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Autore: sl6991sl    30/12/2020    3 recensioni
[Serie Under the Net]
Hinata non riesce a credere che sia già passato un mese ... ma non sempre è tutto come si era immaginato e lui lo sa bene.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Under the Net - KageHina'
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First Month
 
Hinata teneva lo sguardo puntato sul libro di letteratura, ma la sua mente stava vagando totalmente da un’altra parte. Era ben consapevole che se la professoressa lo avesse chiamato per leggere il passo successivo, lui non avrebbe saputo dove fossero arrivati e, ne era certo, sarebbe stato ripreso per essere sempre con la testa nella pallavolo; peccato che la pallavolo, in quel momento, non stesse nemmeno sfiorando i suoi pensieri.
Era passato un mese da quel maledetto bacio, quello che Kageyama gli aveva rubato dietro la palestra, dopo quella sua mezza scenata di gelosia per quella lettera d’amore non sua. Un mese da quando, con le guance rosse e le mani tremanti, si erano decisi a provare a far funzionare quella cosa enorme che c’era fra loro.
Hinata si era sempre immaginato la sua prima relazione in un altro modo: avrebbe conosciuto una bella ragazza, l’avrebbe invitata ad uscire e lei sarebbe venuta a vederlo alle sue partite e dopo una vittoria importante, l’avrebbe baciata.
Invece il suo ragazzo era un suo compagno di squadra, durante gli allenamenti e le partite erano capaci di discutere per ore, i loro appuntamenti non si potevano nemmeno definire tali per quanto fossero una ripetizione di ciò che già facevano anche prima e, cosa più importante e che turbava di più Shouyou, dopo quel primo e impacciato bacio, non ce n’erano stati più.
Effettivamente stavano insieme da un mese, ma per il momento non lo sapeva nessuno e Hinata dubitava che avessero anche solo potuto notare la differenza …
Non che non ci avesse provato a baciarlo o a creare un’atmosfera più romantica, ma Kageyama aveva la capacità di rovinare tutto o di non scorgere i segnali che gli mandava. Com’era possibile che non sentisse la necessità di baciarlo o semplicemente di prenderlo per mano. Quando si ritrovavano da soli, la maggior parte delle volte, finivano per esercitarsi a pallavolo o guardare qualche replica di qualche partita sul divano e mai, mai una sola vota Tobio aveva accennato a fare qualche mossa … lui ci aveva provato, ma i suoi tentativi erano sempre finiti in modo imbarazzante o pessimo.
Ed oggi era un mese di quella loro strana relazione e Hinata avrebbe voluto festeggiare, magari andare al cinema, cenare insieme e, per l’amor del cielo era un diciottenne con gli ormoni in subbuglio, pomiciare da qualche parte per almeno un’ora! Sapeva che era tutto quanto irrealizzabile dato chi fosse il suo compagno, ma se da una parte riusciva a giustificarlo, dall’altra iniziavano a imprimersi nella sua mente una serie di domande scomode, che davano adito a dubbi e insicurezze già intrinseche in lui.
«Ricordatevi di studiare per le interrogazioni di lunedì e passate un buon weekend.»
Quelle parole risvegliarono Hinata dai suoi pensieri e si accorse di come tutti i suoi compagni stessero iniziando a mettere via i libri. Lanciò un’occhiata all’orologio appeso sopra la lavagna e si rese conto che nel giro di un minuto quella giornata scolastica sarebbe finita. Naturalmente lui aveva gli allenamenti di pallavolo, ma quelli non gli pesavano affatto: avrebbe potuto sfogarsi un po’ sul campo, così da evitare di saltare al collo a Kageyama … e non nel senso romantico del termine.
Hinata ripose con calma tutte le sue cose, mentre salutava distrattamente i propri compagni di classe e attendeva che Kageyama sbucasse dalla porta per andare insieme in palestra. Almeno quello era un gesto carino, sempre se non si soffermava a pensare che fosse una vecchia abitudine.
«Ohi, Boke! Sei pronto?».
Ed eccolo qui il suo ragazzo, sempre gentile e premuroso nei suoi confronti. Hinata contò fino a dieci prima di alzare lo sguardo verso di lui e annuire, mordendosi la lingua per non rispondergli a tono.
