Fumetti/Cartoni americani > She-Ra e le principesse guerriere
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Autore: thewickedwitch    08/01/2021    0 recensioni
Fu per questo che il giorno dopo rubò un Skiff.
Aveva deciso di realizzare il sogno della sua migliore amica, e se non poteva realizzarlo sul momento, aveva intenzione di dargliene almeno un assaggio. Non avevano mai lasciato la zona della paura prima, non si erano mai addentrate nel pericoloso bosco dei sussurri, ma se Etheria un giorno sarebbe stata loro, e si sarebbero davvero allontanate da lì, allora una semplice esplorazione le era parsa il modo migliore per cominciare ad abituarsi al mondo esterno.
E per rendere Catra un po' più felice.
A piccoli passi, come le avevano insegnato gli allenamenti di tutti quegli anni.
E sapeva che Catra lo aveva capito, lo sapeva dalla scintilla che aveva visto brillare nei suoi occhi quando le aveva rivelato il suo piano.
Quello, aveva pensato, sarebbe stato il loro primo passo verso un futuro che fosse solo loro.
Quella fu la prima volta in cui vide la spada della protezione.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Hey, Adora"
"Mmh"
"Adora!"
"Mmh, che c'é?"
"Stai dormendo?" 
Adora sollevò le palpebre a fatica, riconoscendo subito le pupille verticali e brillanti che la fissavano
"Stavo, dormendo, Catra" 
Poté intuire il suo ghigno nell'oscurità rischiarata dalle deboli lanterne verdi. 
Sbuffò, roteando a malapena gli occhi ancora pregni di sonno
"Dí un po', non riesci proprio a dormire per tutta la notte? " 
Catra si lasciò cadere di schiena sulle sue gambe, sbuffando 
" Ma la notte é la parte migliore della giornata, lo sai! Nessuno che mi dia fastidio, nessuna Tessitrice d'Ombre che mi urli dietro, nessun generale che mi dica cosa fare..."
Si sollevò a sedere per incontrare il suo sguardo
" Solo io e te" 
Adora sorrise, perché non era mai riuscita a fare altro davanti al sorriso sincero di Catra e a quella dedizione che aveva per lei e per nessun altro. 
"Lo so, Catra, ma solo perché tu ignori deliberatamente gli orari degli allenamenti non vuol dire che lo facciamo tutti quanti. La sera arriviamo distrutti e..." 
Sbadigliò stropicciandosi gli occhi 
"...la notte abbiamo bisogno di dormire. Dovresti provarci anche tu ogni tanto, sai?" 
Lasciò che le palpebre cedessero alla forza del sonno poggiando la guancia sul cuscino. 
"Ma no!" 
Catra le afferró il viso girandolo verso di sé, e la sensazione pungente dei suoi artigli sulla pelle risvegliò Adora. O quanto meno le fece riaprire gli occhi.
"Non capisci? É questo il bello! Sono tutti cosí stanchi e profondamente addormentati che non ci sentono neanche parlare, guarda!" 
Scrutò con i suoi occhi luminosi la camerata dal loro letto, che era l'ultimo della fila, voltando anche il viso di Adora nel farlo 
"Tutti profondamente addormentati. Non é divertente? " un ghigno pericoloso apparve sulle sue labbra, un ghigno che Adora conosceva fin troppo bene:" potremmo far loro un sacco di dispetti, sai?" 
Sospirò, roteando gli occhi
"É inutile che provi a propormelo ogni volta, non faremo nessuno dispetto ai nostri compagni."
Catra sbuffò lasciandosi di nuovo cadere sulla schiena
"Come vuoi! Non sai divertirti tu. É sempre tutto lavoro, lavoro, rispetto, orario e lavoro." 
Adora si passò nuovamente una mano sugli occhi 
"Perché mi hai svegliata, Catra? Per favore, sono stanca..." 
Le chiese, quasi supplicante, perché davvero, dopo gli allenamenti più che stancanti di quella mattina, e di quel pomeriggio, sentiva il sonno afferrarla e tirarla nel sottile materasso un po' di più ad ogni secondo, e resistere al suo richiamo stava diventando sempre più difficile. 
