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Autore: Tale Vivo    04/01/2021    0 recensioni
Strano l'effetto che un fiore può avere sulle persone, vero? A Jamie Lannister, per esempio, fa tornare alla mente momenti che non vorrebbe rivivere perché, belli o brutti, importanti o insignificanti, a lui non piace vivere nel passato. Eppure, questa volta non riesce a sottrarsi ai ricordi.
L’idea era di mettersi all’ombra di uno degli alberi più nascosti e di ubriacarsi, perché quello non era per nulla un giorno adatto a un tuffo nei ricordi e, in generale, Jaime Lannister non apprezzava rivivere i momenti andati, poiché non ne trovava l’utilità. Eppure, il vino era ancora intoccato e lui si trovava a scegliere quale memoria rivivere per prima.
[Questa storia participa a due challenge: "Solo i fiori sanno" di Pampa313 e "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" di Soly Dea]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aerys II Targaryen, Jaime Lannister, Olenna Tyrell
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ricordi di petali gelosi

 

Tutte quelle rose gialle nelle stanze di Cersei lo avevano infastidito. Le aveva inviate Euron Greyjoy, sua sorella non aveva mancato di informarlo, ma non era stato quello a disturbarlo. Non aveva visto rose gialle da molti anni e ora tutti i ricordi legati a quel fiore riaffioravano. Invadenti, ma non abbastanza forti da farsi rivivere da Jaime, quei ricordi restarono assopiti finché egli non arrivò nei giardini sottostanti la Torre del Primo Cavaliere del Re.


Al tempo aveva tre anni e viva felicemente a Castel Granito con sua madre e sua sorella, mentre suo padre stazionava ormai da un cinque anni ad Approdo del Re, al fianco di Aerys II Targaryen. Dopo la sua vittoria sulla Casa Reyne, narrata ne “Le piogge di Castamere”, il re aveva preteso che Lord Tywin Lannister lo raggiungesse immediatamente a corte, per entrare a far parte del suo Concilio Ristretto. Vi aveva trascorso un paio di anni con sua moglie Joanna, la quale, nel 264 CA e su ordine del marito, era tornata a Castel Granito con i due gemelli dati alla luce due anni prima. Jaime, quindi, non vedeva suo padre da un anno e non potè evitare di corrergli incontro quando lo vide arrivare al comando di un piccolo gruppo di soldati della sua casata. Oltre alla gioia di riabbracciare suo padre, ricordava con nitidezza i tre carri colmi di rose gialle. Aveva chiesto a Lord Tywin per chi fossero e perché portasse dei fiori, quando lui voleva una spada. Suo padre gli aveva accarezzato i capelli biondi e gli aveva semplicemente risposto che quelle rose erano per sua madre e le inviava re Aerys II per congratularsi con lei. Non gli aveva consentito di chiedere il perché il re avrebbe dovuto congratularsi con sua madre, aggiungendo subito che egli era stato ufficialmente nominato Primo Cavaliere del Re e che era tornato a casa per portare lui, Cersei e loro madre alla Fortezza Rossa per la cerimonia. In quell’istante, Jamie aveva provato per la prima volta orgoglio, al punto tale da pensare che sarebbe potuto scoppiare da quanto orgoglio provava per suo padre, per i suoi capelli biondi, per il suo cognome. Quelle rose, però, non gli piacevano affatto, perché il loro colore lo infastidiva.

 

Quella sensazione negativa era la cosa più nitida di quel ricordo e, nonostante gli anni passati, ancora lo infastidiva molto. La memoria lo aveva assorto al punto che non si era accorto di aver camminato fino alle cucine della Fortezza Rossa. Aprì il portoncino, entrò e chiese a uno dei cuochi un calice di vino il rosso, il più forte che avesse, nella speranza di stordire un altro ricordo che si stava facendo largo. Bevve tutto d’un fiato, ma non bastò.

