Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: SOwl    18/12/2020    2 recensioni
[spoiler per il finale di Supernatural; Destiel]
È estremamente semplice per Dean dire a Sam, "in fondo, siamo sempre stati io e te, fin dall'inizio". Perché non c'è mai stato nessun altro. È solo giusto che la storia finisca esattamente così com'è iniziata: con loro due.
(Non è vero?)
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

[Disclaimer: I personaggi di Supernatural non mi appartengono.]
 

When writing the story of your life, don't let anyone else hold the pen.” 
Robert Thriver


 

È mattina presto, ed è ancora buio. Le luci dell'alba sono a malapena visibili, formano una linea sottile all'orizzonte. All'interno di un vecchio fienile abbandonato si sta svolgendo una particolare scena.
 

Ci sono due fratelli: la storia inizia con loro.
 

(Dentro il fienile ci sono anche una decina di corpi di quelli che a prima vista sembrano clown-vampiri, ma diciamo che questo è un dettaglio di poco conto.)
 

Andiamo dritti al punto: uno dei due sta morendo, e male. Ora, questo che è un dettaglio di una qualche rilevanza. Dean sta morendo in quello che, non importa come lo si guardi, non è proprio il migliore dei modi per morire. E sta morendo morendo. L'enfasi è intenzionale perché Dean fa sul serio, come non ha mai fatto in vita sua. Di lì a breve morirà, e sarà una morte definitiva. Non ci saranno più resurrezioni, niente più patti con demoni degli incroci, niente di niente.

Questo è quanto. La fine dei giochi.
 

Non è la più gloriosa delle fini, deve ammetterlo, perché tirare le cuoia a quarant'anni per colpa di un vampiro con una maschera da pagliaccio che ti ha spinto ed infilzato su un pezzo affilato di metallo non è esattamente il miglior modo di lasciare questo mondo, e questo Dean non può negarlo. Tuttavia, è anche pienamente consapevole del fatto che non gli rimane molto da vivere, ed il tempo che gli resta, Dean vuole usarlo per togliersi un peso dal cuore (non che faccia molta differenza dato che, di pesi sul cuore, ne ha a perdita d'occhio) e rassicurare il suo fratellino. Quindi questo è esattamente ciò che fa. Prima ancora di accorgersene ha già iniziato a parlare, come se le parole fossero già lì e non vedessero l'ora di uscire.
 

Ed è facile dire a Sam di non chiamare aiuto, che ormai è troppo tardi.
 

(Lo è davvero?)
 

È così semplice dirgli, ho sempre saputo che sarebbe finita così, per me.

Per– perché in fin dei conti... lo sappiamo entrambi, tu ed io, che una vita normale non avrebbe mai funzionato per me, no?

La mia vita non lo è mai stata, non è mai stata normale, e a me va– va bene così. Quella vita è tua, Sammy. Non mia. Per cui dimmi che andrà tutto bene, e che andrai avanti anche senza di me. Il mio scopo è sempre stato proteggerti, ma se so che sarai al sicuro, mi sta bene anche morire.
 

(L'aria si sta facendo pesante, Dean riesce a stento a respirare. E però continua a parlare. Deve farlo. È facile farlo.)
 

È estremamente semplice dire a Sam, in fondo, siamo sempre stati io e te, fin dall'inizio.

Perché è la verità. Nessun altro, non c'è mai stato nessun altro, all'infuori di loro due. E doveva finire così. La storia è iniziata con loro, e con loro deve finire.
 

Non sarebbe potuta andare diversamente, Sam.
 

È così facile dire tutto ciò, così naturale, che a momenti Dean non deve neanche sforzarsi di pensare. Le parole gli escono di bocca in modo così spontaneo, così sciolto che, sentendosi parlare, a malapena si riconosce.
 

È quasi come se… sì, quasi come se quelle parole non fossero neanche sue.

(Ma lo sono, devono esserlo– di chi altri sarebbero, altrimenti?)
 

Sam è davanti a lui, immobile, gli occhi sgranati (e sì, sono decisamente lucidi, perché quella scena gli fa comunque un certo effetto). Cerca di dare un qualsivoglia senso alle parole di Dean, e per quanto ci provi, tutto quello che al momento è in grado di pensare è, ma che sta dicendo?

