Era un pomeriggio non troppo caldo di inizio
luglio.
Ron era nella sua stanza, sdraiato sul letto,
intento a fissare il soffitto.
Ai piedi del letto, Hermione armeggiava con una
serie di scartoffie. Fogli e cartine erano sparsi sul pavimento intorno a lei,
e uno ad uno li passava pazientemente in rassegna.
Erano tutti i documenti che era riuscita a
procurarsi riguardo la nuova vita dei suoi genitori.
Era giunto il momento di andarli a riprendere.
Per questo motivo stava cercando di prepararsi
il meglio possibile. Cercando di capirci qualcosa.
Sarebbe partita nel giro di un paio di giorni.
E Ron l’avrebbe accompagnata.
Hermione aveva provato a protestare, dicendogli
che la sua famiglia aveva bisogno di lui in quel momento, ma le sue proteste
erano state assolutamente vane.
- Anche tu hai bisogno di me, adesso - le aveva
detto con un tono che non ammetteva repliche, assolutamente non da Ron - E
seppure non ne hai bisogno, scordati che ti lascio andare in Australia da sola.
Avevano continuato a parlarne ancora un po’, e
alla fine lei aveva ceduto.
Per una volta, Ron era stato davvero
irremovibile. Non che le dispiacesse, anzi.
Sapere che Ron ci sarebbe stato, placava il
panico che cresceva in lei ogni volta che pensava al viaggio.
E alla possibilità di non riuscire a trovare i
suoi.
Hermione posò a terra la cartina di Sidney,
sbuffando. Con tutte quelle stradine non ci stava capendo più nulla.
Per di più, a forza di stare a gambe
incrociate, le si stavano addormentando.
Si voltò verso Ron, che stava ancora fissando
il soffitto, pensieroso.
Sembrava alquanto preso dai suoi pensieri.
Ad un certo punto, con uno scatto improvviso,
lui si alzò a sedere sul letto.
- Hermione?
- Sì?
Lei lo guardò con aria interrogativa: Ron
sembrava troppo pensieroso a quel punto.
- No, no. Niente - le rispose, scuotendo la
testa.
Hermione sospirò, tornando a guardare
sconsolata, la marea di carte che la circondavano.
Ron se ne accorse e con uno scatto repentino,
balzò giù dal letto, per andarle vicino.
- Hermione, abbiamo letto e riletto queste
carte un migliaio di volte - le disse, cingendole le spalle con un braccio -
Sappiamo quello che ci serve.
- Oh… sì, lo so… stavo cercando di memorizzare
qualche strada. Magari può servire.
Ron colse tutta la preoccupazione che la
travolgeva. La strinse più forte.
- Li troviamo, piccola, te lo prometto.
Quelle parole, ma soprattutto la sicurezza con
cui Ron le disse, la rincuorarono un po’.
Inclinò indietro la testa per poterlo guardare.
Gli passò una mano tra i capelli scompigliati, che, naturalmente, si
scompigliarono ancora di più.
Lui afferrò la mano con cui Hermione lo stava
accarezzando e le baciò più volte le dita.
- Devi stare tranquilla - le sussurrò vicino
l’orecchio.
- Lo sono - fu la risposta di Hermione, mentre
con un movimento impercettibile, andava a colmare la poca distanza che si era
intromessa tra loro due…
*
- Sarà meglio che vada a vedere se tua madre ha
bisogno di qualcosa. E’ quasi ora di cena - Hermione si mise a sedere sul
letto, risistemandosi i capelli, perché la coda si era leggermente scomposta.
Ron la osservava, da dietro, accarezzandole la
schiena con un dito.
- Devi proprio? - le chiese.
Hermione si voltò a guardarlo, stando bene
attenta a non cedere alla sua espressione di cucciolo bisognoso d’affetto - Sì,
Ron. Devo.
E prima che lui potesse fare qualsiasi cosa per
trattenerla ulteriormente, lei si chinò per stampargli un veloce bacio sulle
labbra, e si diresse verso la porta.
Sul pianerottolo non c’era nessuno, segno che
anche Harry e Ginny erano già scesi.
Hermione si stava quasi richiudendo la porta
della stanza di Ron alle spalle, quando questa si spalancò di nuovo.
