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Autore: Little Firestar84    18/01/2021    14 recensioni
Una confessione d'amore rimangiata, e due cuori che sembrano allontanarsi inesorabilmente.
Una conturbante modella misteriosa che accende i sogni proibiti degli uomini.
Un ammiratore segreto che riempe di attenzioni una donna che inizia a domandarsi se non dovrebbe forse iniziare a guardarsi un po' in giro.
Ma soprattutto, amici impiccioni, con un solo sogno nel cuore: la felicità di chi amano.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Carissime amiche hunterine, come preannunciato, ecco la mia ultima fatica a tema city hunter, nata quasi per caso dopo che qualcuno si era chiesto cosa avrebbe fatto Ryo se avesse visto delle piccanti pubblicità della linea di moda di Eriko con Kaori come protagonista... non ho seguito quella linea di pensiero, preferendo svicolare leggermente dal topic originale, chiedendomi un'altra cosa... cosa, lo capirete solo leggendo! l'immagine, modificata ai fini della storia, appare in originale su twitter sul prfilo di @notimefor3

PROFUMO DI DONNA*

“Kaori! Meno male che sei arrivata!” Kaori aveva appena varcato la porta del palazzo che Eriko le aveva indicato di raggiungere nel suo sibillino messaggio in segreteria, che venne letteralmente travolta da una valanga. La sua amica la strinse, con le lacrime agli occhi, senza darle nemmeno il tempo di guardarsi intorno per rendersi conto di cosa stesse accadendo. 

“Eriko, si può sapere cosa c’era di così urgente da trascinarmi nel bel mezzo del nulla alle sei del mattino?” Kaori le domandò, leggermente scocciata; stavano percorrendo lo scalone centrale di una vecchia villa, costruita secondo i dettami dell’arte gotica - Kaori quasi venne un nodo in gola: le sembrava di essere nel bel mezzo del Dracula- anche se, forse, più che percorrere le scale, Kaori veniva bellamente trascinata dall’ex compagna di liceo neanche fosse stata un peso morto.

“Lo so, ti chiedo scusa, ma purtroppo abbiamo avuto un imprevisto dell’ultimo momento e il tuo nome mi è saltato subito in mente…”

“Abbiamo?” Kaori si guardò intorno, costernata, cercando di ottenere un chiaro quadro della situazione, senza tuttavia riuscirci; se doveva essere del tutto sincera con sé stessa, però, Kaori non era del tutto certa di volerla avere, una risposta: era spaurita, e sapeva che, qualunque cosa fosse successa, a lei non sarebbe piaciuta. Per nulla.  “Abbiamo, chi, Eri?”

Ferme nel bel mezzo di quella che sembrava una sala da ballo, dall’alto soffitto riccamente decorato con intarsi dorati e dai grandi lampadari pendenti di cristallo, Kaori sbatté le ciglia di quegli occhioni color nocciola cercando di trovare da sola una risposta alle sue domande, a cui Eriko ancora si rifiutava di rispondere. 

Cameramen. Luci. Truccatori. Stand carichi delle meravigliose creazioni della sua migliore amica. 

“Eriko, mi sembrava di essere stata chiara.” Kaori sbottò, furibonda per essere stata, ancora una volta, presa in giro dalla sua amica che la stava bellamente usando per i suoi scopi senza chiederle prima cosa ne pensasse, presagendo che fosse di una modella per un servizio fotografico che la giovane e bella stilista avesse bisogno. “Non ho più alcuna intenzione di…”

“È lei la signorina di cui mi parlava, miss Kitahara?”

Al suono della possente e profonda voce maschile che la interruppe, Kaori si voltò per dirne quattro al cafone che l’aveva bellamente fermata nel bel mezzo del discorso, ma il respiro le morì in gola; vestito completamente di nero, salvo per la cravatta grigia, c’era uno degli uomini più affascinanti che lei avesse mai visto… alto, capelli neri ribelli, occhi color antracite, pelle abbronzata, fisico possente… Le si avvicinò con fare sicuro ed un sorriso sulle labbra, e le prese la mano, portandosela alle labbra per lasciare sulle delicate nocche un leggerissimo bacio. 

Senza mai smettere di guardarla negli occhi con quelle iridi scure come la notte.

Kaori avvampò. Quell’uomo, che a occhio e croce doveva avere qualche anno più di lei, era puro sesso e la faceva avvampare solo a guardarlo.

“Kojiro, questa è la mia carissima amica e modella di fiducia, Kaori Makimura. Kaori, ti presento Kojiro Hyuga(**)… forse lo hai sentito nominare, ha giocato in una squadretta che si chiama Juventus e l’anno scorso ha vinto una piccola competizione chiamata Coppa dei Campioni…” Eriko le fece l’occhiolino, prendendola un po’ in giro, cosa che Kaori non apprezzò più di tanto, mettendole il broncio come se fosse stata una bimbetta capricciosa. 

“Guarda che magari non avrò mai capito cos’è un fuorigioco, ma che esistono la Juventus e la Coppa dei Campioni lo so anche io!” La rossa resistette alla tentazione di fare la linguaccia all’amica, giusto perché era in compagnia, e questo era un dato di fatto, di un bell’uomo e non voleva fare la figura della ragazzina sciocca e stupida. Anche perché, con Ryo e Mick che passavano il loro tempo a guardare le partite sul divano della loro casa ingurgitando quintali di cibo preparato da lei, era difficile che non le arrivasse qualcosa. 

E poi, chi non conosceva la toccante storia di Kojiro Hyuga, che da giovane povero, figlio di pescatori, era arrivato a vincere la Coppa dei Campioni con una delle squadre più famose- e a detta dei commentatori- più forti del mondo?  Lui era come un attore… i suoi poster erano ovunque, nelle camere dei ragazzi che desideravano essere come lui, e delle ragazze che desideravano quel corpo apollineo. 

Kojiro scoppiò a ridere, e la sua risata, il suo sorriso- quello vero, non quello per le copertine e per la stampa- era una cosa di rara bellezza, sembrava quasi illuminare la stanza; Kaori ne fu talmente colpita che arrossì. 

“Signorina Kitahara, aveva ragione, la sua amica è…” Kojiro si ricompose, e la guardò con occhio critico, senza far cadere quel sorrisetto enigmatico e criptico. “Deliziosa, già.”

Si morse il labbro, abbassando lo sguardo sul busto di Kaori, che quel giorno indossava una camicetta rosa con scollo a barchetta che lasciava intravedere la linea del seno. La rossa avvampò, sentendosi esposta ma soprattutto… studiata. Sembrava quasi che lui la volesse catalogare in un qualche angolo della sua mente, imprimere il ricordo per poterci tornare ogni qual volta avesse voluto. Era una sensazione stranissima, che le faceva un effetto incredibile: si sentiva avvampare, le gambe le stavano divenendo come di gelatina tremolante, e avvertiva uno strano sfarfallio nella bocca dello stomaco. 

Attrazione: provare un sentimento di trasporto emotivo, sentimentale e/o fisico verso un’altra persona.

