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Autore: Petricor75    17/12/2020    0 recensioni
[Dead to Me]
Questa fanfiction si colloca a metà dell'episodio 2x10, si muove tra ricordi, missing moments e diversi pov. Segue gli ultimi avvenimenti presentati nella serie e prosegue oltre.
Dead to Me e i suoi personaggi non mi appartengono.
Questa storia è stata scritta senza nessuno scopo di lucro.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Due: ’Fanculo al Quasi

"Cazzo che giornata assurda!", Jen esclama con una risatina isterica, si lascia cadere sul letto ed esala un pesante sospiro, allaccia le mani sopra la testa e fissa il soffitto con un’espressione stupita.

"Scusa Jen, devi essere a pezzi dopo la notte in bianco e tutto il resto, è tutta colpa mia", Judy commenta costernata chiudendo la porta.

"Cosa?", la bionda si solleva a sedere sul bordo del letto, "No!", si allunga per prendere la mano di Judy e la tira nella sua direzione. "Ehi, più NO e meno SCUSA, okay?", puntualizza alzando il viso per poterla guardare in faccia, il pollice le accarezza per un attimo il dorso della mano. Sperava di avere più tempo per chiarirsi le idee su come tornare sull’argomento. Ma forse questo è il momento giusto per affrontarlo una vola per tutte.

"Okay… senti… riguardo la scorsa notte, non ho intenzione di lasciare la cosa in sospeso, che ne dici se ci prepariamo per dormire e poi ne parliamo un po’?", propone alzandosi e dirigendosi verso l’armadio per recuperare qualcosa per la notte.

Judy incrocia le braccia davanti a sé, a disagio, mentre ripensa agli eventi in questione, anche lei ha bisogno di tornarci sopra, ha la sensazione che sia un passo necessario a buttarsi alle spalle tutti i casini, sta per rispondere col suo solito Okay, mentre Jen la guarda con le sopracciglia alzate in un’espressione interrogativa. Una spalla appoggiata allo stipite della porta del bagno, il pigiama spiegazzato tra le braccia. La visione le provoca una calda sensazione nel petto e la riporta all’improvvisa effusione di poco prima. Non può certo negare il proprio coinvolgimento a sé stessa.  Non più. Non dopo che Jen le ha sfiorato le labbra senza darsela a gambe subito dopo.

"Dieci minuti! Hai bisogno di dormire, Harding", concede scrollandosi di dosso la preoccupazione.

"Me li farò bastare", conviene l’altra con un sorriso, sparendo in bagno.

——————

"Ti ho preso un pigiama, ti spiace?", la mora è a metà strada tra il letto e il bagno quando lei apre la porta, si sposta di lato per lasciarla passare, i movimenti di entrambe fluidi, come se danzassero insieme. -Come riusciamo a farlo?- da quando ci muoviamo così armonicamente l’una intorno all’altra, come se seguissimo una fortuitissima coreografia imparata a menadito?-, pensa che probabilmente in tutto il tempo che hanno passato insieme da quando si conoscono, hanno imparato a farlo. Poi ripensa ai diciotto anni con Ted e le sfugge uno sbuffo, col cazzo che si è mai sentita così in armonia con lui! Non c’è nessuna coreografia imparata alla perfezione nel tempo, realizza. Con Judy, è così e basta, lo è sempre stato, fin dal principio, ed è sempre sembrato così naturale da passarle completamente inosservato. Forse lo ha persino dato per scontato.

"No, mi piace", Jen le dice con un sorriso, mentre la guarda raccogliersi i capelli per poterli legare.

"Beh mi sta un po’ largo, però è comodo", biascica con l’elastico tra i denti.

"Non parlavo del pigiama, mi piace quando usi le mie cose", puntualizza l’altra.

"Uh, allora è una cosa seria!", Judy la stuzzica con un sorriso malizioso.

"Chiudi la bocca e muoviti, stramba!", ribatte Jen sbuffando un sorriso.

Jen sa che Judy è una che stuzzica d’abitudine, lo fa un po’ con tutti, ma adesso questo scambio di battute tra loro assume un significato più intimo, nella mente di Jen. Insomma, si sono appena quasi-baciate, cazzo! Un po’ più di quasi. Ma soprattutto, nessuna delle due sta dando di matto! -Cazzo, dopo tutto quello che abbiamo passato, cosa cazzo vuoi che sia un quasi-bacio, un po’ più di quasi… 'fanculo al quasi!-

Accende la TV sul 391, spegne le luci e s’infila sotto le coperte, non passa molto, prima che Judy la raggiunga e prenda posto accanto a lei, voltandosi di lato per poterla guardare, il suo viso illuminato dal bagliore della TV col volume azzerato, appare sereno e rilassato.

