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Autore: Amber    25/12/2020    2 recensioni
Theo vive a casa Dunbar. Liam si rende conto di una cosa. Un incidente con il caffè spianerà la strada per la riscoperta adolescenziale.
Tratto dalla storia. Liam!Centric
[...] Gli lanciò un'occhiata, dieci centimetri a dividerli, gli occhi verdi poco sotto di lui sorridevano in quel modo ironico, così maledettamente da lui, mentre passava piano lo strofinaccio pulito sulla maglietta macchiata.
E Liam andò definitivamente e completamente in confusione mentre realizzava un pensiero lampante, agghiacciante nella sua semplicità. La sua testa saltò un paio di gradini virtuali, ruzzolò un po' ed eccola lì, la maledetta consapevolezza
"Cazzo" si ritrovò a pensare "ho proprio voglia di baciarlo" [...]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Liam Dunbar, Theo Raeken
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non avrei mai immaginato che avrei scritto su questa coppia un giorno, mai sul serio e non credo nemmeno mi ci cimenterò ancora ma… ammetto che sono davvero carini e come personaggio Theo mi piace molto con quel suo modo di fare. Perciò si, eccoci qui. Non mi dilungo troppo, è una storiella senza pretese, leggera, giusto per farsi una risata e per passarsi questo grandinoso Natale.
Siamo dopo la sesta stagione in cui ipoteticamente Theo è andato a vivere con Liam a casa Dunbar.
A presto dunque
 
Amber
 
DI MACCHIE E CAFFE’ BOLLENTI
 
Liam se ne era reso conto un giorno qualunque.
Improvvisamente, nel momento in cui lo realizzava, sapeva che era sempre stato lì, in un angolo da qualche parte, nascosto dentro di se, una puntura non dolorosa, non identificata, appena fastidiosa ma abbastanza trascurabile da non darci troppo peso.
E lui era un lupo mannaro, il dolore era un concetto relativo.
Quando era iniziato? Se lo chiese, un fulmine a ciel sereno. Forse quando lo aveva colpito con un pugno la prima, la seconda e poi la terza volta? O quando aveva capito che era estremamente intelligente, ironico e divertente? Forse nel momento in cui si era reso conto della sua estrema vulnerabilità nascosta dietro una maschera di sfrontatezza? Oppure ancora prima, quando tramutandosi in un esca gli aveva salvato la vita in un ciclo infinito e ampliamente ricambiato (chissà quante volte, ma ormai chi le contava più)? Qual era stato il momento preciso in cui si era reso conto che bastava girare lo sguardo per trovarlo accanto a se? Quante volte gli aveva ribadito che "è il piano peggiore che abbia mai sentito" senza però lasciare il suo fianco, pronto a seguirlo senza mai abbandonarlo?
Liam non lo sapeva, non lo capiva e non se ne capacitava neppure. Perché lui quel ragazzo lo odiava, lo aveva sempre odiato a causa di tutto quello che aveva fatto passare al branco sin dalla sua prima apparizione. Eppure quella mattina aveva l'impressione di vedere Theo per la prima volta mentre il moro sorseggiava il caffè appoggiato al ripiano della sua cucina. Aveva lo sguardo perso, fisso su un punto imprecisato del lavello e non sembrava averlo visto.
E' così improvvisa quella consapevolezza che a Liam gli si era seccata la gola e credeva che il cuore avesse saltato un battito.
Eppure non era una scena così strana: da quando Theo viveva in quella casa (settimane, ormai mesi e grazie tante mamma per aver deciso da sola) con lui e la sua famiglia, non era la prima volta che lo trovava in quel punto preciso di buon mattino, la tazza fumante di caffè tra le mani e la giornata lavorativa pronta per essere iniziata.
Aveva un accenno di occhiaie e le labbra screpolate. Lui sapeva che il ragazzo aveva problemi a dormire, ed era anche per quel motivo che la mattina faceva fatica a carburare. Gli avrebbe voluto chiedere se aveva sognato di nuovo sua sorella ma si trattenne: non erano affari suoi e la conversazione a riguardo non avrebbe portato a nulla. Liam non aveva una soluzione a quel problema, non sarebbe riuscito ad aiutarlo e avrebbe solo fatto la figura dell’impiccione, anche perché il più grande faceva fatica a parlarne per ovvi motivi.
Il ragazzo si rendeva conto, con una precisione estrema, di conoscere Theo molto più di quanto conosceva chiunque altro (Mason a parte ovviamente), soprattutto da quando vivevano entrambi sotto lo stesso tetto: sapeva che il moro cambiava discorso quando si parlava di certi argomenti, che beveva il caffè macchiato con un goccio di latte, che quando faceva il bagno l’acqua doveva assolutamente essere calda perché odiava l’acqua fredda, che gli piaceva mangiare in compagnia e adorava i giochi di società, gli piaceva guidare la macchina e odiava andare in bicicletta, sapeva che preferiva il piccante e odiava la marmellata di prugne, che le persiane della camera dovevano sempre rimanere aperte in modo da non sentirsi in trappola. Insomma, Liam sapeva cose. Cose molto private e cose assolutamente inutili che rendevano Theo… beh, Theo.