Giusto: era solo una questione fisica, anzi, chimica, e doveva darsi una regolata, rammentando che sì, lei e Ryo erano sempre fermi più o meno allo stesso punto, però c’era stata la radura, e lui era sempre stato l’unico per lei… e poi, sì, questo era un bellissimo uomo, decisamente, ma di sicuro quella strana sensazione era solo perché lui le ricordava Ryo… giusto?

“Ma, senti, esattamente….” si voltò, leggermente seccata, verso l'amica. “cos’è che dovrei fare?”

“Ah, non te l’ho detto? Nulla di più semplice!” La stilista cinguettò, prendendola per mano e trascinandola in un angolo della maestosa sala…

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Ryo se ne stava tornando dalla stazione, dove la lavagna l’aveva nuovamente aspettato spoglia di qualsiasi XYX. Sospirava scoraggiato ed annoiato, camminando chino nella frescura di inizio febbraio. Kaori era, di nuovo, andata ad aiutare Eriko, il che era un bene perché la bella stilista del suo cuore pagava (e pure profumatamente) i servigi della sua assistente, ma un male perché al mattino Kaori scappava sempre come una furia a malapena svegliandolo (anche se la colazione non gli era mai mancata). 

La comprendeva, per carità. Il bastardo era stato lui che dopo la storia del matrimonio di Miki e Falcon aveva fatto in modo di rimangiarsi, in un modo molto elegante e sottile, la confessione che le aveva fatto. Logico che Kaori se la fosse presa e se la fosse legata al dito, ma dopo cinque mesi in cui comunque si erano comportati spesso e volentieri come ai vecchi tempi, Ryo aveva creduto che il loro beneamato status quo fosse stato ripristinato.

E invece, no.

Ryo emise un singhiozzo strozzato. Ormai si incrociavano così raramente che erano giorni, se non settimane, che non riceveva più martellate in testa, e se lei non era lì a prenderlo a martellate non c’era gusto a fare il galletto con le donne…

“Eh sì, amico mio, siamo messi proprio male se pure quei terribili martelli ci mancano….” Col broncio, Ryo pensò bene di incamminarsi verso il Cat’s Eye. Chissà, magari Kaori aveva già finito e si stava prendendo il caffè con la sua migliore amica. E chissà, magari pure Eriko si era unita a loro…

Sospirò con aria sognante ed un filo di bava alla bocca, mentre trotterellava in direzione del suo bar preferito tutto rinvigorito nel cuore e nel fisico: tre delle donne più belle che avessero mai camminato sulla terra, nello stesso posto nello stesso momento? Magari!

“Kaori, regina del mio cuore, aspettami che il tuo Ryo sta arrivando!” canticchiava mentre  planava in direzione del locale, pregustando l’ondata di ardente gelosia della sua partner che lo avrebbe messo al tappeto con un martello da 200 tonnellate, edizione…. uh, chissà con cosa si sarebbe sbizzarrita: vergogna della nazione, pervertito numero 1 al mondo, maniaco insuperabile (disponibile anche nella versione X2 quando Mick capitava in zona)?

Ah, com’era bello amare ed essere riamati, seppur nell’ombra!

Un fitto chiacchiericcio attirò tuttavia la sua attenzione, e quando Ryo andò a vedere di cosa si trattasse (era pur sempre uno dei migliori sweeper al mondo, mantenersi informato su cosa accadeva a casa sua era praticamente suo dovere), si trovò davanti uno stuolo di uomini, in età variabile dai sedici ai novantasei, che stavano sbavando sotto ad un cartellone pubblicitario: un uomo ed una donna, elegantemente vestiti - lui tutto in nero, lei con un vestito rosso che sembrava volare nell’aria, e che mostrava molto più di quello che copriva, ammiccavano al pubblico, abbracciati in un sensuale abbraccio, invitandolo ad acquistare LUST/LOVE. FOR HIM AND FOR HER: THE NEW FRAGRANCE BY ERI KITAHARA.

“Ah però, Eriko si è buttata nella cosmesi… Una nuova fragranza, audace e seducente che evoca l'affascinante ribelle in ogni persona….” Ryo lesse lo slogan ad alta voce, pensieroso. Però, non male, ma lei di sicuro è più d’effetto che lo slogan...
 

 

Guidato dal suo istinto di segugio, Ryo si mise ad osservare l'ottenebrante pubblicità: la donna aveva lunghi capelli rossi, era più bassa dell’uomo ed i loro volti erano in ombra: vedeva solo un accenno di sensuali labbra rosse; i fianchi erano sottili, il seno sodo e prosperoso senza tuttavia essere esagerato… sospirò languido in direzione della bellezza (90-60-85, se i suoi sensi non lo ingannavano e la foto non era eccessivamente ritoccata) con gli occhi sgranati e la lingua penzoloni mentre i suoi compari si chiedevano se la bella modella fosse single, sposata, se fosse un’attrice, una sportiva, se in una campagna successiva il viso della modella sarebbe stato rivelato...

Con sguardo assatanato, Ryo trotterellò in direzione del Cat’s Eye, sperando di rintracciare la sua amica stilista, e che lei gli facesse avere un appuntamento con la bella modella misteriosa...

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“Eriko, stilista del mio cuore, meno male che sei qui!” Ryo balzò in direzione di Eriko, pronto a saltarle addosso e molestarla alla sua maniera, quando venne colpito prima da un vassoio che lo mandò in direzione di Kaori, e poi da una martellata di Kaori che lo conficcò nel pavimento.

“Ehi, ma si può sapere cosa diavolo volete? NON HO FATTO NIENTE!” Ryo sbraitò appena si rimise in piedi. 

“Volevi,” Kaori sibilò, guardandolo torvo. “E questo è già abbastanza.”

Massaggiandosi il capo dolorante, Ryo andò a stravaccarsi sullo sgabello accanto ad Eriko, e le diede una leggera gomitata nel costato per attirare la sua attenzione, cosa che la donna gli stava volutamente negando facendo l’offesa neanche fosse stata lei, e non Kaori, la povera santa il cui cuore era martoriato da quel pervertito rimbambito. 

“Ehy, Eriko, se mi presenti la bellissima modella dei tuoi cartelloni, convinco Kaori a lavorare gratis per te, anche se non capisco perché, con delle creature come quelle della tua pubblicità, tu voglia una virago mezza travestita come lei.”

Rendendosi conto di ciò che aveva detto, Ryo divenne come un pezzo di ghiaccio, ed alzò le mani per proteggersi dall’attacco della rossa assistente; tuttavia, la martellata, per lo stupore generale degli avventori del Cat’s Eye che ormai a quelle baruffe tra  innamorati si erano abituati, non arrivò mai. 

“Cartelloni?” Lo sweeper si voltò a guardare la socia, che era immobile con gli occhi spalancati e stava sudando molto. “Quali cartelloni?”

“Ma quelli che pubblicizzano il mio profumo, Kaori!” Con una risata argentina e un sorriso furbo, Eriko prese in mano il numero di Vogue che aveva posato sul bancone, ed aprì alla pagina a cui aveva fatto le orecchie: su due fogli, svettava la stessa pubblicità che Ryo aveva ammirato tornando dalla stazione. 

