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Autore: GiakoXD    21/12/2020    1 recensioni
Eustass Captain Kidd che segue le regole si è mai visto?? Ovviamente no. E se non ti alleni secondo un criterio e ti fai male al collo poi si sa che bisogna andare dal fisioterapista, no?
[KiddLaw] [AU]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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***** Salve! è la mia prima fanfic su Onepiece. Mamma mia Trafalgar Law mi manda fuori di testa XD
Sto scrivendo una storia lunghissima (che non centra nulla con OP) da così tanto tempo che volevo capire se ero ancora capace di scrivere qualcos'altro, quindi ho provato con questa... purtroppo della fisioterapia ne so parecchio (lato paziente...) e l'idea mi è uscita un pomeriggio passato in compagnia di torcicollo e FF di questa coppietta... Vabbè, dopo queste frasi completamente senza un nesso tra loro meglio che mi fermo... Fatemi sapere che ne pensate!!!! ^^  ******



<< Mi hai regalato cosa?!>> ho sgranato talmente gli occhi che ho pensato per un attimo che mi cadessero all’indietro.
<< Un appuntamento dal fisioterapista >> mi ripete Rufi, con la classica espressione ebete e perennemente contenta. Il mio sguardo di fuoco, come al solito, con lui è perfettamente inutile, non si capisce mai se lo ignori o semplicemente non se ne renda conto. << L’altro giorno ti sei lamentato che avevi male al collo mentre eravamo in palestra, con gli altri non sapevamo cosa regalarti per il compleanno, quindi ho pensato andasse bene! >> me lo dice come fosse la cosa più ovvia del mondo, ancora sorridente. << Ah, Chopper poi dice che è molto bravo! >>
Ah, certo, se lo dice Chopper… solo perché quel bimbetto alto un metro e una banana ha passato l’esame di ammissione a medicina già si sente un luminare. Faccio un profondo respiro per calmarmi, anzi, meglio due. Non è che sia un brutto regalo, visto come sto preso ultimamente. In effetti, sono settimane che ho la schiena a pezzi e che mi sveglio con il collo quasi del tutto bloccato. Poi, Rufi che tiene a mente qualcosa che ho detto per più di cinque minuti  è quasi un evento di per sé… no, deve essere stato il biondo, c’era anche lui. Sicuramente.
Sarebbe stato anche un pensiero apprezzato, se non odiassi i fisioterapisti, gli ortopedici e tutta la loro progenie. “Ti dico io cosa fare per farti stare meglio, basta fare gli esercizi che ti spiego io. So io come ti devi comportare.” Cosa cazzo vuoi sapere tu di come sto io, tu che hai ancora entrambe le braccia attaccate alle spalle?! Questo penso, mentre ancora Rufi mi fissa con quel sorriso ebete stampato in faccia. Lui non poteva saperlo, che li odio.
<< Quanto tempo ho per chiamare? >> sbotto quindi, prendendo tempo.
<< Robin lo ha scritto sul biglietto, tipo uno o due mesi. Ma se ti fa male vai subito, no?>>
 
Ma se ti fa male vai subito, mi ha detto. Neanche che mi avesse portato sfiga lui… non sono passati nemmeno tre giorni che mi sono svegliato alle tre di notte con un mal di testa lancinante e il collo completamente bloccato. Due compresse dell’analgesico più forte che ho trovato in casa hanno calmato le fitte e fermato i capogiri, ma nemmeno così impasticcato sono riuscito a riprendere sonno, ogni posizione era una fottuta tortura. Ho cercato di resistere il più possibile, ma dopo due giornate da panico e due notti completamente insonni ho dovuto ingoiare il rospo, altrimenti probabilmente sarei impazzito. Quindi è per questo che ora sono qui, ridotto ad uno straccio, con la testa ciondolante e le palpebre pesanti. Sono seduto di fianco ad una vecchietta che legge il giornale in una sala d’aspetto tutta lampade zen e musichetta di uccellini e cascate e ogni fottuta volta che la mia testa ciondola, una fitta dolorosa mi si arrampica dentro al cranio e mi risveglia.
Ma in che razza di posto sono finito… sospiro e una fitta particolarmente dolorosa mi ricorda perché sono qui. Di nuovo, tento di massaggiarmi il la spalla con la mano finta, che è perfettamente inutile per lo scopo.
 