Cazzate. Suo fratello sta morendo letteralmente impalato su un pezzo di ferro, che probabilmente è pure arrugginito, ma evidentemente ha pensato che questo fosse il momento giusto per iniziare a monologare e propinargli cazzate. Monologo, questo, che, Sam sta tenendo il tempo, va avanti da ormai quattro minuti (Quattro minuti! I soccorsi sarebbero già potuti essere qui!).
 

(Che poi, cosa significa "siamo sempre stati io e te"? Che ne è di Cas, di Jack, di Eileen? Questo non è il 2005!)
 

Passano altri quindici secondi, Dean sta farfugliando "Sei il mio fratellino, il mio compito è sempre stato proteggerti, sei venuto su proprio bene" e a Sam ricorda vagamente un disco rotto, per cui pensa, sarebbe proprio ora di finirla.

"Dean, non ho la minima idea di cosa tu stia dicendo. Chiamo i soccorsi– anzi, sai adesso cosa facciamo? Adesso chiamo Jack, ché ho capito che ha detto che non ha intenzione di interferire, ma di certo per noi farà un'eccezione, voglio dire, siamo praticamente la sua famiglia–".

Ma Sam non fa in tempo a fare né l'una né l'altra cosa perché in quel momento il silenzio surreale che regna nel fienile (se non contiamo i precedenti quattro minuti di monologo di Dean, ed i conseguenti due minuti di panico di Sam) è interrotto da un singolo e peculiare rumore.
 

Un fruscio d'ali.
 

Dean guarda oltre la spalla di Sam, e vede…
 

"Fai sul serio, Dean? Io ti salvo la vita, e tu muori dopo neanche una settimana?" esordisce Castiel.
 

Eh?
 

Castiel si trova lì, proprio dietro di Sam, in carne ed ossa – e piume; Dean è quasi sicuro di aver intravisto una parte delle sue ali, prima che Cas le facesse sparire – e okay, o Dean è già morto e non se n'è neanche accorto, o ha perso così tanto sangue che sta iniziando ad avere allucinazioni.

Non sa quale sia l'ipotesi più probabile tra le due ma alza lo stesso le spalle, o almeno ci prova, come a dire, mica l'ho deciso io.
 

"Cas! Grazie a..." incomincia Sam, e questo vuol dire che anche Sam lo può vedere, vuol dire che questa non è un'allucinazione, "… Uh, no, non penso sia grazie a Dio".
 

"Decisamente no. Bé, se con Dio intendi Jack, è stato lui a riportarmi indietro dal Vuoto, ma questo," Castiel indica Dean con un cenno del capo, "è colpa di Chuck. Gli sono rimasti ancora un po' dei suoi poteri, e sta cercando di... lo vedi tu stesso, cosa sta cercando di fare. Jack se ne sta occupando in questo momento".
 

Aspetta, Chuck…?
 

"Ecco perché le stava sparando così grosse! Sembrava stesse leggendo direttamente da un copione. Ma pensi di poter–"
 

E non c'è neanche bisogno di chiedere.
 

Castiel si avvicina a Dean, ispeziona la ferita, non fa commenti sul fatto che Dean sia momentaneamente rimasto senza parole (tanto per cambiare), e poi assottiglia gli occhi, lo prende per le spalle e, senza troppe cerimonie, fa l'unica cosa che non dovrebbe per alcun motivo fare: lo tira via di lì, verso di sé. Ignora il gemito strozzato di Dean, non fa neanche caso a Sam che, nuovamente in preda al panico, sta dicendo a raffica, "no no no no aspetta che diavolo stai facendo?". Sam cerca di allontanarlo, di allontanare Dean da lui, ma Castiel non si muove di un centimetro. Guarda Dean negli occhi, lo chiama per nome e gli dice, "Devi lasciarmi fare una cosa. Ti fidi di me?".
 

Dal canto suo, Dean sta velocemente perdendo conoscenza perché andiamo, fino a tre secondi fa aveva ancora una barra di metallo a perforargli l'addome e a trapassarlo da parte e a parte, e adesso la ferita sulla schiena gli brucia da morire, sta perdendo sangue più di prima e la testa gli gira, il cuore gli martella nelle orecchie e lui fa un'indescrivibile fatica a tenere gli occhi aperti, e sa che la cosa più sensata da fare in quel momento, dopo che Castiel ha fatto una cosa del genere – riuscendo ad infrangere, in una volta sola, tutte le regole di tutti i manuali di pronto soccorso esistenti, nessuno escluso – sarebbe dirgli che no, certo che non si fida.
 