Come quella volta in cui era toccato al moro scegliere il film da vedere in famiglia e si erano sorbiti 130 minuti di un pippone storico in lingua originale perché “rende di più non potete non notare la differenza!” con sguardo scandalizzato annesso.
Ma doveva darsi una mossa alla velocità del subito se non voleva risultare inquietante, anche perché Theo, chimera mannara con sensi sopra la norma, si era accorto di lui.
Ma forse aveva sempre saputo che lui era lì, bloccato nella sua improvvisa consapevolezza.
Glielo aveva fatto comunque notare troppo presto per lo stato emotivo di Liam che si trovò gli occhi verdi di Theo sparati nei suoi come due fari laser, il sopracciglio che si alzava pericolosamente verso l'attaccatura dei capelli
-Beh?- lo esortò.
Liam lo odiava anche per la capacità innata del ragazzo di non fargli passare nulla, non la più piccola titubanza e meno che mai qualunque errore. Riusciva a giudicarti solo con un sopracciglio alzato.
Una volta Stiles aveva borbottato a mezza voce e serissimo che grazie al cielo Theo e Derek si incontravano pochissimo suscitando l’ilarità generale dei più anziani del branco
-'giorno- borbottò Liam in risposta e finalmente entrò in cucina compiendo i passi necessari per darsi una svegliata. Distolse gli occhi dal ragazzo più grande e si avviò verso la macchinetta del caffè dove il liquido bollente lo attendeva. Theo tornò ad ignorarlo e lui ebbe tutto il tempo di calmarsi, ossigenando il cervello mentre si riempiva la tazza e percorreva la sua ruotine mattutina.
Doveva stare calmo, non poteva comportarsi in quel modo stupido. Se lo ripeté nella testa mentre apriva il frigo alla ricerca della sua colazione. Insomma, quello era Theo, solo Theo! E lui non era una donnetta che tremava o che si soffermava a pensare a cose sdolcinate. Non dopo Hayden almeno.
Sdolcinate. Lui, verso Theo, ma per piacere. I termini stridevano solo nello stare nella stessa frase.
Era nel pieno del suo autoconvincimento quando solo Theo spuntò dietro di lui, meno di un passo a dividerli. Sentì il calore che irradiava il suo corpo da mannaro, il respiro leggero sulla sua nuca, il suo odore improvvisamente intossicante e la sua mano apparve nel suo campo visivo, prima le dita lunghe e affusolate, poi il dorso della mano, le vene in rilievo e i tendini tesi, il polso, il braccio, mentre il sangue vivo pompava sottopelle.
Liam scattò, la vicinanza del ragazzo che improvvisamente bruciava e scavava qualcosa da qualche parte dentro di lui. Razionalmente sapeva che il più grande aveva solo approfittato del frigo aperto per recuperare il latte che era giusto sul ripiano davanti agli occhi di Liam, ma tutto il resto... il resto gridava.
E gridò davvero.
Liam scartò di lato provando ad allontanarsi e dopo... dopo fu un fottuto casino.
Sbatté la spalla contro il muro, Theo gridò di riflesso provando ad evitare che entrambi si facessero male, le tazze del caffè caddero e si frantumarono, il liquido bollente colpì entrambi, il cartone del latte rotolò sotto il tavolo mentre rovinavano a terra uno sopra all'altro in un casino di gambe e braccia
-Che cazzo Dunbar!- imprecò il moro dolorante. Liam si mise sulle ginocchia di scatto e si massaggiò la spalla imprecando, alzò gli occhi solo per rendersi contro di essere letteralmente seduto sopra Theo.
Sentì di nuovo il cuore fare le capriole, il viso si accese, più per la sorpresa che altro e boccheggiò, l’aria risucchiata dai suoi polmoni
-Tu... mi ha spaventato!- esclamò.
Fece per alzarsi, sentendo l'impellente bisogno di allontanarsi immediatamente, ma Theo lo trattenne per il gomito, lo strofinaccio recuperato dalla sedia che avevano miracolosamente schivato già in mano mentre lo asciugava dal caffè, anche se come lupo mannaro non era di certo un po' di caffè caldo che poteva danneggiarlo. Bollente in realtà, ma quelli erano dettagli. Ma Theo era così, incredibilmente gentile e premuroso sotto il suo essere burbero… e stronzo
-Sei un disastro- commentò infatti e gli asciugò la mano, il polso e il braccio, con attenzione -Come faccio a spaventarti me lo dici? Ormai mi conosci, viviamo anche insieme. E per fare tutto questo casino...-
Gli lanciò un'occhiata, dieci centimetri a dividerli, gli occhi verdi poco sotto di lui sorridevano in quel modo ironico, così maledettamente da lui, mentre passava piano lo strofinaccio pulito sulla maglietta macchiata.