<< Dottore! >> esclama la segretaria di colpo, guardando lungo il corridoio in un tono smieloso. Cos’è, ci prova col capo? Molto poco professionale. Più del diffusore alla lavanda dalla lucetta azzurra intermittente che c’è alla sua scrivania.
Da una stanza spunta un ragazzo in camice bianco che si avvicina al bancone a testa bassa, controllando il cellulare.
<< Ci sarebbero questi documenti da firmare, dottore. Ecco la penna! >> prosegue lei, civettuola, porgendo alcuni fogli e una penna. Ha pronunciato la parola “dottore” in modo così adorante che per un attimo ho temuto mi si cariassero i denti.
Effettivamente però qualcosa per cui sbavare quella segretaria ce l’ha. Il dottore oggetto della sua adorazione è un ragazzo sulla trentina, dal fisico asciutto e slanciato. I suoi capelli sono di un nero intenso e sono sparati da tutte le parti. Mettendo in tasca il telefono prende i documenti senza degnare la segretaria di uno sguardo. Si appoggia svogliatamente al bancone con un fianco, incrociando le lunghe gambe. Inforca un paio di occhialetti dalla montatura fina, rettangolari molto piccoli ed esamina un paio di documenti che la donna gli ha appena porto. La carnagione abbronzata fa risaltare parecchio i suoi occhi di un azzurro grigio per niente comune, ora fissi sui fogli. Alla faccia del dottorino!
L'ochetta se lo sta spogliando con gli occhi, nonostante lui sembri ignorarla completamente. Con la stessa espressione annoiata scarabocchia quelle che immagino siano delle firme, ma il mio occhio si blocca sulla mano che regge la penna. Cosa cazzo ha tatuato sulle nocche?! “L-o-v-e”?! Una lettera per nocca? Non ci posso credere! Ma che razza di dottore è questo?! Ok, io ho le unghie colorate di nero, ma questo è parecchio peggio, direi. Mettiamo tutti un bel fiorellino nei cannoni, e fumiamoci gli altri! ...di cannoni, si intende.
E poi, quelle occhiaie nere?! Stai a vedere che è uno di quei fattoni new age, mi ci manca solo quello che impone le mani e vaneggia sui miei chakra. O che mi infila aghi da tutte le parti! Se è così telo immediatamente e ‘fanculo Rufi e il suo bel regalo. E il nano aspirante dottore!
<< Eustass Kidd?>> domanda quella specie di pseudo medico, richiamandomi al presente.
<< Sono io…>> gli rispondo alzandomi e digrignando i denti per l’ennesima fitta.
Il dottor Trafalgar volta appena la testa. Mi guarda negli occhi un momento, sempre con quell’espressione annoiata che inizia ad irritarmi, poi lascia scorrere lo sguardo su di me come se mi stesse dando un punteggio. Quando rialza lo sguardo, le labbra si incurvano leggermente verso l’alto. Ma chi cazzo si crede di essere, scusa?! Continua a fissarmi direttamente negli occhi, per un tempo ridicolo e io non abbasso lo sguardo, se non altro come sfida. La bocca è ancora tirata in una specie di sorrisetto, non so se più strafottente o più… boh… non saprei nemmeno come considerarla. So solo che quel sorriso mi fa salire una voglia di prenderlo a pugni che se riuscissi ad alzare il braccio intero…
<< Di qua >> mi dice poi. Voltandosi e partendo lungo il corridoio
Irritante. Sì, questo tizio è decisamente irritante.
 
