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Autore: lapacechenonho    05/01/2021    6 recensioni
«È per le nostre famiglie? Perché hai paura di quello che direbbero loro? Perché se è così sai che sono pronto a rinunciare a tutto pur di stare con te» rispose cercando di mantenere la calma per non urlare e non farsi sentire dalla sua famiglia.
«Loro non c’entrano niente» rispose secca.
«Siamo stati una grande coppia, James, davvero.
Ma è finita, non possiamo stare insieme.Siamo cugini.
Le nostre strade si dividono».[...]
«Addio, James» disse a mezza voce.
[Storia partecipante al contest “A Farewell to…Contest” indetto da CatherineC94 sul forum di EFP]
[Storia partecipante alla Challenge "Solo i fiori sanno" indetta da Pampa313 sul forum di EFP]
[Questa storia si è classificata seconda al contest “A Farewell to…Contest” indetto da CatherineC94 sul forum di EFP]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Weasley, Dominique Weasley, James Sirius Potter | Coppie: James Sirius/Dominique
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Come musica.'
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E tu non ci sei più.

 
 
James era sdraiato nel letto senza alcuna voglia di alzarsi. Vegetava in quelle lenzuola ormai stropicciate per tutte le volte che si era rigirato tra di esse. Ultimamente dormiva poco, se chiudeva gli occhi vedeva solo i capelli biondi e setosi di sua cugina e i suoi occhi blu. Sua cugina che aveva amato. Sua cugina che continuava ad amare nonostante lei avesse deciso di interrompere la loro relazione. Si diceva di reagire, di andare avanti, di dimenticare quello che c’era stato tra di loro, ma come poteva farlo quando Dominique era stata – probabilmente – l’unica ragazza che aveva amato e che avrebbe amato per tutta la vita?
 
James frugava nella scrivania della sua fidanzata, voleva qualcosa di suo, qualcosa per ricordarsi di lei quando sarebbero stati troppo lontani. Era Natale e a giugno avrebbero finito la scuola, nessuno dei due aveva idea di cosa avrebbe fatto dopo. Cercò nei cassetti, dentro il portapenne con le immagini di Parigi, era così disperato che pensò di rubarle quell’ortensia sistemata sul davanzale. Scuotendo la testa tornò a frugare in giro per la stanza. Quando sentì il rumore della porta alle sue spalle, seppe di essere stato colto con le mani nel sacco. «Che stai facendo?» chiese Dominique con lo sguardo divertito e le braccia incrociate. James si grattò la nuca cercando di sembrare innocente. «Cercavo qualcosa di tuo» ammise alla fine.
«Qualcosa di mio?» ripeté inarcando un sopracciglio.
«Sì. Qualcosa che mi ricordi di te quando saremo lontani…» spiegò. Dominique si sciolse dalla sua posizione rigida e si guardò intorno alla ricerca di qualcosa da sacrificare per il suo ragazzo.
Poi lo sguardo di James venne attratto da un elastico blu appoggiato sulla scrivania. Era un semplice elastico per capelli ma aveva il colore degli occhi di lei. Era l’elastico che molte volte le aveva tolto in preda alla foga del momento.
«Prenderò quello» sentenziò indicando l’oggetto.
«Un elastico per capelli?» domandò stupita. James annuì.
«È più discreto. All’inizio avevo pensato di rubarti la pianta» ammise indicando l’ortensia. Dominique fece una smorfia.
«Sì meglio il codino. L’ortensia indica il distacco» spiegò. James fece una faccia inorridita, non riusciva ad immaginare la vita senza di lei.
«Vada per il codino» confermò prendendo quel piccolo cimelio e infilandoselo al polso.
 
