Libri > Good Omens
Ricorda la storia  |      
Autore: meiousetsuna    31/12/2020    4 recensioni
Storia partecipante al contest “The one about the party game” indetto da Soficoifiocchi (DeaPotteriana) sul forum di EFP, che consiste nello scrivere una storia su un gioco: ho scelto 'Never have I ever…'
Crowley, Aziraphale e altri cinque giocatori hanno fatto una scommessa molto rischiosa: il vincitore avrà diritto di decidere se ci sarà o meno una seconda Apocalisse.
Giocheranno seriamente, e secondo le regole, o sarà una partita molto stravagante?
Dal testo: "Il suo sottoposto Aziraphale non gli era mai piaciuto, così rammollito e inefficace; ma arrivare a scoprire millenni di intesa con uno di loro, era troppo anche per la sua natura sospettosa. D’altro canto il demone Crowley era il perfetto esempio di malizia e ribellione dal suo punto di vista, e aveva senza dubbio trascinato il biondino svampito dalla sua parte: doveva essere colpa sua, maggiormente.
Gabriel rivolse un pensiero a Lei, chiedendole silenziosamente se volesse approfittare di quel raduno per scagliare un bel fulmine biblico sulle teste dei colpevoli: ma dall’alto, nessun segno".

Buon divertimento, e un bacio infinito a tutto questo meraviglioso fandom
Buona Apoc..., no dicevo buon Anno Nuovo! #^-^#
vostra, Setsy
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele, Morte
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Documento senza titolo

Storia partecipante al contest “The one about the party game” indetto da Soficoifiocchi (DeaPotteriana) sul forum di EFP
Personaggi: Aziraphale, Crowley, Gabriel, Beelzebub, Morte, Guerra, Carestia, Inquinamento
Gioco: Never have I ever…

Tutta la verità

Se glielo avessero raccontato non ci avrebbe mai creduto, liquidando il tutto con una frase acida e derisoria, se non con un: “Sta’ zitto e vedi di morire!”
Perché il senso dell’ironia l’arcangelo Gabriel l’aveva smarrito, ammesso che prima lo possedesse. Forse tanto tempo fa? Quando era un compagnetto di merende di quel piccolo concentrato di rancore e degrado che era il demone seduto alla sua destra, probabilmente ne aveva almeno uno straccio, considerato che spesso erano stati osservati mentre scherzavano insieme. Adesso la scrutava con disgusto misto a curiosità. In parte si poteva anche comprendere che vedere dei pasciuti mosconi che potevano essersi posati ovunque svolazzare allegri intorno alla loro proprietaria, e così necessariamente anche troppo vicino a lui, fosse piuttosto fastidioso. Dall’altra c’era quella curiosità investigativa che lo caratterizzava quasi per professione, perché si era occupato per secoli di controllare l’altrui operato.
Ma prima, era già una femmina? Perché non se n’era accorto con certezza; Lord Beelzebub, Principe infernale… ma quando si era avvicinata e gli aveva rivolto un “pazzzeremo una bella zzzerata” la voce l’aveva tradita. Certe cose non le accettava, ecco! Ma anche Inquinamento, che era dalla sua parte – più o meno – era una creatura indecifrabile. Sbuffò pensando alla propria superiorità, lisciando con la destra la minuscola piega che il suo buon abito di sartoria (l’unica capacità utile degli umani) aveva formato dal momento che si erano dovuti sedere a terra. Umiliante e stupido, ma d’altronde cosa si aspettava dai quei traditori? Il suo sottoposto Aziraphale non gli era mai piaciuto, così rammollito e inefficace; ma arrivare a scoprire millenni di intesa con uno di loro, era troppo anche per la sua natura sospettosa. D’altro canto il demone Crowley era il perfetto esempio di malizia e ribellione dal suo punto di vista, e aveva senza dubbio trascinato il biondino svampito dalla sua parte: doveva essere colpa sua, maggiormente.
Gabriel rivolse un pensiero a Lei, chiedendole silenziosamente se volesse approfittare di quel raduno per scagliare un bel fulmine biblico sulle teste dei colpevoli: ma dall’alto, nessun segno.
