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Autore: hikarigaoka    15/01/2021    2 recensioni
[Bokuaka] [AU!]
Pianto delle stelle.
Accompagnato da lacrime simili a stelle luminose e ad un appena percettibile suono scintillante, è causato dall'amore non corrisposto.
È possibile guarire solo se i sentimenti vengono ricambiati.
Se cosí non fosse, eventualmente il bellissimo bagliore delle lacrime danneggerá la vista del paziente fino a che non sará impossibilitato nel vedere i colori.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Star Cry.

- I have loved you for the last time -

https://www.youtube.com/watch?v=DUGR-GnScCU
(ascolto consigliato, buona lettura)

 
Keiji Akaashi non si considerava, neanche per sbaglio, un tipo socievole.
Da sempre ragazzino ansioso e fin troppo pragmatico, aveva passato la maggior parte delle scuole medie ed elementari a preoccuparsi di altro piuttosto che della compagnia dei suoi coetanei, dei quali capiva spesso e volentieri ben poco.
Era uno che stava sulle sue, tutto qui, per evitare che alle ansie e preoccupazioni correnti se ne aggiungessero delle altre. 
Non se ne vantava affatto di essere un tipo poco socievole, anzi, gli dava dispiacere perché sapeva che a quell'età è importante relazionarsi con gli altri e sarebbe da evitare il cercare di fare i misteriosi e non rivolgere la parola a nessuno.
Ahimè, si accorse di ciò soltanto verso la fine della terza media, quando ormai i suoi compagni di classe erano da salutare definitivamente. 
Al colloquio con i professori per l'orientamento verso il liceo, gli erano state fatte due proposte di scuole a Tokyo: il Fukurodani e il Suzumeoka.
Onestamente nessuna delle due scuole gli ispirava parecchio, ma un'occhiata doveva darla per forza.
Come si aspettava, nessuna delle due scuole lo colpì particolarmente e rimase piuttosto deluso, più da sè stesso che da altro perchè non era in grado neanche di prendere questo tipo di decisione
Adesso siede pensieroso nei sedili posteriori di uno dei pulmini della scuola media Mori, insieme alla squadra di pallavolo.
Se non era un tipo socievole, come minimo era un ottimo alzatore. 
La pallavolo lo aveva catturato sin da piccolo, nonostante non fosse uno dalle grandi passioni, e fare l'alzatore sembrava lo calzasse a pennello, lo rendeva felice.
I suoi compagni di squadra sono piuttosto forti, ma sembra che gli manchi quella passione e ardore che farebbe considerare la pallavolo un gioco di squadra.
Sotto decisione della scuola e dell'organizzatore dell'evento, la squadra sarebbe andata ad assistere al torneo interliceale di quell'anno delle principali squadre di pallavolo di Tokyo.
Quando entra, Keiji non crede di aver mai visto un campo più grande di quello, molto diverso dal solito minuscolo spazio che gli era concesso in palestra.
Il primo match si svolge in fretta, e le altre due squadre successive si apprestano a fare la loro entrata.
Akaashi constata con un poco di sorpresa che una delle due squadre è proprio quella del Fukurodani, la scuola che aveva visitato solo qualche settimana prima.
Sono bravi, veramente bravi, e sono sul punto di conquistare il primo set.
All'improvviso, accade qualcosa che lascia Akaashi piuttosto sorpreso.
Uno degli schiacciatori, il numero quattro, salta verso la rete e con estremo vigore schiaccia la palla dall'altro lato della rete, segnando il punto che decreta la vittoria del primo set.
Non era la prima volta che segnava in quella partita, ma qualcosa era scattato in Keiji in quel momento.
Quel ragazzo, il numero quattro, poco prima di schiacciare aveva sorriso in modo estremamente sincero, per poi prorompere in un'esclamazione piena di vitalità.
Nessuno dei suoi compagni si sarebbe mai comportato in quel modo, si ritrova subito a pensare Keiji, nessuno ha quella passione che possiede quello schiacciatore.
Per qualche strano motivo, quel semplice gesto, quel sorriso e quell'esclamazione, fanno crescere in Akaashi una sensazione diversa, sente che potrebbe vedere la pallavolo sotto un'altra prospettiva.
In quel momento decide che frequenterà il Fukurodani.

 
---

"Akaashi! Akaashi! Aspettami!"

