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Autore: TheDoctor1002    10/01/2021    6 recensioni
[Historical!AU]
La Rivoluzione imperversa.
Implacabile, ingrata, non guarda in faccia nessuno. Neppure chi ha fatto tanto per farla sbocciare.
Questa storia partecipa all'iniziativa "Scrivimi!" Di Caffè e Calderotti 💖
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nefertari Bibi, Sabo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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[Historical!AU] Canti e colpi di mortaio

Ciao tu, animale stanco
Sei rimasto da solo, non segui il branco
Balli il tango mentre tutto il mondo
Muove il fianco sopra un tempo che fa
Tiki bom bom bom

I colpi di mortaio risuonavano nella piazza, accompagnati dal ritmico battito cardiaco di centinaia di pistole. La nebbia dei fumogeni talvolta invadeva le vie all'improvviso, ma al mare bianco che ne seguiva si era abituato. Quando gli occhi non collaboravano più, Sabo rizzava il pelo e lasciava che a guidarlo fosse quell'istinto che mai lo aveva tradito. 
Perfino nella densa foschia lattiginosa, non ebbe nessuna difficoltà a seguire le macchie di sangue sul selciato umido ed era praticamente certo che non sarebbe stato il solo. Per questo doveva correre, per questo doveva essere il primo a giungere ovunque si fosse cacciata: il cuore di una rivoluzione non è il posto adatto per una figlia della piccola nobiltà, neppure per una come Vivi.

Ehi tu, anima in rivolta
Questa vita di te non si è mai accorta
Colta di sorpresa, troppo colta
Troppo assorta, quella gonna è corta
Mai più, è meglio soli
Che accompagnati da anime senza sogni
Pronte a portarti con sé, giù con sé