 

Sedici anni e Guardia Reale. Il giorno in cui il Aerys II lo aveva scelto il vino scorreva a fiumi nella Sala del Trono, così come il rammarico di Lord Tywin, il quale, secondo lui, perdeva il suo unico erede degno di Castel Granito. Nonostante il dispiacere di suo padre, Jaime era al settimo cielo. Già orgoglioso e un po’ arrogante, diventare la più giovane spada bianca di sempre alimentò notevolmente il suo ego; questo, però, non gli impediva affatto di mostrare la riverenza necessaria verso il suo Re. Dunque quando il sedicesimo sovrano della Casa Targaryen gli disse di seguirlo nei suoi giardini egli non si oppose, ma s’inchinò e lo seguì senza fiatare.
«Come puoi vedere, nel mio giardino i fiori non mancano», disse Aerys II quando giunsero nei suoi giardini privati. Prese tra le sottili dita un fiore allora sconosciuto a Jaime, lo staccò e glielo porse. Poi, continuò.
«I fiori sono molto utili, ragazzo. Possono essere tuoi amici o tuoi nemici», la diffidenza, quasi paranoia, con cui marcò quell’ultima parola non piacque per nulla al giovane leone.
«In che modo possono essere nemici, mio Signore?», chiese ingenuamente.
Il sovrano gli sorrise, poi rispose:«Sei un ragazzo curioso, e questo è un bene. Stai solo attento a non essere troppo curioso». Schiacciò il fiore tra le mani prima di continuare, «vedi, i fiori possono essere velenosi. Per questo motivo i cavalieri che entrano nella Guardia Reale sono addestrati non solo nell’arte del combattimento, ma sono istruiti anche a riconoscere tutti i fiori esistenti e le loro essenze, distinguendoli tra velenosi e non. Dopotutto, il vostro compito è proteggere la vita del vostro il re e al giorno d’oggi i nemici attaccano in ogni modo, anche con i fiori».
A quel discorso un po’ paranoico e quasi delirante Jaime non avevo risposto, limitandosi ad annuire. Si ricordava, però, di aver notato un enorme cespuglio di rose gialle e di aver chiesto a sua maestà se fossero il suo fiore preferito, ricordandosi dei carri colmi di quel fiore visti anni prima a Castel Granito.
«Vedi, giovane Lannister, le rose gialle sono l’unico fiore che apprezzo davvero e l’unico che sembra capirmi», rispose il re, voltando poi le spalle al ragazzo e tornando nella Sala del Trono, seguito da un confuso Jaime.


La caraffa di vino era ancora piena. Prima di tornare nei giardini aveva chiesto al cuoco di riempire una grossa caraffa di vino e di non preoccuparsi del calice. L’idea era di mettersi all’ombra di uno degli alberi più nascosti e di ubriacarsi, perché quello non era per nulla un giorno adatto a un tuffo nei ricordi e, in generale, Jaime Lannister non apprezzava rivivere i momenti andati, poiché non ne trovava l’utilità. Eppure, il vino era ancora intoccato e lui si trovava a scegliere quale memoria rivivere per prima. 


Il 281 CA era stato l’anno del suo primo incarico ufficiale in solitaria. Nel reame, e soprattutto a corte, il clima era dei peggiori e tutto a causa di una stupida corona data alla donna sbagliata alla fine di un altrettanto stupido torneo. Quando suo figlio Rhaegar Targaryen incoronò Lyanna Stark e non sua moglie come regina d’amore e di bellezza, Aerys II aveva percepito il pericolo e aveva immediatamente inviato la sua giovane Guardia Reale ad Alto Giardino per assicurarsi la fedeltà di Casa Tyrell nell’eventualità di una guerra.

Non ricordava molto di quel viaggio, nonostante fosse il suo primo da cappa bianca,
ma la nitidezza con cui i giardini di Alto Giardino riaffioravano nella sua mente era notevole. 

Una particolare conversazione con Lady Olenna si presentò più prepotente.

