Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Pawa    24/12/2020    7 recensioni
Law era cristiano e nel Nord Blue il Natale era una cosa seria. Dopo tanti anni di pirateria, gli Hearts provano di nuovo il desiderio di festeggiare quella data cruciale. Lo zampino di Rufy è ovvio, ma non è l'unica causa che spinge Trafalgar Law a dare il via ai festeggiamenti natalizi.
Ikkaku, poi, sa fare regali incredibilmente belli e nostalgici, per quanto antiestetici.
*DALLA STORIA*
“Captain, cosa c’è che non va?”
La voce di Ikkaku l’aveva fatto voltare, e le sue pupille ne avevano subito giovato. Quelle lucette intermittenti e troppo colorate erano eccessive e irritanti.
“Non sopporto la commercializzazione del Natale e tutto ciò che comporta.”
Chiaro e conciso.
Rufy aveva capito solo “Non sopporto”, perché erano parole che Torao usava tanto e “Natale”, ma aveva annuito insieme agli altri.
*NOTE*
La mia prima storia di Natale!
Una lettrice mi ha chiesto una oneshot con Law e Ikkaku a sfondo natalizio, ed eccola qui!

Buon Natale a tutti!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Mugiwara, Nami, Pirati Heart, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



°°Regali Sotto L'Albero Maestro°° 




         Quello che Pirati Heart e Mugiwara stavano fissando era assolutamente un albero di Natale.
Beh, questo sosteneva Monkey D Rufy.
Il resto dei corsari non era propriamente dello stesso parere.
Eppure, seppur concorde con la maggioranza dell’equipaggio, Trafalgar Law sorrideva.
Era un sorriso piccolo, dolce, quasi timido e si nascondeva dietro l’enorme sciarpa gialla che era appena stata donata al chirurgo.
Solitamente le stramberie che attanagliavano le navi delle due ciurme pirata erano colpe da attribuire ad uno solo dei capitani, ed era sempre quello più basso l’artefice della malefatta.
Quella fredda sera presso un’insolitamente tranquilla isola invernale, invece, i due comandanti avevano fatto gioco di squadra.

Law aveva sollevato lo sguardo per tornare a rimirare quella… cosa, dopo che aveva velocemente scrutato tutti i loro amici, colti dalle più svariate emozioni dinnanzi alla loro creazione.

Non era un bel pino né un possente abete. Non era neanche una pianta a dirla tutta. Ma almeno era di legno. E non c’era dubbio che fosse un albero. Questa era la pessima argomentazione che il medico avrebbe abilmente articolato se qualcuno avesse fatto domande notando l'albero maestro della Thousand Sunny addobbato o, per meglio dire, sfigurato con cianfrusaglie neanche troppo religiose, che i due equipaggi erano riusciti a mettere insieme.

Quasi nessuno di loro era cristiano e quei pochi che erano stati battezzati, dopo una vita di ingiustizie e poi di scorrerie per i mari, oramai non erano più credenti.

Tuttavia la tradizione del Natale era così viva e radicata sulla terraferma, anche nei paesi che professavano altri credi, che quando gli alleati erano sbarcati per dei comuni e consueti rifornimenti si erano lasciati affascinare dalle decorazioni a tema che avevano abbellito le stradine dell'intera isola.

Sebbene dietro quell’improvvisata festa natalizia a bordo della Sunny ci fosse anche la mente di Trafalgar Law, inizialmente il geniale medico non si era per nulla ingolosito davanti a lucine, canzoni e balocchi.

Stava passeggiando con alcuni Hearts e qualche Mugiwara per la città portuale quando aveva palesemente storto il naso passando davanti all’ennesima vetrina stracolma di decorazioni eccentriche e luminarie fastidiosamente accecanti.

“Captain, cosa c’è che non va?”

La voce di Ikkaku l’aveva fatto voltare, e le sue pupille ne avevano subito giovato. Quelle lucette intermittenti e troppo colorate erano eccessive e irritanti.
“Non sopporto la commercializzazione del Natale e tutto ciò che comporta.”

Chiaro e conciso.

Rufy aveva capito solo “Non sopporto”, perché erano parole che Torao usava tanto e “Natale”, ma aveva annuito insieme agli altri.

“Sì, concordo.”
Shachi e Penguin avevano annuito al medesimo tempo, complici tra loro e sulla stessa lunghezza d’onda del loro capitano, come sempre.

