~ Abbraccio
~
Il monastero è esso
stesso incarnazione dell’inverno.
Non un singolo angolo
della struttura emana calore, neppure le camere multiple riservate per la
notte.
Yuri lo sa. Loro sono i bambini fantasma delle strade di Mosca, a nessuno importa
realmente cosa facciano o come sopravvivono, nemmeno al monaco che ha aperto
loro le porte.
Sono bambini come tanti altri.
Sostituibili.
Attraverso le fessure
delle pietre il gelo esterno penetra irrigidendo l’aria, rendendo più
accogliente l’immacolato e turbolento paesaggio oltre le finestre ove la tempesta
di neve infuria e sbatte contro i vetri tremolanti della spoglia stanza.
Le quattro gelide mura in
cui vive da ormai quattro mesi.
Il respiro diventa vapore
davanti la sua bocca.
Yuri soffia di nuovo ma le mani restano intorpidite, il suo alito si disperde
sotto alla coperta che non è in grado di trattenerlo, troppo leggera, troppo
strappata per essere realmente utile.
Un pezzo di stoffa ricavato da una tenda dismessa, concessogli come “premio”
per aver battuto il suo avversario ma rivelatasi inutile contro il rigido
inverno moscovita.
Ha freddo.
Un freddo insinuato fin
nelle ossa, nei piedini ritratti sotto il tessuto alla ricerca di un modo per addormentarsi.
Abbandonarsi all’incoscienza è la via più facile.
Yuri ha capito che il freddo non arriva nei sogni dove può girare su sé stesso in
mezzo alla tempesta di neve, senza preoccuparsi delle dita congelate.
Vuole dormire.
Le piccole gambe sono
attirate al petto per non tremare.
Le guardie di ronda gli hanno detto di far silenzio.
L’ultima sentinella aveva sbattuto con rabbia la porta gettandolo giù dal letto,
picchiandolo per il suo battere dei denti troppo rumoroso.
Lo stomaco fa ancora male.
Raggomitolato su sé
stesso come una palla desidera il proprio mondo dei sogni.
L’orologio ticchetta ma il sonno non arriva, in compenso starnutisce.
Terrorizzato resta in ascolto pregando un dio che non conosce.
I passi rimbombano nel corridoio, si fermano davanti la sua porta e vanno
avanti.
Sollievo.
Yuri sospira stringendosi
la maglietta sul cuore sperando di non rendere udibili i battiti.
Lo spiffero gelido raggiunge la coltre di stoffa, si insinua e lo ghiaccia
nella schiena facendogli disiderare disperatamente le immagini dell’inconscio.
Vuole la sua luminosa landa innevata, la distesa in cui poter inseguire a piedi
nudi lo splendido lupo dal manto bianco che da qualche notte ha iniziato a correre
con lui.
Un magnifico lupo.
Non sa perché sogna quell’animale
da cui si tiene costantemente alla larga nel bosco dietro il monastero, non sa
perché è felice nello sfrecciare e rotolare con lui nella neve, non sa nemmeno
come sia possibile che abbia due enormi ali fatte di ghiaccio.
Sa solo che vuole la sua
compagnia.
Il lupo dei suoi sogni è umano,
più degli stessi uomini del monastero.
Soffia fiocchetti di neve dal muso che si sciolgono a contatto con la sua
pelle, gli lecca il volto quando va a trovarlo, lo fa salire in groppa dopo alcune
reticenze innalzandosi in volo su paesaggi mozzafiato.
Yuri può rannicchiarsi contro di lui e sentirsi a casa, avvolto in un torpore
accogliente che lo fa stare bene.
Calore.
Il corpicino smette di
tremare e sussulta sul materasso scricchiolante.
Yuri si volta di scatto aggrovigliandosi nella coperta rendendosi una
sottospecie di salame agli occhi di Boris sdraiatosi accanto a lui.
Il ragazzino più grande lo osserva con un risolino divertito aiutandolo a
sciogliere la camicia di forza appena creata.
«Boris, se ti scoprono
finirai nei guai!»
Il sussurro è infantile
ma gli occhietti azzurri accigliati sottintendono il rimprovero che non viene
ascoltato. Il bambino fa spallucce facendosi il più piccolo possibile nella
parte di letto occupata, non tanto per evitare di cadere da un materasso fin
troppo grande per i loro copri minuti, ma per rientrare al di sotto del tessuto
che lascia scoperti i piedini nudi di entrambi.