E Liam andò definitivamente e completamente in confusione mentre realizzava un pensiero lampante, agghiacciante nella sua semplicità. La sua testa saltò un paio di gradini virtuali, ruzzolò un po' ed eccola lì, la maledetta consapevolezza
"Cazzo" si ritrovò a pensare "ho proprio voglia di baciarlo"
Per questo fece la cosa più logica e sensata che gli venne in mente: si liberò dalla sua presa, si alzò, gli diede le spalle e fuggì via, piantandolo in asso nella sua cucina.
E addio alla donnetta che tremava.
 
Mason lo trovò negli spogliatoi e Liam non sapeva se chiedergli di restare o di andarsene. Avrebbe voluto che restasse perché Mason era... beh, Mason, ma allo stesso tempo avrebbe voluto poter rimanere lì in un angolo da solo a deprimersi. E con il suo migliore amico nei paraggi la cosa era assolutamente impossibile
-Amico, cos'hai fatto a quella maglietta? E perché sei qui?-
Eh, bella domanda
-Un incidente stamattina con il caffè- gli rispose atono
-E non te la potevi cambiare prima di venire a scuola? Sembra che tu ti sia vestito al buio- commentò ridendo
-Sono dovuto fuggire e ora mi sto nascondendo- ammise neutro
-Da casa tua? Oddio, ti hanno attaccato?- Il tono virò dal divertito al preoccupato in meno di un secondo. Era Mason e aveva già il telefono in mano pronto a contattare tutto il branco.
Aveva ragione, era decisamente stato attaccato
-Si-
-Hai già chiamato gli altri?-
Se lo immaginava Scott mentre gli spiegava il problema. O peggio Lidya... o Stiles... no, Stiles doveva rimanere alla larga da quella storia. Le battute sarebbero piovute gratuitamente rendendo ogni istante e tutto il suo futuro estremamente imbarazzante, perché più di tutti Stiles non glielo avrebbe mai fatto dimenticare.
Ed era l’unica cosa che in quel momento voleva: dimenticare.
Quindi grazie, ma no grazie
-No, loro non possono aiutarmi-
-Ma lo sai almeno chi erano? E cosa volevano?-
Un nome, una condanna
-E' una persona sola Mason- Liam si portò le mani al viso per non vedere l'espressione sconcertata dell'amico
-Scusa, ma Theo dov'era? Abitate insieme pensavo ti avrebbe protetto-
-E' proprio lui il problema!- sbottò irritato –Insomma, mi ascolti quando parlo?-
-Guarda che non hai detto niente, ti vuoi spiegare? Sei stato attaccato si o no? Sei qui che ti nascondi negli spogliatoi durante le lezioni con la maglietta macchiata di caffè!- esclamò seccato.
I due amici si osservarono, Liam con i gomiti affondati sulle ginocchia e Mason con i piedi ben piantati a terra palesemente confuso
-Ok, te lo dico- Il castano si alzò iniziando a passeggiare per la stanza, nervoso –Perché non ha senso-
-Eh-
-Sta appoggiato a quel cazzo di ripiano da tipo sempre-
-Ok-
-E ci mette il latte dentro al caffè ci crederesti? Perché la prima volta che l'ho visto non ci credevo-
-Ah-
-Quindi è chiaro che il latte sta nel frigo, dove dovrebbe stare quello fresco se no?-
-In frigo?-
-Certo Mason, in frigo! Sta zitto e ascoltami- sbottò spazientito, mosse la mano per aria giusto per scacciare le ultime parole dette –Il latte è nel frigo, quindi è ovvio che una persona normale lo prende da lì per fare la sua dannata aggiunta al maledetto caffè. Quello che non ha senso è quando lo fai, perché mentre bevi sai già che non lo hai messo, giusto? E va bene che al mattino sei rincoglionito ma così mi sembra un po' esagerato. Quindi perché devi prenderlo quando lo apro io?-
-Il latte?-
-Il frigo Mason, il frigo! Ma perché non mi ascolti? E comunque dopo mi sono agitato e nemmeno questo ha senso, ma mi ha spaventato e non me lo aspettavo, che posso farci? E quando siamo caduti io ero sopra di lui-
-Gli eri sopra?-
-Si! Vedi che non ha senso? E il caffè si è sparso tutto intorno chiaramente-
-Certo, chiarissimo-
-E quando mi ha asciugato, perché era bollente...-
-Il caffè-
-Il caffè Mason, non avrei dovuto notarlo insomma-
-Che era bollente?-
-Esatto!- gridò puntandogli il dito contro –Capisci anche tu che non ha per nulla senso! Non per dire ma sei mio amico-
-Attualmente vorrei non esserlo-
-Quindi che devo fare? Insomma l'ho lasciato lì, non posso ora tornare a casa e basta-