Mi precede in una stanza che è esattamente l’incubo che mi ero immaginato: luce soffusa, lampade di sale in ogni cazzo di angolo e una musichetta di campanelline che dovrebbe essere rilassante, ma che già mi sta facendo salire il nazismo. Adesso mi dirà che la contrattura al collo è causata dal chakra che ho sotto il ditone del piede e che il mio fottuto moncherino non centra nulla.
<< Oh, giusto…>> dice alzando la testa mora, poi con una manata accende tutti gli interruttori della parete, facendo sparire di colpo la penombra mistica e illuminando la stanza con la luce asettica del neon. Spegne anche la musica, premendo un tasto su un piccolo telecomando. << Non ti dispiace, vero? È lo studio della mia collega, il mio ha un problema con il riscaldamento >>
<< No… fai >> Oh. Almeno non è un fisioterapista fattone new age irritante… è un fisioterapista irritante e basta.
Mi indica una sedia, poi si siede a sua volta su un’altra sedia, l’immancabile cartellina in mano. Accavalla distratto una delle lunghe gambe mentre scarabocchia qualcosa sul foglio.
<< Quindi... qual è il problema?>> mi chiede quando finalmente alza gli occhi dagli appunti. Si porta la penna alle labbra e inizia a mordicchiarne il cappuccio in attesa della risposta.
<< Il problema è che ho il collo che è un casino, dottore. E penso anche le spalle.>>
<< Sicuramente anche alle spalle, visto che la destra è alta ad occhio almeno cinque centimetri più della sinistra, e puoi chiamarmi Law >> mi risponde lui guardandomi direttamente negli occhi, poi fa scorrere lo sguardo dalla mia spalla lungo tutto il braccio sinistro, fermandosi alla mano guantata. << da dove parte la protesi? >> mi domanda, socchiudendo le palpebre.
Avrà immaginato della protesi vedendo che indosso un solo guanto, penso mentre gli indico con un dito sano l’altezza del mio moncherino. Mi si serra la mascella, non so se per il dolore del movimento o altro.
<< Da quello che si intravede, mi sembra che attività fisica tu ne faccia. Bene, dopo aggiungeremo qualche esercizio per raddrizzare la colonna >> mormora tra sé ritornando ai suoi appunti.
<< Quando è avvenuto l’incidente? >> non alza nemmeno gli occhi dalla cartelletta, dove sta continuando a scarabocchiare senza posa.
“Ma cos’è tutto ‘sto interrogatorio? Perché non mi fa scrocchiare un paio di ossa e buonanotte??”, penso, quindi invece di rispondere fisso un interessantissimo spaccato del cranio, appeso in un angolo.
Sembra però che il dottorino non sia intenzionato a demordere, perché alza finalmente lo sguardo dai suoi appunti e mi fissa, la testa leggermente inclinata per guardarmi da sopra gli occhiali. Il sorrisetto saccente è sparito. << Eustass-ya… lavoro meglio se ho un quadro completo. Come ho detto, sono il tuo medico, no?>>. È serio e continua ancora una volta a fissarmi direttamente negli occhi, in attesa di una risposta. Mi sento come se i suoi occhi grigi mi stessero facendo una radiografia, pertanto decido di rispondergli, se non altro perché la pianti di esaminarmi così.
<< Due anni e 4 mesi fa >> sbotto quindi. Ma invece di rimettersi a scarabocchiare sulla cartellina non si muove, non abbassa lo sguardo. << Quanti mesi di terapia ti hanno fatto fare? >> mi chiede.
<< otto mesi >> gli dico io grattandomi la testa e cercando di evitare quello sguardo.
<< E tu quanti ne hai fatti, invece? >>
<< Tre... scarsi. >> confesso. È bravo, mi ha beccato, il dottorino.
Nemmeno a dirlo, il sorrisetto strafottente è tornato. Soddisfatto, socchiude le labbra e mi guarda direttamente negli occhi, in quel modo che mi fa venire di nuovo voglia di spaccargli il naso con un pugno, ma che mi fa anche salire un brivido lungo la schiena. Ma sarà mica possibile che un dottorino del genere sia così maledettamente sexy?! << Spogliati, Eustass-ya >> mi ordina mentre sono ancora perso in queste considerazioni, tanto che prima che me ne renda conto, mi è già scappato un << ...che?!>>
<< Ho detto spogliati. Direi che possiamo dare un’occhiata, non credi? >>
<< … >> fottuta pelle chiara. Sento salire il sangue sul viso insieme con la rabbia e sono certo di essere diventato schifosamente rosso come uno schifoso pomodoro.
<< Togli felpa, maglietta… puoi rimanere in canottiera, se hai freddo >> aggiunge, rincarando la dose. È l’ombra di un sorriso, quella? Ti stai divertendo così tanto, stupido dottorino tatuato?!
 