Bokuto trotterella fino ad affiancarsi all'amico, che si stava dirigendo alla stazione per prendere la metro e tornare a casa.
Non pensava sarebbe venuto con lui quella sera dopo gli allenamenti, di solito il giovedí si faceva venire a prendere.
Sono le sette, il sole pomeridiano è giá calato e ha lasciato che le strette strade della periferia di Tokyo venissero sommerse dal buio della notte, illuminate solo dai lampioni dalla luce giallastra.
Arrivano presto alla stazione, salgono sulla prima metro e si siedono vicini in un vagone vuoto.
Lo sguardo di Keiji vaga sulla grande finestra di fronte a lui, oltre la quale si stagliano i grandi grattacieli ed edifici della cittá.
Sembrerebbero immersi in un vuoto totale, se non fosse per le miliardi di stelle bianche e gialle che puntellavano il cielo dietro di essi, dipingendolo di viola e di blu.
Il silenzio cala su di loro, un silenzio confortevole al quale Akaashi era abituato, ma Kōtarō per niente e si sentiva in dovere di rompere.

"Allora Akaashi, sei ancora in ansia per l'esame di questo weekend? Quante volte ti ho detto di mantenere la calma che sei intelligentissimo!?"

Bokuto non lo aveva mai chiamato "Keiji", non perché non ci fosse abbastanza confidenza tra i due, ma perché gli piaceva tanto il modo in cui suonava "Akaashi", pur pronunciandolo in maniera piuttosto sbiascicata.
Forse era quello il bello.
A Keiji non dispiaceva chiamarlo "Bokuto" o "Bokkun", perchè pensava che il suo cognome lo calzasse a pennello.
Gli piacevano proprio, i loro reciproci cognomi.
Quel giorno Akaashi sembrava piú sperduto del solito, agli occhi dell'amico.
Nessuno avrebbe saputo dirlo dalla solita espressione irremovibile dell'alzatore, ma Kōtarō era ben lontano dagli altri per quanto riguardava Keiji.

"No, al momento non sono preoccupato per l'esame"

"Mh! Ti credo poco!"

Debolezza numero 13 di Bokuto, non crede mai alle negazioni di Keiji quando dice di non essere preoccupato.
Non è proprio una debolezza, ma si era sentito in dovere di metterla nell'elenco.
Akaashi stringe le dita sottili attorno alla maniglia della sua valigetta scolastica.
In realtá era vero, non aveva nulla che lo preoccupava in quel momento, ma appunto per la dannata numero 13, Kōtarō non gli crederá mai.

"Aaaaah! Ho capito! Ti piace una ragazza!"

Debolezza numero 14, cercherá in ogni modo di capire che cosa non va, sparando sentenze finchè non gli darai corda.
Neanche questa è una debolezza vera e propria, ma gli sembrava di doverosa appartenenza all'elenco.
A parte ció, Akaashi era solito ignorare questi tentativi di indovinare, ma questa volta l'affermazione di Kōtarō non gli era passata inosservata.

Mi piace una ragazza?

I suoi occhi scuri indugiano su quelli ambrati di Bokuto, vispi e sempre vigili.

Mi piace una ragazza?

Solo ora si rende conto di come le loro spalle e le loro cosce si stiano toccando, sfregando l'una contro l'altra ogni volta che la metro sobbalzava improvvisamente.

Mi piace una ragazza?

"Dai Akaashi! Lo sai che queste cose me le puoi raccontare, anche se la conosco non ti prenderó in giro!"

Bokuto ride di cuore, non ne ha apparente motivo, ma lui rideva ogni volta che ne aveva l'occasione.
Akaashi sbircia il suo sorriso.

Mi piace una ragazza?

Akaashi si morde il labbro, e alla mente gli tornano le immagini di quel ragazzo sul campo da pallavolo, nella sua vitalità e che schiaccia con forza.
Ripensa al giorno prima quando gli aveva offerto metá del suo panino, o quando gli aveva poggiato la mano sulla spalla stringendola un poco.

Mi piace una ragazza?

"No, non mi piace nessuna ragazza, Bokkun"

---

 