-Ok ricapitoliamo e per favore siediti che mi stai facendo venire il mal di mare- Mason lo bloccò per le spalle e lo spinse a sedere sulla panchina. Lo guardò negli occhi e si raddrizzò pensando, cercando di tirare fuori un senso da quello che aveva sentito –Quindi, tu e Theo questa mattina e come tutte le altre mattine vi siete visti in cucina, ma avete avuto un incidente con il latte e il frigo, il caffè vi è caduto e ti ha palesemente sporcato, giusto?- domandò indicando la macchia incriminata. L'amico assentì, una sola volta, il volto tra le mani –E Theo ti ha pulito- Liam assentì di nuovo –A questo punto cos'hai realizzato?- chiese confuso
-Che era bollente- mormorò pianissimo il ragazzo seduto, il viso ormai affondato in mezzo alle ginocchia
-Non il caffè a quanto pare- commentò il moretto colto da una rivelazione
-Devo essere malato- ipotizzò Liam. Mason alzò le sopracciglia perplesso mentre Liam scattava in piedi, improvvisamente sollevato –Forse sono solo malato!-
-Sei un mannaro, non puoi ammalarti- commentò ovvio l’amico
-Sicuramente invece posso, dai Mason, provami la febbre!- gli prese la mano, portandosela con uno scatto alla fronte –Dai prova!-
-Ma tu sei pazzo, ti rendi conto di quello che dici?- chiese ridendo il moro
-Hai ragione! Sono pazzo, o malato, devo andare da Deaton. Lui mi curerà. Magari c'è una fase lunare strana, una combo di eventi, pianeti allineati e chissà cos'altro che mi fa sragionare-
-E cosa gli dirai? Caro dottore, questa mattina mi sono svegliato, ho visto il mio coinquilino e l'ho trovato incredibilmente bollente?- domandò Mason colto improvvisamente da un attacco di ilarità –Liam, sei solo attratto da Theo!-
-Ma assolutamente no! E poi io sono etero. E T E R O. Non posso essere attratto da un maschio- scandì inorridito
-Ma guarda che ti capisco. Lui è davvero molto figo. In più ho l'impressione che potresti ricevere una sorpresa- gli rispose divertito
-Ma che stai dicendo? Mason. No. Non può essere e non è possibile. Fine-
-Si certo va bene e meno male che gli esseri con i sensi sviluppati dovreste essere voi- L'amico tentò di rimanere serio con poco successo e si allontanò ridacchiando –Senti io vado in classe, tu rimani pure qui a pensare ai pianeti allineati. Ricordati che tra poco abbiamo il test!-
-Grazie molte dell’aiuto- gridò Liam alla porta chiusa. Tornò a sedere sbuffando e gemendo nascose di nuovo il viso sdraiandosi sulla panchina.
 
Liam si trovava davanti alla porta di casa ben oltre il suo solito orario. Era sera e da quello che avvertiva i suoi genitori erano in salotto a guardare la tv mentre Theo era in camera che sfogliava chissà cosa. Sentiva le pagine di un libro girare una dopo l’altra. Se si impegnava poteva anche capire che carta fosse.
Nel pomeriggio aveva scritto alla madre dicendo che sarebbe tornato dopo cena e lei gli aveva ribadito l'orario del coprifuoco intimandogli che, mannaro o meno, lei era sua madre e finché lui non fosse andato via di casa le regole erano quelle.
Quindi stava cercando il coraggio di entrare in casa sua. Un coraggio che, a questo punto della giornata, non aveva.
Era stato da Deaton e gli aveva esposto l'enorme problema con cui si era svegliato quella mattina chiedendogli se i pianeti allineati centrassero, o se fosse malato, o se l'influenza di qualche alieno gli avesse mandato in pappa il cervello. Il druido impassibile, lo aveva osservato con la sua espressione stoica e gli aveva risposto, il più seriamente possibile che no, non era periodo di pianeti allineati in quel sistema solare, non era malato e non erano nemmeno spuntati gli alieni in quell'ultimo periodo
-Pensi spesso a lui?- gli aveva chiesto e Liam aveva capito esattamente come si sentivano gli indagati durante un interrogatorio in cui nessuno ti dava il tempo di argomentare le tue motivazioni
-Beh certo ma…-
-Vuoi le sue attenzioni?-
-Io…-
-Ti piacerebbe conoscerlo meglio?-
-Non credo di poterlo conoscere più di così ma…-
-Vorresti vederlo felice?-
-Certo ma…-
-Hai voglia di baciarlo e farci sesso?-
La parola sesso in bocca a Deaton avrebbe dovuto diventare illegale o punibile con la morte
-COSA-
-Eh, Liam, il tuo è un rarissimo caso di riscoperta adolescenziale- aveva continuato serissimo
-E' curabile?- gli aveva domandato più confuso che mai
-Proprio no-
E la conversazione era finita. No, in realtà era finita quando il druido gli aveva chiesto del perché avesse la maglia sporca di caffè. Liam non aveva saputo spiegarglielo in modo convincente, quindi ci aveva rinunciato sbattendo la fronte contro la prima superficie utile.