“Oh mio dio, Eriko, sei su Vogue!” Miki strillò rubando la rivista e facendo gli occhioni dolci alla lussuriosa ed erotica immagine. “Hai appena lanciato il tuo profumo e hai già ottenuto spazio su una rivista simile! È bellissimo!”

“Oh, per favore, io ho solo disegnato gli abiti e le confezione. E le bottiglie.” Eriko fece un segno con la mano come per sminuire il suo ruolo nella creazione del prodotto o che si trattasse di qualcosa di eccezionale. “Ho solo dato un leggero input sui profumi, d'altronde quello non è il mio campo, mi sono limitata a suggerire le mie note preferite, bergamotto per lui e fiordarancio per lei, e poi dei maestri profumatori venuti appositamente da Grasse*** hanno fatto il resto!”

“Comunque, hai fatto un ottimo lavoro con la pubblicità,” Miki continuò, imperterrita, rubando un'occhiata furtiva a Ryo. “Guarda questa coppia, è stupenda!”

Quest’ultima parola, fu detta guardando Kaori di sottecchi con un sorriso furbo, e Kaori arrossì, capendo che la sua amica sapeva. Aveva capito. 

La bellissima modella per cui Ryo aveva i bollenti spiriti? Era lei.

“Dì un po’, ce lo puoi dire o è un segreto chi sono i protagonisti della campagna pubblicitaria?!” L’ex mercenaria continuò imperterrita, senza mai smettere di guardare l’amica ed il socio, che sembrava cadere dalle nuvole, dimostrazione che non aveva capito nulla, zero, nada, rien.

“Oh, lei… lei diciamo che è una modella amatoriale, è un volto che abbiamo scoperto tra il popolo, quindi il suo nome direbbe ben poco alle masse…” Eriko continuò, appoggiando il mento sulle mani incrociate, guardando Kaori fissa negli occhi. “Lui invece… beh, è l’ex calciatore Kojiro Hyuga. Qualche mese fa ha avuto un brutto infortunio che gli ha stroncato la carriera, e adesso il suo manager vorrebbe che si riciclasse come modello, dato che non ha il carattere per fare l’allenatore… e devo dirti, ha ragione. Hai il portamento ed il fisico, e poi fa scintille con la modella che gli messo insieme! Secondo me c’è del tenero tra loro, insomma, la foto l’hai vista anche tu, no? È terribilmente sexy!”

“Ah, così questo bell’uomo è quell'adone di calciatore… è da quando sono ragazzina che ho una cotta per lui…” Miki aggiunse con aria sognante, prima di fare, maliziosa, l’occhiolino all’amica, che arrossì violentemente. “Certo che è davvero fortunata la tua amica… ehm… la tua modella… chi non vorrebbe essere avvinghiata a un maschio così, non è vero, Kaori?”

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Con estremo disappunto di Ryo, Eriko non ne voleva sapere di dirgli chi fosse quella bellissima donna, e di organizzargli un appuntamento con lei, non se ne parlava nemmeno. 

Intanto, lei era ovunque; la città era ormai tappezzata con manifesti, alcuni grandi, altri giganteschi che riempivano facciate intere di palazzi, che pubblicizzavano Lust/Love; poi, con San Valentino che si avvicinava, i messaggi pubblicitari su trucco, parrucco e cioccolatini si moltiplicavano, senza dare la minima tregua ai poveri amanti. 

Adesso, poi, era pure arrivato lo spot televisivo: una conturbante voce femminile, bassa e soave, quasi ipnotica, rilassante, ripeteva le parole scritte sui cartelloni, mentre i modelli si rincorrevano tra gli scaloni di un bellissimo palazzo che appariva antico, lui in smoking, lei con quel bel vestito rosso che volava nell’aria, e sembravano giocare, tentare di acciuffarsi per poi scappare e lasciarsi andare, fino a che lui la portava contro il proprio petto, e lei posava un dito smaltato sulle labbra carnose dell’uomo che incombevano sulle sue mentre lui si legava alla vita una di quelle belle gambe lunghe coperte da seducenti calze autoreggenti.

Quella pubblicità, Ryo, se la sognava pure la notte, ogni notte e più volte a notte, solo che non c’erano un aitante ex calciatore ed una modella sconosciuta a rincorrersi e giocare, ma lui e Kaori, e normalmente il sogno finiva con loro due che si rotolavano nudi sulle scale mentre facevano l’amore.

Mentre il campanello di casa suonava, lo sweeper si grattò la folta capigliatura mentre scendeva le scale; non era la sua solita ora, ma sinceramente, non aveva più voglia di dormire solo per sognare ancora una volta le grazie della bella Kaori, con quel conturbante piccolo neo sul seno sinistro che, la prima volta che l’aveva vista in intimo a diciannove anni, gli aveva fatto venire una gran voglia di affondare il capo tra quelle rotondità, slacciarle il reggiseno, slinguazzare per bene quella bella valle lì in mezzo e al diavolo Maki: lui, lì, sarebbe stato pure ben contento di morirci!

L’aroma del caffè appena fatto lo risvegliò completamente non appena il profumo deciso dell’arabica gli arrivò al naso: Kaori doveva essere di buon umore, perché aveva usato la moka come piaceva a lui, e scelto la sua miscela preferita. Ryo sorrise tra sé e sé: chissà, magari l’avrebbe messa un po’ in imbarazzo, flirtando vergognosamente e spudoratamente, e poi avrebbe fatto lo stronzo e si sarebbe preso una martellata sulla testa e tutto sarebbe tornato al loro solito tran-tran.

E lui adorava il loro solito tran-tran.

“Che buon profumino, socia, allora stamattina ti sei impegnata per una volta!” Abbaiò sghignazzando, mascalzone come suo solito. Attese una martellata o una sgridata dall’amata socia, ma nulla: Ryo incontrò solo il silenzio. 

Si guardò intorno, chiedendosi se magari Kaori fosse già uscita, ma invece, lei era lì, seduta al tavolo della cucina, con sguardo sognante e quelle deliziose guance arrossate.

E, porca miseria, si stava pure mordendo il labbro. Ryo faceva davvero molta fatica, ultimamente, a resistere al bisogno di saltarle addosso e divorarla di baci quando faceva così. Era semplicemente peccaminosa e nemmeno se ne rendeva conto, nella sua disarmante ingenuità di vergine!

“E quelle da dove vengono?” Ryo guardò di storto l’enorme mazzo di rose bianche che, in un bellissimo vaso di porcellana nero decorato con motivi d’oro, raffigurante un rampante stallone, faceva bella mostra di sé sul tavolo.

Kaori non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. nemmeno per parlargli insieme. 

“Le ha portate un fattorino. Sono… sono per me.” Ammise, un po’ timida, fumando come avrebbe fatto il loro amico Falcon. Ryo, vedendo il cartoncino sul tavolo, alzò un sopracciglio e fece per afferrarlo, ma lei lo fermò prima, strappandoglielo di mano. 

“Non è nulla, sono… sono di un ammiratore segreto, eh, eh, eh!” Ridacchiò lei mentre faceva a pezzetti il bigliettino, con Ryo che la guardava basito nemmeno fosse stata pazza. 