È il compleanno di Konoha, oggi fa 18 anni.
Niente di meglio di un festino alcolico per celebrare.
Bokuto è brillo, parecchio brillo.
Akaashi lo tiene sotto il suo sguardo vigile, seguito fedelmente dai suoi occhi neri e sottili mentre nella mano destra tiene un bicchiere di birra.
Non gli piaceva, l'alcol, anche se tutti i normali 17enni lo apprezzavano parecchio, ma teneva in mano quel bicchiere rosso giusto per darsi qualche aria vissuta.
Di certo il THC in corpo aiutava un poco.
Quello era ottimo, alle feste, almeno la sua natura estremamente ansiosa si sarebbe placata per un attimo.
A Bokuto piace dar spettacolo, soprattutto sotto i fumi dell'alcol.
È bravo ad attirare l'attenzione su di sé, e le sue scene esagerate non passano inosservate a qualche ragazza presente.
Soprattutto a una, Himiko si chiama.
Akaashi pensa che sia oggettivamente una ragazza molto bella, le tengono tutti gli occhi addosso del resto, ma non riuscirebbe ad ammetterlo soggettivamente.
Ad Himiko, Bokuto piace parecchio.
Lo guarda, gli tocca la spalla ogni tanto, ride sguaiatamente a tutto quello che fa, e si siede accanto a lui quando ne ha occasione.
Akaashi lascia perdere Bokuto sdraiato sul tavolo da biliardo a pancia in giú e si avvicina a Kuroo, appoggiato al tavolo pieno di bottiglie vuote.
Ha gli occhi arrossati e sorseggia con gusto un cocktail con dentro chissá che roba.

"Oi, Akaashi" lo saluta il capitano della Nekoma, che era stata tutta invitata.

"Oi" gli risponde l'altro.

Restano in silenzio per un po', a osservare quella scena pittoresca.
Fukurodani e Nekoma, piú qualche compagno di classe e amico di Konoha, tutti spensierati e con i sensi offuscati.
A completare il quadro, Kenma rannicchiato su una poltrona a giocare con la sua console portatile, totalmente fuori dalla sua zona di confort.
Bokuto, in ogni caso, era l'indiscusso protagonista.
Come sempre.
Akaashi prova a instaurare una conversazione con Kuroo.

"Bokuto e Himiko vanno d'accordo" dice lui.
Dire quella frase non gli piace.

"Eh, mi sa di sì" risponde Kuroo.

"Secondo te è bella, Himiko?"

"Beh, è una gran figa, c'è da ammetterlo. Ma non ci proverei, pare un po' tonta"

"Sei diretto"

"La bellezza è relativa Agaaashe, a me piacciono quelle intelligenti"

"Ho afferrato"

Il modo di fare di Kuroo gli piaceva parecchio.
Gli arriva uno spinello, non sa da chi, lo mette tra le labbra e fa qualche tiro, per poi passarlo al centrale.

"Secondo me a Bokuto piace, c'è intesa"
Quella intesa l'aveva intuita quando aveva visto il ragazzo far scivolare un braccio attorno ai fianchi di lei.

"Buon per lui" risponde Kuroo, emettendo poi il fumo dalle labbra.

Lo sguardo di Tetsurō indugia un poco su quello di Akaashi.
Lo osserva per bene e poi dá un' occhiata anche a Kōtarō, ora seduto sul divano con Himiko mentre lei gli poggia una mano sul ginocchio.

"C'è qualcosa che non va, Akaashi?" gli domanda poi.

Akaashi è sorpreso, non si aspettava che Kuroo lo capisse.

"Giá, qualcosa non va" constata l'altro "è per Bokuto?"

"Come fai a..." balbetta Keiji.

"Non so, forse è l'erba o forse è l'alcol a darmi questi superpoteri...o forse è perchè sei estremamente trasparente, Agaashee"

Il piú giovane si sente esposto, un po' a disagio nell'essere messo a nudo dal suo amico.

"Ma fidati, non dovresti preoccupartene. Sei a posto cosí come sei"

Il peso sul petto di Akaashi si alleggerisce notevolmente.
È la prima persona a cui lo rivela, anche se non gli ha proprio detto nulla.

"Grazie, Kuroo"

"Non ti preoccupare, sei al sicuro con me" gli risponde il piú grande, poggiandogli un'amichevole pacca sulla spalla.

"Certo che per la tua etá, un ragazzino del secondo anno, ne stai passando tante.
In a un festino alcolico, strafatto a parlare con il tuo amico coglione dell'altro amico coglione per cui hai una cotta"

Ed ecco il solito Kuroo che si atteggiava a uomo vissuto con quelli piú piccoli di lui di anche solo un anno.
Cambiano discorso, per la gioia di Akaashi che non voleva soffermarsi proprio sulla sua sessualitá come se fosse il centro di sé stesso, ma non smette di lanciare sguardi a quei due sul divano.
Stringe fortemente la presa sul bicchiere, nel momento in cui vede Bokuto sussurrare qualcosa a Himiko con un sorriso, per poi baciarla appassionatamente.
Il suo cuore si ferma, ed è costretto a poggiare il bicchiere sul tavolo.
Il suo sguardo diventa vacuo mentre fissa le labbra dei due giovani unirsi davanti a lui.

