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Autore: StormyPhoenix    28/12/2020    1 recensioni
Due entità soprannaturali assistono alla crocifissione di Gesù, e nel mentre alcuni intimi, inattesi pensieri sono svelati.
[Contiene l'esatto scambio di frasi nell'ep.3, più citazioni dal vangelo di Luca, in parte tradotte dall'inglese, in parte riprese a memoria dall'italiano]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti
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NdA: Dopo secoli, ho voluto postare qualcosa anche qui di ciò che ho scritto per questo nuovo fandom, traducendo dall'inglese dato che ho postato su AO3. Spero piaccia.
***



La strada che conduce
va fuori Gerusalemme era macchiata di rosso scuro e percorsa da un solco. Entrambe le scie conducevano al colle del Golgotha, il cui nome ebraico significa “cranio". 
Sotto un sole sempre più pallido, tre uomini andavano incontro alla morte nel modo più infamante, un supplizio romano importato di recente. Due di essi erano criminali, per i quali la crocifissione era un esito normale, mentre l'altro, almeno all'apparenza, era del tutto normale, ma in realtà non era un uomo comune. Flagellato e picchiato con violenza, indossava una corona di spine sulla testa calcata così a fondo che il sangue colava a piccoli rivoli costanti, le sue vesti erano disastrate, e toccava a lui per primo. Il suo nome era Gesù. 
Dei soldati romani gli si avvicinarono, lo spogliarono e lo trascinarono verso il legno del suo supplizio, dove altre mani erano pronte a tenerlo fermo. Al primo colpo di martello sul chiodo, nessuno della folla rimase impassibile al suono di carne lacerata, seguito dal grido di dolore dell'uomo… ed era solo l'inizio. 
Una figura sottile, avvolta in una veste nera, sgusciò indisturbata fra la gente troppo concentrata sul sanguinoso spettacolo per notarla, fermandosi al fianco di un uomo apparentemente sulla quarantina, abbigliato con vesti e turbante di colore chiaro. 
“Sei venuto a sbeffeggiarlo, eh?” furono le prime parole di Crowley, un sussurro discreto. 
L'uomo lì accanto, Aziraphale sotto mentite spoglie di un comune cittadino, quasi sobbalzò. “Sbeffeggiarlo? Io?” riuscì a dire, a dispetto del nodo che gli stringeva la gola. 
Il demone spostò il suo peso da un piede all'altro, mentre il velo che gli copriva il capo si muoveva appena a causa della brezza. “L'hanno messo lì i tuoi” le parole uscirono con facilità, ma celavano un mix di emozioni. 
L'angelo si sentì strizzare il cuore in una morsa. “Non mi consultano su queste decisioni, Crawly.” 
Crowley fu percorso da un brivido di disagio all'udire il suo vecchio nome, per cui si affrettò ad aggiornare Aziraphale in merito. Senza distogliere lo sguardo dalla scena davanti a sé, spiegò che il suo vecchio nome, riferito alla sua condizione di serpente (alla quale Aziraphale accennò, con bonaria ironia), non gli andava più bene, per cui l'aveva cambiato; l'angelo, incuriosito dalla faccenda, ipotizzò un paio di nomi che erano però già attribuiti ad altri demoni, il demone rispose con quello che era il suo nuovo nome, Crowley, ricevendo in risposta un suono di apprezzamento dal suo interlocutore. 
“Tu, per caso, l'hai mai incontrato?” domandò il Aziraphale, riferendosi all'uomo che in quel momento stavano inchiodando alla croce. 
“Sì, sembrava un tipo sveglio” rispose Crowley, con tono di voce morbido. “Gli ho mostrato tutti i regni del mondo” aggiunse, dopo una pausa, dando un indizio sulla ragione della sua presenza in quella zona: l'Inferno, tre anni prima, lo aveva mandato a tentare Gesù nel deserto mentre digiunava e rifletteva sulla missione che gli era stata assegnata dal Padre e si preparava in vista di questa. Il suo capo si sarebbe certamente preso meriti non suoi al riguardo, ma a Crowley non importava granché. 
“Perché?” 
Perché mi hanno detto di tentarlo, così che i piani di Dio venissero sconvolti e vanificati nel caso egli avesse ceduto, questa sarebbe stata la spiegazione ufficiale, ma Crowley fornì invece la sua, una più leggera e perfino gradevole. “Un falegname della Galilea ha poche occasioni di viaggiare.” 