“Bah, certo che certa gente ha proprio cattivi gusti…” Ryo bofonchiò, mentre stringeva i pugni e lanciava, roso dalla gelosia e dal senso di possesso, sguardi furtivi verso l'appartamento di Mick dall’altra parte della strada. Che fosse stato lui? No, impossibile: lui aveva Kazue, e poi, se le avesse mandato dei fiori, lo avrebbe fatto in modo plateale, avrebbe fatto in modo che Ryo vedesse, fosse presente... ma se non lui, chi? Che il padre di Mayu si fosse rifatto vivo? Qualcuno che sapeva che lei era l’idolo di Shinjuku? Quel debosciato poliziotto che secondo Saeko era tale e quale Makimura? Qualche suo ex compagno? Una ex cliente che, invece di prenderla per lui, la sbandata l’aveva presa per Kaori?

Sbuffò. Odiava non avere risposte alle sue domande!  

Dissimulando la sua bruciante gelosia, Ryo riprese a parlare con il suo solito tono strafottente che riservava solo per lei. “Io piuttosto li manderei ad Eriko per farli avere alla sua bella modella in rosso! Eh, sì, lei sì che ha proprio un bel corpicino, col seno grande e la vita sottile, sì, sì, mica come te!”

Mentre parlava, la mente gli tornò alla conturbante immagine pubblicitaria, e Ryo assunse la sua tipica espressione da allupato, mentre un rivolo di bava gli usciva dalla bocca, e imprecando a denti stretti esternazioni quali pessimo elemento, stronzo, rifiuto della società, vergogna della nazione, maniaco sessuale senza delicatezza Kaori lo colpì con una delle sue micidiali martellate.

Stavolta, Ryo ci mise dieci minuti buoni a riprendersi. 

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“Eriko, me lo vuoi spiegare tu come mai quel bel tipo ha il mio indirizzo o devo tirartelo fuori a forza?” Battendo ritmicamente la scarpa dal basso tacco sul pavimento di marmo della boutique, Kaori rivolse uno sguardo carico di rabbia all’amica con cui era cresciuta. Eriko, dal canto suo, non sembrava minimamente scossa da quell’atteggiamento, anzi, mentre metteva in un vaso l’ennesimo mazzo di rose ricevute dall’amica, stavolta, due dozzine, stelo lungo, rosse.

Il messaggio era inequivocabile: a Kojiro era piaciuta la sua compagnia, aveva notato anche la loro incredibile alchimia e desiderava conoscere meglio la bella rossa.

“Sinceramente, Kaori, non capisco cosa ci possa essere da spiegarti,” le disse con tutta calma mentre annusava uno dei delicati boccioli. “Kojiro è giovane, bello, intelligente e, cosa che non guasta, ricco; tu sei giovane, intelligente, e molto bella. Che lui provi interesse per te è solo naturale, è sintomo della sua intelligenza.”

La stilista sospirò, guardando fuori dalla finestra con il cuore che sembrava voler scoppiarle nel petto; sapeva che quei due idioti erano pazzamente innamorati l’uno dell’altra, sapeva che Ryo aveva ammesso (a modo suo) di amarla ma che poi aveva ritrattato. Sarebbero potuti essere una coppia perfetta, anche quel loro sgangherato appuntamento al buio lo aveva dimostrato, ma non erano in grado di agire in base ai loro sentimenti.

Eriko osservò compiaciuta  il via-vai di clienti che cercavano disperatamente il profumo, oppure il vestito indossato dalla modella, lo smoking di Kojiro… gli affari le stavano andando così bene che aveva potuto assumere due nuove commesse full-time, ma si stava trovando subissata di ordini… E di richieste sull’identità della bella modella. E non certo solo da parte di Ryo. La donna in rosso stava suscitando più chiacchiericcio che la famosa e compianta modella di spalle, Rosemary Moon… Kojiro era apparso in diverse trasmissioni, sicuro di sé e affascinante come pochi altri uomini, carismatico… lo scopo di quelle interviste – come pure del conturbante spot di Eriko- era di lanciarlo nel firmamento della televisione, come commentatore ed esperto, magari presentatore di quei programmi-contenitore in cui c’era un po’ di tutto, dall’attualità al gossip allo sport. Peccato che tutti sembrassero solo voler sapere chi fosse la bella donna con cui si abbracciava,  se lui avesse una sua foto, e soprattutto: stavano insieme? Lui, neanche fosse stato un consumato membro dello show business, era sempre riuscito a glissare, cambiare argomento, fare battute salaci, oppure ripeteva quella stessa frase che la stilista aveva detto agli amici sweeper, che aveva scelto una ragazza comune come sua testimonial, e che il suo nome non avrebbe detto nulla a nessuno, ma Eriko si chiese quanto a lungo sarebbe riuscita a tirare avanti con quella pantomima.   

“Kaori…” Eriko sbuffò, un po’ frustrata dal comportamento dell’amica, che stava cercando di aiutare in tutti i modi possibili. “Tu continui a non renderti conto degli sguardi degli uomini su di te… oramai non siamo più ragazzine, e arrivata a questo punto della tua vita non vorresti sposarti?” Le fece un sorrisetto misterioso o monello. “Magari con un uomo di un ceto più elevato? A meno che tu non abbia già qualcuno nel tuo cuore… Cos’è, forse che non riesci a scordare Ryo?”

“Ma… ma no, cosa dici!” Kaori sbottò, imbarazzata, arrossendo, fissandosi i piedi. “Lo sai che Ryo ed io non siamo così…”

“Porca miseria, Kaori, la vuoi smettere di comportarti come una ragazzina?” L’amica si infuriò, impuntandosi, ed alzando a tal punto la voce che alcuni clienti si voltarono per capire cosa fosse quel caos. “Sei sempre così timida ed insicura quando si tratta di uomini, anche se affronteresti un plotone militare! Io, sinceramente, non so nemmeno più dove sbattere la testa con te!”

Sbattendo i piedi, la stilista se ne andò, lasciando l’amica perplessa. 

“Ma… ma cosa ho fatto che è così arrabbiata?”

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“Mick, sei assolutamente sicuro di non essere tu a mandare fiori, cioccolatini e gioielli a Kaori?” Mentre si bevevano una tazza di caffè decente che avrebbe dovuto combattere i postumi della colossale sbornia che si erano presi la notte precedente, Ryo, parlando a bassa voce per non farsi sentire dalla socia che stava facendo il bucato, si protese verso il fraterno amico, seccato, certo che fosse lui l'artefice dei misteriosi doni che giornalmente la sua socia riceveva- solo un paio d’ore prima era arrivato un braccialetto tennis in oro bianco con delle gemme nere, che subito la bella rossa gli aveva nascosto, certa che Ryo non si fosse accorto della consegna.

Nella voce di Ryo c’era molta, tanta gelosia, un senso di possesso quasi ancestrale e tanta, molta, troppa frustrazione… ormai erano settimane che non faceva altro che vedere la bella modella misteriosa ovunque, quella mattina aveva pure visto che stavano montando un altro mega-cartellone pubblicitario di Lust/Love proprio davanti al palazzo, così quella sarebbe stata la prima immagine che avrebbe visto al mattino e l’ultima prima di andare a dormire… che poi, dormire, era una parola molto grossa. Ryo non dormiva più da settimane. Ryo sognava di fare l’amore con Kaori ogni benedetta notte, più volte per notte, e se avesse continuato così, un bel mattino si sarebbe infilato nel letto della rossa e l’avrebbe fatta sua senza troppi preamboli, senza nemmeno rendersi conto se fosse sogno o realtà. 