<< Appoggia le mani sulle ginocchia, sì, entrambe... >> mi dice controllando chissà cosa sulla mia schiena. Appoggia un paio di dita sulla schiena, in silenzio. Sembra prendere le misure di qualcosa, continua a cambiare punti. << Eustass-ya... >> mi dice poi quasi in un sussurro. Fortuna che non mi guarda in viso perché sento perfettamente il sangue risalirmi alle guance. Ha anche la voce sexy, questo bastardo di un dottorino...
Completamente ignaro dei miei pensieri Law prosegue: << sei un uomo perfettamente in salute, allenato...  Un taglio netto come questo è un’occasione d’oro per insegnare agli specializzandi negli ospedali. È possibile che tu ti sia sentito un animale in gabbia o un fenomeno da circo mentre il responsabile del reparto mostrava i tuoi progressi alle matricole, ma per loro era solo una possibilità di apprendimento. Riesco a capire che una schiera di studentelli che ti fissano il braccio amputato sia un po’ difficile da digerire, ma ai miei tempi... avrei pagato per assistere ad un caso come il tuo>>
 
Killer mi aveva detto esattamente le stesse cose. Che stavano lavorando. Che non stavano mostrando un povero cretino senza un braccio solo per esibirlo al pubblico. Io quindi aveva mandato affanculo loro e anche il mio migliore amico. Non erano stati dei mesi da ricordare, quelli.
 
<< Sì, in effetti la tua diagnosi era perfetta, Eustass-ya, hai il collo che è un casino >> mi conferma finendo l’esame e immagino perfettamente il sorrisetto che gli increspa le labbra piene mentre mi prende per il culo per l’ennesima volta. << stenditi a pancia in giù >> aggiunge e non appena inizia a lavorare capisco che ha deciso di uccidermi.
Non ritenevo possibile si potesse causare così tanto dolore solo con un paio di dita. I torturatori dei film di azione dovrebbero fare i fisioterapisti. La mia faccia, per fortuna nascosta al mondo, è una maschera di dolore. Ogni volta che poggia un dito sulle spalle sento come un ago che mi si infila nel cervello. Non c’è di peggio poi di quando sembra trovare il punto di massimo dolore e ci insiste sopra in un modo che sembra solo sadico. Oh, sì, c’è di peggio, invece. Il peggio è quando mi dice: << rilassa le spalle >>. Come porca puttana posso rilassare le spalle se sembra che tu me le stia disarticolando dal resto del corpo?! << Come no?!>> è l’unica cosa che riesco a sbottare, ma era meglio che me ne stavo zitto, forse, perché mi è uscito un po’ troppo stridulo.
<< Ne avremo per almeno un paio di sedute qui… >> mi avvisa in tono neutro, continuando il suo sadico lavoro.
<< Che culo >> riesco a rispondergli, piantando la fronte sul lettino. Una sensazione di calore inizia però ad irradiarsi su tutta la schiena e le spalle, ne do la colpa alla crema dall’odore pungente che il dottorino mi ha spalmato addosso. Sa di mmh… erbette alpine forse e qualunque cosa sia so che mi sta scaldando fino a dentro le ossa e facendo rilassare un po’ i muscoli. Anche la pressione delle mani sembra essere meno pesante, ora che il dottorino è passato a massaggiarmi il collo, fino alla base della nuca. Non sento più gli aghi nel cervello ad ogni movimento… finalmente.
 
