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Autore: Tale Vivo    03/01/2021    1 recensioni
Varys sa come giocare al gioco dei troni e sa bene che con alcune pedine è necessario ricorrere a mezzi particolari per convincerli a fare ciò che è necessario ai fini del gioco. Questa volta le pedine da muovere sono due, e influire su una è necessario al fine di salvare l'altra.
Il Maestro dei Sussurri si bagnò le labbra col vino, quasi non volesse bere per timore di perdere le sue facoltà mentali, e sorrise al suo interlocutore. Le labbra erano ora tinte di un leggero viola e Jaime non potè evitare di immaginare che l’odore di lavanda venisse anche dalla bocca di Varys.
«La Vostra diffidenza mi rattrista. Capisco, però, che sia difficile per Voi credere che io riesca a capire i desideri delle altre persone. Per questo motivo, vi propongo una scommessa».

[Questa storia partecipa alla challenge "Solo i fiori sanno" di Pampa313 sul forum di EFP]
Genere: Fantasy, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jaime Lannister, Varys
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lavanda



 

«Ser Jaime, accomodatevi».
Entrando nella stanza, l’attenzione di Jaime Lannister non fu attratta dal tono gioviale dell’uomo, ma dal forte e stucchevole odore di lavanda presente in vari angoli della camera.
«Del vino?», chiese l’eunuco, versando del corposo vino rosso nel calice davanti a Jaime, il quale, prendendo il calice con la mano sinistra, annuì. «Sospetto ne avrò bisogno», aggiunse poi. Lord Varys emise una risatina e si sedette, facendo cenno al Comandante della Guardia Reale di accomodarsi nella sedia accanto a lui. Si sporse poi verso il vassoio di datteri denocciolati e formaggio sul tavolo davanti a loro, prese un dattero e lo morse.
«Non ho tutta la notte, Varys. Cose volete?», tagliò corto Jaime.
«Credevo che il tempo passato in prigionia Vi avesse fatto riconsiderare l’importanza dei piccoli piaceri della vita», rispose il Ragno Tessitore, il quale poi interruppe il Cavaliere anche prima che potesse rispondere. «Non fraintendetemi, Ser Jaime: anche io vivo per il reame e ho poco tempo per i piaceri effimeri. Ecco perché vi ho fatto chiamare, per parlare di affari».
Lo Sterminatore di Re bevve un sorso di vino, nella speranza che facesse svanire almeno un po’ il pervasivo odore di lavanda a cui faticava seriamente a non prestare attenzione.
«Vi ascolto».
«Si tratta di Vostro fratello Tyrion».
«Avete testimoniato contro di lui, lo avete accusato, siete stato al gioco di mia sorella. Cosa volete da me?», chiese Jaime con foga, quasi rabbia.
«Non scaldatevi, ve ne prego. Voglio offrirvi un aiuto: posso aiutarvi a liberarlo», asserì Lord Varys, assaporando poi l’altra metà del dattero. Il Comandante lo studiò per qualche istante: non riusciva a comprendere se fosse serio o se si stesse prendendo gioco di lui.
«Cosa vi fa pensare che io voglia liberarlo? È mio fratello e non voglio che muoia, è vero, ma se è stato giudicato colpevole di tradimento per aver ucciso il re, allora non sarò io a oppormi alla sua condanna». Quella risposta gli costò un lungo sorso di vino, perché sapeva che Tyrion non avrebbe potuto davvero uccidere Joffrey e che la sua esecuzione sarebbe stata un errore.
Il Maestro dei Sussurri si bagnò le labbra col vino, quasi non volesse bere per timore di perdere le sue facoltà mentali, e sorrise al suo interlocutore. Le labbra erano ora tinte di un leggero viola e Jaime non potè evitare di immaginare che l’odore di lavanda venisse anche dalla bocca di Varys.
«La Vostra diffidenza mi rattrista. Capisco, però, che sia difficile per Voi credere che io riesca a capire i desideri delle altre persone. Per questo motivo, vi propongo una scommessa». 
Questa volta, Jaime non toccò nemmeno il suo calice. L’odore di lavanda parve intensificarsi. 
«Non sono qui per scommettere sulla vita di mio fratello».
«Pensate davvero io possa scommettere sulla vita di qualcuno? Questa Vostra opinione di me mi rattrista. La scommessa è su di Voi», ribattè l’eunuco.
«Su di me?». Jaime non riuscì a trattenere lo stupore. L’odore della lavanda è sempre più forte, dannazione.
«Scommetto che tra due giorni verrete a chiedere il mio aiuto per liberare Tyrion», spiegò Varys, il quale approfittò del silenzio confuso dell’altro per continuare. «Se entro la mezzanotte del diciassettesimo giorno di questo mese, quindi tra due giorni, Voi non sarete venuto a chiedere il mio aiuto, io Vi offro i miei leali servigi fin quando ne avrete bisogno. Se, al contrario, mi farete visita, voglio avere il controllo della libreria nelle Vostre stanze, con la promessa che i libri da me posti non saranno mai cambiati», terminò con un sorriso.
Il giovane leone lo fissò per qualche istante, cercando di capire quale fosse il suo gioco e di combattere il mal di testa che la lavanda, col suo odore permeante, gli aveva fatto venire.
«Le condizioni mi sembrano molto più favorevoli a me, Varys. Mi chiedo che genere di libri Voi possiate voler mettere nella mia libreria».
«Avete ragione, Jaime. Vi dirò di più: i libri che metterò saranno libri che vi potranno tornare utile per sopravvivere a corte, la quale, come sono certo avrete notato, è molto cambiata nel periodo in cui Voi siete stato lontano», spiegò l’uomo, addentando poi un altro dattero.
A quel punto, il mal di testa era diventato martellante e l’odore della lavanda intollerabile. Al diavolo, Varys. Se per andarmene di qui devo giocare ai tuoi stupidi giochi, così sia.
«Scommessa accettata». Il figlio di Tywin Lannister tese la mano verso il Maestro dei Sussurri, il quale la strinse, compiaciuto. Entrambi si alzarono e, senza dire altro, Jaime Lannister si congedò, lieto di lasciarsi alle spalle quella strana conversazione e, soprattutto, l’odore di lavanda.

 

Due giorni dopo.

 

«Dannato Varys».
Mancava circa mezz’ora alla mezzanotte e Jaime Lannister camminava nei giardini sottostanti le stanze dell’eunuco da circa due ore.
«Dannato Varys! Dannato Tyrion!», sussurrò tra sé e sé per l’ennesima volta. Un rumore tra i cespugli alla sua sinistra lo fece fermare, in allerta. Un leggero fischio, seguito da una manina che gli faceva chiaramente segno di seguirlo. Dannato Varys, hai mandato uno dei tuoi uccellini a farmi strada. Sapevi sarei venuto. Dopotutto, la vita di suo fratello valeva molto di più di una sciocca scommessa e di una manciata di libri.













 

Il fiore che ho scelto come filo conduttore è la lavanda, il cui significato è diffidenza.

Sinceramente non ricordo venga mostrato nella serie TV il momento in cui Varys e Jaime si accordano per liberare Tyrion, quindi questa è la mia umile idea. Inoltre, questa scommessa è quella a cui si riferisce Jaime in un’altra mia storia, Aquilegia.

Un piccolo appunto riguardo ai giorni della settimana: non vengono mai citati i loro nomi, né nella serie TV né nei libri, quindi la soluzione del diciassettesimo giorno del mese mi è sembrata la migliore.




 
   
 
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