Che poi, chissà, forse sarebbe potuta essere perfino intelligente, come scelta…

“Porca miseria, Ryo, ma quante volte te lo devo ripetere?” L’americano quasi lanciò la tazza vuota in testa all’amico, tanto era stizzito e stufo di ripetere per l’ennesima volta quell’assurdo giuramento.. “A parte che ho Kazue, che ho rinunciato a Kaori nonostante tu non ci abbia ancora combinato nulla, a parte che lei è mia amica- una semplice amica, non un’amica di letto, tra parentesi- me lo dici dove troverei i soldi per comprarle tutta quella roba?”

Ryo non rispose, si limitò a scolarsi il suo tazzone bollente in un sol sorso ringhiando con il muso lungo, cosa che, al vecchio amico, non passò inosservata. 

“Dì un po’, Ryo, ma non è che sei geloso?”

Altezzoso e scontroso, Ryo gonfiò il petto, pronto a replicare con la sua solita solfa- io, geloso di un mezzo uomo, di un travestito, ma io sono uno stallone, ma no, cosa dici, però lo sguardo gli cadde sull’espressione di Mick, che lo fissava con un sorrisetto il cui significato era ben intuibile: qualsiasi cosa diversa dalla verità, lui, non se la sarebbe bevuta, perchè si conoscevano fin troppo bene… e poi, poco prima del matrimonio di Falcon, dopo l'affaire Kaibara, era stato lo stesso Ryo ad ammettere con Mick che sulla nave era stato sincero e non si era limitato ad agire guidato dall’istinto, ma dal cuore.

Lo sweeper statunitense sbuffò, alzando gli occhi al cielo, rammentandogli, infatti, proprio quel discorso fatto alcuni mesi prima. “Ryo, ma non ci eravamo già passati? Non avevamo già deciso che i tuoi sentimenti non erano stati falsati dal pericolo che avevate corso, che non era solo l’istinto di sopravvivenza a guidarti ma il fatto che tu, testone, provi dei veri ed onesti sentimenti per lei, che sei attratto da Kaori, che sei geloso, che non potevi sopportare l’idea che io le facessi una visita notturna e la baciassi? Eh, eh, eh?”

Guardando altrove, Ryo si grattò il mento, giocando a fare il finto tonto. 

“In realtà, io trovo questa faccenda molto curiosa. Sai, del tipo che vorrei tanto capire perché non investighi su chi stia mandando tutti questi bei regalini alla tua donna…” All’affermazione, Ryo fece un’espressione indignata e digrignò i denti, il suo viso l’immagine sputata di un toro imbufalito pronto ad attaccare il matador che lo stuzzicava con il purpureo vello. “A meno che, la tua non sia una mera svista, svogliatezza o semplice incapacità…”

“A chi hai dato dell’incapace, brutto biondino deficiente?!” Lo sweeper sbraitò, afferrando Mick per il colletto della giacca e dandogli una serie di scossoni. “Io non sono un incapace! Io sono il numero uno! Sono il migliore!”

“Ah, beh, allora l’unica ragione per cui non stai investigando sull’ammiratore segreto di Kaori è che tu non vuoi farlo, caro il mio fratello…” Mick ridacchiò, scrollando le spalle con noncuranza come se Ryo non lo stesse strattonando per la collottola neanche fosse stato un bambolotto di pezza. “Paura di un po’ di sana competizione, Saeba?”

“Io non ho paura di nulla, brutto cretino! Io sono il numero uno, il migliore, io sono lo stallone di Shinjuku, cosa dico, sono lo stallone numero uno del Giappone, e adesso sparisci dalla mia vista, creatura inutile!” 

Evitando la tazza che Ryo gli scagliò addosso, Mick se la diede a gambe levate, ridendo come un pazzo e continuando a sfottere il fraterno amico, che continuava a ripetere la stessa frase ad nauseam. Tuttavia, appena spalancò la porta di casa Saeba-Makimura, l’americano rimase pietrificato vedendo chi vi fosse davanti, dando così a Ryo l’occasione di raggiungerlo ed agguantarlo.  

Peccato che, poi, anche Ryo fissò con occhi spalancati il giovane ed estremamente elegante uomo che se ne stava con il pugno alzato, quasi la porta gli fosse stata aperta nell’istante stesso in cui aveva tentato di bussare. 

Davanti a loro, con un mazzo di fiori in mano da far impallidire quelli che ricevevano le dive del cinema, c’era Kojiro Hyuga, il famosissimo (e ricchissimo) calciatore che sbatteva le palpebre, stupito dal comportamento infantile dei due uomini adulti.  

“Ehm, salve… stavo cercando una persona ma devo aver sbagliato appartamento…” il calciatore si guardò intorno, leggermente confuso. “Stavo cercando Kaori Makimura, sapete qual è il suo appartamento?”

Mentre a Ryo la mascella toccava terra, Mick gli diede delle pacchette sulle spalle a scopo di confortarlo, singhiozzando leggermente prima di sussurrargli la conclusione a cui erano, purtroppo, entrambi arrivati: quell’uomo- più giovane, più gentile, più ricco, meno idiota, con un lavoro meno pericoloso di Ryo, quindi, un miglior partito agli occhi di chiunque - era l’ammiratore segreto di Kaori.

“Ryo, mi sa che fai bene ad avere paura della competizione…”

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“Porca miseria, sono io quello che si era quasi rotto il collo eppure tocca a me tenerti sulle spalle!” Salendo sulle spalle di Mick, Ryo si appese al davanzale della finestra del locale chiamato Coffee Passion, e prese a sbirciare all’interno; seduti ad un tavolino, Kojiro stava amabilmente chiacchierando con la bellissima donna che aveva invitato fuori a pranzo, una bellissima donna che  indossava un abito-salopette a fantasia rossa e nera, dal richiamo scozzese, sopra ad una maglia dolcevita nera con un paio di stivaletti dello stesso colore… una bellissima donna di nome Kaori.

Con un agile scatto felino, Mick raggiunse l’ex socio e, sotto gli occhi atterriti dei pedoni che camminavano lungo il marciapiede affollato del quartiere di Shinjuku, i due uomini presero a spiare la coppietta.

“Ah, però, Kaori stavolta se l’è scelto proprio bene, lo spasimante… chissà come l’avrà conosciuto, poi…. dici che è stata Eriko a presentarli? O magari Saeko, lei tramite suo padre conosce un sacco di pezzi grossi e vip, magari pensa che se Kaori non ti stesse intorno ti potrebbe ripagare tutte le bottarelle che ti deve...” Mick sfotté bellamente l’ex socio, mentre contemplava il viso rosso per l’emozione della sweeper. “Non trovi che tra quei due ci sia un bel feeling? Secondo me la se la intendono...”