Rumore di pagine che girano. Giro leggermente la testa. Il dottor…Trafalgar è seduto alla sua scrivania e compila documenti. Come ci è arrivato?
<< Non alzarti. Ti ho messo un po’ sotto alla lampada a infrarossi>> si rivolge a me senza smettere di scrivere.
Ho il cervello talmente in pappa che ho capito metà di quello che ha detto, infatti tento lo stesso di alzarmi, sbattendo contro quella che in effetti era proprio una lampada a infrarossi.
Lui alza gli occhi al cielo e mi raggiunge, con un sospiro. << Te l’avevo detto di non alzarti >> mi dice, armeggiando con il cavalletto. << Ho dormito…>> mi rendo conto a quel punto, asciugandomi la bava colata sul mento. Sono riuscito ad addormentarmi. L’irritante dottorino sexy è riuscito a farmi dormire… incredibile…non ci speravo quasi più…
<< Già, mi sembrava ne avessi bisogno… >> borbotta lui in modo vago. “Anche tu ne avresti bisogno, a giudicare dalle occhiaie…” mi verrebbe da dirgli, ma il fatto che stia rilassando le spalle senza provare fitte lancinanti in questo momento mi rende meno propenso a fare l’arrogante con l’autore di quel miracolo.
Perciò non dico niente e mi limito a muovere cauto il collo. Il dottorino precede la mia valutazione. << c’è ancora parecchio lavoro da fare, come ti dicevo, almeno un altro paio di sedute. Per il momento più di così non insisto… rivestiti, poi vai dalla segretaria. Se riesci prendi appuntamento già per mercoledì prossimo>> finisce la frase e si dirige nuovamente alla scrivania, non prima di aver lanciato una veloce occhiata ai miei addominali scolpiti. Me ne sono accorto dottorino sporcaccione, sì sì.
Insomma forse non tutta la razza dei fisioterapisti e dei dottori in generale fa così schifo. Almeno questo qui qualcosa di buono è riuscito a combinare, penso mentre infilo le braccia nella felpa. Questi movimenti mi fanno ancora male, ma se ripenso alla fatica che ho fatto a vestirmi questa mattina ora sembra una passeggiata tra i campi fioriti. Poi non tutti i dottori sono scopabili come questo dottorino qui… saccenti e irritanti sì, tutti, nessuno escluso. Però mica sono tutti il mio tipo…
Ho appena chiuso la zip fino al collo quando l’oggetto dei miei pensieri si rigira verso di me porgendomi un foglietto. << Ti lascio il biglietto da visita >> mi dice con tono annoiato.
<< Ce l’ho il vostro numero >> gli rispondo io prendendo il cartoncino in mano
Il dottor Trafalgar pianta per un attimo i suoi occhi grigi nei miei: << Hai il numero dello studio >> sono le uniche parole che pronuncia. Poi fa ruotare nuovamente la sedia verso la scrivania, non abbastanza in fretta da non farmi vedere quel sorrisetto, che immancabile gli ha increspato di nuovo le labbra. O forse l’ha fatto apposta, il dottorino.
Afferro la giacca e mi dirigo alla porta mentre anche le mie labbra si curvano verso l’alto. Forse forse, qualcuno della loro specie si salva…
<< Ah… per favore dì alla segretaria che i venti minuti di infrarosso vanno pagati a parte>> aggiunge mentre ho ancora la mano sulla maniglia.
Però che irritante… cazzo…
   
 
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