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Autore: DawnLady94    23/12/2020    2 recensioni
E se Jon Snow fosse nato Visenya Targaryen e suo zio Eddard Stark l'avesse presa con sé crescendola come propria e accettando al proprio servizio la sua Spada Giurata? E, soprattutto, se qualcuno che si credeva da tempo morto fosse in realtà vivo e pronto a riprendersi il proprio trono con sangue e fuoco ricostruendo la dinastia spezzata con la morte del padre? Con Daenerys Targaryen a Essos che risveglia draghi dalla pietra e comanda armate e una sorella che non sapeva nemmeno esistesse?
***
Varys soppesò le successive parole, domandandosi se si potesse davvero fidare dell'uomo che aveva di fronte. Lord Tyrion attese e alla fine il Ragno sospirò
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Aegon VI Targaryen, Arya Stark, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Oberyn Martell
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Incest, Triangolo
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CIAO!, come state? spero tutto bene! Non so se riuscirò a postare altro prima di Natale, ma se così non fosse auguri! e sono felice di poterveli dare con uno dei miei capitoli preferiti di Daenerys. Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate che sono immensamente curiosa! Per chi di voi segue la storia in inglese beh se vi va fatemi sapere cosa pensate fino al punto in cui siamo arrivati su ao3 (son proprio curiosa), ovviamente per evitare spoiler fatelo in privato se vi va ;)

Spero che il capitolo vi piaccia!

 


 

Daenerys V

«Siete in presenza di Daenerys Nata dalla Tempesta — dichiarò Missandei — di Casa Targaryen, principessa di Roccia del Drago, Khaleesi del Grande Khaleesar, Mhysa, la Non Bruciata, la Distruttrice di Catene, la Regina della Baia dei Draghi. Fatevi avanti e porgete la vostra supplica.» 

 

L'interprete era in piedi davanti alla panca liscia che Daenerys si era scelta come trono, la schiena dritta, il mento sollevato, un cipiglio orgoglio dipinto sul volto.

 

Doveva essere la centesima volta che sentiva tutti i suoi titoli elencati a causa dei numerosissimi supplici che si erano recati alla sessione di corte aperta. Molti di loro erano venuti per supplicarla di concedere loro di non prendere clienti, mentre, altri — per lo più ex-schiavi — giungevano per porgere i loro ringraziamenti.

 

«Fatti avanti, amico mio — chiamò dolcemente, meno impettita della sua interprete, facendo un cenno con una mano — per favore, dimmi come posso aiutarti.»

 

Ma a entrare nella sala furono due sagome, piuttosto piccole, un giovane fanciullo non più grande di dodici o tredici anni e una bambina che di anni ne poteva avere non più di cinque o sei. Entrambi avevano capelli scuri e pelle carioca, occhi scuri e indossavano sete preziose che profumavano di oli costosi il cui odore poteva sentire dal suo trono.

 

«Chi viene di fronte alla regina?» domandò Missandei.

 

Entrambi caddero in ginocchio rispondendo in bastardo valyriano «Io sono Qarto del clan degli Yuseindi, e lei è mia sorella Agya. Nostra madre è morta molti anni fa, quando Agya era ancora in fasce.»

 

«Mi addolora saperlo, mio giovane amico — rispose nel medesimo idioma Daenerys, il suo tono addolcito dalla storia dei due bambini — ti prendi cura tu di tua sorella da allora?»

 

Il ragazzino annuì «Lo faccio da quando hai dato l'ordine di pestare e crocifiggere mio padre, dārya.» Rispose, i suoi occhi erano ricolmi di lacrime eppure sembrava determinato a rimanere a testa alta.

 

Daenerys si sentì come se fosse stata schiaffeggiata, non era dispiaciuta per il destino riservato all'uomo, sapeva che era colpevole, ma per quei bambini... per la vita cui quell'atto ignobile del padre li aveva condannati, per loro era affranta.

 

Si tirò in piedi e discese dalla pedana rialzata su cui sedeva il suo trono così distante dal popolo che aveva accolto come proprio e che l'aveva accolta come sua in ritorno. Si avvicinò ad entrambi, la bambina era chiaramente spaventata e meravigliata e tremava, il ragazzino era rimasto in ginocchio.