"Sei sicura che ti vada di parlarne?", Jen le domanda scivolandole un po’ più vicino.

"Più che sicura", Judy la tranquillizza prendendole una mano e intrecciando le loro dita insieme.

"Okay, prendi il tempo, allora", la bionda scherza. Incoraggiata dal sorriso dell’altra, scioglie le loro mani e fa scivolare il suo braccio dietro la schiena minuta si Judy.

"Vieni qui", le sussurra manifestando il suo bisogno di sentirla vicina. Il braccio con cui l’ha ancorata è saldo dietro la schiena, le sue dita giocano distrattamente con la stoffa del pigiama. Sente la mano di Judy posarsi sul suo fianco e oltrepassarlo, per finire dietro si sé.

"Okay, prima di tutto… ti chiedo scusa… per quel milione di volte che ho fatto la stronza trattandoti male e dicendo cose che non sarebbero dovute uscire dalla mia bocca, perché non le ho mai pensate veramente. Ho davvero bisogno di lavorare su questo e voglio farlo perché è ora che impari a gestire le mie reazioni. Non voglio più ferire le persone più importanti della mia vita solo perché sono una testa di cazzo arrabbiata col mondo intero. Ted è morto a causa delle mie parole e sapere che stavano per uccidere anche te… Non ci posso pensare, Judy! Non posso perderti! I ragazzi non possono perderti! Tu sei la persona più buona e pura che io abbia mai conosciuto in vita mia. Ecco perché sei così sensibile alle parole e alle azioni degli altri. Non posso più permettermi di non pensare a quello che mi esce da questa cazzo di bocca! Questo, è davvero, fottutamente disgustoso! È abusivo, cazzo! È violento ed egoista! Non voglio più essere così, soprattutto con te, o con Henry, o con Charlie! Non è il rapporto che voglio avere con te e con i ragazzi! Lo so che non può essere un cambiamento immediato solo perché l’ho realizzato nella mia testa, Jude. Ma tu, per favore, ti prego, aiutami! Prima di ieri sera, non avevo idea della vera portata dell’impatto che hanno avuto su di te certi avvenimenti, certi miei comportamenti. Io credo davvero che abbiamo entrambe bisogno di un aiuto professionale, per superare i nostri traumi. Vederti in quello stato ieri mi ha distrutta, mi sono sentita così inutile. Dobbiamo imparare entrambe a comunicare in maniera sana, qualsiasi sia la situazione che ci troviamo davanti. Faremo ancora errori, e ci feriremo, e avremo ancora litigi e discussioni, ma io so che ti vorrò sempre al mio fianco, sempre, Judy! Non è questo che significa tenere davvero a qualcuno? Non è così che si costruisce davvero una famiglia?", si sente quasi mezza ubriaca dopo il suo monologo. Aveva paura di non sapere da dove iniziare o di non riuscire ad esprimersi. E chissà forse non lo ha nemmeno fatto in maniera coerente, ma ha cercato di tirare fuori tutto quello che aveva intenzione di dirle.

"Per favore, di qualcosa…", la prega, improvvisamente timorosa, scrutando lo sguardo liquido della mora.

Judy inspira profondamente e quando esala, il suono che le esce è tremante e incerto. Il pensiero di ciò che sta per esprimere le fa salire le lacrime agli occhi. Per lei è difficile esprimere il proprio disappunto o la propria delusione verso i comportamenti di qualcuno a cui tiene. Sa che le sue paure di essere rigettata risalgono a traumi del passato e sa che deve lavorarci. Così prende coraggio e decide d’iniziare subito, sforzandosi di ancorarsi alla certezza che Jen non è come le altre persone che l’hanno delusa in passato. Jen è davanti a lei, è con lei, dopo tutto quello che è successo. È davanti a lei e il suo sguardo nei suoi confronti è puro e sincero.