I due si avviarono in silenzio verso la palestra, Kageyama controllava una serie di messaggi sul suo cellulare, che dovevano essere da parte del gruppo delle nazionali, mentre Hinata ribolliva dentro di sé.
Rettificando ciò che aveva pensato pochi minuti prima, in realtà non erano costretti ad andare al cinema o a cena, l’unica cosa su cui non ritrattava era la pomiciata, ma gli bastava anche solo ricevere un semplice “auguri” oppure un “stiamo insieme davvero da un mese, chi l’avrebbe mai detto” … sicuramente nessuno, avrebbe voluto rispondere, ma a Hinata bastava che Kageyama gli facesse capire di essere consapevole di ciò che c’era fra loro.
Okay, stava diventando petulante e si sarebbe preso a calci da solo, ma sfidava chiunque a non voler essere nei pensieri del proprio ragazzo in un giorno come quello! Hinata non voleva festeggiare ogni mese insieme, non era di certo uno fissato con le smancerie, ma quello era il loro primo mese insieme … forse si stava arrovellando il cervello per il niente.
«Ragazzi state andando in palestra?».
Entrambi alzarono lo sguardo per puntarlo sulla figura di Yamaguchi e Tsukishima, entrambi appena uscita dalla loro classe … tendendosi per mano.
Ecco, quello fece ribollire il sangue nelle vene di Hinata, perché se anche uno come Tsukishima poteva fare un gesto tanto semplice in nome della felicità del proprio ragazzo, trovava assurdo che Kageyama non potesse fare altrettanto per lui!
Contò di nuovo fino a dieci, poi ancora una volta per essere sicuro di non uccidere il ragazzo accanto a lui.
«Ci sono gli allenamenti, dove altro potremmo andare?» domandò Kageyama annoiato, mentre riponeva il cellulare in tasca ed Hinata avrebbe voluto fargli una lista dei posti in cui avrebbe potuto andare, uno in particolare.
«Giusto.» ridacchiò Yamaguchi, prima di spostare lo sguardo su Hinata e accigliarsi un po’. «Va tutto bene, Shouyou? Ti vedo strano.»
Il ragazzo appena nominato si ritrovò al centro dell’attenzione, sorpreso che Tadashi si fosse accorto del suo malumore … un altro motivo per uccidere Kageyama.
«Sì, va tutto bene … sono solo stanco, niente di cui preoccuparsi.»
Nessuno sembrò credergli, ma decisero di non indagare oltre. Prima di rimettersi in cammino per la palestra, Tsukishima lanciò uno sguardo strano a Kageyama, cosa che non passò inosservata, poi il biondo si tirò dietro Yamaguchi, riprendendo un discorso che sembrava essere stato interrotto poco prima e, pian piano, si allontanarono da loro, lasciandoli soli.
«Quello strano non sono io, ma quel palo della luce.» borbottò, pronto a seguirli per raggiungere la palestra, ma Kageyama lo afferrò per un braccio, bloccandolo sul posto.
«Sicuro che vada tutto bene? Sembri strano anche a me.» spiegò velocemente, lasciando Hinata perplesso … e innervosito. Era possibile che fosse così stupido?
«E perché ti sembrerei strano?» domandò, incrociando le braccia al petto, cosa che preoccupò solo di più Tobio.
«Beh, non sei vivace come al solito, non hai risposto al mio “boke” di prima ed ora sembri tremendamente indispettito.» 
«Indispettito? Sai almeno cosa vuol dire!?» domandò scontrosamente, facendo innervosire anche Kageyama.
«Perché tutte le volte che uso parole diverse mi chiedi se ne conosco il significato!? Guarda che non sono stupido!» rispose a tono, incenerendolo con lo sguardo.
«Beh avrei molto da controbattere su quest’ultima affermazione, ma non ho voglia di discutere dato che dobbiamo andare ad allenarci.»
Hinata fece per andarsene, ma kageyama non mollò la presa sul suo braccio, anzi strinse più forte per trattenerlo.
«Pensi che io sia stupido!? E su quali basi, scusami?».