La Principessa, come ormai avevano preso a chiamarla, era quanto di più lontano da tale stereotipo potesse esistere. Fin dai primi moti di malcontento e dalle prime richieste di aiuto rivolte a quei governanti sordi, aveva messo a disposizione del Popolo tutte le sue risorse, la sua influenza e il suo tempo.
Aveva rischiato il linciaggio, andando in prima persona a parlare con chi assediava i principali centri della corte. 
"Come posso aiutare?" chiese. 
E ascoltò le voci, i bisogni di quei disperati. Procurò loro cibo e medicine, prese la parola a ogni dibattito, certa che i suoi pari avrebbero trovato lampanti le difficoltà in cui la propria gente versava. 
Dopo il suo intervento c'era sempre un grande silenzio. 
Bisbiglii, nel migliore dei casi. 
"Cosa pensa di fare? Non sono certo affari in cui una donna da bene debba immischiarsi." criticavano le dame, nascoste dai loro ventagli, facendo sporgere solo gli occhi taglienti come lame. 
Aveva lottato con suo padre per portare la voce del Terzo Stato nelle sale del potere e, con sorpresa, avevano trovato anche degli alleati che li supportarono fino alla coronazione del sogno degli Stati Generali. 
Ma quello che era parso come un punto di arrivo fu solo l'inizio della fine. 
La partecipazione del popolo altro non fu che una farsa: le loro richieste venivano derise, chi aveva la cultura e i mezzi per aiutarli fingeva di essere stolto e indigente, finché il bruciante desiderio di riconoscimento non divampò, finché la consapevolezza che la libertà dovesse essere strappata dalle fredde mani dei tiranni non si diffuse come una malattia contagiosa.
Ancora una volta, contro l'opinione di ogni consigliere e della sua stessa famiglia, la Principessa non abbandonò la sua gente. 
Prese a girare per le locande e per le strade e a frequentare gruppi che, nei saloni dei suoi pari, venivano definiti come sovversivi.
La chiamavano pazza, facevano serpeggiare voci poco nobili sugli affari che avesse da condurre in città e sulle persone che doveva incontrare. Di certo, con quei suoi giornaletti da terroristi, non poteva fare niente di degno di una signorina del suo calibro. Prendere le distanze da lei e dal poco che restava della sua famiglia divenne una sorta di regola non scritta.
Ma Vivi non era una donna a cui importasse delle voci. Nessun precettore era mai riuscito a porre un freno a quell'innato, incontenibile senso di libertà e giustizia, per quanto le ribadissero che non spettava a lei occuparsi della questione popolare. 
Quando gli aveva raccontato del suo passato, Sabo era scoppiato a ridere talmente forte che rischiò di soffocarsi col suo stesso fiato.
"Ti sta bene, impari a non credermi!" gli aveva risposto lei, battendo forte la mano sulla sua schiena per placare la tosse. 
La verità era che il giovane non avrebbe mai potuto crederle: il giorno in cui si erano conosciuti, Vivi spiccava tra tutti perché era seduta su un bancone lercio, scalza e con i capelli umidi di pioggia ad incorniciarle il volto. Cantava la Marsigliese a squarciagola, avvolta in un mantello tricolore stracciato nonostante fosse pieno luglio e l'umidità rendesse l'aria appena respirabile. Ballava con tutti, sorrideva a chiunque e aveva una parola per ogni avventore, perfino per lui. 
"Sorridi, straniero! Oggi il popolo ha vinto!" Lo invitò, nonappena intercettò la figura sbiadita di Sabo sulla porta. Lo trascinò senza cerimonie nel cuore dei festeggiamenti e gli passò una bottiglia di vino. 
"Cosa festeggiate, madmoiselle?" Le chiese urlando, cercando di sovrastare i canti al ritmo dei quali lei aveva già ripreso ad agitare le gonne.
"La Francia!" rise in risposta "Non hai sentito le ultime notizie? Un'insurrezione ha occupato la Bastiglia, il governo non potrà più instaurare la legge marziale!"
Lui sapeva bene cosa intendesse: tra i galeotti che erano evasi dal carcere, quel giorno, c'era anche lui. L'aveva considerato un evento fortunato. Un diversivo impensabile, certo, ma nulla di più. 
Quella sera, bazzicava per strada solo per procurarsi un visto che gli permettesse di lasciare Parigi e ritrovare suo fratello Ace in Inghilterra. Oltremare, dicevano, i soldi si facevano da soli. Ma anche se non fosse stato vero, la piccola criminalità non pagava più, in una nazione che rischiava di collassare un giorno sì e l'altro pure: troppa concorrenza, troppe guardie a sorvegliare le strade e troppa gente senza nemmeno gli occhi per piangere.
"Non ne avevo idea" ammise lui, capendo forse una parola su tre. 
"Come non ne avevi idea?!" lo prese in giro lei "Hai vissuto sotto un sasso, forse?"
"Qualcosa del genere!" 
Un brindisi si mangiò la coda di quella risposta, perforando i timpani dei due giovani.
"Senti, è lunga e difficile da spiegare" concluse Vivi "Ma se torni qui domani, diciamo nel pomeriggio, posso raccontarti una cosa o due" 
"Come sai che non sono uno sbirro?" 
Lei arricciò il volto in un'espressione indagatrice, a quella domanda. Analizzò i boccoli biondi e scomposti, la cicatrice sul suo occhio, ognuno dei tratti spigolosi del suo viso, uomo e bambino allo stesso tempo. 
"Non hai la faccia da sbirro" lo rassicurò, lasciandogli due buffetti sulle guance arrossate "E poi, uno confuso quanto te non l'ho mai visto in vita, parola mia. Sembri qualcuno che non ha proprio idea di che fare, altro che infiltrato. Ti aspetto domani, fatti trovare!" 
E con quella raccomandazione, la donna sparì, inghiottita da una folla che la reclamava come l'unica nobile degna del popolo. 
Dopo una notte e mezza giornata di tentennamenti, Sabo scelse infine di presentarsi all'appuntamento. Parlò con lei e con tanti altri portavoce della causa nazionale, si fece comprare dal sogno di una rivoluzione d'estate, dalle promesse che, prima che Gesù Bambino venisse al mondo, ognuno avrebbe avuto un tetto sopra la testa e la pancia piena. 
Ma l'inverno arrivò e, a tenerli caldi, c'erano solo le braci della rivoluzione. E con lui un altro Natale, e un altro ancora, con sempre meno persone al loro fianco. 
La violenza, d'altro canto, non accennava a placarsi, tingendo le strade di sangue.

No-, no-, no-, no-, no-, noi
Siamo angeli rotti a metà
Siamo chiese aperte a tarda sera, siamo noi
No-, no-, no-, no-, no-, noi
Siamo luci di un'altra città
Siamo il vento e non la bandiera, siamo noi
No-, no-, no-, no-, no-, noi
Siamo gli ultimi della fila
Siamo terre mai viste prima, solo noi.