James si rigirò quell’oggetto inutile che quasi un anno prima aveva rubato a Dominique. Lo portava con sé come una specie di talismano capace di tenerlo lontano da ogni male, eppure continuava ad essere l’oggetto capace di causargli più dolore in assoluto. Fissò il cielo plumbeo in quella giornata di settembre, Albus e Lily erano tornati a scuola da un paio di giorni e i suoi genitori erano a lavoro. Nella casa a Godric’s Hollow c’erano solo lui ed il rimbombo dei suoi pensieri.
Sussultò quando sentì il campanello di casa suonare. Per un attimo valutò di ignorare chiunque fosse e starsene in quel letto con l’elastico per capelli in mano, ad osservare il soffitto e pensare a quanto avesse sbagliato. Come sospinto da una forza invisibile, scostò il lenzuolo dalle gambe e, incurante di essere in mutande e con una maglietta cotone, scese ad aprire. L’ultima persona con cui desiderava parlare era di fronte a lui: «Zio Bill» mormorò stupito.
«Ciao James!» rispose lui gioviale. Non aveva idea di quello che succedeva nella testa del nipote. Non poteva sapere che le condizioni in cui versava erano colpa di sua figlia. Non aveva manco idea che James avesse avuto una relazione con Dominique e che avesse significato tutto per lui, cosa che non poteva dirsi per lei. Deglutì cercando di apparire il più calmo possibile.
«C-che ci fai qui?» chiese titubante.
«Ho una cosa per te, da parte di Dominique» rispose senza troppe cerimonie. Mentre lo zio tirava fuori dalla tasca una pergamena arrotolata, il cuore di James aveva iniziato a battere furiosamente.
Dominique gli aveva scritto una lettera? Perché non l’aveva spedita a lui? E soprattutto, i suoi zii l’avevano letta?
«Perché l’ha mandata a voi e non a me?» domandò dando voce a uno dei suoi tanti dubbi. Zio Bill alzò le spalle.
«Ultimamente è un po’ strana» si limitò a rispondere.
James afferrò la pergamena e dopo aver salutato lo zio chiuse la porta e si buttò sul divano a peso morto. La voce di Ginny Weasley risuonava nella sua testa rimproverandolo che non avrebbe dovuto essere così sgarbato. Avrebbe dovuto far entrare zio Bill, offrirgli qualcosa da bere, rendersi presentabile, chiedergli come andava a casa o alla Gringott ma la voce di sua madre non poteva sapere che, forse, aveva tra le mani una risposta che ormai attendeva da mesi. Era convinto che la scelta di Dominique era dovuta alla paura del giudizio degli altri, soprattutto dei suoi genitori. Magari in quella pergamena c’era scritto che ci aveva ripensato, che voleva tornare a stare insieme a lui, che lui era l’uomo che amava e con cui avrebbe voluto passare il resto della vita.
Con le mani tremanti, srotolò un po’ di quel pezzo di carta, intravedendone solo l’intestazione, riconobbe la scrittura elegante e perfetta di Dominique e provò una fitta di nostalgia.
 
«Che significa?» domandò James alterato. Erano nel giardino di casa Potter a Godric’s Hollow, in un angolo riparato, lontano da tutti.
«Significa esattamente quello che ti ho detto» rispose lei con le braccia incrociate. Era lo stesso gesto che aveva fatto quando l’aveva scoperto a rubarle l’elastico per capelli eppure la dolcezza di quel momento era svanita; come se appartenesse ad un’altra vita.
«È per le nostre famiglie? Perché hai paura di quello che direbbero loro? Perché se è così sai che sono pronto a rinunciare a tutto pur di stare con te» rispose cercando di mantenere la calma per non urlare e non farsi sentire dalla sua famiglia.
«Loro non c’entrano niente» rispose secca. «Siamo stati una grande coppia, James, davvero. Ma è finita, non possiamo stare insieme. Siamo cugini. Le nostre strade si dividono».
«Al diavolo la parentela!» esclamò senza alcun contegno. Dominique sobbalzò, riusciva a vedere gli occhi di lei velati di lacrime e non capiva perché stesse ferendo così tanto entrambi.
«Addio, James» disse a mezza voce, ricomponendosi.
 
Da quel giorno di metà agosto non l’aveva più vista. Si era volatilizzata dalla sua vita come fosse stata un’allucinazione per tutto quel tempo. Cercò di ricacciare indietro quelle lacrime che non gli si addicevano e srotolò una volta per tutte quella pergamena giallina.
 
Caro James,
mi dispiace. So quanto ti sto facendo soffrire perché sto soffrendo anche io. Non è stata la scelta migliore della mia vita, probabilmente è la più stupida, ma era necessario. So che adesso non capisci, so che adesso mi odi, so che non vuoi più sentir parlare di me e forse è meglio così.
Ti scrivo questa lettera per dirti che non sono più in Inghilterra, mi sono trasferita in Francia e ci rimarrò per un po’ di tempo. Non so se sarà per un paio di anni o per tutta la vita, questo sarà il destino a sceglierlo. Volevo dirtelo io prima che tu lo scoprissi dai tuoi genitori o dai miei. Siamo cugini, James, non ci può essere nient’altro di più che un legame di parentela tra di noi.
Nel tempo che siamo stati insieme ho provato più volte a convincermi del contrario; più volte ho cercato di allontanare da me la sensazione che quello che facevamo non fosse sbagliato ma non è servito a niente. Sono troppo legata alla mia famiglia per procurare loro un dolore così grande e anche se adesso ti sembra sbagliato, so che prima o poi comprenderai la mia scelta.
Ti prego di non provare a cercarmi, non chiedere informazioni su di me ai miei genitori, Teddy, Victoire, Louis o qualche altro parente.
Per sempre tua,
Dominique.
 
James sprofondò ancora di più nel divano di casa sua. Avrebbe voluto urlarle in faccia che per lei sarebbe andato a vivere in Francia, non gliene fregava se non conosceva la lingua o se avrebbe dovuto reinventare la sua vita, lo avrebbe fatto con piacere per lei.
Gli occhi gli si appannarono di nuovo le lacrime e scosse il capo come a volersi rischiarare la vista, solo una lacrima sfuggì a quel gesto e arrivò dritta sulle labbra. Deglutì. Nella mano sinistra aveva la pergamena accartocciata, nella destra il codino del colore dei suoi occhi. Lo avvicinò al naso ispirandone l’odore e comprendendo, per la prima volta, che lei non sarebbe mai più tornata, che lo aveva abbandonato, che adesso doveva cavarsela da solo.
 