“Allora, Gabriel, ti vuoi ritirare?”
La voce del demone dalla chioma rossa – un colore degno di lui – era piena di scherno, ed era tutto rivolto alla sua persona.
“Ho accettato e giocherò. Ma non capisco perché dovrei fidarmi della vostra parola quando è chiaro che vi sconfiggeremo”.
“Ho già detto che ci penso io ai dettagli”.
Morte si era chiamata fuori gioco, assumendo il ruolo dell’arbitro. Non si poteva competere con un’entità che aveva fatto ogni cosa e niente per tutto il tempo dalla creazione, specie in una partita di ‘Io non ho mai…’
Avrebbe supervisionato che non si facessero miracoli, imbrogli o stranezze di alcun genere a partita iniziata, visto che si stavano giocando la rinuncia alla seconda Apocalisse. Quando avevano domandato al quasi Anticristo come l’avrebbe risolta lui, quella questione, il ragazzino aveva suggerito nascondino. Ma viste le facce lugubri di fronte a sé, li aveva liquidati con un “Siete troppo vecchi, meglio se state seduti” e proposto delle alternative raccapriccianti, tra cui questa, che era stata scelta ai voti come il male minore.
“La regola per iniziare la decido io, perché per me cambia poco. Perderete tutti!”
“Ma questo spaventapasseri deve proprio stare alle mie spalle? Con quegli stracci lugubri e questo tanfo di fossa comune? Porta anche sfortuna!”
Crowley aveva gridato roteando le braccia, con l’effetto di terrorizzare le mosche del suo ex capo e innervosire tutti, tranne Carestia che l’aveva guardato con interesse per la prima volta.
“Crowley, noto che sei abbastanza magro, anche se non hai un aspetto malato… cosa mangi, di solito?”
“Niente, bevo alcolici e guardo Aziraphale che gusta il dessert”.
Ma come gli era venuto in mente? Aveva rivelato così un segreto importante, uno che coinvolgeva il suo miglior amico. Per fortuna gli immancabili occhiali avevano mascherato parte del suo imbarazzo, ma l’agitazione gli faceva venire il sibilo; doveva evitare parole con la esse, almeno per un paio di minuti.
“Guarda che anche tu sei vestito tutto di nero, tipo strambo”.
Crowley avrebbe strangolato Guerra con le sue mani, visto che si era anche permessa di rubare la spada di… niente, aveva un pensiero fisso.
“Crowley non è strambo, non sei affatto gentile. Lui è alla moda, anche se un po’ bebop. Senza offesa, Morte, so che non è semplice mantenere gli abiti in condizioni ideali per secoli”.
Eccolo, il suo angelo. Premuroso con chiunque, fino a un certo punto, almeno. Col suo cappotto ottocentesco, i riccioli chiari e le guance rosee era la quintessenza di una creatura celeste, ma non bisognava farsi ingannare, perché nascondeva un bel caratterino. Era ancora un po’ offeso perché tutti si erano rifiutati, malgrado la serata di gioco, di assistere a una sua esibizione da prestigiatore.
“Coraggio angelo, è meglio fidati. Se vuoi dopo potrai farlo per me, va bene? Anche se sarà uno strazio”.
Crowley aveva risposto esprimendo sofferenza in ogni sillaba, ma il viso di Aziraphale si era acceso di gioia pura. Avrebbe fatto qualunque cosa per quella reazione, e si sarebbe volentieri discorporato per baciare quelle labbra soffici e toccargli le ali bianche. Ma questa idea non era neppure considerabile. Quindi aveva preso posto con gli altri sedendosi di fianco all’amico per sorvegliarlo meglio. Giocavano in cinque contro due, non proprio una partita onesta; ma Crowley aveva una grande immaginazione, e si fidava della sua volontà di sconfiggerli, perché stava visualizzando la fine della partita con loro come vincitori. La loro fazione, il loro gruppo. Loro due.