"Keiji, Keiji no non guardarli" sussulta Kuroo, preoccupato.

Lo afferra per le spalle e cerca di farlo voltare, ma Akaashi lo scansa piú gentilmente possibile e continua la sua tortura.
È ipnoticamente doloroso, non riesce a staccare lo sguardo.
Dopo un po' peró, il suo istinto di sopravvivenza lo costringe ad andarsene di corsa al bagno.
I sentimenti cominciano a picchiare, mentre si fionda verso il lavandino.
Si fissa allo specchio, gli occhi rossi, il volto paonazzo e il fiato pesante.
È ridicolo.

"AGAAAAAASHEEEEEEE"

È Bokuto, che con prepotenza fa il suo ingresso in bagno.
Akaashi voleva chiedergli come mai non era con la bellissima Himiko.

"Che roba questa festa, ma che ci fai in bagno?! Devi sboccare?"

Akaashi, che stava tentando di trattenere le lacrime, scuote la testa.

"Va quanto sei bellino stasera, tutto fatto e in tiro!" esclama, mettendogli un braccio attorno alle spalle.
Si guardano nel riflesso dello specchio, Akaashi e Kōtarō.
Keiji si sente a disagio.

"Va che occhi che hai! Sei troppo carino, dammi un bacio su!"

Kōtarō lo stringe a sé, puzza di gin.
Keiji lo vuole solo allontanare, non lo vuole baciare con le stesse labbra che hanno toccato quelle di Himiko qualche minuto prima.

"Bokuto, fai meno il simpatico, sei ubriaco"

"Dai, un bacino!" insiste l'altro, avvicinando le labbra alle sue in una maniera piú scherzosa che altro.

Akaashi é arrivato al punto di rottura.

"Ma te ne vai o no, cazzo!"

Piomba il silenzio, il sorriso sul volto di Bokuto sfuma e Akaashi respira affannosamente.
Sono tutti e due mortificati, il primo di piú.

"Scusa amico, sono stato molesto...beh torno di lá"

Bokuto si chiude la porta alle spalle e lascia Akaashi da solo, a confrontare sé stesso davanti a quello specchio dove prima era riflessa l'immagine di lui stretto a Kōtarō in quella battuta di pessimo gusto.
Se fosse stato etero, forse avrebbe trovato la situazione divertente.
Scoppia a piangere, sommessamente, singhiozzando forte.
Quella scena patetica era stata l'ultima goccia del suo senso di colpa e di rifiuto.
Un suono flebile, un tintinnio, giunge alle sue orecchie.
E sui suoi palmi aperti, piovono stelle.
Lacrime di quella strana forma che producono quel suono celeste.
Akaashi non capisce, pensa che l'erba gli abbia giocato un brutto scherzo.
Ma gli occhi non lo ingannavano, erano stelle, lacrime a forma di piccole bellissime stelle.
Il giorno dopo Bokuto si sarebbe scusato per la scenetta della sera prima e sarebbe tutto tornato come prima.
Tranne per quelle stelle negli occhi di Akaashi.

---

"Signor. Akaashi, dopo la diagnosi possiamo confermare che si tratta di "Pianto delle Stelle".
Lo so, sembra qualche invenzione stravagante, ma lei non sa quanto è vasta la medicina.
Questo pianto particolare, a forma appunto di stelle, é causato dall'amore non corrisposto.
Si puó guarire solo se si viene ricambiati o se si perde sentimenti per quella persona"

"E se non ci riuscissi?"

Era come se si stesse dicendo da solo: no, nessuna delle due opzioni è possibile.

"Beh, nel caso fosse impossibile, purtroppo la sua vista verrá danneggiata fino a farla diventare incapace di distinguere colori che non siano il bianco o il nero"

---

I genitori di Keiji non la presero né bene né male, quando lui si riveló essere omosessuale.
Se l'era aspettato diverso, il suo coming out.
Lo aveva gridato di getto, pieno di frustrazione, come se stesse ammettendo una colpa.
E in effetti era cosí, Keiji si sentiva in colpa.
Non era religioso, né tantomeno omofobo internalizzato, amare era la cosa piú normale al mondo, ma era come se stesse deludendo qualcuno.
Quando scoppió in lacrime davanti ai suoi genitori, lasciando che quelle piccole e cristalline stelle cadessero sul pavimento, entrambi gli lasciarono rassicuranti carezze con la schiena.
Akaashi sapeva che facevano cosí solo perché gli volevano bene, e lo apprezzava, ma sapeva che la notizia li aveva sconvolti.
Tempo dopo, ogni tanto azzardavano chiedergli se si stesse sentendo con qualche ragazza, ricevendo sempre dei sonori "no" come risposta.
Keiji ci restava male, e piangeva, ma poi vedere i loro sorrisi a tavola o durante le gite insieme, lo faceva tornare sereno.
Gli volevano sempre bene.

