Shottina di file anno, breve,. breve, anzi brevissima, ambientata lacuni mesi dopo la radura, per la precisione, a capodanno! Buona lettura e felice fino anno, sperando in un 2021 più misericordioso!
Erano
passati ormai quasi quattro mesi da quando le aveva confessato- con un
giro di
parole, nel modo più indiretto possibile onde evitare
eccessivi coinvolgimenti-
di amarla, e adesso, Ryo si rendeva conto, lui e Kaori si trovavano ad
un
impasse.
Tornati
a casa, era riuscito a svicolarsi dall’argomento, anche
perché, dopo aver
visitato Miki alla clinica del professore, Kaori era caduta
addormentata in
macchina, così, passato un giorno, passati due, passati tre,
erano poi stati
restii ad affrontare l’argomento.
E
adesso… adesso, che erano passati mesi dal matrimonio dei
loro amici ed era
capodanno, erano entrambi restii ad affrontare l’argomento,
vuoi per timidezza,
per paura del confronto o di essere rifiutati o semplicemente
perché, Ryo ne
era consapevole, lui non era mai stato troppo bravo né con i
discorsi seri, o
con i sentimenti o a trovare le parole giuste quando era il momento
giusto.
Mentre
faceva roteare i cubetti di ghiaccio ormai semi-sciolto in quello che
restava
del suo whisky, ormai annacquato, Ryo sospirò, guardandosi
intorno. A malapena
riconosceva il loro appartamento, si rese conto con un sorrisetto,
Kaori, per
quella festa, si era davvero data un gran da fare ed aveva fatto un
ottimo
lavoro.
Come
sempre. Peccato che, come sempre, lui fosse stato solo capace di
lanciarle una
frecciatina invece di complementari con lei.
Vide,
in un angolo, Saeko, chiacchierare amabilmente con un suo collega con
cui era
andata alla festa, in cucina invece c’erano Miki che stava
dicendo qualcosa
nell’orecchio al marito, facendolo arrossire, e prima ancora
aveva visto Mick e
Kazue ballare un lento,
occhi negli
occhi, con uno sguardo che la diceva lunga su quello che provavano
l’uno per
l’altra; anche Reika e Kasumi avevano trovato un
accompagnatore per la serata,
mentre il professore… beh, lui aveva praticamente ricattato
una delle
infermiere della sua clinica nell’accompagnarlo.
Erano
praticamente tutti accoppiati. Tranne lui e Kaori. Perché
lei era troppo
timorosa di fare la prima mossa, scossa da tanti, troppi anni di
frecciatine e
insulti nemmeno troppo velati, e lui perché…
Già,
perché? Si chiese Ryo, sospirando mentre guardava la neve
scendere lieve sulla
loro amata Shinjuku.
La
amava, lo sapeva, ma… ma c’era il fatto che Kaori
meritava un futuro, accanto
ad una persona onesta, buona, e che esistesse, con cui potersi
costruire una
vita, sposarsi e avere dei figli e vivere al sicuro una lunga vita,
piena di
pace e prosperità.
Ma
questo, avrebbe significato lasciarla andare, affidarla a qualcun
altro, e Ryo
spesso si era chiesto, specie ultimamente, se ne avrebbe mai avuto
realmente la
forza, o se avrebbe passato la sua, loro, intera esistenza a
subdolamente e
sottilmente lasciare intravedere il calcio della Python a soggetti come
Mick, Kitao o Huragami o freddarli con uno
sguardo
assassino, e Ryo non era certo di essere ancora in grado di farlo.
E adesso, era lì, a casa loro, a
guardare gente felice che si
coccolava, a guardae fuori dalla finestra e di Kaori nemmeno
l’ombra.
In poche parole, era solo come un cane. Alla fine
dell’anno.
“Dì un po’, cerchi
forse qualcuno, Saeba?” Miki gli fece un
sorrisetto, apparendo come dal nulla- non che si meravgliasse di non
essersi
accorto della sua presenza, era
piuttosto affacendato a… a pensare ad altro, ecco.
“Non so di cosa tu stia parlanda,
Miki.” Le disse, con falsa
nonchalance. Poi, la guardò, con il suo sorriso ebete da
maniaco. “Dì un po’,
cosa ne dici di scappare e venire a festeggiare il capodanno con
Ruyccio tuo,
nella mia camera da letto? Guarda che nel cambio con il maritino ci
guadagneresti!”