“Cosa intendi dire?” Nami si era permessa di intromettersi nella conversazione tra Heart Pirates, rivolgendosi direttamente al comandante. “C’è un’atmosfera tanto allegra! Anche sulla mia isola celebravamo così questa festività.”

“Appunto,” Aveva ripreso Law. “è questo il problema. Una ricorrenza religiosa è stata tramutata in una globale festicciola per tutti. Tu sei del Mare dell’Est. Lì non ci sono molti cristiani, o sbaglio?”

La rossa aveva sbattuto gli occhi un paio di volte, capendo solo in quel momento cosa volesse dire l’amico.
“No, in effetti.” Aveva dunque concordato. “Io stessa non lo sono. Ho sempre festeggiato il Natale… per convenzione sociale, credo.”

“E quindi?” Zoro ancora non aveva capito nulla, era quasi smarrito come il suo capitano in quella conversazione, ed era tanto se ancora non si era letteralmente smarrito da qualche parte.

“Quindi,” L’aveva richiamato Robin, che affiancava Law ed era indecisa se prenderlo a braccetto e trascinarlo nella biblioteca che avevano appena superato o se trascinarlo nel negozio di peluche poco distante, nel quale scorgeva orsetti giganti. “i nostri amici del Mare del Nord sono perlopiù cristiani, o quantomeno lo sono stati, e immagino non apprezzino granché che uno degli eventi più cruciali della loro religione venga ridotto ad una scusa adottata dai più per prendersi le ferie a fine anno e per scambiarsi regali.”

L’archeologa si era girata per guardare lo spadaccino e accertarsi che avesse compreso, ma questi era finalmente riuscito a perdersi e la sua chioma verde non si intravedeva già più tra la folla. Sorridendo, la donna era tornata a guardare davanti a sé, e infine aveva avvinghiato il braccio muscoloso del capitano degli Hearts, invitandolo silenziosamente a raggiungere quella vetrina gremita di pupazzi.

“Captain!” Ikkaku li aveva seguiti a ruota, gelosa dell’affinità tra i due cervelloni del gruppo. Si conoscevano da un anno scarso, ma avevano già un’intesa e una confidenza invidiabili, e la riccia degli Hearts si sentiva quasi minacciata.
Quello era il suo capitano, dopotutto.

Il resto dei pirati li aveva seguiti mantenendo vivo l’argomento “festa di Natale”.

“Anche noi, in realtà, ricorrevamo ad addobbi e cose del genere,” Il sorriso di Shachi si sentiva nella sua voce, mentre con gli occhi guardava lontani ma felici ricordi. “ma il tutto voleva officiare la nascita di Gesù.”

“Negli ultimi anni, secondo me, la febbre per le decorazioni natalizie è aumentata.” Penguin aveva guardato annoiato una bottega, pensata proprio per la vendita di cianfrusaglie a tema. “Da quando è stato introdotto quel vecchio panciuto le cose sono degenerate… e il Natale è diventato un giorno dedicato ai bambini.”

“Sai,” Law aveva richiamato l’attenzione del suo fratellone mentre entrava nel negozio di peluche, spingendo quindi gli altri a seguirlo. “in realtà ha origini molto antiche. Sia religiose che folcloristiche. Le varie versioni sono poi state unite ed evolute in questa cosa grassa.” Aveva afferrato un pupazzo di Babbo Natale, muovendone le paffute braccine per sottolineare a chi e cosa si stesse riferendo.

I compagni avevano ridacchiato e Ikkaku si era premurata di trattenersi dal sottolineare quanto Law fosse tenero giocherellando con quel peluche.

“Non dovrei sorprendermi che sai perfino le origini di quel tizio, eppure… Law, davvero? Quanto cazzo leggi?”

Il fratello l’aveva osservato alzando un sopracciglio.

“Guardami negli occhi, Pen. Questa” Si era indicato la palpebra inferiore. “non è matita nera. Sono occhiaie.”

Si era voltato per proseguire la propria ricerca di un piccolo Bepo, ma si era sentito tirare un coppino da Penguin. Prima che potesse protestare, il fratello gli aveva cinto le spalle.
“Che ti serva da lezione. Devi dormire.”

Il chirurgo aveva alzato gli occhi al cielo.
Mamma Penguin non perdeva un colpo.

“Torao!”