Quindi Liam, alla veneranda età di 17 anni quasi 18, si trovava tra le mani un raro caso di riscoperta adolescenziale verso l'ultima persona sulla faccia della terra con cui voleva avere a che fare in quel senso. Un senso che non ne aveva, questo era da ribadire, era inesistente. Perché quello, ricordò nella sua mente ancora una volta, era l'essere che li aveva quasi uccisi tutti, che li aveva traditi, che non era degno di far parte del loro branco, che aveva quasi ucciso Scott per l'amor del cielo!
Sbuffò e batté il piede a terra nervoso.
Se c'erano delle cose nella vita che non potevano essere dimenticate e perdonate, senz'altro le azioni di Theo erano al vertice di questa famosissima lista.
Anche se era passata una vita da quei giorni. Anche se ormai non era nemmeno più un’argomentazione valida. Anche se… Ignorò il pensiero seguente.
Che fare quindi?
-Ora basta, entro in casa e farò finta di niente. Ignorerò tutto- si ripromise e finalmente entrò, conscio che il coprifuoco fosse scattato da 10 minuti e che si sarebbe beccato una punizione
-Tesoro?- lo chiamò sua madre dal salotto
-Ciao- raggiunse i suoi genitori e controllò cosa stessero guardando in tv –Interessante?- domandò in modo da prendere un po' di tempo. Passò il peso da un piede all’altro e si sentì di nuovo il ragazzino pronto ad essere sgridato dai genitori
-Non particolarmente- ammise suo padre osservandolo –Stai bene?-
-Si, tutto ok- Sospirò –Sentite so di essere in ritardo ma...-
-Lo sappiamo- lo fermò sua madre cambiando canale –Theo ci ha avvertiti con un messaggio che eri qui davanti a guardare la casa da circa 20 minuti. Sicuro sia tutto ok, ci sono forse dei problemi?-
Liam trattenne il respiro e chiuse gli occhi per un misero secondo. Si era accorto di lui, chiaro. Che lo avesse osservato per tutto il tempo dalla finestra? No, impossibile, se ne sarebbe accorto, lo avrebbe visto
-Si, stavo solo...- cercò la parola giusta –...pensando- ammise. Risultò debole perfino alle sue orecchie.
I suoi genitori si scambiarono uno sguardo poi annuirono
-Ok, ora a letto- Sua madre gli mandò un bacio volante e lui annuì augurando loro la buona notte.
Salì le scale, piano, tentando di non fare alcun rumore e si fermò davanti alla porta di Theo trattenendo il fiato. Poteva dirgli qualcosa, vedere se stava bene, dirgli che aveva controllato i dintorni per sicurezza e fargli presente che non pensava affatto a quella mattina, poteva...
"Lo ignorerò" si ricordò. Eppure...
Alzò il pugno pronto a bussare.
La porta si aprì di scatto e Liam venne letteralmente investito dalla presenza del ragazzo più grande senza che fosse minimamente preparato a trovarselo davanti. E dire che era tutto il giorno che ci pensava.
Tutto di Theo lo investì: la sua statura, il suo odore, i suoi occhi laser, la sua voce.