 

«In piedi, mio signore» ordinò indicando con una mano di alzarsi «Missandei, per favore fa che siano portati rinfreschi e comfort per la nostra giovane ospite.»

 

La giovane interprete dai capelli ricci annuì, facendo cenno con una mano ai servitori di procedere.

 

«Cammina con me, mio signore. — offrì — un po' di aria fresca ci rischiarerà le idee.» Suggerì indicando la balconata che conduceva su di un terrazzo a porticato, il fanciullo annuì raddrizzando le spalle e seguendola all'esterno.

 

Fuori lasciò che il sole baciasse il suo viso prima di offrire «Conosco il tuo dolore, mio signore — mormorò — mio padre fu assassinato, ucciso da chi aveva giurato di difenderlo.» Raccontò «mio padre era un re, un re tradito e ucciso, il suo cadavere lasciato a marcire nelle sue sale mentre il suo assassino sedeva sul suo trono.»

 

«Allora perché hai ucciso mio padre, dārya?» chiese il ragazzo con occhi scintillanti di lacrime a malapena trattenute. Daenerys tentò di ricordare se Viserys fosse mai stato così. Spaventato, ma forte e irremovibile nelle proprie convinzioni, o se il seme della pazzia fosse stato piantato troppo presto per lasciare che diventasse il brillante principe che era destinato a essere. Onestamente non riusciva a ricordare.

 

La sua gonna bianca e blu si trascinò sul pavimento marmoreo della balconata mentre camminavano mostrando per un momento i suoi minuscoli piedi guantati di sandali con gemme preziose «Anche mio fratello badò a me — ricordò — non era come te. Era spaventato e crudele, ma era pur sempre mio fratello.» Il fanciullo annuì.

 

«Quello che ho fatto a tuo padre — gli disse — è stata giustizia, mio signore, non un assassinio.»

 

«Tu sei la regina, dārya — replicò asciutto lui, guardandola come se fosse una qualche divinità lontana, crudele e insensibile alla sua sofferenza — potresti bruciare vivi bambini e chiamarla misericordia.»

 

Guardò verso la città per qualche istante in silenzio ponderando la sua risposta «Potrei — concesse osservando il mare scintillante che si dipanava verso ovest — ma non è ciò che ho intenzione di fare.» lo rassicurò voltandosi verso di lui. 

 

Lo guardò per qualche istante prima di aggiungere «Tuo padre è stato condannato perché colpevole dell'assassinio di un bambino innocente, mio signore — gli disse — non potevo in tutta coscienza lasciare un tale crimine impunito.»

 

«Mio padre seguiva solo le nostre leggi.» difese il bambino «secondo le nostre leggi non ha commesso nessun crimine. Tu non hai crocifisso altri padroni, dārya. Solo mio padre.»

 

«Ti riferisci alle leggi che conferiscono ai padroni diritto di vita o di morte sugli schiavi? — domandò, il fanciullo annuì — gli schiavi non sono esseri inferiori, mio signore, ma persone come me e come te. Quel bambino aveva genitori, sorelle e magari fratelli. Una famiglia. Proprio come te. Quella famiglia non ha diritto alla giustizia?»

 

«Sono schiavi! — protestò il fanciullo — non hanno alcun diritto!»

 

«E secondo quelle stesse leggi io sono la regina e ho diritto di vita e di morte anche su voi nobili — gli fece notare lei — quindi, se decidessi qui e adesso di ucciderti rientrerebbe nelle mie prerogative in quanto sovrana poiché sei un mio suddito. Se ordinassi a Rakharo, adesso, di ucciderti — esemplificò indicando la sua guardia del corpo Dothraki — avrei tutto il diritto di farlo.» commentò e l'uomo in questione sfiorò il proprio arakh «vuoi dire che in quel caso tua sorella non avrebbe alcun diritto a pretendere risarcimento e giustizia?» concluse inclinando la testa di lato.

