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Autore: Roxanne Potter    19/12/2020    2 recensioni
Hogwarts. La sua patria, la sua musa, la stella che gli brilla negli occhi. L'unico luogo nel quale Albus non ha mai conosciuto sofferenza e senso di colpa, ma solo la realizzazione del suo genio e la felicità apparentemente eterna della spensieratezza adolescenziale.
[Questa storia partecipa al contest “Di prompt stilistici e figure retoriche” indetto da fefe.7/Futeki sul forum di EFP]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Albus ha una mente troppo sconfinata per i suoi diciassette anni, per le quattro mura della sua stanza e per le strade desolate di Godric's Hollow.
Albus vorrebbe toccare le vette dei cieli, sporcarsi i polpastrelli di quelle volte celesti, placare la sete del mondo che gli arde negli occhi e nella gola. Invece il fato gli ha imbrattato le mani di terra infima e lo ha ricondotto in una casa che per lui non è più casa; ormai le sue radici non sono altro che sbarre di una gabbia dorata, catene avviluppate intorno ai polsi.
I giorni scivolano via, lenti, soffocanti, tra gli sguardi scontrosi di Aberforth e gli occhi vacui di Ariana. Le lettere di Elphias parlano di terre lontane e meravigliose, mentre il panorama fuori dalla sua finestra rimane sempre uguale; un vicolo acciottolato, i cortili delle case dei vicini, il chiacchiericcio delle donne che portano i panni al fiume e dei paesani diretti al mercato del giovedì.
Albus sente i suoi universi farsi sempre più sterili. L'angoscia gli si infiltra sottopelle, i libri rimangono accatastati sulla scrivania a prender polvere, l'inchiostro non canta più per lui, le parole gli muoiono sulle labbra, persino la sua voce si ammanta sempre di più dello scialbore che lo circonda.
Finché non arriva
lui.
-Tu sei fuoco, Albus. Tu ardi laddove altri preferiscono chinare il capo e lasciarsi marcire.
Le parole soffici di Gellert gli accarezzano l'orecchio e vengono distillate con una dolcezza che mal si accompagna alla malizia che sporca lo sguardo del ragazzo; una malizia che Albus si ostina a fingere di non notare.
-Dobbiamo partire e trovare i Doni. Tu sei troppo per questo stupido villaggio, per questa patetica imitazione di vita.
Noi siamo troppo. Diversi dagli altri, sì, ma di una diversità che ci rende migliori, che ci eleva al di sopra delle masse.
Le parole di Gellert sono sempre accompagnate da labbra che gli sfiorano le tempie, da baci rabbiosi e morsi sul collo che trasformano il suo corpo in un fascio di brividi.
-Tu e io, a impugnare lo scettro del potere. Per il Bene Superiore. Riesci a immaginarlo, Al?
Albus ha una mente fin troppo sconfinata per i suoi diciassette anni, ma neanche la più alta filosofia può rimanere salda davanti alle lusinghe dell'amore. Ed è così che i suoi universi trovano terreno fertile per ricominciare a prosperare, le sue parole riacquisiscono argutezza e vigore e in lui rinasce la fame vorace del mondo.
Albus torna a essere fuoco che brucia in un mondo troppo spento, arbusto rigoglioso in un campo di boccioli sterili.
Si illude di essere protagonista di un amore giusto e rivoluzionario, di meritare lo scettro del potere, di essere
più rispetto ai volti anonimi e alle menti grezze che lo circondano.
Si illude di aver spiccato il volo e di star sfiorando la volta del cielo con la punta delle dita, troppo cieco per accorgersi del sole che incombe alle sue spalle e che ha iniziato, lentamente ma inesorabilmente, a bruciargli le ali.

Le sue ali si sono liquefatte, il cielo gli è crollato addosso andando in pezzi come uno specchio infranto sul pavimento. Schegge di vetro sembrano trafiggergli i polsi e il sangue scorre a fiumi, scorre come tutto l'amore che lui non è stato capace di donare.
Albus si lascia scivolare a terra e rimane immobile, le spalle premute contro la parete fredda della sua stanza, troppo stanco per alzarsi, impugnare una piuma e scrivere ad Elphias che tra un paio di giorni si terrà il funerale di Ariana.
La cruda realtà l'ha risvegliato dopo due mesi di sogni folli, lasciandolo vuoto, sporco e inquinato, infimo come la terra che imbratta quelle sue fragili mani che mai potranno impugnare lo scettro del potere; non dopo aver inconsapevolmente sacrificato ciò che era giusto e puro in nome di un amore menzognero, di un peccato primordiale, di una ragione diventata folle e cieca.
Un urlo improvviso gli perfora la gola. Albus si piega in avanti e lascia scorrere le lacrime mentre affonda le unghie negli avambracci, cercando di estirpare il veleno vischioso che gli appesantisce le vene come catrame, di annientare il dolore e il senso di colpa, di dimenticare la furia glaciale che ha incendiato lo sguardo di Gellert mentre questi alzava la bacchetta contro Aberforth – di dimenticare gli occhi sbarrati sul viso cinereo di Ariana, quegli occhi così vuoti eppur così accusatori.
Le strade di Godric's Hollow non sono altro che un teatro di incubi che lo perseguiteranno fino alla fine dei suoi giorni e ormai anche l'universo lì fuori gli appare freddo, scialbo e sterile, spoglio di promesse e di prospettive, come se tutta la bellezza fosse svanita dal mondo.
Albus sa di avere ali troppo spezzate per tornare a volare e che non troverà mai più un posto da poter chiamare casa.