Ma Catra rimase in silenzio, ferma, sdraiata sulle sue gambe a fissare il tettuccio del letto, e questo fece scattare un allarme nella testa di Adora. Doveva essere qualcosa di serio, perché Catra non taceva praticamente mai, tranne quando doveva dire qualcosa di davvero importante per lei. 
Con uno sforzo, Adora mise da parte il suo sonno e si tirò su a sedere, pur senza riuscire a sfilare la gambe da sotto il suo corpo 
"Catra, cosa c'é?" le chiese con pazienza e dolcezza
Allora lei la guardò, restando a fissarla per qualche secondo
"Ti ricordi quella promessa che mi hai fatto quando eravamo bambine?" 
"Quale promessa? Mi facevi promettere un sacco di cose: che sarei stata con te di notte se venivi in orario la mattina agli allenamenti, che non avrei mai provato a batterti sfruttando i tuoi istinti felini..."
Catra rise appena, e Adora sorrise di rimando perché sentirla ridere, lei che a volte era cosí triste, anche se lo nascondeva sempre, rappresentava per lei un'altra grande vittoria, probabilmente più importante di tutte quelle che avrebbe potuto conquistare sul campo. 
"No, no...la promessa vera, intendo..." tornò a guardarla negli occhi :"...quando mi hai detto che sarebbe andato tutto bene finché saremmo rimaste insieme, e mi hai promesso che sarebbe stato cosí e che...beh, penso anche che saresti rimasta sempre con me" 
Adora la guardò, studiando la sua espressione per qualche secondo
"...si...credo di ricordarla, perché?" 
L'altra di strinse nelle spalle
" é ancora valida? Credi ancora che...non mi abbandonerai?" 
"Catra, perché mai dovrei abbandonarti? Ci alleniamo insieme, guideremo insieme le nostre truppe, un giorno, e vinceremo la guerra contro le principesse. É quello che abbiamo sempre detto, no?" 
"Si...suppongo di si. Ma i miei genitori mi hanno abbandonata, i nostri compagni o...la Tessitrice d'Ombre non ci penserebbero due volte, solo tu..." 
Gli occhi di Catra incontrarono il sui viso e le sue labbra crearono una curva leggera 
"...solo tu vuoi restare con me" 
E Adora aveva sempre saputo che Catra si sentiva sola, ma non aveva mai immaginato si sentisse cosí tanto sola. 
Le prese la mano e gliela strinse 
"Certo che non ti abbandonerò. Ma non devi dire cosí. I tuoi genitori, cosí come i miei, sono stati uccisi dalle principesse, lo sai, ce lo hanno detto, e non é vero che i nostri compagni ti lascerebbero indietro" 
Catra scosse la testa facendo uno dei suoi versi a metà tra il ringhio e la risata che sapevano essere tremendamente buffi a volte e tremendamente terrorizzanti alle altre.
"Ma si che é cosí, non mi sopportano. Se non ci fossi tu non esiterebbero a farmi fuori" 
Adora accennò una risata, sempre a bassa voce 
"Ma cosa dici? E perché dovresti essere talmente insopportabile, sentiamo? Cioè, sei insopportabile, ma non cosí tanto" 
Sorrise per farle capire che scherzava.
Ma Catra ormai ne aveva chiaramente abbastanza di conversazioni a cuore aperto, non era mai stata brava in quelle cose, cosí si alzò sui gomiti con un nuovo ghigno di sfida sulle labbra
"Beh posso esserlo. Per esempio quando faccio questo" si lanciò su di lei con uno scatto degno della sua razza iniziando a farle il solletico, sapendolo da sempre uno dei più grandi tormenti della sua amica che infatti iniziò subito a ridere, dibattendosi e facendo ancora più fatica cercando di soffocare le risate per non fare rumore 
"Catra smettila!" cercò a malapena di sillabare:"sveglieremo tutti!"  
Ma ormai Catra era carponi su di lei, impedendole ogni via di fuga ed intenzionata a non smettere fin quando non si fosse stancata del suo gioco, cosa che, dall'esperienza di Adora, poteva avvenire anche dopo ore.
"Che si sveglino pure…" bisbigliò lei "...non mi interessa"
Ma Adora sapeva che non era così, perché il loro divertimento, e soprattutto quello di Catra, non sarebbe più stato lo stesso se altri vi avessero preso parte. E anche Catra lo sapeva.