«Ne ho una lista, ma come ti ho già detto è meglio evitare di discuterne e non solo per via degli allenamenti, ma anche perché non mi sembra il posto adatto.» specificò lanciandogli un’occhiataccia e Kageyama mollò la presa, rendendosi conto di essere in mezzo al corridoio e che non fossero soli.
«D’accordo, ma dopo gli allenamenti ne parliamo.»
«Non vedo l’ora.» pensò sarcasticamente Hinata, prima di seguire il suo ragazzo verso la palestra.
 
 
Gli allenamenti erano stati un vero e proprio disastro, non solo lui e Kageyama avevano fatto schifo, ma ogni occasione era stata buona per urlarsi contro, lanciarsi pallonate e mettersi le mani addosso … cosa che aveva fatto infuriare Yamaguchi e anche Yachi, entrambi erano dovuti intervenire più di una volta, finché il coach Ukai non aveva sbattuto fuori dalla palestra entrambi.
Ora erano negli spogliatoi, arrabbiati l’uno con l’altro, mentre si cambiavano prima di tornare a casa. Hinata sentiva gli occhi pungere per le lacrime di frustrazione che avrebbe voluto versare. Quella giornata si era trasformata in un incubo e la cosa peggiore era che Kageyama sembrava incurante come al solito.
«È tutta colpa tua.» sbottò all’improvviso l’alzatore, pietrificando sul posto Hinata.
«Cosa hai detto, scusa? Per quale motivo sarebbe colpa mia!?» urlò in risposta, ben consapevole che rischiavano di essere sentiti da tutti.
«Me lo chiedi sul serio? Stamattina sei arrivato a scuola che sembravi avercela con il mondo, poi in pausa pranzo hai tenuto il muso tutto il tempo, dopo le lezioni eri taciturno e te ne sei uscito con la faccenda che sono stupido! E per tutta la durata degli allenamenti hai cercato di farmi saltare i nervi, con discreto successo aggiungerei!».
Hinata provò a contare fino a dieci per trattenersi, ma arrivato al tre non provò neanche a continuare.
«E non ti sei chiesto perché io oggi fossi così di cattivo umore!? Sai almeno che giorno è, oggi!?» domandò avvicinandosi di qualche passo. «No, certo che no! E sai qual è la cosa che mi ferisce di più? Che non ne sono poi così sorpreso!».
«Ma di cosa diamine stai parlando!?».
Ormai si stavano urlando addosso ed erano entrambi sicuri che presto Yachi sarebbe apparsa sulla porta per prenderli a calci.
«Vedi che non lo sai! E questa è solo una delle cose che mi fa incazzare!».
«Se tu fossi più chiaro e mi dicessi cosa ti passa per la testa, forse potremmo evitare di scannarci!».
Hinata prese un respiro profondo, capendo che per una volta Kageyama avesse ragione: doveva parlargli, spiegargli il suo malumore e tutto il resto, altrimenti avrebbero continuato a litigare in eterno e lui non voleva che le cose fra loro andassero in quel modo. Era consapevole che non avrebbe mai avuto una relazione normale con Tobio, ma questo non voleva dire che fosse per forza sbagliato. Forse si era immaginato troppe cose, forse si era creato nella sua mente un’idea su come dovesse essere e ora ci stava male solo perché le sue fantasie non corrispondevano alla realtà.
«Hai ragione e, a pensarci ora, forse il motivo per cui sono così arrabbiato è piuttosto stupido.» spiegò con voce calma, stupendo l’alzatore, che si aspettava di dover continuare ad urlare per almeno un’altra ora.
Tobio si avvicinò di un passo, incerto su come agire di fronte a quel suo improvviso cambio d’umore.
«Perché non me ne parli? Magari non è così stupido come credi.» cercò di essere diplomatico Kageyama.
Hinata annuì fra sé, sedendosi sul pavimento e poggiando la schiena agli armadietti, attendendo che anche l’alzatore facesse lo stesso. Sapeva che sarebbe stato imbarazzante e c’era il rischio che Kageyama gli potesse dire che loro non si sarebbero comportati da fidanzatini perché … perché ci aveva ripensato, ma allo stesso tempo Shouyou sapeva che era il momento di essere chiari l’un l’altro per togliersi qualsiasi dubbio, altrimenti non sarebbero andati da nessuna parte.