Per un secondo le passa davanti agli occhi la visione di quel giorno nel bagno dell’open house, il giorno dopo la sua confessione, -Ti voglio bene - E io ti odio, invece!-, l’espressione che le aveva visto in quell’esatto momento negli occhi le spezza ancora il cuore. Non ha mai creduto che la odiasse per davvero, quello sguardo diceva tutto il contrario. S’immagina lo stato di dissonanza cognitiva in cui doveva aver vissuto quelle ore, e quel momento particolare mostrava chiarissima questa condizione, in cui la persona che più hai bisogno di sentirti accanto è proprio quella che ti ha tradita e devi venire a patti con la realtà. In un attimo la rigetti e l’attimo dopo i tuoi occhi tradiscono i tuoi intenti e si aggrappano al passato. Solo quell’espressione l’aveva incoraggiata a provare ad avvicinarsi un’ultima volta a lei, ma poi Jen l’aveva spinta via, fisicamente, con violenza, -puoi sparire da questo cazzo di pianeta - ho la pistola di Ted nella borsa - ti sparerò dritto in quella fottuta testa-. E così le aveva voltato le spalle e se n’era andata. Non avrebbe permesso a Jen di compiere qualche gesto che avrebbe completamente disintegrato lei e i ragazzi. Forse, dopotutto, la donna avrebbe sofferto ancora per un po’ per il suo tradimento, per la sua mancanza, ma alla fine avrebbe fatto come tutti gli altri prima di lei, piano piano si sarebbe dimenticata di Judy, e di sicuro la sua rabbia l’avrebbe aiutata, in questo. Alla fine Jen sarebbe stata bene. I ragazzi sarebbero stati bene. E la sua non le sarebbe più sembrata una sconfitta totale. L’assegno che aveva nascosto nell’uccello di legno che aveva fatto avere al piccolo Henry l’avrebbe aiutata materialmente a rimettersi in sesto, sperava che lo trovasse, a un certo punto, magari non subito, quando la sua rabbia era accorra troppo fresca.

"Quella sera… non avrei mai, mai dovuto provare a fare quel che ho provato a fare, Jen. Ma mi sentivo finita, non avevo più te, non avevo più i ragazzi, Abe era appena morto. Ci ho bevuto sopra, tanto. Ho pensato davvero che la mia morte potesse renderti tutto più semplice. Se fossi stata lucida avrei riconosciuto che con quel gesto ti avrei distrutta definitivamente. Ma non lo ero. Ho davvero bisogno di chiederti scusa, per quello che stavo per fare quella notte. Perdonami. Voglio anche dirti come mi sono sentita ieri sera. Non sono abituata a comunicare le mie emozioni negative, lo sai, ma mi fido di te, con tutto il mio cuore, e tu meriti che io mi apra con te, e io merito di potermi aprire con te. Mi sono sentita sconfitta, ieri sera. Perché hai ragione. Io mi affeziono a tutti. Ma dopo tutto quello che abbiamo passato, pensavo di essere riuscita a dimostrarti che quel che provo per te è diverso. Quando mi hai detto quelle cose, ho sentito come se questi tanti mesi fossero stati completamente cancellati, i miei sentimenti, invalidati, senza alcuna importanza. Mi sono sentita completamente vuota", deglutisce a fatica, mentre le lacrime cominciano a sfuggire al suo controllo. Jen reagisce azzerando immediatamente il poco spazio tra i loro corpi abbracciati, stringendosela addosso come se da questo dipendesse la loro stessa vita. Sente la mano di Judy sulla sua schiena aggrapparsi alla maglia con disperazione.

"Vieni qui piccola, vieni qui", un singhiozzo strozzato esce dalla gola di Judy, e lei prende a cullarla dolcemente. E cazzo il groppo di dolore allo stomaco la lascia per un attimo senza fiato, mentre il suo viso affonda nella chioma bruna che sa di cocco.

"Sono una stronza cretina, Jude, perdonami! Ti voglio un mondo di bene, per favore perdonami. È il tuo amore che mi ha rimessa in piedi, lo sento ogni volta che cucini per noi, è uno dei tuoi tanti modi di dimostrarci quanto ci vuoi bene, lo sento ogni volta che ti vedo dare una carezza a Henry o imbarazzarti per le battute idiote di Charlie, lo sento ogni volta che pronunci il mio nome. E a volte mi chiedo cosa ho fatto per meritarlo, e così ti sputo addosso i miei sensi di colpa e le mie insicurezze. Sono un’idiota.", si allontana quel tanto che basta per poterla guardare negli occhi, asciugandole le lacrime.

"Questa è un’altra di quelle cose su cui dobbiamo lavorare, credo. Basta coi sensi di colpa, Jude. Basta coi casini passati. Basta con le bugie e basta con le omissioni. Questa può essere davvero la nostra seconda occasione. Ricominciamo da capo, vuoi?", le sue dita seguitano instancabili ad asciugare lacrime, anzi, ormai non si tratta più nemmeno di asciugare, quanto di spargerle, le sue si mischiano a quelle della bruna, ma non ha importanza, pensa Jen, va bene così.

"Non ti azzardare mai più a farmi uno scherzo come quello di stamattina, Harding! Mai più! Non ho intenzione di passare il resto della mia vita a portarti le arance in prigione!", Judy tenta di scherzare puntandole un dito davanti alla faccia e tirando su col naso.