«Due coperte sono meglio
di una»
La fessura tra i denti
fischia laddove l’incisivo è caduto e Yuri ricorda di averlo visto volare dall’altra
parte della palestra dopo il pugno incassato al mattino. Sa che Boris sta
mentendo, le due coperte addossate l’una sull’altra non cambieranno la percezione
del freddo pungente alleggiante nella camera ma sospira sconfitto dichiarando
la propria resa.
Gli occhi di Boris brillano
vittoriosi alla fioca luce della luna e senza prima ottenere consenso afferra il
neocapitano rannicchiandosi con lui al centro del materasso.
Le braccia cingono l’esile corpicino mentre la ispida chioma rossiccia sfrega
sul cuscino solleticandogli il viso.
Yuri sbuffa sentendosi più simile ad un orsacchiotto che a una persona, le braccine
più corte a malapena completano l’abbraccio strofinando gelide contro la
schiena di Boris, fredde e scheletriche come i rami di un pupazzo di neve
lasciato in mezzo alla tormenta.
«Diavolo quanto sei
freddo Yu!»
«Che ci posso fare io?! Fa freddo!»
I sussurri concitati vengono
soffocati dalle coperte.
Yuri storce il naso arrossato accoccolandosi contro il petto del migliore amico
che contraddicendo le sue stesse lamentele lo stringe più forte. Boris lo
trattiene lontano dalla parete ghiacciata a cui è addossato il suo letto, gli
strofina la schiena e l’alito caldo gli scalda le spalle. Il malcontento per
essere l’anello più debole cede il passo al sollievo degli arti che
riconquistano vita. Ad occhi socchiusi può sentire il ronzio del vano caldaia
dell’hotel in cui si sono abbracciati durante le ultime gelide notti in strada.
Il monastero è la loro
nuova casa, l’unica regola vigente è l’essere più forte di tutti, ora devono
lottare per un latro tipo di sopravvivenza.
Non deve esistere lo sciocco sentimento dell’amicizia, non deve essere mostrata
debolezza.
Ma la notte tutto cambia,
gli occhi di Vorkov non raggiungono le stanze.
Yuri può abbandonare
senza timore la fredda corazza che il monaco pazzo gli sta forgiando intorno.
Può ignorare gran parte degli strani insegnamenti mentre ascolta il battito del
cuore di Boris, facendo finta di non comprendere il perché del materasso
cigolante e ulteriormente appesantito o il motivo della presenza di altre due
paia di braccia che si uniscono a loro su quella brandina diventata improvvisamente
troppo stretta.
Yuri solleva ed abbassa le
palpebre sempre più pesantemente beandosi del calore ricreato sotto lo strato
di coperte raddoppiato. Le dita si serrano saldamente attorno alla maglietta di
Boris per non farlo allontanare, il visino si insinua nell’incavo della spalla
e può sentire il braccio spostarsi e diventare il suo nuovo cuscino. Sergej ha
rubato quello vero incassandolo tra Ivan e il muro e a Yuri infondo non
importa, preferisce la presa leggera sui fianchi e il peso addossato sulla sua
schiena del più piccolo della squadra al pensiero di vederlo congelare.
«Buonanotte Yu»
Il sussurro di Boris soffia
fra i capelli cremisi quando gli altri due sono già crollati.
«Buonanotte Bo»
Non importa il luogo, il
tempo o la strana compagnia.
Le braccia al mattino saranno intorpidite per la posizione in cui sono bloccate,
qualcuno di loro si ritroverà con un ginocchio piantato nella schiena o una
gamba sullo stomaco ma nulla di tutti quei possibili scenari potrebbe eliminare
la vera bellezza di quell’abbraccio caotico.
Il calore di sentirsi
parte di quella nuova e particolare famiglia.
Il vento inquieto continua
ad ululare nella desolata periferia.
I vetri stridono sul telaio sotto la pressione esterna.
Le temperature interne non sono cambiate.
Yuri però sorride, ha
smesso totalmente di tremare.
_._._
Note
Cosa ho scritto?
Non lo so, in televisione hanno detto che il 21 gennaio è la giornata degli
abbracci ed io volevo scriverci qualcosa. Non so esattamente nemmeno in che
categoria far rientrare la fanfiction, perciò prendetela per quello che è: un
esperimento.
Sì, lo so, l’ho pubblicata in ritardo ma sono le due di notte, in
qualche parte del mondo sarà ancora il 21 Gennaio
>.>
Un abbraccio virtuale a tutti voi (almeno questo possiamo concedercelo)
Aky ❤