Reprimendo a fatica un'altro scoppio di risa cercò di fermare le sue mani:" smettila subito o mi metto ad urlare" 
E Catra rise. Nel silenzio, la sua risata bassa dalle note acute appena udibili, forzatamente trattenute, fece rabbrividire Adora. 
"Certo, svegliali pure. Lascia che ti vedano. Che vergogna...il futuro capitano delle truppe battuto del suo secondo con un po' di solletico..." le sussurrò con soddisfazione e scherno sfiorandole l'orecchio col suo respiro. E anche quel semplice contatto, quel calore, riuscí a generare un brivido, ancora piú distinto, sulla pelle di Adora che si immobilizzò per un momento per lo stupore di star provando qualcosa che mettesse anche il solletico in secondo piano. Ma non poté soffermarsi a pensarci oltre perché un attimo dopo si fermò anche l'altra, sentendo un mugugno e dei movimenti provenire da qualche letto più giù, a dimostrazione del fatto che anche lei non voleva che nessuno si svegliasse, seppur per motivi in gran parte differenti dai suoi. 
Ad ogni modo, l'origine del rumore si rivelò essere solo Kyle che cambiava posizione, come faceva centinaia di volte durante la notte, e che presto tornò immobile come prima. 
Adora si aspettava che l'altra riprendesse con la sua tortura non appena fosse calato di nuovo il silenzio, ma lei non lo fece. 
Quando si girò, stupita dalla sua immobilità, la trovò ferma su di lei, a fissarla, con il viso poco distante dal suo.
E gli occhi di Catra brillavano cosí tanto che ferirono i suoi. Ma erano sempre piaciuti ad Adora, quegli occhi che poteva individuare subito nell'oscurità.
Quando era piccola, erano la prima cosa che vedeva ogni volta che aveva un incubo e si svegliava di soprassalto, e l'unica a consolarla, quando li vedeva avvicinarsi prima che Catra la abbracciasse, perché quando lei si svegliava Catra si svegliava, sempre, e non c’era alcun modo di impedirlo. 
Adesso la stavano fissando, e avevano cosi tanti riflessi anche nella penombra che ricordarono ad Adora le pietre runiche che un giorno la Tessitrice d'Ombre aveva loro mostrato, anche se solo in una proiezione, che erano più colorate di tutto ciò che loro, soldati dell'orda, avessero mai conosciuto, ma non degli occhi di Catra, e che brillavano della luce che era loro propria,ma non come gli occhi di Catra.
Adora dubitava che in tutta Etheria, e dunque in tutto l'universo, qualcuno potesse avere occhi più belli di quelli di Catra. 
 
Il  corpo felino era caldo contro il suo,  ma lei continuava ad avere i brividi, e non poteva scoprirne neanche il perché, perché  quegli occhi si erano incatenati ai suoi. 
"Catra..." 
sussurrò, forse per dirle di spostarsi perché non riconosceva quella nuova sensazione, e  non conoscere la metteva a disagio. O forse per trattenerla, perché quella sensazione era piacevole, e non voleva che finisse, non prima che avesse potuto indugiare sul suo nome, cercandovi  risposte. 
"Adora..." 
sussurrò Catra di rimando, esitante allo stesso modo. E non aveva mai notato, Adora, quanto suonasse bene il suo nome, affilato dalle zanne e dalle labbra di Catra. 
Ma non riuscí a muovere un muscolo, cosí rimase in attesa che fosse l'altra a fare qualcosa, consapevole del fatto che non sarebbe rimasta in silenzio a lungo. 
Infatti poco dopo Catra allungò una mano e prese tra le dita una ciocca di quei capelli biondi che lei si permetteva di lasciar sciolti solo di notte, rimirandola e accarezzandola quando parlò
"Pensi mai a quando andremo via di qui?" 
sussurrò, esitante, piena di speranza.
Adora deglutí, perché quella sensazione pareva averle seccato la bocca, e rispose con voce instabile
"Via di qui? Cosa intendi dire?" 
L'altra continuò a fissare i suoi capelli 
"Beh, non resteremo qui per sempre, no?" 
"Ma...insomma, dobbiamo combattere, vincere la guerra, guideremo le truppe fianco a fianco e vendicheremo i nostri genitori, non é questo quello che vuoi anche tu?" 