“Allora, per essere chiari, anzi lapidari – Morte aveva una certa autoironia – si gioca con la mia variazione, perché capisco tutto io. Ognuno ha la sua bottiglia, sufficiente a bere quattro volte, e il primo che la finisce ha perso e andrà via dal cerchio, è chiaro? Così via, finché resterà uno solo. Per cominciare avete un bicchiere extra, e chi lo svuota per primo può iniziare…”
Troppo tardi! Scattante come il serpente che era, Crowley aveva finito il suo calice prima che gli altri avessero inghiottito il primo sorso.
“Sei un dannato truffatore! Non avevamo ancora il via, abominio!”
“Puoi scommetterci, c’è un grosso demone cattivo qui, è la mia natura. Rassegnati, quando avrò vinto mi scorderò volentieri anche di averti sopportato per un’ora”.
Aziraphale ascoltò in silenzio il battibecco tra il suo amico e Gabriel, mantenendo un’espressione neutrale, ma alla parola ‘abominio’ aveva stretto i pugni fino a farsi male. Come si permetteva quell’arcangelo crudele di apostrofare così Crowley? Ma scatenare un putiferio non serviva, anzi loro due dovevano restare molto vigili.
“Bene, preparatevi. Io non ho mai… letto pornografia!”
La mascella di Gabriel era praticamente caduta fino a terra, e se fosse stato umano un rivolo di sudore freddo gli sarebbe sceso lungo la fronte, ma pur senza che accadesse la sensazione fu quella.
“Neppure mi rendevo conto di aver preso un vero libro depravato, è colpa di Aziraphale!”
“Ma io non sapevo di averli acquistati, non ho mai letto neppure una pagina, lo giuro. Non si può barare, lo sapete, Morte lo percepirebbe, è abituata ai tentativi di ingannarla”.
“Giusto, giusto, sono troppo potente. Bella battuta, Aziraphale. Barare, bare… capito, sì?”
“Ma l’hai letto, vecchio zzzozzzone”. I mosconi emisero un ronzio particolarmente forte e disturbante che era la loro versione di una risata con lo sberleffo.
Guerra non vedeva l’ora di poter attaccare, ma era troppo stupefatta per dire qualcosa. Morte era sempre stata/o così loquace? Con loro non spendeva due parole nemmeno in dieci anni, e quella sera, cos’aveva? Velleità da cabarettista?
Gabriel bevve, e così Beelzebub, Guerra e Carestia. La donna fece spallucce con un gesto noncurante, mentre l’elegante uomo di colore decise di fornire una spiegazione, anche se non era tenuto: solo chi era l’unico a bere doveva dare dettagli.
“Mi serve documentarmi su tutto quello che crea dipendenze negli umani, e poi si bruciano calorie”.
“E si contraggono malattie veneree”.
Inquinamento era stata l’allieva preferita di Pestilenza e ogni tanto si ricordava di quanto imparato, loro erano molto legate. Tutti si voltarono di scatto, additandola.
“Ma cosa fai, Chalky?”
Carestia era allibito. La ragazza albina stava sputando nel bicchiere, spargendo i tovagliolini di carta ovunque, scrivendo sul muro con della vernice tossica che portava in tasca in un barattolino, tutto con la massima noncuranza.
“Ho finito la mia bottiglia, spero di vomitare qui sul tappeto”.
“Fuori gioco, vatti a seppellire!” Il master si stava divertendo come non mai, di solito era un tale mortorio!
L’essere inquietante si sollevò con leggerezza, strascicando i piedi per dare fastidio.
“Va bene, vado a cercare qualcosa per sporcare il fiume”.
“Signorina! La cittadina di Tadfield va rispettata per tutta la durata del nostro accordo, non può farlo”.
La vocina apprensiva di Aziraphale si era sollevata con una nota vibrante, quella che toccava direttamente il cuore del povero Crowley e lo faceva suonare come una di quelle ridicole arpe dorate che si usavano Lassù. Non poteva farci niente.
“Aspetta fuori e non creare problemi, mica morirai di noia!”
Crowley decise in quell’istante che tutto sommato il mucchio d’ossa non era malaccio, poteva raccomandarlo in qualche gruppo Death Metal, la voce aveva il timbro giusto. O forse per della stand-up comedy a teatro. Dopo Shakespeare era esperto di spintarelle.
“Ora è il mio turno, spero di fare bene”.