Ebbe quasi un capogiro e abbassò il pugno con cui stava per bussare
-Oh, stai bene? Che stai facendo si può sapere?-
Theo stava invadendo il suo spazio personale in tutti i modi possibili, fisicamente e mentalmente. E lo aveva fatto in tantissime occasioni, così tante che Liam aveva perso il conto, tanto che era diventata un’abitudine. Perché Theo era ciò che i Dottori lo avevano fatto diventare, ma era soprattutto il ragazzo che gli aveva salvato la vita mille volte e che si preoccupava che non si ustionasse con il caffè. Era il ragazzo che aveva già ottenuto il perdono di tutti con le sue azioni in quei lunghi e difficili mesi
-Cosa mi stai facendo?- gli chiese. Theo lo osservò dapprima sorpreso, poi confuso. Liam si zittì e fece un passo indietro rendendosi conto di aver espresso quel pensiero ad alta voce –Niente niente. Notte!- Scappò in camera, letteralmente tre passi più in là, e richiuse la porta alle proprie spalle lanciando la cartella in un angolo –Merda- La porta si aprì e richiuse alle spalle di Theo facendo sussultare il più piccolo che si voltò per fronteggiarlo –Che stai facendo?-
-Che stai facendo tu piuttosto-
-Questa è camera mia-
-Si lo vedo- Theo si guardò intorno ignorando la confusione della stanza prima di puntare lo sguardo su di lui. La stanza divenne improvvisamente piccola –Ora dimmi qual è il problema-
Era troppo. Theo era semplicemente troppo. Da quando era così intossicante? Da quanto tempo era diventato ipersensibile alla sua presenza? Avrebbe dato qualunque cosa perché gli occhi di Theo non lo fissassero così intensamente, in modo da fargli riprendere fiato
-Non ho nessun problema, tralasciando che stai invadendo il mio spazio personale con la tua fisicità-
-Sei letteralmente scappato quindi un problema deve esserci visto che tu non scappi mai- Si lasciò sfuggire una risata –Di solito mi dai un pugno e basta-
-Non sono scappato, voglio solo andare a dormire- rispose agitato indicandogli la porta in un chiaro invito che venne prontamente ignorato
-Questa mattina sei scappato- ribadì Theo di nuovo serio e lo indicò –E non ti sei nemmeno cambiato la maglia che è sporca di caffè da tutto il giorno-
Liam masticò un insulto in mezzo ai denti e si tolse la maglietta con un unico gesto lanciandola scompostamente sopra la scrivania aumentando il casino già presente.
Figurarsi se quella maledetta maglietta non era il problema principale quel giorno!
-Ecco, contento? Maglia tolta-
Il moro alzò il sopracciglio osservandolo dalla testa ai piedi e Liam si ritrovò ad arrossire. Perché se l'era tolta? Cos'aveva nel cervello?
Andò verso il letto per prendere la maglia del pigiama... per poi ricordarsi che lui non indossava il pigiama. Rimase con la mano protesa verso il cuscino a desiderò ardentemente la comparsa degli alieni. O dei pianeti allineati
-Perché sei così agitato oggi?-
-Non sono agitato-
-Certo, come dici tu- Quella era senz’altro ironia.
Si guardarono e Theo gli indicò l’orecchio sbeffeggiandolo.
Liam meditò una vendetta dolorosa e odiò i mannari che potevano sentire le bugie solo aguzzando un po' l'udito verso il suo battito cardiaco.
Oddio, il suo battito cardiaco, se ne era dimenticato.
Doveva stare calmo. Poteva pensare ai cetriolini o alle carote. No, Theo odiava le carote e amava la liquerizia. Forse era meglio pensare al test di matematica di quella mattina che era andato malissimo. Ripassò mentalmente i numeri primi
“Uno, tre, cinque, sette, nove…”
-Guarda che soffro di insonnia quindi per quanto mi riguarda posso stare qui fino a domattina ad assillarti- lo riprese il più grande
-Allora rimani pure lì in piedi da solo come uno stoccafisso- gli rispose Liam seccato. E sapere che sarebbe stato lì a guardarlo tutto il tempo? Ma anche no. Se ne sarebbe andato lui a dormire da un'altra parte, sul divano per esempio… anche il tetto sarebbe andato bene.
Theo si avvicinò di nuovo e lo agguantò per il gomito voltandolo verso di lui. Le dita sulla sua pelle nuda bruciavano
-Se vuoi chiedermi qualcosa fallo-
-Non voglio chiederti niente- rispose andando a stringergli il polso della mano che lo stava tenendo fermo –Lasciami-
-Sei rimasto fuori casa per almeno 20 minuti prima di entrare e ti sei appostato davanti alla porta della mia camera. Stavi per bussare-
-Non è vero io...-
-Ora piantala Liam- la voce da chimera di Theo fece sussultare Liam che lo guardò in faccia, meno di un passo a dividerli. Gli occhi brillavano di soprannaturale mentre la mano che lo stringeva tremava appena –Mi fa impazzire questo tuo voler negare l'evidenza. Dimmi che succede, o non ti fidi di me?-
Dio, certo che si fidava di lui. Anche se non era mai stata sua intenzione era successo comunque. Quando era un altro quesito senza risposta.
Maledetto Theo
-È solo una giornata strana, va così e basta. Perché ti interessa tanto?- provò a dissimulare
-Non lo sai?- domandò sorpreso Theo e lo lasciò. Gli occhi di nuovo del loro colore umano
-Cosa?- chiese confuso dal cambio di argomento
-Il perché mi interessa. Credi che lo faccia con tutti?-
-Eh? Non... non lo so io... credo di no- ammise Liam perplesso. Ma che centrava quello?