Law aveva portato la propria attenzione su Rufy e si era morso le labbra. In quello scarso minuto dacché erano nel negozio, l’amico era riuscito a spogliare dei pupazzi particolarmente grandi per indossare lui stesso i vestiti e somigliare a Babbo Natale. Si era pure gonfiato d’aria così da assumere le dimensioni del magico vecchio.
“Ohohoh! Hai fatto il bravo quest’anno, Torao?”

Trafalgar D Water Law, il Chirurgo della Morte, si era voltato di scatto per nascondere e soffocare la propria risata nell’incavo del gomito. Il giaccone nero che portava non era riuscito ad attenuare il suono, e Cappello di Paglia aveva udito il suo ridacchiare, scoppiando a ridere a sua volta.
Amava vedere Torao felice.

Il medico si era presto ripreso, giusto in tempo per scorgere una commessa disperata che cercava di spiegare a Rufy che non poteva rubare i vestiti ai pupazzi.
Tantomeno una persona poteva gonfiare il proprio addome in quel modo, ma Law supponeva che quella donna avesse visto abbastanza pirati folli da non porsi più dilemmi inutili.
D’altronde, quella, era un’isola turistica.

Nami era intervenuta tentando di aiutare la povera isolana, ma pareva che il detentore del frutto Gom Gom fosse deciso a mantenere il proprio costume, e quando Rufy decideva qualcosa non c’era niente che potesse dissuaderlo.
“Eddai, Nami! Voglio festeggiare anche io il Natale!”

“Perché? Non lo abbiamo mai fatto.”

“Appunto!” L’esclamazione del futuro re dei pirati sembrava chiarire ogni cosa, ma solo nella sua testa. La rossa aveva cercato lo sguardo dei compagni, ma gli Hearts non volevano saperne niente dei piagnistei infantili di Rufy e i Mugiwara erano dei meschini scansafatiche, dunque spettava solo a Nami il compito di ragionare con quel pirla del suo comandante.

“Rufy,” Aveva iniziato, prendendogli a coppa le guance. “abbiamo appena finito di dire quanto la commercializzazione di questa festa sia un insulto per Torao e gli altri. Non mi sembra il caso.” Oltretutto, non avevano la minima decorazione con cui agghindare le loro navi. Senza di esse avrebbero finito per celebrare una festa come tante altre, e loro che erano pirati si aggrappavano ad ogni scusa per far baldoria, dunque delle decorazioni sarebbero state d’obbligo se davvero Rufy voleva il Natale. Tuttavia Nami non era intenzionata a spendere neanche un berry per cianfrusaglie che avrebbero rotto quasi subito e smarrito nel corso dei mesi.

Il moro aveva assottigliato lo sguardo, assumendo un’aria decisamente buffa nella stretta della compagna.
“Commerzia… Va beh, chissene frega!”

Quasi non aveva fatto in tempo a sviare il discorso che Nami gli aveva riservato un cazzotto in testa.
“Chissene frega un corno!”

Avevano iniziato a bisticciare, terrorizzando i pochi bambini che non se l’erano data a gambe notando il Chirurgo della Morte e Cappello di Paglia varcare la porta del negozio.

Law era tornato a scrutare i giocattoli, con sguardo vagamente assente.
Non era stato particolarmente interessato al dialogo tra i due Mugiwara, eppure la sua mente era tornata al venticinque dicembre di molti anni prima.

Sarà stata quella città schifosamente felice, le decorazioni eccessive e ridondanti, la neve bianca che ricopriva le strade e pure quella artificiale che adornava le vetrine o forse l’allegria di Rufy, per nulla mitigata dall’enorme sorriso che gli piegava i lineamenti.
Qualunque elemento fosse stato la causa, Law era tornato a Flevance, nei reparti privati dell’ospedale di famiglia.

Per quanto superflui, alcuni addobbi avevano decorato anche la sua casa. Sua madre si divertiva ad appendere fiochi e ghirlande. Sosteneva che sul candore del piombo d’ambra risaltavano particolarmente.
Suo padre sapeva sempre fare il regalo perfetto.

Era incredibile come azzeccasse sempre l’oggetto del desiderio di ognuno di loro. Law era stato un bambino taciturno e non aveva mai parlato di cosa desiderasse avere, neanche per il suo compleanno, eppure ogni anno il più grande medico di Flevance, dopo avergli dato un pacchettino infiocchettato, sapeva fargli brillare gli occhi.