«Oggi è un mese da quando tu mi … mi hai baciato e noi, ecco … e noi abbiamo deciso di … stare insieme.» sussurrò tenendo lo sguardo puntato sulle sue scarpe, non volendo sapere che espressione avesse Tobio in quel momento, anche se sentiva il suo sguardo bruciare sulla sua figura.
«Non mi aspettavo chissà che cosa, ma nemmeno che per te non contasse nulla … so che è stupido, che non dobbiamo stare qui a festeggiare ogni singola cosa e che la mia reazione è esagerata, ma il fatto che tu non te lo ricordassi … ha innescato altri pensieri e risvegliato alcuni dubbi che ho da un po’.» spiegò lentamente, intrecciando le dita fra di loro e giocandoci in modo nervoso.
«Noi non facciamo nulla che ci faccia assomigliare ad una coppia, niente appuntamenti, non ci teniamo per mano … non ci baciamo … inizio a chiedermi se effettivamente stiamo insieme o se ho frainteso le tue parole di un mese fa … e se fosse così sarebbe veramente imbarazzante, dato che ti ho appena detto tutte queste cose.» mormorò imbarazzato come non mai, prendendosi il volto fra le mani per tentare di nascondersi.
A seguito delle sue parole per qualche minuto regnò l’assoluto silenzio e Hinata pensò davvero di aver sbagliato su tutta la linea. Sarebbe stata dura tornare a guardarlo negli occhi dopo avergli fatto capire di essere così cotto di lui … maledizione alla sua boccaccia!
«Ti devo delle scuse.» sussurrò a mezza voce Kageyama, attirando lo sguardo del maggiore su di lui; fissava di fronte a sé la parate piena di poster di giocatori di pallavolo e aveva le guance leggermente arrossate.
«Io ricordo che giorno è oggi, solo che non sapevo cosa dire o fare. Non ho mai avuto una relazione e non so come comportarmi … e tutte quelle cose che fanno di solito le coppie, io non sapevo se ti sarebbero andate a genio o meno … in più è imbarazzante … capisci?».
Hinata lo ascoltò pazientemente, mentre dentro di sé tirava un sospiro di sollievo: non si era immaginato tutto, semplicemente erano due imbranati in fatto di sentimenti.
«Lo capisco, ma tu non ne senti … il bisogno? Ad esempio, quando siamo a casa da soli, non ti viene voglia di baciarmi? A me sì e non sai quante volte ho cercato di farlo, ma tu riesci sempre ad uscirtene con qualcosa; ho iniziato a pensare che non volessi.» spiegò, cercando di non esplicitare quanto sentisse la necessità di pomiciarselo! D’altronde era Tobio, cioè … con gli anni era diventato sempre più attraente e solo un idiota avrebbe potuto negarlo.
«Certo che sì! Altrimenti non staremmo insieme, ti pare!?» sbottò rosso come un peperone e Hinata sorrise di fronte a quel suo imbarazzo così vistoso.
«Beh, da come stavano andando le cose, non è che sembrassimo proprio una coppia. Facevamo le stesse cose di prima e, prima che tu possa fraintendermi, a me piace allenarci nel giardino di casa tua e vedere quelle repliche, solo che se mi prendessi per mano, o mi abbracciassi, o mi baciassi sicuramente non ti tirerei un pugno.»
Kageyama si ritrovò a concordare con lui, sentendosi un idiota per non aver pensato che tutto il suo imbarazzo e il non saper cosa fare avrebbe potuto ferire Hinata.
«Capisco, mi dispiace molto.» Era così strano sentire Kageyama scusarsi, ma rispetto a qualche anno prima era meno rigido nel farlo.
«Dispiace anche a me, avrei potuto parlartene subito invece di tenermi tutto dentro e scoppiare in questo modo.» 
Finalmente si guardarono negli occhi, scorgendo le stesse sensazione l’uno nell’altro. Era stato un sollievo per entrambi potersi chiarire, mettere nero su bianco tutti quei loro dubbi … ora si sentivano decisamente meglio.