 

«Gli schiavi non hanno alcun diritto» ripeté, ma la sua voce era titubante e traballò. Era chiaramente scosso e sconvolto dal suo ragionamento. Daenerys gli lasciò qualche momento per ragionare e sorrise udendo il roboante rumore che ormai associava all'avvicinarsi dei suoi figli. Il fanciullo gridò quando Viserion apparve nel suo campo visivo, avvicinandosi pericolosamente alla balconata, il suo muso talmente vicino da poterlo toccare le sue squame dorate che brillavano sotto il sole cocente e le sue fauci d'ossidiana nere come la pece in bella vista. Sorrise dolcemente, accarezzandogli il muso.

 

«Tranquillo, mio signore — disse — questo è Viserion, uno dei miei figli. È il più giocherellone fra tutti e ama la carne di pecora sopra ogni altra. Sei con sua madre, al sicuro.» 

 

Il fanciullo si avvicinò ma era chiaramente spaventato, il fiato di Viserion riscaldava l'aria intorno a loro fino a renderla quasi bollente, ma Daenerys non aveva paura. Lei si sentiva incantata e ipnotizzata dalla forza del drago.

 

«Vedi quella cometa nel cielo?, quella con la coda rossa?» chiese. Il fanciullo annuì i suoi occhi ancora fissi su Viserion «è aralda del ritorno dei miei figli in questo mondo — spiegò — annuncia a tutto il mondo che i miei figli sono rinati dalla pietra attraverso la fiamma e che porteranno libertà e giustizia a chiunque lo chieda.»

 

«Noi non abbiamo chiesto niente, dārya» protestò il fanciullo.

 

«Forse voi no — concesse — ma tutti quegli schiavi che pregavano, supplicavano nella notte che i loro figli avessero un futuro migliore... sono state le loro preghiere, il loro bisogno, mio signore, a chiamare me e i miei figli qui.» raccolse le mani davanti a sé voltandosi ad osservarlo.

 

Gli sorrise «Se ho capito bene la vostra gente scava tombe nel terreno per inumare i propri morti — offrì — o non raggiungeranno l'aldilà.» 

 

Il fanciullo annuì e passandogli accanto Daenerys posò una mano sulla sua spalla in un gesto di conforto, di comprensione «il corpo di tuo padre ti sarà reso affinché tu possa svolgere i suoi funerali e che possa trovare pace e giudizio nell'aldilà.» offrì.

 

Il fanciullo ne fu così toccato che cadde in ginocchio unendo le mani in preghiera prima davanti alla fronte e poi al cuore.

 

«Mille ringraziamenti, dārya — mormorò — darà pace al mio cuore affranto saperlo sano e salvo nell'aldilà.»

 

Annuì e si diresse verso l'interno, prima di abbandonare la terrazza però si voltò e gli sorrise «Posso essere stata irremovibile nella mia giustizia — gli disse — ma non sono spietata. Le giovani generazioni non pagheranno le colpe dei loro padri. Un nuovo tempo è giunto per la Baia dei Draghi, un tempo di pace ed eguaglianza.» aggiunse, rientrando all'interno delle sale.

 

Missandei le si fece incontro con un piccolo sorriso e Daenerys la seguì verso la pedana rialzata e il suo trono dorato e di marmo, ancora caldo a causa del sole che lo illuminava. Vi si sedette e la sessione di corte riprese.

 

«Siete in presenza di Daenerys Nata dalla Tempesta di Casa Targaryen, principessa di Roccia del Drago, Khaleesi del Grande Khaleesar, Mhysa, la Non Bruciata, la Distruttrice di Catene, la Regina della Baia dei Draghi. Fatevi avanti e porgete la vostra supplica.»


Il Dothraki cadde nella polvere appena fuori le mura della città, le sue interiora giacevano nella polvere accanto a lui, la sua testa era piegata ad una angolazione inumana; il Dothraki vincitore ghignò, tagliò la treccia dello sconfitto e la alzò al cielo con un grido.

Un momento dopo le si avvicinò e porse sul terreno ai piedi di dove era seduta la treccia dello sconfitto, Thorgo Nudo al suo fianco si irrigidì e strinse la mano attorno alla propria lancia ma non mosse un muscolo mentre il Dothraki lasciava la treccia tagliata ai suoi piedi e retrocedeva «Khaleesi»

 

Daenerys annuì di rimando «Mi hai reso orgogliosa, mio urlatore.» si complimentò inclinando la testa di lato, le numerose campanelle intrecciate alle sue ciocche argentate tintinnarono. 