Però va specificato che Dean non è mai stato un vero e proprio fan della scelta più sensata, e comunque sia questo è Cas, che domande sono?
 

Annuisce, e le gambe gli cedono definitivamente e la testa gli ciondola in avanti. Finiscono entrambi con le ginocchia a terra. Castiel gli prende il viso tra le mani e "Devi... dovresti dirlo ad alta voce” precisa, ed ora sembra appena un po' più titubante, abbassa lo sguardo e oh– Dean pensa di aver capito dove vuole andare a parare.
 

Ci pensa un istante. Sceglie.

Oh, al diavolo, ormai non ha più nulla da perdere.
 

(Eccetto, bé... eccetto la vita.)
 

"Sì– sì, va bene, mi fido" dice con voce malferma, incespicando sulle parole, ma è una scelta sua, ed è la verità, e per la prima volta da quando lui e Sam sono entrati lì dentro si sente davvero in controllo delle sue azioni, delle sue parole.
 

Come aveva potuto non accorgersi, neanche per un secondo, di quell'aria opprimente? Del fatto che quella libertà, per cui tanto avevano combattuto, gli era stata sottratta ancora una volta da sotto il naso?

Stava per morirci, maledizione! Dopo aver sconfitto Chuck, ucciso Hitler, ucciso Morte in persona (non una, ma ben due volte), stava per essere fatto fuori da un pezzo di metallo arrugginito!

Quando la verità, la verità è che… lui non vuole morire. Non qui, perlomeno. Non così. Non pensa che questo sia il suo destino; o meglio, lo pensava in passato, ma adesso… Bé, qualcosa è cambiato. Adesso ce l'ha una ragione per credere, avere fiducia e– diamine, persino fede (anche se non lo ammetterebbe mai ad anima viva).
 

Per un secondo soltanto, in quello che probabilmente è il peggior momento per esitare, Castiel tentenna. Dean lo vede chiaramente, perché gli è così vicino: i suoi occhi assumono una piega triste, come se preferisse di gran lunga non fare ciò che sta per fare.
 

"Sai cosa ti sto chiedendo?"
 

Stringendo i denti per il dolore Dean annuisce ancora e poi, per ribadire il concetto, glielo ripete anche a voce. Lo sa. Sì.
 

"Cos'è che avresti intenzione di fare, Cas?" chiede Sam con urgenza e ben più che una punta di dubbio ed apprensione nella voce, ma Castiel non risponde, si limita ad annuire di rimando e dice, rivolto a Sam, "Potrei allentare la presa, devi aiutarmi a reggerlo. Farò presto". Dopodiché avvicina il volto a quello di Dean.

Per un breve, bizzarro istante, Dean quasi si chiede se Cas lo stia per baciare.
 

"Farò presto," Cas ripete piano, e l'ultima cosa che Dean sente è la leggera pressione di due dita premute contro la sua fronte.

Chiude gli occhi, fa quello che ha detto avrebbe fatto: si fida di lui.

 

***



C'è un raggio di sole che, come il più infame degli stronzi, ha deciso di posarsi proprio sul suo naso. Inconsciamente, Dean cerca di scacciarlo con la mano, salvo che poi quest'ultima va a sbattere contro qualcosa di freddo. Ed è così che Dean si sveglia. È così che si accorge di essere ancora vivo, e di non sentire più alcun tipo di dolore, e di essere seduto da qualche parte di morbido.

Morbido? Il suolo del fienile sarebbe tutto fuorché morbido, è pronto a scommetterci. E c'è un lieve rumore di sottofondo, sembra quasi un brontolio, e ci sono delle voci sommesse, parlano piano e lui non riesce a capire cosa dicono, almeno che non presti particolare attenzione. Decide di non farlo, almeno per il momento. Lascia che le loro parole gli scivolino addosso. E decide di non aprire gli occhi, non subito, il che è… insolito. Questo non è da lui. Dean non si comporterebbe mai così perché, la maggior parte delle volte, quando si sveglia, lo fa di soprassalto e con il cuore in gola, come se avesse il timore non così insensato che gli incubi possano inseguirlo anche fuori dalla sua testa. Poi, la maggior parte delle volte, non appena si sveglia, ficca la mano sotto il cuscino, se non per estrarvi la pistola con cui dorme ogni notte, quantomeno per sentirne il metallo rassicurante contro la pelle. La maggior parte delle volte, è così che si sveglia. È questa la prima cosa che fa.