Aziraphale versò coscienziosamente il vino fino all’orlo, come prestabilito, e lo sollevò come per brindare.
“Io non ho mai accudito delle piantine con affetto”.
“Che fai angelo, mi remi contro?”
Crowley era furioso, e mandò giù di malagrazia il vino, ma si riprese in parte guardando Guerra e Carestia fare lo stesso.
“Mio caro ragazzo, mi devi scusare… mi hai detto che ospiti delle piante che vivono in regime di terrore, che le giustizi se hanno una macchiolina. Ho ripensato tante volte a quando mi hai salvato dalla Bastiglia, sai? La ghigliottina, e tu che eri lì per me”.
“Rgk. Mi annoiavo, ecco tutto. E le piante le sgrido per farle crescere bene, loro in realtà lo amano, sono tutte masochiste. Ma voi?”.
Il demone era ansioso di cambiare discorso, un po’ per l’imbarazzo di essere scoperto da Beelzebub con un tale lato tenero, un po’ per curiosità diabolica.
“Coltivo oppio per i signori della Guerra, mi osannano, è il meno che possa fare, ed è roba buona. La gente si uccide per averla”.
Carmine diede il cinque a Morte, che aveva con lei un rapporto privilegiato.
Carestia rivolse a tutti gli astanti un sorriso, rivelando i suoi denti aguzzi.
“Ho una piantagione di alghe molto appetitose senza alcun nutriente, dimagranti, e tossiche per le funzioni del cervello, ci tengo moltissimo”.
“Ora è il mio turno, vi vedrò soffrire”.
Gabriel gonfiò il petto come un tacchino: era sempre la simpatia personificata, lo pensavano anche i suoi alleati.
“Io non ho mai favoreggiato dei criminali”.
Mossa stupida da parte sua, ma d’altronde… l’arcangelo si era scordato che i suoi compagni non erano certo angeli, ma lui aveva una visione delle cose in bianco e nero, e non riusciva a guardare oltre.
“Sei uno zzztupido imbecille!”
Beelzebub tracannò il vino, mentre i mosconi ce la mettevano tutta a mostrare i loro pugnetti schifosi a Gabriel. Guerra gli fece compagnia, recitando una sfilza di improperi irripetibili, e Carestia bevve a sua volta come il bicchiere fosse sporco. La diffusione sul mercato nero di pasticche bruciagrassi illegali non poteva nasconderla.
“Che c’è, sembra un funerale!” Morte stava prendendo appunti per un libro comico, probabilmente.
“Anche l’angelo ha bevuto”.
Tutte le teste si voltarono all’unisono verso Aziraphale, che era arrossito fino alla punta delle orecchie.
“C’erano questi ragazzi che avevano smarrito la giusta via per un attimo; erano entrati per rubarmi due spiccioli dalla cassa, ma li ho fermati… non volevo chiamare la polizia, visto che mi hanno ascoltato, perché gli ho fatto una bella ramanzina! E poi gli ho dato dei pasticcini, perché erano così mortificati…”
Crowley lo divorava con gli occhi, non si reggeva più. Aziraphale era così buono da regalare prodotti da forno a dei ladruncoli, ma abbastanza bastardello da non segnalare l’effrazione. A quel punto aveva più paura che l’amore gli si leggesse in faccia che di perdere al gioco.
“E tu demone? Che lurido trucco stai usando?”
“Non ne usa nessuno” l’angelo rispose prima del diretto interessato “una volta voleva rubare in chiesa con dei complici, ma l’ho fermato io, lo giuro”.
Crowley si sentiva come se stesse camminando sul suolo del suddetto luogo di culto. L’angelo lo stimava, sapeva che non aveva mai davvero fatto qualcosa di male agli umani, lo difendeva. Dovette stringere le mani ed esercitare tutto il suo autocontrollo per non girarsi ad abbracciarlo, baciarlo, e poi… chissà se avrebbe rimediato un paio di schiaffi o se sarebbe stato ricambiato, non ne veniva a capo.
Il principe infernale interruppe quella fantasticheria, riempiendo il bicchiere e fissando tutti con astio.