Ryo grugnì qualcosa all’indirizzo dell’amico, meditando di dargli un bello spintone e farlo, molto casualmente, cadere, ma si trattenne; non potè fare a meno di notare come Kaori fosse, comunque, un po’ tesa in compagnia di quell’uomo, quasi nervosa, e la cosa lo riempì di gioia e di una maschia soddisfazione: lui, quell'effetto, a lei non lo aveva mai fatto.

All’interno del locale, Kojiro e Kaori parlavano del più del meno- anzi, lui parlava, e lei fingeva di ascoltare, riflettendo sulla faccia stranita che aveva fatto Ryo quando il calciatore l’aveva invitata fuori, e al modo in cui gli occhi gli erano usciti dalle orbite quando aveva visto che in pochi minuti si era messa in tiro.

Che fosse gelosia quella che lui stava provando? Si domandò, giocherellando con il cibo nel suo piatto, e sospirando. O, forse, era come un bambino, a cui avevano tolto un giocattolo e ora, per pura ripicca, voleva solo quello?

“Ti chiedo scusa, Kaori…. ti sto annoiando, vero?” Il calciatore le disse, imbarazzato, arrossendo lievemente e grattandosi il capo. “Ti chiedo scusa, non sono molto bravo a, eh, socializzare.”

“No, io… il fatto è che non ti stavo realmente ascoltando, ma…” Sorridendo lieve, Kaori scosse il capo, e spinse il piattino verso il centro del tavolo: inutile girarci intorno, non aveva la testa per mangiare. “La colpa non è tua. Sono io che ho molti pensieri per la testa ultimamente. Sono confusa su… su una persona. Non sono più certa dei suoi sentimenti per me e mi sono chiesta se, col tempo, potrei allontanarmi da lui e farmi una mia vita, con qualcun altro.”

“Capisco,” annuì con gli occhi bassi, e Kaori vide qualcosa nel suo sguardo, come se la potesse capire, quasi i loro cuori stessero parlando la stessa lingua: rimasero così, in silenzio, per un tempo lunghissimo- che fu tuttavia leggero, facile. “Dimmi, Kaori, è per questo che sei voluta uscire con me e mi hai lasciato tutte quelle lettere di, ehm, affetto?”

“Uhm, come scusa? Quali lettere? Io non ti ho scritto niente!” La rossa sbattè le palpebre come un disco incantato, stupita e cadendo dalle nubi. “Sei tu che mi hai invitato fuori e che da settimane mi mandi regali, mi hai pure mandato questo giusto stamattina!” Sibilando a denti stretti onde evitare di attirare l'attenzione dei presenti, Kaori gli mise sotto gli occhi il bracciale che aveva al polso, quello che lui le aveva mandato quella mattina e che lei aveva tutte le intenzioni di restituire, non desiderando illudere quell’uomo che, tutto sommato, le piaceva parecchio, anche se solo come amico. 

“No, io non ti ho mandato nulla, Kaori. Ecco, vedi…” Kajiro si schiarì la gola, tossicchiando e volgendo lo sguardo altrove; Kaori lo trovava quasi tenero, era come un bambinone, e le ricordava davvero tanto Ryo, due uomini adulti dal cuore tenero che giocavano a fare i duri. “Io ti chiedo scusa se ti ho dato l’impressione sbagliata, ma, vedi… sei indubbiamente una bellissima donna, e sei molto capace nel tuo lavoro, e, e sei anche molto simpatica e dolce, ma, vedi, io, io non sono attratto da te…”

Kojiro arrossì, mentre il viso di Kaori divenne di pietra, e lei rimase così, di stucco, incapace di formulare un solo pensiero coerente. Vedendo la reazione della donna, Kojiro mise le mani avanti, andando leggermente nel panico ed accaldandosi, gesticolando in modo teatrale mentre una goccia di sudore gli calava lungo la tempia. “Non perché tu non sia bellissima, ma il fatto è che c’è una ragazza… una donna, cioè… lei ed io stavamo insieme da ragazzi, prima che mi trasferissi in Italia, ed ora che sono tornato, mi capita di pensare sempre più spesso a lei e, e spero tanto che mi vorrà dare una seconda possibilità…”

“Sono certa che se sarai onesto con lei sarai ricompensato,” gli disse dolcemente, coprendo la mano di Kojiro con la sua, sorridendo, ed emanando una luce interiore di una tale forza che Ryo si sentì accecato nel profondo, scosso. 

Scosso, e sofferente, perché a vedere quella scena senza audio gli si era spezzato il cuore, aveva capito di aver perso tempo, aver fatto troppo a lungo il cretino debosciato, e adesso Kaori era andata avanti, facendo occupare a quel bel tipo un posto di riguardo nel suo cuore; era solo una questione di tempo prima che lui le facesse la proposta e lei decidesse di fare solo la moglie-trofeo, e che non ne voleva sentire parlare più di lui, né di City Hunter. 

Lo shock fu tale che le dita dello sweeper scivolarono sul lucido marmo, e nel tentativo di riprendere la presa, a pagarne le conseguenze fu Mick, che venne colpito nel costato da una gomitata che lo fece precipitare a terra insieme all’amico, proprio sopra alcuni bidoni dei rifiuti che si schiantarono al suono in un frastuono cacofonico che destò l’attenzione degli avventori del locale, che si affacciarono alle vetrate per capire cosa stesse accadendo. Conscio che fosse solo questione di tempo prima che anche Kaori ed il suo bello controllassero, Ryo afferrò Mick per il colletto, e lo trascinò in fretta e furia verso casa, correndo a perdifiato.

Col cuore spezzato e roso dalla gelosia, lo sweeper non si rese conto che la bella rossa aveva avuto sentore della sua presenza- né che nel caos aveva perso il suo accendino, quello che lei gli aveva regalato al suo compleanno l’anno precedente… accendino che brillò al suolo, attirando l’attenzione della donna che lo aveva acquistato, procurandole un sorriso sul volto su cui, per una volta, scorrevano lacrime di gioia…

Ryo, il suo Ryo, era geloso. Di lei. 

Forse, non tutto era perduto. Forse, le sarebbe stato ancora concesso amarlo.

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“Beh, guarda il lato positivo,” Mick provò a consolare l’amico mentre, con il binocolo al collo, guardava la gigantografia della pubblicità di Lust/Love che ora, finiti i lavori, svettava proprio davanti alla finestra di Ryo in tutta la sua prorompente sensualità. Serviva a poco nulla: Ryo stava mollemente appoggiato alla balaustra, mogio, avvertendo una nube scura su di sé.

Mick sospirò, desideroso di riportare un po’ di luce- o almeno di fuoco o di lussuria- nella vita dell’amico, che ogni tre per due si ricordava di tutte le emerite cazzate compiute nella sua esistenza e che lo avevano portato a quel punto: solo come un cane e senza Kaori.

“Porca miseria, quella foto da un significato tutto nuovo alle parole alta definizione, si vede persino il neo che quella bellezza ha sul seno...”