"Mai più Jude. Te lo giuro. Mai più. D’ora in poi, qualsiasi cosa si presenterà sul nostro cammino, l’affronteremo insieme, okay?", la bionda le risponde con voce inferma. Judy nasconde il viso nell’incavo del collo di Jen e le allaccia il braccio sulla schiena.

"Stringimi Jen. Ho bisogno di sentirti", e immediatamente sente la presa dell’altra farsi più salda, insinua una gamba tra quelle di Jen e ristabilisce l’abbraccio. I loro corpi sono allacciati insieme a saldare un patto che ha il sapore dell’indissolubile.

"Sono qui, tesoro", il groppo doloroso che fino a poco prima alloggiava nello stomaco di Jen viene sostituito da una nuova emozione, una calda sensazione che si espande in tutto il suo corpo, il suo cuore sembra fare qualche capriccio, ma la sensazione è piacevole lei ci si abbandona, pensando che è la prima volta che stringe Judy in questo modo, prendendo solo in questo momento coscienza dell’intimità della loro postura.

Chiude gli occhi, concentrandosi e abbandonandosi al contatto. Percepisce i loro ventri che si muovono insieme nell’atto di respirare. I loro seni separati soltanto da due sottili strati di stoffa, anch’essi si sfiorano nel movimento. La gamba di Judy in mezzo alle sue, direttamente a contatto con il suo centro. La vertigine e la sensazione di calore al basso ventre la investono piacevolmente. È sicura che questa sia la prima volta che prova queste sensazioni con Judy. Merda, forse è la prima volta, in assoluto!

È bastato un bacetto del cazzo dato con distrazione, (o per istinto), a provocare tutto questo? O forse, quell’accenno di effusione ha solo dato il via libera a qualcosa che fin’ora era troppo nascosto alla loro consapevolezza? Come una piccola crepa sulla parete di una diga che ha cominciato a perdere e che è destinata prima o poi a provocare un inevitabile cedimento strutturale? E poi, perché proprio ora? Si domanda cosa stia provando Judy, cosa pensi di quel fulmineo -okay, si-, bacio.

"Judy?", disgustoso il tono tremolante con cui ha pronunciato il suo nome -datti una calmata, Harding!-

"Mhm?", la mora risponde distrattamente, godendosi il piacere del loro stretto abbraccio.

"Penso che ci sia anche un’altra cosa di cui dobbiamo parlare…", si costringe a respirare normalmente, provando a ignorare la velocità con cui il suo cuore ha iniziato a pompare. Cazzo, le sembra di essere nel bel mezzo di una sessione di spinning!

"Sono d’accordo, Jen… Ma, sei sicura che vuoi parlarne adesso?", Judy accompagna le parole accarezzandole la schiena con la punta delle dita.

"Non lo so, forse?", Jennifer risponde con voce incerta.

Judy non è certa che sia una buona idea, per lei di sicuro non lo è, e conoscendo Jen, pensa che neanche a lei faccia bene affrontare questo discorso senza averlo metabolizzato del tutto. Così lotta contro l’urgenza di accontentarla.

"Che ne dici se… ci ripromettiamo di parlarne e ci prendiamo un po’ di tempo per vedere che succede?", le pare quasi di sentire il rumore degli ingranaggi nella testa dell’altra e realizza che forse Jen teme che voglia allontanarsi.

"Per quel che mi riguarda, Jen, qualunque cosa succeda, voglio che tu sappia per certo che non vado da nessuna parte. Okay?", le sussurra con voce calma e comprensiva.

"Nemmeno io Judy, promesso. Credo che tu abbia ragione. Io davvero non ho idea da dove sia venuto, -devo specificare che mi riferisco al bacio?-, però ti voglio dire che è stata una sorpresa… piacevole, okay? Insomma… avrei potuto dare di matto e non l’ho fatto! Ma non voglio far finta che non sia successo, ne riparleremo, okay?", il suo tono leggermente incerto, per l’irrazionale paura che Judy preferisca che l’accaduto finisca nel dimenticatoio. -che assurdità, questo è quello che farei io, o che farebbe lei se percepisse che per me è meglio così-, così sigilla la sua promessa con un leggero bacio sulla chioma bruna in cui è immerso il suo viso.

"È stato piacevole anche per me Jen… Dormiamoci su ora", Judy propone con voce assonnata.

"Ti va di aiutarmi a svuotare l’armadio dalle cose di Ted, domattina?", Jen le sussurra dopo un po’, un silenzioso cenno del capo di Judy mette fine al tumulto di pensieri, la bionda stringe l’amica e si abbandona lentamente alla stanchezza.

   
 
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