La conversazione distrasse i due esseri immortali, che non si accorsero di una breve pausa fra un chiodo e un altro, ed entrambi trasalirono quando il martello piombò sulla testa del secondo chiodo, perforando l'altro polso del condannato, e altro sangue si sparse. “Deve far male…” mormorò il demone, inaspettatamente empatico, mentre una serie di pensieri si srotolava nella sua mente. 
Dio ha mandato suo figlio a salvare gli umani, le sue creature preferite, e deve passare attraverso tutto questo tormento per raggiungere il suo scopo? È una follia. Ragazzo, spero tu sappia cosa stai facendo. Non lo so e non lo capisco, forse non lo capirò mai. Anche se sono un demone, c'è qualcosa nel mio petto, un’anima o qualcosa del genere che mi rende ancora in grado di percepire il dolore altrui e, a volte, di soffrire insieme a chi soffre. Per qualche ragione, anche se non dovrebbe essere così, in questo momento io sento il tuo dolore. 
“Ma cosa ha detto per farli arrabbiare?” chiese infine, dopo essersi guardato intorno con discrezione. 
“Ama il tuo prossimo.” 
Nulla di male in questo messaggio, ma ormai sono quattromila anni che conosco gli umani, per cui… “Oh, sì. Capisco.” 
Poco dopo, con uno sforzo congiunto, la croce fu posta in piedi sul terreno insanguinato, gli altri due condannati furono crocifissi quasi di fretta e posizionati ai lati di Gesù, un’imitazione beffarda di un re riunito in consiglio con i suoi ministri che si aggiungeva a una già nutrita serie di beffe e insulti, di cui faceva parte anche la scritta che era stata posta sopra la sua testa: “il re dei Giudei”. 
Alcuni tra la folla lo insultavano e deridevano. “Lasciate che si salvi da solo se lui è il Messia, l'eletto!” disse uno dei capi. “Se sei il re dei Giudei, salva te stesso!” si fecero beffe di lui i soldati romani. Sapevano perfettamente che egli era alla loro mercé, e aggiungevano quindi ulteriore ingiuria all’orribile pena di morte che l'uomo stava affrontando. 
“Qualcosa mi dice che questi bastardi hanno avuto questa idea malata da soli” sussurrò Crowley, alquanto disgustato. 
“Non sei tu il Messia? Salva te stesso e noi!” uno dei due criminali si unì al coro di derisione, probabilmente reso egoista dalla paura di morire. 
“Non hai paura di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena?” rispose l'altro condannato con quel po' di voce che gli rimaneva, fra i dolori. “Noi giustamente, poiché riceviamo ciò che meritiamo per le nostre azioni, ma lui non ha fatto nulla di male.” Ammutolì per qualche momento, respirando affannosamente, poi sollevò faticosamente la testa verso l'uomo coperto di sangue che si stagliava di fianco. “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” supplicò, anche lui spaventato dalla morte, ma finalmente lucido e pentito. 
“In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso" mormorò Gesù. 
Quel ladruncolo ha appena compiuto il miglior furto della sua miserabile vita. Pentirsi al momento giusto gli ha guadagnato la salvezza. 
Aziraphale e Crowley stettero insieme in silenzio in quelle ore, mentre il sole si faceva pallido e il cielo si oscurava, fino al momento in cui il figlio di Dio gridò le sue ultime parole e spirò. Tutto era compiuto. Rimasero come statue mentre la terra tremava con rombo di tuono, i passanti fuggivano e un centurione romano erompeva in una disperata asserzione ai piedi della croce centrale, ed erano ancora lì quando venne Giuseppe d'Arimatea a recuperare il povero corpo per una degna sepoltura.  
Crowley davvero non capiva perché quell'uomo avesse dovuto sopportare tutto quel dolore, ma in fondo era un Caduto e non aveva fede nei piani divini. Da ore un lieve dolore sordo si era installato nel suo petto, come a testimoniare che c'era ancora in lui qualcosa, un residuo angelico o un prodotto della vicinanza agli umani, e sentiva compassione per il figlio di quello che era stato il suo creatore e padre un tempo. Invece Aziraphale, da angelo qual era, pur nel dolore aveva fiducia, e preferiva non fare domande. 
“Andiamo” disse l'angelo, la voce permeata di tristezza, e il demone annuì e lo prese sotto braccio. Un ultimo sguardo alle croci coperte di sangue, poi si allontanarono nell'oscurità crescente della mesta notte. 

  
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