“Anche Kaori ha un neo sul seno, su quello sinistro….” Ryo boffonschiò. “Proprio sopra il bordo della coppa del reggiseno… è così grazioso….” Con la mente lo sweeper tornò alla seconda volta in cui lui e la rossa si erano incontrati, e come fosse stata sexy solo in intimo e con la sua giacca addosso, così giovane ed innocente, ancora acerba nelle sue forme che promettevano di esplodere entro poco tempo… eppure, l’erotismo fatto donna.

“Ah. Ma sai che anche questa bellezza qui ce l’ha?” Mick borbottò. “Anche se… non è che quello di Kaori ha una forma un po’ strana, tipo….”

TIPO A FORMA DI CUORE?’’ Qualcosa, una lampadina, si accese nella mente di Ryo, che iniziò a pensare e riflettere, mentre si rivedeva davanti agli occhi tutti quei bei sogni erotici fatti nelle ultime settimane, e per la prima volta si rese conto di quanto assomigliassero a quelli che aveva avuto subito dopo che i cammini suoi e di Kaori si erano incrociati di nuovo, quando lei aveva nemmeno vent’anni, e lui l’aveva tenuta, mezza nuda, tra le braccia dopo averla salvata.

Strozzando quasi l’americano, Ryo lo strattonò, afferrando il binocolo che il pervertito numero 2 del paese portava al collo, e iniziò a fissare, con la bava alla bocca ed adorante, quell’erotica immagine… per settimane aveva sognato quella modella, sovrapponendo al suo il viso di Kaori, ma se non lo avesse fatto solo per dare un’immagine reale, tangibile, a ciò che non conosceva? Se fosse stato il corpo di Kaori quello che aveva sognato, in toto, fin dal principio?

Con occhio critico, mentre Mick cercava di togliersi quell’arnese dal collo onde evitare di soffocare, Ryo si soffermò sul corpo di donna, studiandolo da tutte le angolazioni possibili ed immaginabili, fino a che il suo terzo occhio non si dischiuse alla verità, mostrandogli la somma verità che aveva avuto sotto al naso fin dal principio.

“Mick, mi sono appena reso conto di aver commesso un grave errore… una mancanza a cui non sono certo potrò mai rimediare...” Ryo iniziò, con tono grave, spaventando l’ex socio che gli pose una mano sul braccio come per consolarlo, nonostante fosse così vicino al soffocamento da essere rosso come un peperone. “Le misure della modella in rosso non sono 90-60-85, ma bensì 86-58-88, le stesse ed inimitabili perfette misure di Kaori, e poi guarda!” Senza nemmeno togliergli il binocolo dal collo, lo ficcò in faccia a Mick, obbligandolo ad osservare il seno prosperoso della modella mostrato in alta definizione su quella gigantografia. “Riconoscerei quel neo a forma di cuore ovunque… quello è il neo  di Kaori, lo stesso neo che le ho visto per la prima volta quando l’ho salvata quando aveva diciannove anni e me la sono trovata davanti con indosso solo un completo intimo di pizzo rosa pastello con decori verde acqua ricamati, della Ravijour, modello Salomè, con slip sgambato coordinato! L’istinto del mio mokkori aveva subito fatto la connessione, ma la mia mente, così abituata a vederla come un travestito mezzo uomo, si rifiutava di ammettere che il lussurioso oggetto del nostro desiderio fosse lei!”

“Ma… ma, Ryo…” Mick sbattè le palpebre, ancora incredulo davanti all’assurdo discorso dell’amico. Forse nessuno di loro due brillava per intelligenza, specie quando si trattava di relazioni,  ma, almeno, lui non era mai caduto così in basso. Sì, discorsi idioti ne aveva fatti, commenti piccanti e cretini sulle donne ed il loro intimo, ma si era trattato di idiozie, sconosciute osservate in palestra o alla fermata del bus, o al parco… le idiozie, su Kaori o Kazue, non le aveva mai dette, o comunque, mai a simili livelli. 

Era inutile: Kaori, di lavoro, con Ryo, ne aveva ancora parecchio da fare, prima di renderlo pienamente adulto e anche solo leggermente serio...

“Capisci cosa vuole dire?” Sghignazzò trionfante lo sweeper giapponese. “Kaori ha posato per Eriko con quel belloccio! Lo frequenta per lavoro, non perchè sia interessata a lui, lei vuole ancora me, ih, ih, ih, ih! Lo sapevo, sono ancora il numero uno nel suo cuore! Ah, ah, ah aha ah!”

“Ma, veramente, potrebbe benissimo significare che dal lavoro sono passati al piacere, eh, solo perché hanno lavorato insieme non vuole dire…” Mick alzò un dito per bloccare il flusso di coscienza dell’ex socio, e rammentargli che molte, tante, troppe relazioni nascevano sul posto di lavoro, quindi nulla poteva vietare che Kaori avesse intessuto una torbida relazione bollente con l’aitante calciatore, ma lo sweeper numero uno del Giappone gli aveva puntato la Python sotto al mento per zittirlo, perchè lui, delle ipotesi di Mick, non ne voleva sapere, non lo voleva stare nemmeno a sentire, ormai si era fatto le sue idee e nessuno sarebbe stato in grado di dargliene altre: come si soleva dire, la speranza era l’ultima a morire.

“Ora so cosa fare…” Ryo asserì in tono trionfale, mentre chiudeva il pugno levato in aria e gli occhi gli brillavano con il fuoco della determinazione, facendo cadere Mick in una spirale di terrore puro, tale era l’intensità dell’animo di Ryo, paragonabile solo all’angelo della morte. “Mi sbarazzerò di quel damerino, e potrò finalmente consumare con la bella modella in rosso senza sentirmi in colpa verso Kaori, perchè io consumerò con Kaori!!”

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Ryo, col cuore in gola per la tensione, si sistemò sulla terrazza del palazzo a fumare una sigaretta dietro l’altra, attendendo il ritorno della socia e pregando con tutte le sue forze a tutte le  entità possibili ed immaginabili - soprattutto il buon vecchio Maki, che si augurò volesse aiutarlo e non fulminarlo seduta stante per i pensieri sconci che il buon Ryo aveva avuto sulla sorellina del suo defunto amico - che lei tornasse a casa e andasse da lui. Era nervoso, e, per giunta, seccato, perché aveva dovuto usare i cerini, che con quel dannato venticello si spegnevano di continuo, perché non aveva in tasca il suo amato accendino e non aveva la più pallida idea di dove lo avesse lasciato. 

E poi, si stava facendo tardi, e lei non era ancora arrivata. Dov’era, si chiese lo sweeper? Forse che si fosse sbagliato e avesse accettato la compagnia del bel calciatore?  

Poi, però, la avvertì… la presenza di Kaori era come il canto delle sirene, era chiara, forte e lo ammaliava e stregava come poche altre cose al mondo, accarezzando con il suo calore il suo intero essere; alzò lo sguardo, titubante, e la vide, incerta ma emozionata, lì alla cima delle scale, ed in quel momento, Ryo seppe di aver avuto ragione: c’era ancora una possibilità per loro. Gettando la sigaretta a terra si incamminò verso di lei, senza nemmeno rendersi conto che lei stava facendo gli stessi movimenti, incontrandolo a metà strada.