Ma questa volta, di incubi non ne ha avuti: non ha sognato affatto. Questa volta non si è svegliato di soprassalto e, anzi, si accorge con un certo imbarazzo che potrebbe persino aver sbavato nel sonno. Questa volta, c'è un raggio di sole che gli sta scottando il naso e lui si sente… si potrebbe quasi dire che si sente al sicuro. Manca totalmente di quel senso di urgenza che, ogni giorno, gli impedisce di dormire più di quattro ore. Perché lo sa che le voci che sente sono di Sam e Castiel: le ha riconosciute all'istante. Ed il rumore di fondo può voler dire una sola cosa: si trovano all'interno de– Il suo intero corpo sobbalza in modo così improvviso che la sua testa finisce a sbattere contro il finestrino dell'Impala. Okay, okay, forse è il caso di–

No, aspetta. Ha sentito qualcosa d'interessante.
 

"... chiesto di non farlo, perché volevo essere... non volevo più essere un angelo. Quindi mi rimaneva poca grazia, sai, i miei poteri stavano svanendo, ne ero al corrente da un po'. E quella che avevo non era abbastanza per guarire una ferita di quel genere, per cui ho dovuto… ho dovuto farlo, era l'unico modo. Certo che se lo avessi saputo, se avessi saputo che mi sarebbe servita per questo, puoi immaginarlo, non avrei rifiutato quando Jack si è offerto di ripristinarmi la grazia."
 

"Quindi adesso non ne hai più? Di grazia, voglio dire. Sei... di nuovo umano?"
 

Bé, questo spiega un po' di cose. Ma certo che Sam sta guidando proprio male, pensa Dean trattenendo una smorfia, sentendo che Sam non sta facendo assolutamente nulla per evitare le buche ed i ciottoli in strada, e fino a prova contraria sta prendendo tutti i dossi con la terza ingranata. Dean continua a fare finta di dormire. Gli piange il cuore per Baby e più tardi ha una mezza intenzione di farla pagare a Sam, ma per il momento vuole continuare ad ascoltare quella conversazione senza che gli altri sappiano che si è svegliato.
 

"Sembrerebbe di sì. La poca grazia che mi era rimasta, l'ho consumata. Ma va bene così, anzi, ne sono quasi felice." dice Castiel, e la sua voce tradisce un piccolo sorriso involontario, ma poi qualcosa sembra venirgli in mente ed il silenzio cala all'interno della vettura. Quando parla di nuovo, lo fa con discreta cautela. "Naturalmente, Sam, non sto chiedendo a te e a Dean di ospitarmi. Mi troverò un lavoro e un posto dove stare, l'ho già fatto in passato. Anzi, se mi facessi scendere alla prossima stazione di servizio mi faresti un favore. Da lì in poi me la vedrò io, non c'è problema".
 

E dopo questo, Dean non può più fare finta.
 

Ma dov'è che crede di andare?

L'ho già fatto in passato” un paio di palle. Se ha dovuto farlo, è stato per colpa mia che l'ho letteralmente sbattuto fuori.
 

Dean apre di poco gli occhi, ed inspira per farsi forza. Lascia andare un respiro. In un certo senso si sente... più pulito. L'aria che respira è più leggera, più fresca, come se l'Impala avesse i finestrini aperti, la sua mente è più tranquilla, più lucida. Pensa di sapere il motivo, ma adesso non vuole stare a pensarci.

Sam è al volante, e ha l'aria combattuta. Dean presume che non sappia cosa rispondere, o meglio, sa cosa Castiel si aspetta di sentirsi dire, ma non è sicuro di riuscire a dirglielo.

Getta uno sguardo di lato: Cas è seduto di fianco a lui, a debita distanza, lo sguardo insistentemente puntato fuori dal finestrino. Un silenzio impacciato ha invaso di nuovo l'Impala, ed in questo silenzio, Dean se ne rende conto.
 

Si rende conto che Castiel non ha capito proprio un cazzo.
 

È ancora convinto di essere utile a lui e a Sam, di tanto in tanto, solo per i suoi poteri, non è vero? E quindi, ora che di poteri potrebbe non averne più, pensa di non star facendo altro che occupare dell'inutile spazio.