-La risposta è no. Non me ne frega niente degli altri-
-Ah- Si guardarono. Theo alzò il sopracciglio e Liam ebbe una rivelazione -Ah! Quindi ti interessa di come sto e se c'è qualcosa che mi preoccupa-
Il più grande alzò gli occhi al cielo
-Quindi non lo sai davvero. E io che credevo di aver esagerato stamattina e che fosse per quello-
-Eh?-
Ok, era ufficialmente confuso. Ma che avevano tutti quel giorno per parlare ad enigmi? Era una congiura contro di lui per non fargli capire niente?
Prima se stesso che faceva pensieri assurdi e a caso, poi Mason con le sue battutine, poi Deaton con la sua riscoperta adolescenziale e ora anche Theo?
-Ecco ora si fa interessante. Va bene Liam, secondo te perché mi interessa?-
Aveva le braccia stese lungo i fianchi e lo osservava da ancora troppo vicino. Il castano desiderò il ripristino del suo spazio personale
-Perché... mi sei riconoscente che vivi in casa mia e non più dentro una macchina?-
-Sono riconoscente per quello a tua madre e a tuo padre che mi hanno aperto la porta di casa loro. Tu non sei stato affatto gentile a dirla tutta-
Dolorosamente vero. Aveva urlato come un pazzo per tre giorni e il branco si era fatto solo una grassa risata alle sue spalle, quello lo ricordava benissimo. Maledetti bastardi pure loro
-Ok, allora... per il branco? Perché sono stato così bravo ad intercedere per te?-
Fece un piccolo passo indietro per provare a riconquistare il suo spazio, ma la sponda del letto lo bloccò. Maledizione. Poteva sempre spingerlo via, meditò
-Quando mai è successo? Tu non hai fatto proprio niente- ribadì il più grande sbuffando leggermente
-Non è assolutamente vero! Ti ho sempre difeso-
-Ma davvero?-
-Certo! Tipo quella volta... quella là- borbottò impensierito. Theo rise e Liam lo osservò bene. Aveva una bella risata, avrebbe dovuto ridere di più. Non che non ridesse ma... di solito non era una vera risata. Il più delle volte era un ghigno o una risata ironica, non una risata vera. Con la vicinanza a cui Theo lo aveva costretto si rese conto che gli illuminava il viso, gli occhi, gli creava delle fossette sulle guance e con le labbra distese... se lo avesse baciato in quel momento sarebbe riuscito a incanalare quella risata? Si stropicciò la faccia. Quello non era un pensiero che avrebbe dovuto avere. Eppure lo aveva. Sospirò pesantemente, improvvisamente molto stanco. Desiderava davvero sapere che faccia avrebbe fatto quel cretino se avesse interrotto la sua risata con un bacio “Maledetto bastardo. È sicuramente tutta colpa tua” lo accusò mentalmente –Comunque non lo so. Perché?- domandò stancamente.
Theo lo osservò ancora divertito
-Perché sfortunatamente sono innamorato di te-
Liam alzò gli occhi al cielo
-Si certo come no, quindi?-
-Come quindi? Mi hai sentito o no?- domandò l’altro preso in contropiede
-Ti ho sentito, ma sono sordo alle tue prese in giro-
Theo rimase in silenzio e alzò il sopracciglio
-Pensi sia una presa in giro-
-Certo. Dai Theo falla finita. È tardi, sono stanco e voglio andare a letto- Gli mise le mani sulle spalle e deciso lo spinse indietro verso la porta.
Un po’ però era curioso di sapere il perché. Ma aveva bisogno che quella giornata finisse per tornare lucido. La mattina seguente forse sarebbe tornato ad essere se stesso
-Incredibile- Il moro piegò le labbra in una smorfia seccata e gli concesse lo spazio di un solo passo indietro –Sul serio non mi credi?-
-A cosa?-
-Che sono innamorato di te-
-Certo e io sono la Fata Turchina-
-Realizzi i desideri?- domandò il più grande a bruciapelo e gli agguantò gli avambracci ancora protesi verso di lui, le mani del più piccolo ancora premute sulle spalle per spingerlo verso la porta.
Ma che spalle aveva quel ragazzo? Faceva sport di nascosto? Si faceva di steroidi forse? E perché aveva la pelle così maledettamente calda?
Accidenti, forse era lui che stava semplicemente impazzendo. Perché era così strana quella giornata?