Suo padre aveva un intuito formidabile o forse leggeva le persone con la facilità con cui leggeva un romanzo. Probabilmente entrambe le cose. D’altronde lui era stato un genio, e Law era tanto fiero di essere suo figlio quanto di aver ereditato la sua intelligenza.

Rammentava ancora con affetto l’entusiasmo della sua sorellina quando aveva scartato i propri regali, quell’ultimo Natale che avevano passato insieme.
Era stata così eccitata che la loro mamma aveva faticato per metterle il cappottino e farla stare tranquilla mentre si dirigevano in chiesa per la santa messa. Era decisamente stato un miracolo che non avesse urlato anche durante la funzione, ma d’altronde era una bambina ben educata.
Quando erano usciti dalla chiesa, Lamy non ce l’aveva fatta, ed era corsa a mostrare ai suoi amichetti la sua bellissima sciarpa gialla.
Amava quel colore, quel tessuto e il fatto che fosse enorme.

Law non andava matto per il giallo all’epoca, e talvolta si chiedeva se la passione gli fosse nata come inconscio ricordo malinconico di Lamy, ma era stato felicissimo di vederla avvolta in quella sciarpona, perché la sua sorellina aveva mostrato a tutta la città il sorriso più ampio e bello del mondo.

A così tanti anni di distanza, Law lo ricordava ancora bene, e il fatto che il suo collega capitano ne vantasse uno incredibilmente simile, aiutava a rinfrescare i ricordi.
In parte era anche per ciò che Trafalgar Law, sotto sotto, apprezzava sinceramente Monkey D Rufy e la loro amicizia.

“Hey, Cap, ci sei?”

Il medico si era voltato verso l’unica donna del proprio equipaggio.
“Scusa, hai detto qualcosa?”

Ikkaku gli aveva sorriso. Aveva riconosciuto lo sguardo sognante del suo comandante. Lo assumeva di rado, ma era inconfondibile. Malgrado questo, non aveva posto domande. Quel poco che si poteva intuire dalla situazione e dalla reazione di Law, Ikkaku l’aveva colto. Nove anni di convivenza con lui davano i loro frutti.
“Mi chiedevo…” Aveva nel frattempo ammiccato a Rufy che rideva per qualche motivo. “se ti va bene organizzare questa festa di Natale. Nami ha ceduto, il Cappellaio è troppo cocciuto.”

“Ho scelta, a questo punto?”

“In realtà sì.”

Alla risposta della riccia, Law gli aveva dedicato tutta la propria attenzione. Davvero c’era una scappatoia dalle follie di Mugiwara-ya?

“Siamo alleati, ma non siamo vincolati l’uno all’altro. Stavo pensando che potremmo passare un paio di giorni solo con la nostra ciurma, alloggiando in una locanda. Quest’isola è tanto simile a quelle del Mare del Nord! Ho visto una pista di pattinaggio, e Shachi mi ha detto che tu sai fare magie sui pattini. Sarebbe divertente!”

Law si era appuntato mentalmente di farla pagare a Shachi, che aveva la lingua un po’ troppo lunga, ma aveva sinceramente considerato l’idea. Era da tanto che non stavano soltanto tra di loro Pirati del Cuore, tutti e ventuno. Tralasciando i viaggi sotto la superficie del mare, che solo il Polar Tang poteva fare, era da troppo tempo che non si concedevano un momento total Hearts, come lo definivano i suoi compagni.
Era sul punto di accettare, quando Rufy l’aveva richiamato a gran voce, e il fatto che l’amico fosse fuori dal negozio e dentro ad un altro di vestiti, non aveva affatto aiutato i timpani di tutti i presenti.

“Torao! Guardami! Sono te!”
Quel cretino che intendeva diventare il più temibile dei pirati si era arrotolato una sciarpa bianca a pois neri sulla testa, cercando di farla somigliare al cappello di pelliccia di Law, e con un cappotto scuro lungo fino ai piedi mimava la creazione di una room.

Penguin e Shachi si erano trattenuti dal ridere perché travolti da Nami, furibonda, che a passo di marcia stava raggiungendo il proprio capitano per riempirlo di sberle. Era in un dannato negozio di alta moda a rovinare vestiti costosi che la rossa non intendeva pagare.