«Quindi, ora, posso …?» domandò l’alzatore, senza che il rossore abbandonasse le sue guance e Hinata annuì, capendo perfettamente cosa intendesse. Kageyama si sporse lentamente, mentre il maggiore faceva altrettanto nella sua direzione e stavano giusto per baciarsi dopo un lunghissimo mese, quando la porta degli spogliatoi venne aperta di colpo. Kageyama si sbilanciò in avanti e Hinata, di riflesso, si scostò facendo finire a faccia a terra l’alzatore.
«Siete ancora qui?» domandò Yachi, che era salita a controllare. Aveva sentito delle urla per un po’, poi il silenzio … aveva aspettato qualche minuto, ma alla fine era salita a controllare che non si fossero uccisi a vicenda.
«Che state facendo?» domandò perplessa, notando quanto fossero in imbarazzo e si fossero allontanati velocemente.
«Nulla, ci cambiamo e torniamo a casa.» spiegò Hinata, cercando di calmare il battito del suo cuore per lo spavento. La biondina osservò entrambi per qualche secondo, mentre cercava di capire cosa cavolo stesse succedendo fra i due: era sicura che le stessero nascondendo qualcosa.
«D’accordo, ma sbrigatevi. Yamaguchi è ancora arrabbiato con entrambi e se vi trova qui è capace di strangolarvi.»
Entrambi annuirono e, sotto lo sguardo attento della loro manager, recuperarono le loro cose per tornarsene a casa.
 
 
Shouyou si fermò all’incrocio dove solitamente lui e Kageyama si salutavano. L’alzatore fece altrettanto, infilando le mani nella tasca della giacca sportiva.
«Bene, direi che ora di tornare a casa.» mormorò Hinata, pronto a incamminarsi per altri venti minuti, ma Kageyama non era pronto a lasciarlo andare, non dopo tutto quello che era successo qualche ora prima. Era stata una giornata assurda ed era anche colpa sua se era successo quel che era successo.
«Aspetta, volevo scusarmi ancora …»
«Kags sta iniziando a diventare strano: tu che ti scusi, intendo.» spiegò il maggiore con un leggero sorriso sulle labbra.
«Volevo solo essere gentile, Boke!» sbottò innervosito. «Comunque volevo chiederti se … ecco, oggi ormai è andata così, ma domani potremmo andare da qualche parte … fare qualcosa insieme.»
Shouyou cercò di contenere l’entusiasmo di fronte a quella proposta, che per la prima volta suonava davvero come un appuntamento. Era assurdo pensare che dopo un mese, quello sarebbe stato il loro primo appuntamento.
«Certo, mi piacerebbe molto.» assentì sempre sorridendo e Kageyama annuì, spostando lo sguardo verso la direzione che doveva prendere, sentendo le guance scottare.
«Tobio?».
L’alzatore si voltò verso Hinata velocemente, curioso di sapere cosa volesse, ma venne preso alla sprovvista quando si sentì afferrare per la giacca e tirare verso il basso, dove le sue labbra trovarono quelle di Hinata.
Era la seconda volta che succedeva e le sensazioni erano così simili e allo stesso così diverse da lasciarlo frastornato.
Kageyama sospirò sulle sue labbra, dischiudendole leggermente e, cercando di combattere quel leggero imbarazzo che sentiva, strinse le braccia intorno a Hinata, per poterlo avvicinare un po’ di più a lui.
Il bacio pian piano passò da un semplice sfiorarsi di labbra ad un vero e proprio bacio e Kageyama si chiese perché fosse stato così stupido da privarsene per tutto quel tempo.
Il sapore di Hinata era afrodisiaco e, nonostante i loro movimenti fossero impacciati e inesperti, Tobio non avrebbe mai potuto desiderare di meglio come primo vero bacio.
Il primo a scostarsi fu Shouyou con le guance arrossate e il respiro corto, una visione che l’alzatore avrebbe faticato a dimenticare.
«Allora ci vediamo domani.» sussurrò con il fiato corto.
«Sì, a domani».
Si separarono di mal voglia e Kageyama rimase a guardare il maggiore pedalare finché non sparì dal suo sguardo.
«Buon mesiversario, Shouyou.»
 
 
   
 
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