"Non doveva andare così" sospirò Vivi, sdraiata su una panca della cattedrale di Nostra Signora, sotto una finestra di quella zona franca che occupava l'Île de la Citè. 
Certo, di una chiesa restava ben poco: un altare, qualche icona votiva tra i cumuli delle barricate, il suo antico rosone. 
Ma quel che più importava era che nessuno avrebbe ucciso tra le sue mura. Era una delle poche regole che quella guerra senza quartiere si fosse data.
Al di fuori, una neve sparuta e leggera si mischiava al fiato condensato, alla cenere e al fumo delle bombe carta per le vie. Alcune frange più estremiste della rivoluzione avevano rivolto le loro armi anche verso chi, a loro parere, avesse intenzione di tradirne gli ideali. Poco importava che le accuse fossero fondate o meno. 
In una delle tante guerriglie che ancora infuriava in città, Sabo aveva visto Vivi  cadere, colpita da una pallottola vagante all'altezza del fegato. O almeno pregava fosse così: era certo che il giorno in cui qualcuno avrebbe visto in lei il nemico, sarebbe stata la fine per la rivoluzione. 
Forse il punto di non ritorno l'avevano già passato da un pezzo.
"Come va la ferita?" chiese il giovane, sedendosi accanto a lei e posandole un bacio tra i capelli celesti. 
Vivi si tastò il lato, sopra le garze, e un'espressione di dolore le contrasse il viso.
"Mi fa un po' male" bisbigliò, ricambiando e accostando le labbra al dorso della sua mano ancora insanguinata dalle cure. "Ci ho sperato così tanto, sai? Che fosse la cosa giusta."
"Lo sarà" le promise, districando i nodi nella sua chioma con le dita. Cercava di capire se lei stesse parlando dai movimenti delle labbra, temendo che i rumori concitati dell'esterno potessero divorare la sua flebile voce.
"Sei così dolce a rassicurarmi" sorrise lei debolmente "Ma questa non é la stessa Francia di quando abbiamo cominciato. L'abbiamo salvata dalla fame per farla collassare in preda al terrore. Temo di aver fallito, mi dispiace." 
Il freddo si insinuava infido nelle ossa di lei. 
Sabo la strinse nella sua giacca ruvida e spessa, restando in maniche di camicia. La cullava come una bambina. "Non dire così" la pregò sottovoce. 
Tremava come un pulcino, così diversa da quella che era sempre stata. Il suo corpo sembrava aver esaurito la forza che aveva dimostrato nelle prime file.
Non era più la voce che iniziava i canti nella folla, così chiara e limpida da farlo sembrare l'annuncio di un angelo. Non era più le braccia che sventolavano incessantemente il vessillo francese. 
Era solo ferita e stanca. 
"Questa gente, ora, ha bisogno di pace, Sabo." concluse, cullata dai suoni martellanti e sempre più flebili di una ritirata "Se non potrò portarla io, allora spero tanto che lo farai tu." 
Quella richiesta improvvisa lo schiacciò, si sentì pietrificato dalla responsabilità che Vivi gli aveva affidato. Ma come avrebbe potuto non promettere? Quella sera, nella taverna, aveva ottenuto una seconda possibilità, una ragione che rendesse la sua esistenza degna, se non altro, di essere ricordata in un epitaffio. Qualcosa che lo rendesse migliore del falsario da due soldi che era stato.
"Come? Un uomo da solo non cambia certo il mondo." sospirò, facendola sorridere. Quella semplice, lieve contrazione dei muscoli riuscì a scaldargli il cuore, mentre le sue mani vagavano tra il capo e le guance di lei, come se volesse darle tutte le carezze che aveva perso lungo la strada.
"No, uno solo no." concluse Vivi, attirando il volto del giovane a sé, senza incontrare resistenza alcuna "Ma é sempre un inizio. A volte basta quello." 
Al termine di quel semplice inno alla speranza, del suo ultimo atto di fede negli uomini, la donna chiuse gli occhi, mentre fuori il caos continuava a imperversare.

Ciao tu, animale stanco
Sei rimasto da solo, non segui il branco
Balli il tango mentre tutto il mondo
Muove il fianco sopra un tempo che fa
Tiki bom bom bom


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Nda: salve a tutti, lettori di ogni mare! Questo piccolo delirio é tutto merito e colpa (💖) di Caffé e Calderotti, dell'iniziativa "Scrivimi!" e di Rosmary in particolare.
É stata proprio lei, infatti, a suggerirmi come prompt "Tikibombom" di Levante e a suggerirmi una coppia insolita. Questa specifica combinazione di pulzelli non é un'idea mia, ma é bastata una sola Fanfiction di Nami93_Calypso a conquistami ed ecco che Vivi (si regà, rifiuto la grafia con la B, non la reggo proprio) e Sabo sono diventati una delle mie pochissime crack ship.
Unite tutto questo ad Assassin's Creed Unity e alla mia totale incapacità di seguire qualcosa senza infognarmi ed ecco che l'AU é spiegato. 
Per l'introspezione, non so quanto posso averci azzeccato, ma 2/3 é comunque una buona media (almeno secondo il problema di Monty Hall!) 

Prompt: Tikibombom di Levante (una frase, l'atmosfera, l'intero testo, a tua scelta)
Coppia: coppia crack o comunque insolita
Genere: introspettivo
Words: 1904w

   
 
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