Law lo avrebbe dissezionato volentieri o forse gli avrebbe strappato il cuore, così da smorzare tutta quell’irritante e rivoltante allegria che caratterizzava la gente del luogo. Non che avesse qualcosa contro la felicità, ma quando era eccessiva era stomachevole. Inoltre, gli ricordava Flevance.
Avrebbe volentieri fatto il Grinch della situazione, ma quel rompipalle di Rufy sorrideva e indossava una sciarpa.

Il mondo era crudele.
O forse era gentile.

Il chirurgo aveva scosso la testa, sbuffando per nascondere un sorriso, ma a Ikkaku non era sfuggito.
“Lo risparmi così?”

“Sai un cosa,” Law non aveva prestato ascolto alla domanda della ragazza e aveva continuato a fissare il viso gioioso del proprio alleato. “facciamo questa festa di Natale.”
“Davvero?!” Gli Hearts lì presenti avevano generato un allegro coretto.

Odiavano la versione commerciale del Natale, ma erano stati cristiani, e quella celebrazione era una loro tradizione. Festeggiare dopo così tanto tempo, e con l’approvazione e la felicità del loro capitano, sembrava a dir poco allettante.

“Evvai!” Shachi era corso da Rufy e Nami per dire loro che il Captain aveva acconsentito, e quel che diceva Law era legge per entrambi gli equipaggi. Avrebbero stabilito delle regole e dei limiti per rendere la festa più religiosa che pacchiana, ma avrebbero festeggiato.

Ikkaku si era sforzata di sorridere insieme ai compagni.

Non odiava passare il tempo coi Mugiwara, ma le mancavano le giornate solo con la propria ciurma.
E, soprattutto, voleva stare con Law.

Non era un mistero che avesse un cotta stratosferica per il suo capitano. Lui stesso ne era a conoscenza. Ikkaku sapeva anche che per lui lei era come una sorella, niente di diverso, dunque non ci provava mai sul serio quando si divertiva a provocarlo un po’.
Da quando viaggiavano coi Mugiwara, però, anche quei piccoli momenti di battibecco erano scemati.
Ikkaku era diventata molto amica di Nami e Robin, ma talvolta le invidiava. L’archeologa aveva instaurato un rapporto profondissimo con Law. Ikkaku non sapeva se fossero amanti mancati o se Robin fosse la sorella maggiore che Law non aveva mai avuto. Certo era che la donna non si era mai risparmiata di commentare molto positivamente sia Law sia il suo corpo, e con tutta l’approvazione della rossa. Nami, poi, era molto meno pudica delle altre due piratesse, e se Law non fosse stato per nulla interessato e un gentiluomo, le sarebbe caduto ai piedi dopo tutti i flirt di lei.
Perciò Ikakku poteva vantare solo gli anni di conoscenza in più, e quei momenti privati che solo la loro ciurma sapeva concedere loro.

Tuttavia non poteva farci nulla.
Aveva dato la possibilità al suo capitano di scegliere, e lui aveva deciso di stare tutti insieme, come al solito.
Era gentile da parte sua, ma non allettava granché la riccia degli Hearts.

Law aveva notato il sorriso tirato di Ikkaku e le aveva domandato se ci fosse qualche problema.

“Oh, no, figurati. Sono solo sorpresa. Di solito disdegni le feste coi Cappello di Paglia.”

Il ragazzo aveva scrollato le spalle, sospirando.
“Verissimo.” Aveva visto tensione sul viso della compagna e per invitarla ad uscire dal negozio e raggiungere gli altri, le aveva messo un braccio sulle spalle. Lei si era immediatamente sentita sollevata. “Ho fatto un’eccezione, giusto perché è Natale.”

“Oh, è così? Che rinnovato spirito natalizio.” Il ritrovato buonumore di Ikkaku era palese nel suo tono e a Law piaceva sentirla felice, quindi non aveva commentato quando le braccia di lei gli avevano avvolto la vita.

“A dirla tutta, è colpa della mia sorellina.” Lo aveva confessato dopo un attimo di tentennamento, con voce bassa ma non triste. Solo delicata.

Ikkaku non aveva proferito parola. Aveva dato il tempo a Law per proseguire. Era raro che lui parlasse del suo passato, anche se oramai gli Hearts lo conoscevano come le proprie tasche, ma anche per questo ognuno aveva il massimo tatto e rispetto quando accadeva che Law si confidasse con qualcuno.