“Io non ho mai…”
Non era semplice. Come ex angelo e Lord infernale aveva compiuto parecchie azioni contrastanti. Doveva pur affermare qualcosa, però!
“… salvato un bambino”.
Beelzebub era tutta soddisfatta, ma si sarebbe data una enorme palettata per mosche quando vide che tutti bevevano tranne Aziraphale.
“Come si fa a perdere così?” Guerra non era molto sportiva “Ho dovuto salvare il figlio di un terrorista perché continuasse il lavoro di suo padre!”
Spaccando il bicchiere in mille pezzi, Carmine si alzò per andare a sfogare i nervi con una corsa in moto.
“Per affamare la madre ho fatto nascere un bambino sano invece che portatore di diabete, sono un fallito…”
Raven era disperato, e anche lui lasciò il cottage in preda alla depressione.
“A dopo, chi non muore si rivede! Muahahaha!”
Aziraphale si assentò mentalmente, perdendosi nei ricordi. Avrebbe dovuto essere lui a sfidare Dio salvando i bambini dal naufragio, invece quello che si era esposto era stato Crowley. La bocca gli si riempì di un gusto amaro.
“Pare che finalmente siamo in parità, G. Posso chiamarti G, vero? Mi piacciono le iniziali”.
“Dillo ancora e ti tiro l’acqua santa! A proposito…”
Crowley decise che cambiare subito soggetto sarebbe stata un’idea salutare.
“Bene! Io non ho mai visto Tutti insieme appassionatamente”.
Beelzebub e Gabriel si trovarono occhi negli occhi mentre mandavano giù il contenuto dei rispettivi calici.
“Come zzziete riusciti a scamparvela? In Paradiso esisteva già una prima versione!”
“Mi sarei impiccato piuttosto che sopportare quello strazio! Mi sono nascosto”.
“Ecco, io lo trovo appena lunghetto e preferisco opere moderne, per esempio del quindicesimo secolo”.
Crowley si diede una manata in faccia pensando al concetto di ‘moderno’ dell’angelo, ma non poteva contraddirlo. Era il musical più brutto mai creato.
“Me la pagherete tutti e due!”
“Per pagare e per morire c’è sempre tempo. Ah, no, questa non dovrei dirla, ma sono un buontempone”.
Aziraphale era in ambasce. Non poteva sbagliare, avrebbe compromesso tutto ora che erano vicini alla vittoria.
“Io non ho mai…”
L’angelo sentiva un bisogno irrefrenabile di comunicare a Crowley tutti i suoi sentimenti nascosti, che in realtà lo amava con le loro divergenze. Ripensò a quando gli si era avvicinato per la prima volta sotto forma di un bellissimo pitone nero, di quanto mascherasse male il timore di non essere accettato.
“Fatto le coccole a un rettile, ma avrei voluto”.
“Ma che domanda idiota è?”
Gabriel sorrise tronfio, si sentiva a posto per quella mano. Peccato che l’ultima alleata che gli era rimasta stesse rumorosamente bevendo.
“Non pozzzo farci niente, bisogna pur passare il tempo, Laggiù. Ho accarezzato tante volte il grozzzo lucertolone di Ligur”.
“Oh, mi era sembrato un camaleonte”.
Beelzebub avrebbe risposto qualcosa atto a incenerire Aziraphale, che la guardava con serafica ingenuità; ma le regole erano chiare, niente fiamme infernali portatili, una noia!
“Non parlavo del rettile in testa, piccione!”
Crowley si reggeva lo stomaco con le mani, mentre l’angelo aspirava praticamente tutta l’aria presente nella stanza, restando a bocca aperta. Lo sguardo di Gabriel esprimeva un tale grado di giudizio che alcune mosche, pur di fargli dispetto, si suicidarono nel suo vino.
“Dovrei dire ‘conto su di te’ a un arcangelo, quindi evito, cerca di non fare troppa pena; torno alle mie occupazzzioni”.
“Vai a fare la mano morta nei pantaloni di Ligur?” Morte si stava sbellicando, anche se non aveva proprio una zona addominale adatta alla bisogna.
Gabriel era un concentrato di sani principi. Gabriel adorava sentirsi il migliore. Gabriel accettava solo l’idea di vincere, anche ricorrendo a un colpo basso persino per il suo standard.