James impiegò qualche settimana per uscire da quello stato catatonico in cui faceva fatica a riconoscersi. Si era detto più volte di reagire, che ormai non c’era più niente da fare per riavere Dominique ma a volte era molto più facile formulare pensieri che agire. Guardò il sole che ormai a fine settembre aveva perso la potenza estiva, era solo tiepido, come se si stesse spegnendo; tra le mani rigirava l’elastico blu e senza pensarci troppo prese il mantello e uscì di casa.
Si materializzò davanti ai gradini del patio di Villa Conchiglia, sulla sabbia. Da dove era lui, riusciva a scorgere l’ortensia che una volta aveva pensato di rubare per ricordarsi sempre di Dominique. Sorrise amaramente mentre saliva quei piccoli scalini e si dirigeva alla porta. Suonò e rimase in attesa.
Non dovette attendere molto perché la chioma bionda di sua zia gli aprì la porta e lo fece accomodare. Per qualche attimo rimasse da solo in quell’atrio silenzioso cosparso di foto di Dominique, pieno di ricordi, di risate e di prese in giro. Si girò quando sentì qualcuno muoversi sui gradini che portavano al piano superiore. Dovette reggersi alla poltrona quando vide Dominique.
Aveva i capelli spettinati ed una tuta smessa, gli occhi erano circondati da alcune occhiaie leggere. Rimase fermo a cercare qualche difetto ma, come al solito, non lo trovò. «James…» mormorò stupita, ferma con un piede sul pavimento e l’altro sul gradino.
«Non eri in Francia?» chiese evitando i convenevoli. Aveva la gola secca e parlare gli veniva estremamente difficile.
«Sono tornata per il fine settimana, dovevo recuperare delle cose» rispose. James annuì non sapendo bene cosa dire. Avrebbe voluto soffermarsi a guardarla ma era estremamente doloroso. Come uscito da uno stato di trance, si ricordò il motivo per cui era lì e iniziò a frugare nella tasca dei pantaloni.
«Ero venuto per ridare questo ai tuoi, ma tua madre ha insistito perché entrassi…» disse avvicinandosi e porgendole l’elastico per capelli blu. Dominique sgranò gli occhi per qualche secondo.
«Ma…questo…» balbettò.
«Doveva ricordarmi di te. Ma sei stata abbastanza chiara nella lettera: non c’è più niente da ricordare» chiarì.
«Senti James, riguardo la lettera…» iniziò ma James mise i palmi delle mani avanti stoppandola.
«È finita, Dominique. Ti avrei dato la luna se tu me l’avessi chiesta e non hai voluto. E va bene così» cominciò. «Quell’elastico era l’unica cosa che mi legava a te. A me non serve più, perciò tienilo tu» continuò sotto lo sguardo confuso di lei. «Addio Dominique» concluse dandole le spalle.
Diede un bacio fugace alla zia, che era in cucina a sistemare chissà cosa, poi lanciò una veloce occhiata a Dominique che era rimasta ferma al suo posto col codino in mano e infine lasciò casa Weasley.
Il sole che prima era alto e freddo nel cielo, adesso era coperto da nubi che minacciavano pioggia abbondate che iniziò a cadere pesante, spegnendo la lanterna profumata dell’ingresso. James indugiò solo un attimo prima di smaterializzarsi e tornare a casa, lasciandosi Dominique e Villa Conchiglia alle spalle.
 
Leggera, leggera
Si bagna la fiamma
Rimane la cera
E tu non ci sei più
(Giudizi Universali – Samuele Bersani)

 
 
Angolo autrice:
Torno con una James/Dominique prima del previsto.
Vi avevo già annunciato che avrei scritto ancora su questi due dal punto dii vista di James, non credevo che sarebbe accaduto così in fretta. Se le storie da punto di vista di Dominique sono ambientate negli anni ad Hogwarts (ad esclusione della penultima), quelle di James saranno ambientate dopo Hogwarts. Sinceramente non ho idea di come proseguirà la storia tra i due, anche perché non mi aspettavo prendesse questa piega. L’unica cosa che so, al momento, è che se la serie dal punto di vista di Dominique aveva come filo conduttore le quattro stagioni, questa serie avrà come filo conduttore le citazioni di canzoni (giusto perché ho poche storie che hanno citazioni di canzoni all’inizio/fine).  
La storia partecipa al contest “A farewell to…” indetto da CatherineC94 sul forum di EFP e alla challenge “Solo i fiori sanno” indetta da Pampa313 sempre sul forum di EFP.
Spero sia di vostro gradimento e alla prossima.
Chiara.
   
 
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