non era assolutamente cambiato dai tempi della Fukurodani era che l’uno traeva la sua forza dall’altro. Nel gioco e nella vita.

Ovviamente poi puntualmente - quando a fine partita Koutarou letteralmente si arrampicava sulle transenne, dove Keiji lo stava aspettando con il suo sorriso più bello ed innamorato di sempre, per potergli almeno stampare un bacio al volo sulle labbra - ecco che la solita tiritera iniziava.
- Keiji, hai visto? Sono stato bravo, no? Eh? EH? -
- Sì Kou, sei stato bravissimo. Straordinario. -

No, indubbiamente non era cambiato assolutamente nulla.

 

FINE

 

Io li amo. Ah, già: lo dico sempre.
Io non riesco a rendere alla BokuAka l’onore che meritano ma almeno spero di trasmettere in parte tutto l’amore meraviglioso che sono e che ispirano.

E ok, la KageHina c’è, eh! È tutta nella mia testa (a posto siamo allora!) *sente la pressione dello sguardo della KageHina che la fissa malissimo*

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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