“Al nostro ultimo Natale insieme, papà le aveva regalato una sciarpa orribile. E lei l’aveva amata talmente tanto che non aveva smesso di ridere e sorridere per tutto il giorno, stressandomi l’anima. Ti ricorda qualcuno?”

Ikkaku aveva spalancato gli occhi, cogliendo il riferimento.

Non era entusiasta di passare il Natale coi Mugiwara e le dispiaceva aver perduto la possibilità di stare due giorni solo coi propri compagni, ma era gioiosa al pensiero che avrebbero celebrato una festa di Natale facendo rammentare a Law ricordi dolci e piacevolissimi.
Per una volta, Ikkaku sperava che quel pirla del Cappellaio non smettesse più di sorridere.

Erano tornati alle navi qualche ora dopo, e se avevano perso l’intero pomeriggio in città era dovuto alle ricerche dello Zoro perduto, comunicando agli altri la decisione dei due comandanti, che erano stati immediatamente avvinghiati da un Bepo elettrizzato.

Law aveva saggiamente e subdolamente stabilito che la festa si sarebbe svolta a bordo della Sunny. Rufy aveva vivacemente annuito, ignaro che il chirurgo avesse semplicemente voluto evitare casino sulla propria nave, e presto ognuno si era dato da fare coi preparativi.

Il risultato era stato goffo, ma in qualche modo efficace.

Franky, Usopp e White Fox si erano ingegnati per le luminarie e Bepo e Nami avevano disegnato diverse decorazioni accettabili.
L’unico elemento che non aveva pecche era il banchetto, organizzato dai due chef degli equipaggi.
Eppure, in qualche modo, era quell’albero maestro di Natale che rapiva gli sguardi di tutti.

Non faceva poi così schifo, con una lunga ghirlanda rattoppata qua e là che lo avvolgeva in tutta la sua lunghezza e le vele verdi davano quel vago senso di sempreverde. Le palle dei cannoni adibite a bocce erano un po’ grottesche, ma Law aveva scommesso con Nami cinquemila berry che una sarebbe sicuramente caduta in testa a qualcuno, e voleva vincere non certo per i soldi.
Rufy aveva anche suggerito di appendere Chopper su un pennone, per spacciarlo per Rudolph, ma Robin si era fermamente opposta.
Per quanto tenero anche ai propri occhi, Law avrebbe voluto legare Tanuki-ya al pennone con le proprie mani. Una piccola vendetta per Punk Hazard.

Il chirurgo si stava dirigendo con lentezza calcolata e ghigno da schiaffi verso Nami, per riscuotere la propria vincita dopo che una boccia improvvisata si era sfracellata in testa a Zoro, ridestandolo di soprassalto dal suo ennesimo pisolino, quando Ikkaku gli aveva porto un pacchetto infiocchettato.

Law aveva alzato un sopracciglio.
Non era estraneo ai regali da parte del suo equipaggio. Gliene facevano di continuo e sfruttavano ogni scusa. Si erano inventati un suo onomastico giusto per fargli un regalo in più. Il medico aveva affermato che “santo Law” non si poteva neanche sentire, ma Penguin aveva ribattuto che invece era un accostamento di parole rispettabilissimo.
Dunque Law non era poi così sorpreso che Ikkaku gli stesse facendo un dono, ma era un po’ imbarazzato per non poterle dare nulla in cambio, ed era intrigato dall’aspetto del pacchetto.
Carta da regalo colorata e fiocchi.
Sembrava tanto uno dei regali di Natale che faceva suo padre.

“Grazie.” Aveva preso il dono, scartandolo velocemente. Quando aveva rivelato il suo contenuto, era rimasto senza parole.

“All’inizio volevo comprarti quella che si era messo in testa il Cappellaio,” Ikkaku l’aveva ridestato dalla contemplazione di quell’oggetto. “ma poi ho pensato che fosse un po’ troppo elaborata da abbinare al tuo cappello. Quindi l’ho presa gialla! È il tuo colore preferito, no?”

Law si era morso il labbro inferiore, trattenendo qualunque cosa stesse per dire.
Non sapeva nemmeno cosa volesse dire.

In qualche modo Ikkaku gli aveva regalato una sciarpa gialla tremendamente simile a quella di Lamy. Erano praticamente uguali. La cosa era quasi inquietante.
Non sapeva come fosse possibile tale coincidenza, ma faceva male e bene in egual misura e Law era completamente spiazzato.
Tanti anni fa quella sciarpa antiestetica l’aveva trovata orrenda e troppo vistosa.