Oppure… ha così tanta fretta di andarsene perché vuole risparmiare a Dean (e risparmiare a se stesso) l'imbarazzo di tornare a parlargli dopo quella volta– dopo tutto quello che ha detto. Perché pensa che Dean non provi la stessa cosa.
 

(Non è vero?)
 

Bé, in tal caso… Non ha capito proprio niente davvero.
 

E all'improvviso, Dean vuole dirglielo. Vuole dirglielo e dirglielo e dirglielo. E vuole fare anche dell'altro. Vuole recuperare il tempo perso, e cambiare in definitiva le cose. Magari più tardi manderà anche una preghiera a Jack, per ringraziarlo di averlo riportato indietro.

Dean vuole dirglielo, perché crede che Cas abbia passato anche troppo tempo senza saperlo. Vuole dirglielo, vuole dire quelle tre parole che gli sono rimaste bloccate in gola per così tanto tempo che non saprebbe neppure dire da quant'è che sono lì, e che ora premono per uscire, e lui non è mai stato così vicino dal farle uscire per davvero.
 

"Sei un idiota."
 

Sam al posto di guida sussulta, e ci manca poco che freni la macchina. Cas, di fianco a lui, fa lo stesso, stacca bruscamente gli occhi dal finestrino e guarda nella sua direzione.

"Dean!" esclamano, praticamente all'unisono, e Dean trattiene a stenti un sorriso. Gli angoli della bocca tremano, il cuore batte, la ferita sulla sua schiena, è come se non ci fosse mai stata. È da parecchio tempo, in realtà, che non prestava vera attenzione al semplice fatto, raro ed innegabile, di essere ancora vivo. Ancora con Sam, ancora con Cas.
 

(Non vorrebbe essere da nessun'altra parte.)
 

Sam non perde tempo e gli chiede subito come si sente, ma Castiel pare arruffare metaforicamente le piume, alza le sopracciglia e dice, a voce piuttosto bassa (ma Dean lo sente lo stesso), "non vedo come l'averti salvato la vita per l'ennesima volta faccia di me un idiota".
 

"Sto una favola Sammy, ma qualcuno qui," dice, e rivolge a Cas un'occhiata che non lascia spazio a dubbi, "deve capire un paio di cose. La prima," tira dritto, come se sapesse esattamente cosa dire, e lo sapesse da sempre, senza dare a Castiel il tempo di replicare nulla, e senza neppure fare caso allo sguardo interrogativo di Sam il quale, ad un certo punto, evidentemente recepisce il messaggio e torna a concentrarsi sulla strada.

"La prima," Dean ripete, "è che noi non abbiamo bisogno di lui solo per la sua magia. Umano o angelo, vuoi la verità? Per me non cambia nulla. Per te, Sam?"
 

"Assolutamente" interviene Sam con un cenno d'assenso ed un piccolo sorriso, gli occhi fissi davanti a sé.
 

"Ma se hai detto che senza i miei poteri sono solo un bambino–"
 

"Poi," lo interrompe Dean che, complice la memoria a breve termine, non si ricorda di aver mai detto una cosa del genere, "deve capire che non tutto quello che dico va preso seriamente, proprio perché sono io che lo dico, e per ultimo, dovrebbe capire che certe volte farebbe meglio a chiederle, certe cose, invece di darle per scontato."
 

("L'unica cosa che voglio, è qualcosa che so di non poter avere.")
 

A questo punto non riesce più a trattenere un sorriso, perché sa di non aver frainteso e perché è mattina e perché dannazione, è felice di essere vivo, è felice che Cas sia vivo, che Sam sia vivo. Il futuro si estende davanti a loro, immenso nelle sue opportunità, ed è vasto quanto una strada aperta, libera, illuminata dal sole.
 

Castiel lo sta guardando con tanto d'occhi. Fino a prova contraria, si sta dimenticando di sbattere le palpebre. Sembra esserci rimasto letteralmente di ghiaccio. Dean decide in quel momento che è proprio stanco di lasciarsi sfuggire le proprie, di opportunità, per cui allunga il braccio e gli prende la mano. Lo guarda abbassare gli occhi.
 

Non c'è niente di male nel volerlo, Dean vuole dirgli, ma vuole dirlo anche a se stesso, e vuole disperatamente crederci.
 