“Ti ho preso una cosa,” le disse, seducente, una volta che furono così vicini che la pote sfiorare con la punta delle dita, porgendole una scatolina finemente impacchettata. Con dita tremanti ed il fiato che le moriva in gola, Kaori scostò i lati della carta da pacco, rivelando all’interno la confezione di Lust/Love - non il profumo, ma la crema idratante al profumo di fiori. 

“Ryo…” sussurrò con voce incerta, finalmente incrociando il suo sguardo, timida, mentre prendeva dalla tasca del cappotto l’accendino e glielo metteva in mano, chiudendo il pugno di Ryo attorno all’oggetto metallico, lasciandolo stupefatto.

Lo sa, pensò Ryo, sa che ero lì. E sa che so che è lei la bellissima donna sul cartellone, quella che desidero e che mi appare in sogno ogni stramaledetta notte...

Sorridendole sornione, con lo sguardo ammaliatore, lui si chinò su di lei, facendo sussultare il cuore della donna; le labbra di Ryo sfiorarono il lobo di Kaori con una sensuale carezza che la fece tremare in tutto il corpo, l’effetto prolungato nel ventre che fremeva di desiderio, mentre la mano destra dell’uomo si avventurò sulla scollatura dell'abito rosso e nero, che scostò leggermente; col dolcevita, non aveva libera visione sul seno della donna, tuttavia, rammentava quella pelle delicata e bianca come il latte come se l’avesse vista solo il giorno precedente.; sempre sorridendo, Ryo prese a titillare con il pollice il punto ove sapeva spiccare il segno di bellezza di Kaori.

“Sapessi quante volte me lo sono sognato quel tuo neo dopo che ti ho rivista… di massaggiarti la pelle del petto mentre ti mettevo la crema e tu ti facevi bella per me...” le disse, con il suo tono da sciupafemmine della domenica senza arte né parte. “Adesso con questa bella crema vedi come ti massaggio per bene!”

“Eh?” ancora incerta, Kaori sbatté gli occhioni, e Ryo si chiese, non per la prima volta, se non capisse davvero, o se non volesse capire, se dovesse essere più serio, magari, più diretto. Scoppiando a ridere, la sollevò, prendendola in braccio come se non pesasse nulla. 

“Mi arrendo, Kaori.” Ryo ammise, sbuffando, mentre scendeva le scale verso il loro appartamento, la voce severa, come se le stesse dando un ordine o muovendo una critica, anziché donarle sé stesso e chiederle se fosse ancora interessata. “Ti amo, sono geloso e detesto che quel tipo ti ronzi intorno e ti faccia regali! Ecco. L’ho detto a chiare lettere. E se tu mi ami ancora, credo proprio che sia giunto il momento che ti sbarazzi di quel dongiovanni da strapazzo, e di rivedere un po’ la nostra situazione abitativa!”

Le fece l’occhiolino, mentre lei arrossì capendo cosa volesse dire. Kaori abbassò gli occhi, e fece l’errore di puntarli verso il ventre del socio, dove non sfuggì alla sua attenzione la svettante erezione di Ryo- era inutile, quell’uomo non si smentiva mai.

A corto di parole, sospirando, Kaori si accoccolò contro di lui, e le parole di Eriko - che Kaori era certa avesse architettato tutta quell’assurda vicenda per farla mettere una volta per tutte con Ryo- le tornarono in mente: lei era una donna coraggiosa, che sapeva affrontare qualsiasi tipo di pericolo, eppure si lasciava intimorire dalle relazioni, dagli uomini- soprattutto da Ryo. Con determinazione e una nuova forza che sentì crescerle dentro, Kaori avvertì il suo potere di donna, e, facendosi coraggio, lasciò una scia di dolci ma bollenti baci sul collo dell’uomo,  che, eccitato all’inverosimile, si fermò nel bel mezzo del pianerottolo, leggermente imbambolato, stupendola ancora una volta con i suoi discorsi apparentemente privi di senso compiuto.

“Domanda: preferisci essere corteggiata, che io mi metta un completo scuro, tu quel bel vestitino sexy che hai nella pubblicità di Eriko, e andiamo a cena fuori, oppure facciamo finta che gli ultimi otto anni siano stati un lunghissimo corteggiamento trattino preliminare amoroso e arriviamo al sodo?” Ti prego, la due. Ti voglio talmente tanto che tra un po’ o divento cieco o esplodo come un botto di capodanno…

“Beh…” Con voce maliziosa, Kaori si gettò giù dalle sue braccia e prese a camminare, sinuosa, verso la porta, lasciandolo a bocca aperta… Eriko, Ryo dovette ammettere, aveva ragione: quel corpo era nato per calcare le passerelle. “Io intanto vado a mettermi quel vestitino che ti piace tanto… poi vediamo.”

Mentre lei entrava, lasciando la porta aperta, Ryo scoppiò a ridere, grattandosi il capo, gli occhi che guardavano fuori dal finestrone quel mega-manifesto con la donna senza volto: ancora non credeva possibile come avesse potuto fare a non capire che era Kaori, eppure… eppure, il suo inconscio lo aveva capito fin da subito, forse, presentandogli notte dopo notte quei  conturbanti sogni erotici con loro protagonisti.

E adesso, quei sogni erano lì, pronti a divenire realtà, letteralmente ad un passo da lui. 

Spensierato e leggero, si incamminò verso il suo futuro, ancora incredulo che, dopo tanti anni, per farlo capitolare ai piedi di Kaori, fosse bastata… una pubblicità.


(*) Il titolo prende ispirazione dal film del 1974 di Dino Risi “Profumo di Donna”, con Vittorio Gassman, e dal suo remake americano, “Scent of a woman- profumo di donna”, del 1992, diretto da Martin Brest con Al Pacino e un giovanissimo Chris O’Donnell. Entrambe le opere sono ispirate al romanzo del 1969 “Il buio ed il miele” del mio quasi-concittadino Giovanni Arpino (era nato a Pola, ma per il lavoro del padre, militare, si trasferì nella vicina Bra; ha continuato a vivere in Piemonte, complice anche il matrimonio con una cugina di mia madre), scrittore estremamente talentuoso del nostro firmamento, vincitore tra l’altro dello Strega, ma purtroppo sconosciuto ai più.

(**)Kojiro Hyuga, alias nella versione di noialtri Mark Landers: personaggio di Captain Tsubasa (ovvero Holly e Benji) che diverrà nella sua carriera attaccante della Juventus. Fisicamente, ricorda un po’ Ryo: carnagione scura (o comunque più scura di quella di Kaori), capelli e occhi neri, ed un fisico decisamente “possente” per il giapponese medio (tant’è che spesso veniva scambiato per più grande di quello che era); ha poi un rapporto nemico/amico con Holly, ed un carattere non propriamente facile… la scelta è ricaduta su di lui perché mentre pensavo a chi sarebbe potuto andare sui cartelloni con Kaori per pubblicizzare il profumo maschile di Eriko ho subito pensato ad un calciatore, e piuttosto di inventarlo, ho preferito usare un personaggio di cui ero già pratica “psicologicamente”, un po’ carogna, cinico, ma sotto sotto dal cuore d’oro.

   
 
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