Miki fece per afferrare la prima cosa pesante che
fosse stata
lì vicina, ma si limitò a guardarlo torva,
digrignando i denti.
“Saeba, più codardo di te,
non so chi ci sia sulla faccia
della terra!” sibilò a denti stretti
l’ex mercenaria. “Mentre tu te ne stai qui
a fare il pervertito dietro a tutte le donne, Kaori è
chissà dove tutta sola!
Sola- invece di essere con la persona che ama!”
“Mica è colpa mia se quella
virago mezza uomo si è fatta dei
film su di me!” Sbuffò, guardando ovunque ma non
Miki, temendo che avrebbe
potuto avvertire il suo bluff. “Capisco che avermi intorno
tutto il giorno
possa farle un certo effetto, ma io sono lo stallone di Shinjuklu, non
posso
legarmi ad una sola donna!”
“Ah, beh, facciamo passi
avanti” Miki sogghignò, alzando un
sopracciglio con uno strano luccichio negli occhi. “Almeno
stavolta non la fai
andare con la storia del non posso vivere
il mio amore perché la metterei in pericolo, una
vera idiozia, visto e
considerato che Kaori sono dieci anni che provano a farla fuori tutti
quelli
che vogliono mettersi contro di te!”
Ryo alzò gli occhi al cielo, fingendo
di essere seccato da
quelle affermazioni, quando il realtà, ogni parola
pronunciata da Miki gli si
conficcava nel cuore come rovi.
Sì, la amava, ma quel discorso
incanalava in sé tutta la
verità sul loro rapporto: Kaori era costantemente in
pericolo nello stargli
accanto, quindi, avrebbe fatto meglio ad alzare le tende e trovarsi un
uomo
decente che la potesse rendere felice e tenere al sicuro.
“Mui correggo, codardo e
idiota. Ryo, pensi mai che potrebbe capitale quanlcosa anche
quando è sola?
Che magari sarebbe più felice accanto a te?” Miki,
con gli occhi tristi, gli
strinse la spalla, cercando il suo sguardo sfuggevole. “Ryo,
hai detto a Falcon
che lo invidiavi per la scelta di vivere accanto alla donna che amava e
sposarmi. Sei uno dei migliori sweeper della tua genrazione, ed insieme
a Kaori
formate una coppia inarrestabile… perché non
riesci a trovare il coraggio di
fare questo passo con lei?”
Senza aggiungere altro, senza riposnerle, con gli
occhi
bassi, Ryo abbandonò il bicchiere, e con le mani in tasca si
incamminò verso il
tetto, sospirando, bramando la solitudine ed una sigaretta.
Ecco, aveva deciso. Non sarebbe stato egoista.
L’avrebbe
lasciata libera. Certo, avrebbe dovuto spezzarle il cuore, e lui si
sarebbe
odiato fino alla fine dei suoi giorni ricordando gli occhi di Kaori
velati di
lacrime, di come il suo amore per lui sarebbe scomparso dal suo essere,
ma ne
sarebbe valsa la pena.
Un giorno, si sarebbe innamorata di nuovo.
Perché sarebbe
vissuta abbastanza a lungo da farlo.
Aprì la porta, e rimase immobilizzato,
stregato, quando la
vide, sola, appoggiata alla ringhiera, che si stringeva nelle sue
delicate
braccia, il capo chino, con indosso solo un sottile maglioncino che
lasciva
intravedere la linea del seno.
Gli toglieva il fiato, ogni sacrosanta volta che
la vedeva.
Era bella da morire, e quando era accanto a lui, Ryo non capiva
più nulla, non
sapeva cosa fare, cosa fosse giusto o sbagliato. Sospirò,
voltandosi, pronto ad
andarsene quando la sentì chiamarlo per nome.
“Ryo, aspetta!” lo
chiamò, correndogli incontro. “Vuoi
davvero andartene? Ormai è quasi ora dei fuochi
d’artificio… non vuoi…. Non
vuoi restare a guardarli con me?”
