Di risate mai scordate e fiori tra i capelli
Era primavera quando la incontrò per la prima volta. Una giovane di appena vent’anni, goffa e sbadata, che amava far ridere gli altri con le sue doti di Metamorfomagus e cantando a squarciagola le canzoni del suo gruppo preferito, Le Sorelle Stravagarie, incurante di quanto fosse stonata.
Approfittando della festa per il compleanno di Ninfadora organizzata da Molly alla Tana, alcuni membri del primo Ordine della Fenice e nuovi possibili membri, come la stessa Tonks, si erano ritrovati per discutere di alcune delle cose che stavano accadendo nel mondo magico, prima fra tutte il quasi ormai certo ritorno di Voldemort. Albus non aveva ancora ufficialmente riformato l’Ordine, ma la partecipazione di Harry al Torneo e le cose successe negli anni precedenti lasciavano pochi dubbi. Per questa ragione, Silente aveva chiesto a Remus, Arthur, Sirius e Molly di verificare alcune cose, affidandosi anche a qualche giovane Auror di cui ci si poteva fidare: tra questi, la più particolare era certamente Ninfadora Tonks.
Dopo tre ore di discussione, la giovane si alzò di scatto.
«Possiamo festeggiare la sottoscritta, adesso? Solo per un paio di ore, per favore!», chiese, unendo le mani come per pregare.
«Certo, mia cara! Vado subito a prendere la torta!». L’entusiasmo di Molly nascondeva un avvertimento agli uomini in casa sua: nessuno doveva azzardarsi a parlare di Harry, del Torneo Tremaghi, del perché Sirius non fosse presente, di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato o di qualsiasi Vattelapesca per le successive due ore. Nelle successive due ore, infatti, tutti sarebbero stati allegri, avrebbero mangiato fino a scoppiare e avrebbero cantato “Tanti auguri” a Tonks.
Nel frattempo, la ragazza era uscita dalla casa, ma la sua voce era talmente squillante che sembrava fosse ancora dentro.
«Venite a vedere! Ho trovato della mimosa ed è bellissima!»
Quando Remus uscì, la scena che si trovò davanti lo fece sorridere: Ninfadora si rotolava nell’erba sotto a un grosso albero di mimosa trovato dietro la Tana, ridendo come solo una bambina dal cuore leggere avrebbe potuto fare.
Fu ridendo e con fiori di mimosa tra i capelli che lei disse per la prima il suo nome.
«Vieni a sentirne il profumo, Remus!»
Il suono di quella risata così genuina e innocente non lo avrebbe più abbandonato. Negli anni successivi, infatti, aveva risuonato nelle suo orecchio ogniqualvolta si sentisse solo o poco prima di trasformarsi. Quella risata era anche la prima cosa che sentiva quando tornava umano, indipendentemente da dove si trovasse.
Inoltre, da quando aveva ceduto ai suoi sentimenti per lei, la mimosa era divenuta il fiore scelto per ogni occasione riguardasse Tonks: Remus le regalava mazzi gialli per ogni occasione speciale e per la nascita del piccolo Ted le aveva fatto trovare un albero già cresciuto nel giardino di casa. Lo aveva piantato lui stesso, pensando al fatto che risate e mimosa avevano reso la sua vita meritevole di essere vissuta davvero.
Si dice che quando si muore la nostra vita ci passa davanti.
Ninfadora con la mimosa tra i capelli fu l’ultima cosa che vide.
La sua risata fu l’ultima cosa che sentì.
Questa storia partecipa a due challenge:
-
“Challenge delle Parole Quasi Intraducibili” di Soly Dea con la parola cinese yúyīn: la sensazione del suono che resta in un orecchio dopo averlo sentito;
-
Challenge “Solo i fiori sanno” di Pampa313 con mimosa, che rappresenta femminilità e forza.
Ammetto che non ricordo se venga detto qualcosa riguardo il primo incontro tra Remus e Ninfadora, quindi mi sono presa questa ∆ /> Inoltre, spero di aver giustificato sufficientemente questa pseudo-riunione di alcuni ex membri dell’Ordine nonostante il secondo Ordine venga in teoria formato da Silente dopo il Torneo, con la certezza del ritorno di Voldemort. Riguardo al significato della mimosa, ho sempre ritenuto Ninfadora una ragazza molto forte e quindi trovo che la mimosa le si addica molto, grazie anche al colore vivace che rispecchia la sua personalità.