Gli alberi in fiore emanavano un profumo straordinario, intenso ma mai stucchevole, e si era trovato più volte a pensare quale avrebbe potuto portare a Cersei. Avrebbe voluto che sua sorella assaggiasse l’uva appena colta, questo era certo.
«Quelle, mio caro, sono le rose che coltiviamo appositamente per re Aerys II», aveva improvvisamente detto Lady Olenna, durante una passeggiata nei giardini di Alto Giardino. Rose gialle. Solo rose gialle.
«Ne ha vari cespugli nei suoi giardini privati e sono gli unici fiori che ammette nella Sala del Trono», aveva asserito lui.
«Lo so bene. Francamente non capisco cosa vi trovi Sua Maestà nelle rose gialle, considerato poi il loro significato per nulla felice, ma non è compito mio giudicare i gusti bizzarri del nostro re».
«Ignoravo che i fiori avessero un significato», aveva risposto Jaime, per qualche ragione incuriosito.
«Gli uomini, soprattutto se armati, ignorano molte cose ritenute femminili e, per questo, futili. Ricorda che una cosa è futile solo se futile è l’uso che ne viene fatto, mio caro».
Lady Olenna aveva sorriso e poi aveva risposta alla domanda del ragazzo, spiegandogli che nel linguaggio dei fiori la rosa gialla indicava gelosia.

Gelosia, è questo che provo ora per Cersei?
Bevve un lungo sorso di vino, che lo aiutò a ricordare che il fastidio che aveva provato per le rose gialle nella camera di sua sorella non era gelosia nei suoi confronti: dopotutto, a lui di Euron Greyjoy non importava nulla. Jaime si era sentito usato e non era più disposto a sottostare ai capricci e ai piani contorti e senza scrupoli di Cersei. 
Un ultimo, breve ricordo riaffiorò all’improvviso.

 

Pochi mesi erano passati dal suo viaggio all’Altopiano. Robert Baratheon si era ribellato per amore e stata distruggendo le armate reali, aiutato da vari regni stanchi del governo insensato e folle di Aerys II.
Nella Sala del Trono, il Re Folle aveva dato l’ordine di far saltare Approdo del Re per evitare che venisse presa dai nemici, chiedendo prima a Jaime Lannister di portargli la testa di suo padre, “quel traditore di Tywin”.
Tutto era avvenuto così in fretta che Jaime quasi non si rese conto di aver fatto tutto da solo: aveva prima ucciso lord Rossart, il piromane del re che avrebbe dovuto far saltare in aria l’intera città, e attaccò poi Aerys II alle spalle, tagliandogli la gola. La parte più vivida di quel ricordo era il sangue che schizzava quasi a rallentatore e si posava sulle rose gialle accanto al Trono di Spade, tingendole accuratamente di rosso. Le immagini seguenti erano tutte sfuocate.

 

Il Re Folle era stato accecato dalla gelosia e dalla paranoia, sentimenti che Jaime sapeva si stavano impadronendo anche di Cersei. Aveva provato a farla ragionare, era tornato da lei e l’aveva amata come prima, più di prima. Lei cosa gli aveva dato in cambio? Bugie, risentimento, odio. Jaime non aveva più né le forze né l’amore per sopportare tutto ciò. Jaime aveva bisogno di qualcosa di giusto per cui combattere, vivere e, se necessario, morire.












 

 


Questa storia partecipa a due challenge:

  • Challenge delle Parole Quasi Intraducibili di Soly Dea con la parola giapponese fuubutsushi: sentimenti, odori, immagini che evocano ricordi di una particolare stagione.

  • Challenge Solo i fiori sanno di Pampa313 con il fiore rosa gialla, che indica gelosia.

Inoltre, questa storia si collega a un’altra mia storia, Aquilegia, spiegando perché Jaime sappia riconoscere i fiori tramite il ricordo della sua entrata nella Guardia Reale.

 

Riguardo alla cronologia, ho considerato che Jaime è nato nel 262 CA e quindi ha:

  • 3 anni nel 265, quando ho fatto diventare Tywin ufficialmente Primo Cavaliere;

  • 16 anni nel 278, quando viene scelto come Guardia Reale;

  • 19 anni nel 281, quando avviene il Torneo di Harrenhal e la successiva Ribellione di Robert e, nella mia storia, questi avvengono a vari mesi di distanza, giustificano il viaggio di Jaime ad Alto Giardino.

Per togliere dubbi e/o fare una precisazione, la storia si svolge nell’ottava stagione, dopo che Cerse rivela a Jaime di aver mentito riguardo la sua volontà di unirsi a Daenerys nella guerra contro i morti.

L’impaginazione è volutamente così per distinguere i ricordi di Jaime dai suoi pensieri e azioni del momento in cui si svolge la storia. Spero non crei problemi.


 
   
 
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