Ryo la guardò bene, disgustato dal modo
in cui continava a
spezzarle il cuore, anche quando non era sua intenzione farlo; a sua
discolpa,
si disse che la colpa non era tutta sua: nessuno gli aveva mai
insegnato ad
amare, ma solo che farlo era pericoloso, un ostacolo, un problema. Per
tutti.
Aprì la bocca, ma quando nessun suono
uscì, lei lo guardò
severa, con gli occhi fiammeggianti, dritta, come una dea della guerra,
e lui
fece, istintivamente, un passo indietro. “Si può
sapere cosa cavolo stai
facendo?”
“Ehm… fuggo dalla tua
collera?” provò ad obbiettare, mettendo
le mani avanti come a proteggersi da una delle micidiali martellate di
Kaori. “Non
ho davvero voglia di iniziare l’anno con uno dei tuoi
martelli, non vorrei che
portasse male…” Kaori si avvicinò
ancora di più a Ryo, determinata e furiosa,
denti stretti, il braccio alzato ad evocare la sua micidiale arma di
distruzione.
“Per favore, non l’ultimo dell’anno,
Kaori! Mi spiace!”
Kaori abbassò il braccio, sparito il
martello, e lo guardo
con l’espressione più triste che lui le avesse mai
visto in volto. “Perchè sei
venuto qui, Ryo? Forse mi cercavi?”
Gli occhi di Ryo si spalancarono, ed il suo cuore
prese a
palpitare con un ritmo pazzo, mentre era incapace di distogliere lo
sgaurdo dal
viso della donna… era così dolce, delicata,
innocente e vulnerabile in quel
momento, che seppe che se avesse parlato in quell’istante, se
avesse seguito il
suo piano, lui avrebbe vinto, l’avrebbe distrutta,
spezzandole il cuore, forse
per sempre.
Non poteva farlo. Non più. Non dopo
averle detto che l’amava,
alla sua personalissima maniera. Basta bugie, menzogne e sotterfugi,
era giunto
il mometno di essere onesto. Prese delicatamente la mano di Kaori nella
sua, ed
iniziò a massaggiarle le nocche con il pollice ruvido, e fu
incapace di distogliere
lo sguardo da quella meraviglia- come se stesse assistendo ad un
miracolo.
“In realtà, ero convinto che
sarei stato solo- per davvero.
Giù sono tutti accoppiati.” Sospirò.
“Ma poi ti ho vista, e mi è venuto in
mente che Miki ha detto che a mezzanotte bisognerebbe stare con
qualcuno che…
qualcuno di importante.”
“Oh?” Quella di Kaori, suonava
più come una domanda che
un’affermazione. La donna si morse le labbra, e
cercò lo sguardo di Ryo, mentre
le gote le si arrossavano.
“Eh, già. Ho capito che
volevo stare con te. E sopratutto,
che non volevo che tu stessi con nessun altro che me.” Le
sorrise, malandrino,
sollevandole il mento con due dita. Ryo socchiuse gli occhi, e
lentamente si
abbassò su di lei, e sfiorò, con il
pliù delicato dei baci, la bocca di Kaori.
“Ma che….” Lei
balbettò, mentre Ryo si allontanava da lei, e
con le mani in tasca, la guardava con un sorrisetto enigmatico.
“A mezzanotte bisogna baciare qualcuno,
non lo sai, Kaori?”
le disse, con tono suadente.
Kaori sgranò gli occhi,
sbattè le ciglia, arrossì ancora di
più…. e poi, lo afferrò per il
colletto della giacca, facendolo abbassare
perché fossero alla stessa altezza, e fece collidere le loro
bocche in un vero
bacio, feroce, violente, bisognoso, ferale…Ryo
all’inzio fu così sconvolto
dall’audacia di Kaori che non reagì, ma poi
sentì la maliziosa lingua di lei
solleticare le sue labbra, e lui sussultò, e stringendola
tra le braccia iniziò
ad assaltare qualla bocca che era ancora più succulenta di
quanto avessse mai
immaginato.
I fuochi d’artificio riempirono il cielo
di Tokyo, ma la
coppia a malapena se ne reso conto, troppa presa a generare scintille
per conto
loro; Ryo stringeva
tra le braccia Kaori,
assaporando la sua bocca e delziandosi con peccaminose fantasie che
sapeva
presto sarebbero divenute realtà.