Theo lo riscosse dai suoi pensieri
-Come?- chiese attonito il castano, gli occhi spalancati su di lui –Davvero io oggi non ti seguo proprio Theo-
-Ti chiedo se realizzi i desideri, Fata Turchina-
-Ah!- Liam rise e si strinse nelle spalle stando al gioco –Solo di chi è stato bravo-
-Non sei mica Babbo Natale-
Theo fece di nuovo un passo in avanti e si ritrovarono nella medesima posizione di prima, con la sola eccezione che nessuno dei due si era ancora lasciato andare
-La Fata Turchina aiuta Cenerentola, mica le sorelle stronze no?-
-Beh, io sono stato bravissimo quindi mi merito un desiderio-
-Se dici a te stesso che sei stato bravissimo allora non lo sei stato, lo sai vero?-
-Bisogna essere onesti con sei stessi e gli altri, non lo sai?-
Liam sbuffò alzando gli occhi al cielo
-Ok Cenerentola dimmi, vuoi forse andare al ballo? Ma ti ricordo che l’incantesimo scadrà a mezzanotte: la tua carrozza tornerà ad essere una zucca, i tuoi cavalli semplici topi e i tuoi vestiti mostreranno ciò che sei realmente-
-Bene, meglio così- Theo avvicinò il viso al suo a Liam trattenne il fiato. Quante pagliuzze verdi c’erano in quegli occhi? –Non ho bisogno di un desiderio che mi mostri diverso da ciò che sono, perché l’uomo della mia vita ha già visto tutto il peggio possibile di me-
L’uomo della sua…
Un momento, cosa?
-Cosa?-
Lo lasciò di colpo provando ad allontanare le mani, ma Theo lo tenne fermo dov’era aumentando la presa sui suoi avambracci
-Il mio desiderio è un altro Fata Turchina perché vedi, mi sono appena dichiarato all’uomo che amo e lui nemmeno mi crede ci crederesti? Quindi desidero davvero che tu risvegli il Bell’Addormentato da suo sonno inconsapevole prima che lo faccia io a modo mio. Tu sai vero come bisogna risvegliare la Bella Addormentata, Fata Turchina?-
Tentò di parlare, aveva bisogno di respirare. Oddio come si faceva a respirare?
-E’ uno… è uno molto stupido- balbettò
-Si, non brilla di intelligenza tranne in qualche raro caso, più che altro agisce di impulso. Meno male che ci sono io ad aggiustare il tiro-
-Sei modesto-
-E tu stai cambiando discorso Bell’Addormentato-
Liam arrossì, boccheggiando
-Ma non so come… come svegliarlo insomma-
Che cosa stupida da dire, che conversazione assurda!
-Quindi ci dovrò pensare io a svegliarlo con il metodo classico-
Successe in un unico gesto, giusto il tempo di un battito di ciglia. Theo lo tirò verso di se e lo baciò prendendogli il volto tra le mani, gli occhi chiusi, la lingua bollente che accarezzava quella di Liam che fece l’unica cosa sensata mentre affondava le mani nei suoi capelli e se lo tirava ancora più vicino
“Ecco, ecco cosa si prova” pensò stravolto “Ora posso morire”
Theo si staccò e si osservarono in silenzio
-Lo stupido in questione non fa grandi piani intelligenti- ammise Theo piano, i nasi che si sfioravano, il pollice che passava piano sullo zigomo –Agisce più che altro di istinto e a volte… se ne pente-
Liam rimase a guardarlo prendendosi tutto il tempo che voleva, anche più del necessario senza permettergli di allontanarsi nemmeno di un centimetro.
Theo era bello. Non che prima non lo sapesse ma… era bello davvero, soprattutto con quell’espressione che non gli aveva mai visto.
Sembrava improvvisamente timido. Più rimaneva in silenzio, fermo nella sua contemplazione, più Theo si agitava. Era strano avere la consapevolezza di avere il potere di renderlo in quello stato.
Si schiarì la voce e si mordicchiò il labbro, pensieroso
-Ecco non credo abbia funzionato- mormorò e non riuscì a non trattenere un sorriso al viso smarrito dell’altro –Mi sento ancora un po’… Addormentato ecco. Credo di aver bisogno di un'altra… di un’altra svegliata. Giusto per sicurezza-
Theo si rilassò di colpo e in un attimo era di nuovo sicuro di se, padrone della situazione
-Stai dicendo che non sono un buon principe Filippo?- domandò ridendo, ed eccola la risata.
Liam annullò lo spazio e lo baciò ingoiando quella risata e sentendosela addosso, sulle labbra fino ad essere incisa sul cuore
-Sto dicendo… smettila di parlare e baciami. Baciami e basta-
 
Più tardi avrebbero parlato quello era certo.
Liam gli avrebbe spiegato che non era stato solo il caffè a cadere quella mattina, ma che anche lui era caduto in molti altri sensi ben più profondi.
Ma forse lo era inconsapevolmente già da prima.
Theo avrebbe sorriso, si sarebbe preso un altro desiderio e gli avrebbe mormorato “Si, lo sapevo, te l’ho visto scritto in faccia
Liam si sarebbe poi preso il suo di desiderio fino a perderne il conto… e sarebbe stato perfetto così.
 
FINE
  
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