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Autore: Gaia Bessie    10/01/2021    9 recensioni
Il giorno che te ne sei andata avevo diciotto anni.
Febbraio s’arrampicava lungo la corteccia degli alberi – sempre più spogli – del viale di casa nostra, che singhiozzavano a fatica l’aria dai ramoscelli, e io semplicemente non avevo idea di quel che eri diventata.
[Andromeda, Narcissa | OS | Prima classificata al contest “A Farewell to…Contest” indetto da CatherineC94 sul forum di EFP]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Black, Andromeda Tonks, Narcissa Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Il giorno che te ne sei andata
 
 
Il giorno che te ne sei andata avevo diciotto anni.
Febbraio s’arrampicava lungo la corteccia degli alberi – sempre più spogli – del viale di casa nostra,  che singhiozzavano a fatica l’aria dai ramoscelli, e io semplicemente non avevo idea di quel che eri diventata.
Hai provato a dirmi che non saresti cambiata: ma l’amore ti ridisegna i contorni e ti costringe a mutar pelle e tu, la tua, l’avevi smessa volentieri. Anche se ancora non avevi avuto il coraggio di dirlo a me – che avevi una catenina d’oro, quella della nonna Rosier, con la fede nuziale a penzolarti contro la pelle nuda. Una bestemmia sbiadita dalla pioggia che cominciava a cadere.
 
 
Il giorno che te ne sei andata avevo diciotto anni.
Passeggiavamo lungo il viale, risalendo quel vortice di parole con cui t’investivo: non capitava spesso, di vederti a casa e, quando accadeva, era sempre festa. Ti ho detto qualcosa, tu sei scoppiata a ridere.
Avevi aperto un ombrello – ma come, Meda, una cosa così Babbana? Se ti vedessero mamma e papà – e riparato entrambe.
«Hai un sacco di sogni per la testa, Cissy» mi hai detto, con una dolcezza strana, malinconica. «Ma anche io ho i miei, sai?».
Alberi snudati dalle foglie si piegavano per accarezzarti il capo, attraverso l’ombrello, tu avevi sorriso nel vento tagliente. Me l’hai detto così.
 
 
Il giorno che te ne sei andata avevo diciotto anni.
Febbraio si congedava quel giorno, in una speranza che precocemente profumava di primavera, ma le tue parole erano nevose e congelate come pioggia condensata.
Me l’hai detto così: storia vecchia, un arazzo bruciato. Scappavi di casa, ti prego Cissy non smettere di scrivermi. E come avrei potuto continuare?
Avevi tradito la famiglia, avevi tradito me. Ma la bruciatura non è bastata a soffocare il dolore, cieco e disperato, e la mancanza (ancora più priva di vista e di speranza).
E forse sarai felice perché i tuoi sogni li hai realizzati, e i miei sono divenuti solamente dei santini di cartastraccia.
 
 
Il giorno che te ne sei andata avevo diciotto anni.
Per ogni febbraio che ci ha separate, ho portato un singolo fiore davanti all’albero – sempre spoglio – davanti cui mi hai detto che andavi via. Ogni volta, di anno in anno, mi sono chinata sul terreno e l’ho lasciato lì, coperta da uno scomodo ombrello Babbano.
Non mi crederai ma, mentre mi risollevavo e mi guardavo attorno, mi sembrava ancora di sentirti ridere.
Il giorno che te ne sei andata avevo diciotto anni e più sogni che capelli: ma, da quel giorno, uno dei miei sogni è stato di rivedere te un’ultima volta – non nella somiglianza asimmetrica con Bellatrix, ma te.
 
 
Il giorno che sei tornata avevo quarantatré anni e sogni in meno in testa.
Ma, quando ti ho vista arrancare verso di me, al funerale dei caduti, è stato come se il tempo avesse cominciato a scorrere all’incontrario.
Avevo meno capelli e meno sogni, tu un ombrello Babbano – ed era di nuovo febbraio, questo sì – che sbatteva e s’aggrappava alla pioggia come se potesse respirarla, per ripararsi dai graffi di alberi privi di foglie.
Diciott’anni quando eri scappata via, quarantatré quando hai aperto le braccia, hai riso di nuovo, e mi hai detto torna.
E, attraverso le bruciature, un paio di occhi scurissimi sono emersi tra la cenere.
I tuoi.
 
(550 parole)


 


Io davvero non so che spiegazione darvi. 
Questa storia è nata improvvisamente, mentre stavo dormendo e mi sono dovuta alzare per metterla su carta e, dunque, eccola qui. Non scrivo mai sulla OG, quindi spero che il mio tentativo sia valido.
Una buona domenica a tutti,
Gaia
   
 
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