 

Il Dothraki annuì di nuovo e se ne andò a godersi le festività e Daenerys riportò la sua attenzione alla coppia di sposi, seduta sulla pedana rialzata, le loro mani intrecciate.

 

Irri era la perfetta sposa Dothraki, con i suoi lunghi capelli corvini lasciati sciolti per l'occasione, la sua pelle carioca luminosa per tutti gli oli che Daenerys stessa l'aveva aiutata ad applicare; indossava una veste color avorio traslucido con cintura e scollatura con inserti d'oro, i suoi sandali erano tempestati di pietre preziose, ma il suo sorriso era la gemma più luminosa. Daenerys non aveva visto molte spose, ma Irri era senza dubbio la più risplendente nella sua felicità. Rakharo non vedeva che lei e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Aveva cominciato a sorridere quando l'aveva vista arrivare risplendente col sole al tramonto che la illuminava e non aveva ancora smesso.

 

Daenerys plaudì un'unica volta e i suoi servitori si avvicinarono alla coppia portando il suo dono. Era un magnifico set di sedie dorate, con cuscini di seta color porpora e uno scrigno di legno intagliato con il sigillo di Casa Targaryen all'interno del quale giaceva una selezione fatta personalmente dei gioielli più belli di cui aveva piacere di far dono alla sua ancella e fidata amica.

 

«Grazie Khaleesi» offrì Irri usando l'idioma occidentale prima di rivolgerlesi in Dothraki «tu sei il dono più grande che la Madre delle Montagne poteva darci» offrì con gli occhi lucidi per le lacrime.

 

Fu estremamente toccata dall'affermazione di Irri e disse, dolcemente «La Madre delle Montagne mi ha benedetta con la tua amicizia e fedeltà, amica mia — sussurrò prima di alzare la voce di parecchie ottave — e con tutti voi, mio fedele khaleesar!» la sua gente prese a urlare di gioia e Daenerys sorrise «e insieme salperemo oltre il mare velenoso e verso il continente occidentale!, e ci riprenderemo quanto fu rubato a me e alla mia famiglia! Sarete al mio fianco? Ora e per sempre?»

 

Urlarono con ancora più vigore e Daenerys sorrise mentre qualcuno ridacchiava dietro di lei. 

 

«Temo che il mio dono non sarà altrettanto impressionante — commentò una voce calda e vellutata — temo non sia proprio all'altezza»

 

Si voltò di scatto, le campanelle nei suoi capelli cantarono insieme al movimento e sorrise. Aveva accorciato la sua barba e i baffi, i suoi capelli erano pettinati e accuratamente acconciati, ora sembrava un principe delle canzoni con i suoi abiti arancio e gialli in onore alla propria casa smanicati per mostrare le sue toniche braccia abbronzate. Occhi ametista incontrarono occhi color carbone. I suoi occhi si arricciarono con dolci rughe quando le sorrise e Daenerys trovò che fosse più affascinante quando sorrideva.

 

«Sono certa che Irri e Rakharo apprezzeranno qualunque dono tu abbia fatto loro — lo rassicurò mentre lui faceva un piccolo inchino di saluto prima di sedersi al suo fianco — Dorea, — chiamò rivolgendosi alla sua altra ancella — puoi andare e unirti alle festività, starò bene con il principe Oberyn.»

 

L'ancella obbedì, si tirò in piedi, fece un inchino e se ne andò, ma non prima di lanciare uno sguardo suadente e pieno di aspettativa verso Oberyn che ridacchiò. Daenerys arrossì, ma lo nascose dietro il bordo della propria coppa di vino dolce.

 

«Temo che Dorea non abbia ancora compreso che è una ancella e non una schiava di piacere, come voleva mio fratello.» mormorò a mò di scusa. 