Albus ha ventitré anni quando torna a Hogwarts e sente il fiato mozzarsi alla vista delle torri del castello, imponenti e svettanti contro il cielo azzurro. I suoi occhi febbrili si nutrono della magnificenza che lo circonda mentre segue il preside Armando Dippet lungo i sentieri del parco, verso la scalinata di pietra che conduce al portone d'ingresso; una lieve brezza gli scompiglia i capelli e Albus inspira l'aria dolce di fine estate, quell'aria che preannuncia l'inizio della sua nuova vita come insegnante di Trasfigurazione.
Sono tornato a casa. Sono tornato a casa.
Mentre percorre i corridoi del castello, tra arazzi, armature e fantasmi che gli sorridono e si sbracciano per salutarlo, una sensazione lancinante gli comprime il petto e il cuore, quasi spaventosa nella sua intensità. Ci mette un po' a riconoscerla, ma quando riesce a darle un nome Albus sente le sue mani tremare e i suoi occhi inumidirsi; è gioia. Quella gioia selvaggia e dolorosa, mischiata alla nostalgia del passato, di cui per troppo tempo ha dimenticato il sapore.
Giunto all'ingresso delle sue nuove stanze, Albus si congeda da Dippet con un sorriso e un saluto cordiale. Apre la porta e si ritrova in una camera circolare dalle pareti di pietra, arredata solo da una scrivania, una libreria in legno di noce e un letto rivestito da una coperta vermiglia.

Si avvicina alla finestra e abbraccia con lo sguardo le torri maestose che s'innalzano tutto intorno, gli spalti del campo di Quidditch in lontananza, lo splendore dei prati smeraldini, l'acqua rilucente del lago accarezzata dai raggi del sole.
Hogwarts. La sua patria, la sua musa, la stella che gli brilla negli occhi. L'unico luogo nel quale Albus non ha mai conosciuto sofferenza e senso di colpa, ma solo la realizzazione del suo genio e la felicità apparentemente eterna della spensieratezza adolescenziale.
Albus sorride e poggia una mano sulla pietra fredda della parete, che sembra tremare e vibrare a contatto con la sua pelle. I suoi polpastrelli stanno davvero sfiorando le vette dei cieli, si stanno sporcando dei secoli di storia che il castello porta con sé e dei ricordi che lo investono come un torrente in piena.
Si lascia annegare in quelle memorie, brandelli di innocenza che la vita non era ancora riuscita a inquinare; il momento in cui è entrato per la prima volta nella Sala Grande, il viso ricoperto di cicatrici del piccolo Elphias, gli applausi con cui è stato accolto al tavolo di Grifondoro. La prima uscita a Hogsmeade, la spilla da Prefetto, il profumo di libri antichi nel Reparto Proibito della biblioteca, le pareti umide della piccola aula di Aritmanzia. La lettera che ha annunciato la sua nomina a Caposcuola, le riviste di Trasfigurazione impilate sul comodino, le stelle brillanti nel firmamento che lui amava ammirare dalla finestra del suo dormitorio.
Ora le mura sembrano respirare intorno a lui e Albus accoglie i loro mormorii, dolci e confortanti come le carezze di una madre, accoglie le promesse di una nuova vita in cui potrà finalmente iniziare a lenire il dolore che da anni si porta sulle spalle.
Sa che una parte della sua anima rimarrà sempre opaca, marcia e annerita dal senso di colpa – ma qualcosa in lui ha iniziato a guarire nel momento in cui ha varcato la soglia del castello, il momento in cui ha mosso il primo passo lungo quel sentiero non più arido e sterile che può insegnargli come lasciarsi indietro le sue ombre e i suoi peccati.
Sii la mia casa, Hogwarts. Ora e per sempre. Come ho fatto a non rendermi mai conto di quanto fossi magnifica?
Albus allontana la mano dalla parete fredda – i polpastrelli sporchi del peso millenario che quelle mura si portano dietro e della linfa di una nuova speranza.
Questa notte, dormirà senza sognare gli occhi di Ariana. Al mattino, si risveglierà a
casa e neanche il sole riuscirà a bruciare le sue ali rinate.

*


NdA


Questa storia è stata scritta per il contest "Di prompt stilistici e figure retoriche" indetto da fefe.7 sul forum di EFP. Questi erano i pacchetti;

6. La storia deve svolgersi in due luoghi distinti, entrambi importanti per la vicenda e quindi parte integrante della narrazione. (Godric's Hollow/Hogwarts)
P. Apostrofe (Contenuta nella frase "
Sii la mia casa, Hogwarts. Ora e per sempre. Come ho fatto a non rendermi mai conto di quanto fossi magnifica?")

Il tema della storia è ispirato a una mia poesia che parla del sentirsi soffocati in un ambiente che non permette di lasciar erompere la propria personalità e il proprio genio, del rischio di assorbire la mediocrità che ci circonda e di diventare noi stessi parte di quella mediocrità. Per questo ho cercato di adottare nel corso di tutta la narrazione uno stile astratto e "poetico", se così lo vogliamo chiamare.
Spero di essere riuscita a utilizzare a dovere la figura retorica e che lo stile sia risultato piacevole e non tedioso. Ringrazio in anticipo chiunque recensirà :)

   
 
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