- Oddio, Ron! Mi hai spaventata!
Lui le sorrise, imbarazzato - Già… scusa. E’
che… volevo chiederti una cosa.
Hermione fu colpita da un misto di paura e
curiosità. Aveva notato che Ron era stato pensieroso tutto il tempo, segno che
stava macchinando qualcosa.
- Dimmi - riuscì a dire lei, con una scrollata
di spalle.
Lui prese fiato, arrossendo - Bè… mi domandavo…
insomma… noi cosa siamo?
Hermione lo fissò un momento senza capire -
Scusa?
Ron si passò una mano nei capelli già
scompigliati, cercando di spiegarsi meglio.
- Sì, io e te… adesso… noi, insomma… cosa siamo
adesso?
Hermione dovette trattenne una risata quando
capì il vero senso della domanda.
- Già - disse tentando di rimanere seria - Non
ci avevo ancora mai pensato.
- No, perché… conoscendo i miei, soprattutto
mia madre… - continuò Ron, mentre le orecchie diventavano di una graziosa
tonalità porpora - … presto inizieranno a fare domande.
- Oh, capisco. Hai ragione - disse Hermione,
annuendo seria. In realtà, pensava che nessuno avrebbe fatto domande, Molly
meno fra tutti. Perché ciò che lei e Ron erano appariva chiaro a tutti.
Cristallino, proprio. Insomma, non era certo difficile leggere certi segnali -
Tu cosa pensi che dovremmo rispondergli?
- Ah… ecco… - Ron faticava a trovare le parole
- Potremmo dire che noi… che io e te… ecco… che tu sei… sei la mia… insomma, la
mia…
- Sì.
Di fronte all’espressione di Ron, Hermione
stavolta non riuscì a trattenersi dal sorridere.
- Oh, bene. Perfetto - disse lui, sollevato.
Poi, un pensiero sembrò attraversargli la mente - E cosa, esattamente?
Lei alzò le spalle e gli circondò il collo con
le braccia - Tua. Qualunque cosa vuoi che io sia.
Ron le sorrise, stringendola per i fianchi -
Mia - ripeté arrossendo.
-Tua - confermò Hermione, sorridendo.
- Vuoi dire che anche questi begli occhi sono
miei? - disse lui, passandole un dito sulle palpebre.
- Sì.
- E questo nasetto così carino? - continuò lui,
baciandole il naso.
- Anche.
- E questa bocca così… sexy? - arrossirono
entrambi, mentre lui le baciava delicatamente le labbra.
- Che scemo - bisbigliò lei, ridacchiando.
- Non mi hai risposto - le ricordò lui.
- Sì… tua anche quella.
Ron prese ad accarezzarle il collo,
delicatamente. Hermione rabbrividì.
Ben presto sostituì le labbra alle dita. Era la
prima volta che si spingeva a tanto.
- Anche questo è mio? - disse posandole un
bacio dietro l’orecchio.
- S-sì… - fu la risposta distratta di Hermione.
Ron sorrise, mentre continuava l’”opera” che
aveva iniziato, soddisfatto dell’effetto che sembrava sortire su di lei.
- Quindi… anche i libri di Trasfigurazione
Avanzata sono miei? - le chiese, tanto per verificare il suo livello di
distrazione.
- Quelli te li scordi, Ronald.
Appunto. Come non detto.
Era ancora abbastanza lucida; d’altra parte,
non sarebbe stato da Hermione non esserlo.
Ron annuì, spingendola di nuovo verso la sua
stanza - Posso accontentarmi di tutto il resto…
A quanto sembrava, quella sera non sarebbe
stata Hermione ad aiutare Molly ad apparecchiare la tavola…
Rieccomi!!!
In primis ringrazio tutti
coloro che hanno letto la mia fic precedente, “ERI CON ME”; siete stati
gentilissimi e mi fa davvero piacere che vi sia piaciuta!
Naturalmente, spero che questa
non vi abbia deluso. Pensando a Ron, mi sembrava un momento carino da
raccontar!e.
Come sempre, se avete voglia
di leggere qualcosa in particolare, sarò felice di accontentarvi!
Alla prossima! xoxo