 

Oberyn sorrise seduto al suo fianco mentre ser Jorah offriva il proprio dono agli sposi. Un arakh fatto di ossidiana, Daenerys non sapeva dove avesse racimolato abbastanza del prezioso metallo e trovato un ferraiolo capace di forgiarlo, per Rakharo e una scatola di profumi per Irri che aveva comprato al mercato di Astapor. Entrambi gli sposi furono profondamente toccati dai suoi regali, soprattutto Rakharo che continuava a saggiare la foggia e l'equilibrio della sua nuova arma. Il protettore Dothraki della regina dovrebbe avere un'arma degna, aveva detto ser Jorah quando i due uomini si erano scambiati una poderosa stretta di mano. 

 

La coppia si diresse dunque a consumare in privato sotto le stelle e il cielo e le festività

 continuarono. Dopo qualche tempo Daenerys si trovò a voler soddisfare la sua curiosità su Aegon.

 

«Sono piuttosto curiosa su Aegon — cominciò — com'è mio nipote?, davvero, intendo.»

 

Oberyn si grattò il mento per qualche istante prima di rispondere «È un po' goffo — concesse — imbranato forse è il termine adatto. E testardo peggio di un mulo. Alle volte mi domande se non sia una testa di pietra.»

 

Daenerys ridacchiò e lui continuò nella descrizione «Quando era piccolo era perennemente in movimento — raccontò — sempre che gattonava a destra e a manca, anche in posti in cui non avrebbe dovuto, costringendo la povera madre a gattonargli appresso, a lui, alla sorella e al gatto.»

 

Daenerys sorrise mentre lui continuava a raccontare «Una volta io e sua madre stavamo conversando davanti a una fumante tazza di tè, Elia amava il tè, e stava gattonando per la stanza mentre Rhaenys era a lezione. Si riuscì ad arrampicare sulla mia gamba e fino in grembo, portavo i capelli lunghi allora, e cominciò a tirarmeli con una forza disumana per un bambino tanto piccolo.»

 

«Sembra un bravo ragazzo» commentò Daenerys.

 

«Oh lo è, assolutamente — la rassicurò Oberyn — non è mai andato oltre al suo debole per i dolci, proprio come sua madre, ed è molto propenso a fare scherzi di ogni genere, anche se di tanto in tanto lo si può trovare che fissa l'orizzonte ammusonito e silenzioso.»

 

«Musone e divertente — commentò sorridendo — possono le due cose coesistere?» Oberyn soffocò una risata.

 

«Se qualcuno può essere entrambe e temperamentale quella persona è senza dubbio Aegon.»

 

«Sembra che potremmo andare perfettamente d'accordo» annuì raccogliendo le mani davanti a sé, in grembo «Spero di incontrarlo presto.»

 

«Sono sicuro che anche lui condivida il tuo entusiasmo nel fare la tua conoscenza, Daenerys.» Promise e il suo nome sembrò arrotolarsi nelle sue labbra, la prima sillaba resa più lunga e melodica dal suo accento fornendo al nome una sfumatura che solo Oberyn riusciva a dare e che Daenerys non aveva mai sentito prima. A malapena riuscì a contenere il brivido che le percorse la schiena sentendo il proprio nome pronunciato a quel modo, il ruggito di Drogon sopra le loro teste la allertò della presenza dei suoi figli e Dragon, Rhaegal e Viserion planarono sopra di loro, il drago nero e porpora in punta alla formazione, grande e forte con le sue ali oscure che si muovevano mastodontiche nell'aria mentre Viserion e Rhaegal lo seguivano giocando tra di loro.

 

Sorrise. Anche se Drogon era il più grande per ora — il suo — anche Rhaegal e Viserion erano cresciuti terribilmente da quando erano nati nel Grande Mare d'Erba. Rhaegal e Viserion erano quasi sempre insieme, che giocavano o si coccolavano mentre Drogon, sebbene non escluso attivamente, spesso esplorava da solo. 

 

Era bello, rigenerante vederli insieme. 
 


Ho imparato a mettere le gif e mi piace un sacco inserirle nel capitolo, ma se vi danno fastidio le tolgo. Ovviamente non sono particolarmente dotata nel comporle, e se qualcuno è l'autore delle gif trovate su internet e non le vuole nella mia storia che si faccia avanti e le toglierò.

Come sempre fatemi sapere che pensate del capitolo! Spero di sentirvi presto. Un bacione ~G. 

 

   
 
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