 

---
 

"Akaashi, sei mai stato innamorato?"

"Sí, Bokkun"

"AH! E ANCHE ADESSO?!"

"Sí, sono innamoratissimo ti diró"

"Dai, dimmi di chi, dimmi! Chi é la fortunata?"

"É un segreto"

"Daiii! Sei cattivo, Agaashe!"

"Tu piuttosto pensa alla tua fidanzata"

"Setsuka? Beh sì lo sai giá che la amo, che altro c'é da dire?"

"Non so, tu cosa ne pensi dell'amore?"

"Beh, l'amore é pazzesco. Le prime volte con Setsuka, i primi baci, le prime uscite, erano tutto ció che volevo in quel momento.
L'amore fa semplicemente stare bene.
E tu, come ti senti per questa ragazza?"

"Essere innamorati é tutto ció che chiedo.
Le persone hanno bisogno di altre persone, sia che ci ricambino o no.
L'amore mi sta facendo sentire strano, come se la vita non fosse reale.
É come camminare tre metri sopra la terra.
Sapere che da qualche parte c'é quella persona, mi fa stare bene da morire"

"Akaashi!"

"Che cosa?"

"Ma ci vedo bene o quelle che escono dai tuoi occhi sono stelle?"

---

Il suono forte che segna la fine della partita arriva prepotentemente alle orecchie di Akaashi.
Il ragazzo si alza lentamente, applaudendo piano a tutti i giocatori.
Poi, si incammina verso il campo da pallavolo, per il quale aveva ricevuto un permesso speciale per accedere.
Cerca con lo sguardo uno tra i ragazzi degli MSBY Black Jackals, e non gli é difficile trovarlo.

"Agaashee! Sei venuto alla fine! Pensavo che il tuo capo ti avesse bloccato al lavoro"

Bokuto é sempre rimasto uguale: nel portamento, nella voce, nel sorriso.
Akaashi é cambiato, ma neanche troppo.
Forse gli occhiali poggiati sul suo naso sono la prima cosa che risaltano.

"Sí, non potevo perdermi la partita"

"Grande! Ma quelli sono occhiali nuovi?"

"Sí, ho comprato la montatura nuova ieri"

"Cavolo, sono proprio fighi!"

Scambiano quattro chiacchiere insieme sul campo da pallavolo, il vociare del pubblico sembra sfumare alle orecchie di Akaashi.

"Gli occhiali saranno anche fighi, ma questo fatto che non vedi piú i colori..."

"Non importa, Bokkun, ci ho fatto l'abitudine"

Due anni dopo la manifestazione delle stelle nei suoi occhi, Akaashi aveva perso la capacitá di vedere i colori, e la sua vista era lievemente danneggiata.
Quattro anni dopo, la galassia che sgorgava dai suoi occhi aveva smesso di riversarsi lungo le sue guance, forse in un disperato gesto per dire a Keiji "basta".
Per Keiji, smettere di amare fu peggio che piangere quei cristallini corpi celesti.
Era come una punizione, si sentiva un masochista.
Ma il fatto stesso di amare gli era bastato.
Voleva continuare ad amare.
Ma nessuna stella brillava piú per lui, per lui le stelle cadenti non volavano piú.
Lasciare andare Bokuto era stato crudele.
Peró, gli era rimasto ancora qualcosa.
Il nero, il grigio, il bianco che circondavano la sua vita ora, gli ricordavano tutto di lui.
Gli ricordavano i suoi capelli, i colori della sua divisa e delle magliette che indossava di solito.
Del resto, gli stava bene cosí.
Era il risultato del suo amore ed era giusto che restasse attorno a lui e gli ricordasse che cosa era stato Kōtarō per lui.

"Ah Agaashelo sai che mi manchi tanto, vero?"

"Anche tu, Bokkunanche tu"




Note autrice:
Ciao a tutti!
Sorpresina per il mio "pubblico" di EFP, una shot Bokuaka scritta un paio di mesi fa!
Non vado troppo per le ship canon, ma loro due sono troppo belli, lo ammetto, e ho trovato un sacco di materiale unrequited love Bokuaka che mi ha ispirata.
Non è nulla di eccezionale, una parentesina un po' angst sull'amore non corrisposto, giusto perchè mi sento crudele eheh.
Spero vi piaccia!

 
   
 
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