Solo allora Catra la guardò negli occhi, lasciando andare quella ciocca.
"Si, anche, ma...quello che davvero voglio é essere libera. Finché resteremo qui saremo schiave della Tessitrice d'Ombre e di Lord Ordak. Tu stai per diventare capitano delle truppe, so che per te é difficile lasciare tutto, ma quando avremo finito e la guerra sarà vinta..." 
Allora cercò la sua mano e la afferrò, seppur con delicatezza, portandola più vicina ai loro cuori
"...non ci saranno più principesse in giro e...potremo andare dove vorremo, lontano da qui. Potremo sottomettere uno dei loro popoli e farlo nostro, se é quello che vuoi, oppure solo...trovare un posto tranquillo, ed essere felici. Solo io e te."
E Catra le fece di nuovo dono di uno di quei  sorrisi bellissimi quanto rari, sinceri, che probabilmente nessuno all'infuori di Adora poteva dire di aver mai visto. 
"Io voglio andare via da qui, non é questo quello che vuoi anche tu?" 
Adora notò di star ricambiando la stretta della sua mano senza neanche pensarci, e sentí quella sensazione mutare in qualcosa di ancora più caldo, che si stava lentamente espandendo dal suo petto in tutto il suo corpo come una densa nebbia invisibile. 
Sorrise. 
"Si, é quello che voglio anch'io" 
Catra le sorrise ancora, stringendo di più la sua mano. I suoi artigli le punsero la pelle ma ormai Adora ci era cosí abituata che non ci fece caso. 
Fu qualcos'altro invece, a bloccare nuovamente il suo respiro. 
Catra si avvicinò di più al suo viso, e credette di essere addirittura illuminata dai suoi occhi, per come stavano brillando. 
Rimase lí ferma, a fissarla sfiorandole le labbra con il fiato, a scavare con le pupille affilate nel'azzurro dei suoi occhi, che Adora apriva del tutto per lei, concedendole l'accesso ad ogni antro della sua anima, e che solo a lei avrebbe aperto, perché per quanto potesse sembrare socievole e godere dell'amicizia di tutti i suoi compagni, Catra era l'unica con cui non aveva remore a mostrare la vera sé. Quella che era sotto la divisa, l'ordine, l'obbedienza e la perfetta combattente che l'avevano resa. 
Ma poi lei si spostò, poggiando rapidamente le labbra sulla sua guancia, e l'aria tornò a circolare nei polmoni di Adora.
"Grazie" le disse solo, sdraiandosi poi sul suo letto e rannicchiandosi al suo fianco, chiudendo finalmente gli occhi.
Dopo un paio di secondi per recuperare il controllo di sé stessa, Adora la guardò. Sorrise, per la tenerezza che non avrebbe mai smesso di farle la sua amica quando dormiva, e per la bellezza ormai matura che modellava i suoi lineamenti che non aveva mai notato prima. 
Affondò una mano tra i suoi capelli, grattandole leggermente la testa e guadagnando da parte sua un debole verso di approvazione, e lasciò che il sonno le portasse via cosí entrambe. 
 
Fu per questo che il giorno dopo rubò un Skiff.
Aveva deciso di realizzare il sogno della sua migliore amica, e se non poteva realizzarlo sul momento, aveva intenzione di dargliene almeno un assaggio. Non avevano mai lasciato la zona della paura prima, non si erano mai addentrate nel pericoloso bosco dei sussurri, ma se Etheria un giorno sarebbe stata loro, e si sarebbero davvero allontanate da li, allora una semplice esplorazione le era parsa il modo migliore per cominciare ad abituarsi al mondo esterno. 
E per rendere Catra un po' più felice.
A piccoli passi, come le avevano insegnato gli allenamenti di tutti quegli anni. 
E sapeva che Catra lo aveva capito, lo sapeva dalla scintilla che aveva visto brillare nei suoi occhi quando le aveva rivelato il suo piano. 
Quello, aveva pensato, sarebbe stato il loro primo passo verso un futuro che fosse solo loro.
 
Quella fu la prima volta in cui vide la spada della protezione.
 
••••
 
Fissava i suoi amici ormai da molto tempo, anche se non sapeva dire quanto.
Dovevano essere ormai passate cinque ore dal calar della notte e loro dormivano profondamente.