Adesso la riteneva altrettanto eccentrica, ma gli ricordava il suo ultimo Natale in famiglia, il sorriso di sua sorella, il suo sottomarino nonché amata casa, e pure la sua dolce Ikkaku.

Si era messo la sciarpa dietro il collo, facendo svolazzare i due lembi oltre il suo corpo, e aveva finalmente guardato l’amica.

“Stronza, lo sai che non ho nulla da darti in cambio.”

Quella era la frase tipica con cui rispondeva a chi gli faceva un regalo. E puntualmente, la ribattuta era ciò che Ikkaku gli aveva detto poco dopo.

“Nulla? Le labbra ce le hai, dammi un bacio!”

Law aveva ghignato. Solitamente a quelle parole reagiva roteando gli occhi, o scappando da Shachi che aveva tutta l’intenzione di baciarlo davvero o anche leccando la guancia di Penguin, che schifava la saliva come poche altre cose.

Questa volta, però, gli sembrava giusto dare un degno compenso al dono che aveva ricevuto.

Aveva afferrato il volto di Ikkaku e l’aveva baciata neanche troppo castamente.
Si era scostato solo quando aveva sentito quei cretini dei loro compagni fischiare e applaudire.

Shachi li aveva raggiunti con un boccale di rum in mano, ed era un mistero come fosse riuscito a non rovesciarlo.
“Fratellino, hai la febbre? Ma soprattutto… Ikkaku, sei viva?”

La ragazza si era ridestata solo in quel momento e aveva lanciato un urlo di gioia talmente alto che probabilmente l’avevano udita solo i cani. Poi era corsa dalle altre due donne di bordo, che ne avevano subito condiviso l’entusiasmo.

Law si era avvolto per bene la sciarpa attorno al collo e aveva degnato Shachi di una risposta solo dopo qualche istante.
“Sono sanissimo. Le ho solo dato il mio regalo di Natale.”

“Ma pensa. Allora…” Shachi aveva cinto le spalle di Law con un braccio. “per il mio compleanno voglio tre baci sulle labbra e un abbraccione.”

“Certo. E ti faccio il bonus di una colonscopia preventiva.”

“Oh, ma dai!” Il rosso gli aveva scompigliato i capelli. “Non rovinare tutto con le tue solite uscite inquietanti!”

Law gli aveva lanciato un’occhiataccia, ma Shachi aveva proseguito imperterrito, rivolgendo la propria attenzione all’albero maestro.

“C’è proprio una bella atmosfera stasera. In fondo questa commercializzazione non fa troppo schifo.”

Law aveva seguito il suo sguardo, sorridendo.
“Sì, insomma. Senza esagerare, ma… celebra un buon Natale.”

Shachi aveva stretto la presa sul compagno.
“Auguri, fratello.”
 

°°FINE°°
 
Questa è la prima storia natalizia che scrivo. È pure un "buona la prima" perché mi è morto il computer mentre scrivevo, ho perso metà del testo, ho scritto una cosa nuova e ho sono corsa a messa AHAHA Quindi non ho riletto il testo, spero non ci siano errori!
Non sono solita scrivere in occasione delle festività. Non mi ha mai intrigato come cosa, e ammetto che mi sono abbastanza costretta a scrivere questo impiastro, di fatti non sono soddisfatta del risultato. Se aggiungiamo che ci ho impiegato SOLO due ore per farlo, che per me è davvero pochissimo, capirete che non è di certo il mio miglior lavoro. 

Voi che dite?

 
  • Mi era stata richiesta una LawxIkkaku natalizia da una lettrice, che mi ha taggata/incastrata in questo scambio di regali dove, in realtà, l'autore da e basta AHAHA 
Ho deciso di prenderla un po' come una sfida, alla fine. E mi auguro che alla ragazza che me l'ha richiesta piaccia! Eccetto per il tema e la coppia, avevo totale carta bianca. 
La ship è più nakamaship che coppia vera e propria, ma ultimamente non shippo granché quei due, sommato alla mia non ispirazione, era unpo' difficile da buttar giù qualcosa di meglio x'D

Mi affido alle vostre parole, ai vostri commenti!
Fatemi sapere, ci tengo tantissimo!


E intanto, 
Buon Natale!

Baci
Pawa

 






 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Pawa