“Tocca di nuovo a me. Io non ho mai desiderato di cadere”.
La smorfia compiaciuta si spense sul suo viso, mentre osservava Aziraphale che lo stava biasimando con tanta forza da essere percepibile senza parole, e soprattutto Crowley che aveva abbassato gli occhi.
“Sai come funziona, vero?” Morte si era erta in tutta la sua minacciosa statura “Se nessuno lo fa, il giocatore che ha enunciato la frase deve bere. Hai un colorito cadaverico, Gabriel, stai bene?”
“Nessuna Apocalisse”. La voce dell’arcangelo era un rombo di tuono, ma nessuno era impressionato. Non c’era via di uscita per il perdente, il contratto che avevano sottoscritto era di ferro.
“Maledetti tutti e due! Tu, Avversario, e tu, miserabile…”
“Hey. Fin qui abbiamo scherzato, ma è ora che chiudi il becco, pallone gonfiato. Nessuno insulta il mio angelo!”
Il peso di quelle parole ricadde su ognuno in modo differente. Gabriel ci ravvisò una prova del plagio di quell’essere infimo, ma non poteva farci nulla. Crowley sarebbe voluto sprofondare, salvo trovare poco furba l’idea di andare all’Inferno in quel momento. Bè, per i prossimi duemila anni, più o meno. Ma Aziraphale era di tutt’altro avviso. La verità brillava di fronte a lui come la più fulgida delle stelle. Crowley era il suo dolce demone, l’essere sovrannaturale migliore che avesse mai incontrato, ed era certo che lo ricambiasse, anzi, che lo amasse di più.
“Vi auguro il peggio, statemi male”.
Nessuno diede peso a Gabriel che uscì scardinando la porta dalla rabbia.
“Abbiamo salvato la Terra un’altra volta, mio carissimo?”
“Sì, angelo, anche se adesso è la seconda delle mie preoccupazioni. La prima sei sempre stata tu”.
Aziraphale si girò verso quel mucchietto di imbarazzo che era il suo demone preferito, posandogli una mano sulla spalla.
“Non mi sono comportato bene con te, Crowley, ti devo delle scuse, tante. Ti ho trattato…”
Gli occhioni azzurri di Aziraphale si stavano riempiendo di lacrime e quello spettacolo il demone non riusciva a sopportarlo.
“Che vuoi che sia, sono abituato! Però, ecco… urgh…”
“Me ne vado prima di vedere me stessa in faccia, la roba romantica mi nausea! Buon divertimento, torno al lavoro di routine”.
Morte abbandonò il campo con vivo sollievo; quei due che pomiciavano per i prossimi dieci anni non le interessavano proprio, perché era chiaro che era quello che stava per succedere.
Un secondo dopo l’angelo e il demone erano una confusione di ali bianche e nere, mani nei capelli, e bocche che non si sarebbero staccate neppure se li avessero tirati con due argani.
“Angelo” Crowley era steso sul tappeto, godendosi la sensazione del corpo di Aziraphale sul suo, caldo e morbido “dimmi una cosa. Hai imbrogliato, vero? Lo so, i libri erotici li conosci come qualsiasi testo della tua libreria, come hai fatto? In ogni caso sei stato bravissimo!”
Aziraphale arrossì violentemente, provocando il suo innamorato a stringerlo ancora più vicino, senza che neppure un atomo di ossigeno passasse tra loro.
“Non li ho letti, ho solo guardato le figure, così, per capire…”
“Certo, certo! Spero che tu abbia imparato bene”.
“Crowley! Sono cose da dire? Brutto demone sporcaccione! E tu? Volevo farti la stessa domanda, non mi prendi in giro”.
“Vedi, angelo, io li ho scritti”, il tono di Crowley divenne struggente “posso dimostrartelo? Ti amo da impazzire”.
“Sì. Ti prego, sì”.
Non serviva aggiungere altro, mentre un angelo e un demone si amavano come se quello fosse l’ultimo giorno delle loro vite, ma non era così; era solo il primo della loro eternità.







  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: meiousetsuna