Erano stati davvero gentili, Bow e Glimmer, ad organizzare un pigiama party solo per non farla stare sola, ancora Adora si domandava come avesse potuto odiare persone come loro per tutta la sua vita, ma...per quanti sforzi potessero fare, sapeva bene che non avrebbero potuto aiutarla.
Adora non era abituata a dormire da sola, e non perché avesse sempre dormito in una camerata, ma perché non aveva mai dormito sola nel suo letto.
Catra aveva sempre dormito con lei.
Quando si rannicchiava sapeva diventare così piccola che non era mai stato un problema entrare nel stesso letto. 
Da piccole avevano tentato di separarle, ma presto si erano accorti che era del tutto inutile perché, qualsiasi cosa facessero, al mattino trovavano sempre Catra nel letto di Adora o viceversa. Cosí le avevano semplicemente lasciate fare. E da bambine facevano troppi incubi per dormire sole, e da grandi semplicemente era diventato normale farlo. Non se ne erano mai preoccupate ne mai chieste la ragione, era cosí e basta. Ed era stata una delle poche cose sicure e stabili che avessero mai avuto in una vita fatta di dubbi e false verità che ora più che mai Adora riconosceva. 
Una vita di manipolazioni che le aveva separate e forse distrutte. 
E adesso se me stava li, ferma a fissare la fiaccola brillante ed i suoi nuovi amici, sapendo che non avrebbe dormito quella notte, nonostante fosse tremendamente stanca, e probabilmente neanche le notti successive, finché il sonno non l'avesse fatta svenire. 
Perché per quante coperte potesse stringere, continuava a sentire un vuoto accanto a se, che dolorosamente le ricordava la sua presenza, o meglio, la sua vacanza: le mancava il calore di Catra. 
E per quanto quelle scintille magiche potessero rischiarare l'oscurità della stanza, non sarebbero mai state luminose, brillanti e ipnotizzanti come lo erano gli occhi di Catra: le mancavano, a scrutarla nell'oscurità.
E nel silenzio pregno di sonno le mancava la sua voce, a svegliarla nei momenti meno opportuni. 
Le mancava tutto di Catra, e vederla andare via le aveva spezzato il cuore.  
Come aveva potuto scegliere l'orda al posto suo? Come aveva potuto scappare con quell'ultimo sguardo, uno sguardo che quasi non la riconosceva? 
Dove aveva sbagliato? 
E si era detta, sí,  che forse sarebbe dovuta andare a cercarla. Si era detta che avrebbe dovuto magari andare a parlarle, a spiegarle tutto, ma il pensiero di tornare laggiù la terrorizzava. La terrorizzava non poter tornare indietro a salvare quella gente, perdere quello straordinario potere con cui poteva battere tutto e tutti.
Era un rischio troppo grande da correre. 
Dopotutto, si era ripetuta centinaia di volte, Catra avrebbe solo dovuto aspettare che tutto fosse a posto, che Adora, o forse She-ra, risolvesse tutto come aveva sempre fatto. 
Era forte, sapeva che avrebbe potuto farcela. Perché rischiare, dunque? 
Doveva solo aspettare, e poi sarebbero state libere.
Libere di andare dovunque, loro due sole.
Dopotutto, non era forse questo quello che entrambe avevano sempre voluto?
 

//Salve a tutti! Questa è stata la prima fanfiction su She-ra che ho scritto (ne sono seguite altre che credo di pubblicare prossimamente) quando ancora non avevo neanche finito di vedere la serie. Tuttavia, conoscendo gli sviluppi finali, ho pensato sarebbe stato interessante ricondurre le origini della differente sfumatura del sentimento che da sempre le ha unite (perché per me ciò che hanno avuto è sempre stato amore, solo, alla fine ha assunto una connotazione più "adulta" e letterale del termine) a prima ancora che Adora abbandonasse l'orda, nello specifico la notte prima del giorno che ci viene mostrato nel primo episodio. 
Questa storia era un esperimento, a dir la verità, un prendere dimistichezza con i personaggi, ma ad essere onesti non mi dispiace e dunque ho pensato non sarebbe stato male alimentare un po' questa sezione dedicata a questo fandom. 
Ringrazio chiunque si sia preso qualche minuto per leggere ed eventualmente commentare!
Eleonora. 
   
 
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