(Perché Castiel avrà pure dato per scontato di non avere neanche uno straccio di possibilità con Dean, ma Dean non è di certo da meno.)
 

Non c'è niente di male nel volerlo.

Niente di male nel volere un futuro, e nel volerlo con…
 

"Presente quella cosa che pensavi di non poter avere? Bé, ti sto dicendo che puoi averla, Cas, perché... ti amo anch'io".
 

... Con Cas. Nel volerlo con Cas.
 

Dieci secondi passano e Castiel ancora non dice una parola, gli occhi bassi e fissi sulle loro mani unite. Ancora non batte le palpebre.

Ma proprio quando Dean sta cominciando a chiedersi se non lo abbia accidentalmente mandato in cortocircuito, proprio quando Sam, che sta iniziando a sentire un po' caldo, getta un fugace sguardo allo specchietto retrovisore per assicurarsi che vada tutto bene– proprio in quel momento, Castiel pare scongelarsi di colpo, batte gli occhi una volta di troppo, e l'espressione di stupore sul suo volto si scioglie in un sorriso così luminoso che Dean deve socchiudere gli occhi per continuare a guardarlo. Sorride a sua volta e, quando Cas alza gli occhi ed incontra il suo sguardo, si rende conto di non voler aspettare un secondo di più, o piuttosto di non riuscirci: si sporge in avanti, e lo bacia sulle labbra.
 

(A questo punto Sam ritiene sia proprio il caso di spostare gli occhi dallo specchietto retrovisore anche per, insomma, evitare incidenti. Avevo ragione io, pensa, e con un sorriso sornione riporta gli occhi sulla strada.)

 

Questa è una storia cominciata con due fratelli. Ma che razza di storia sarebbe, se finisse nello stesso esatto modo in cui è iniziata?

Che ne sarebbe del motto “La famiglia non è nel sangue”? Che ne sarebbe di tutti gli amici, i compagni e gli alleati che questi due hanno man mano imparato a conoscere nel corso degli anni, di tutti i legami che hanno stretto?

In quindici lunghi anni… non è certo qualcosa che si può dimenticare.

 

Mezz'ora dopo, nel frattempo che sono fermi ad una stazione di servizio ("e non esiste che ti avrei fatto scendere ad una stazione di servizio, Cas, davvero pensavi che l'avrei fatto?"), il telefono di Sam vibra con una nuova notifica e poi non smette più di vibrare, i messaggi si accumulano uno dopo l'altro.

Accigliandosi, Sam lo recupera dalla tasca dei pantaloni. Vede il nome sul display e per poco il telefono non gli scivola dalle mani perché
 

Eileen. Eileen. È Eileen.
 

Quindi no: la storia sarà pure iniziata solo con Sam e Dean, ma non termina allo stesso modo. Non finisce con loro due.

E anzi, perché mai dovrebbe finire? In fondo, si sa, la fine non è mai la fine, e nessuna storia finisce per davvero.
Non finché c'è qualcuno a raccontarla.

-----------

Note:

Long story short: Dean sta morendo, ma non fa nulla per evitarlo perché è ancora controllato da Chuck. Sam non lo è, perché a Chuck sono rimasti pochi poteri, ed è per questo che non si beve quello che Dean sta dicendo. Dopo aver ottenuto il consenso di Dean, Castiel condivide la poca grazia che gli è rimasta con lui, ed in pratica lo possiede brevemente per guarirgli la ferita (L'idea di Cas che possiede Dean per salvarlo non è mia, l'ho trovata su Tumblr sul profilo di omniscientoranges). Eileen ricontatta Sam non appena Jack è in grado di riportare tutti indietro, e vissero tutti felici, vivi e contenti perché, a mio parere, i lieto fine sono un pochino sottovalutati. Perlomeno da CW.

Gente, è ormai passato un mese dal finale di Supernatural. Guardarlo è stata per me un'esperienza davvero interessante, nel senso che il mio cervello è letteralmente andato in tilt e per due minuti buoni, nel mentre che Dean stava morendo, non sono riuscita a fare altro che ripetere “Ma cosa sta dicendo ???”. Esperienza sconsigliata, 0/10. L'episodio 18 però è stato *chef's kiss*.

Questa fix-it non si prende molto sul serio, ma spero lo stesso vi sia piaciuta e spero di non essere andata troppo OOC. Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti, se vi va. :)
Alla prossima,

 

SOwl

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: SOwl