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Autore: arisky    24/01/2021    2 recensioni
Flusso di pensieri riversato su una pagina bianca durante i primi giorni del lockdown. Protagonista? L'entità protagonista della vita di ognuno, ma anche la più incompresa, maltrattata, sminuita: il Tempo...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Tempo…
Parola che si è posata sulle nostre labbra, nei nostri pensieri, tantissime volte; che si è esibita ai nostri occhi sfoggiando tutti i suoi costumi di scena dai mille colori. La musica per la nostra danza, la matita per il nostro disegno.
L’entità in cui si ripone fiducia per avere sorprese o delusioni, risposte ai nostri dubbi o nuovi dubbi a confondere le risposte, per andare avanti nel nostro viaggio.
Io non so cosa sia per me il Tempo ora. Non so se si sia improvvisamente esteso, diventando troppo… o se siamo noi che ci stiamo accorgendo di quanto siamo piccoli in confronto a lui.
Siamo davvero ancora così convinti di essere scultori impeccabili del Tempo?
Il Maestro si è impossessato nuovamente di quel ruolo che è suo, e che noi tentiamo con presunzione di usurpare: ha ripreso tra le mani quel marmo selvaggio e indomabile che è l’uomo, per plasmarlo ed estrarne l’inimmaginabile.
Quanti, avendo sotto gli occhi comunissima pietra, grande o piccola, pensano che possa diventare una stupenda scultura?
Quanti di noi, in gesti così semplici, pensavano di poter ritrovare sensazioni che sembravano perdute per sempre?
Gli sguardi intensi di un attore in un film, il profumo delle pagine di un libro, il rumore della matita su un foglio bianco…
Uno scultore trasforma la pietra in statua; il Tempo trasforma l’uomo in umanità.

 Purtroppo però, come la maggior parte degli artisti, anche il Tempo ha una personalità fuori dagli schemi, a volte indecifrabile. Quel tratto, quell’accordo dissonante che spezza l’armonia del suo animo da artista, ora mi sembra di percepirlo chiaramente: è una nota di crudeltà. Ma una crudeltà sottile, intelligente, studiata. Il resto della melodia sembra camuffarla ma, allo stesso tempo, rappresenta un contrasto talmente forte da fare da sfondo a quella notina, per esaltarla, proprio come fa un candido foglio con l’inchiostro nero di parole ciniche e dure.

Sullo sfondo di un ritorno ad un ritmo meno frenetico, della riscoperta di particolari istanti, si nasconde furtiva e spicca prepotente un’ombra nera. Un senso di malinconia, di mancanza sembra avvolgermi, stendendo una patina scura davanti ai miei occhi. Mi volto verso l’ombra, la guardo attentamente… e la vedo man mano prendere le sembianze delle persone che amo. Una dopo l’altra, sfilano davanti a me, vestite del “colore” che di ognuna mi sta più a cuore.
Ora capisco… La sento chiaramente quella nota, stona talmente tanto da riempirmi la testa col suo rumore; lo vedo chiaramente quel disegno, così sottilmente crudele.
In un’atmosfera di riflessione spirituale su se stessi, cos’è che manca?
Ora penso di conoscere la risposta: il tatto, non inteso come sensibilità, ma come uno dei cinque sensi.
Il tatto è già un’infinità di cose; il tatto di persone che ti mancano, lo è ancora di più.
E’ tutte le carezze che vorresti sentire sfiorarti il viso.
E’ l’abbraccio in cui vorresti perdere il respiro, in cui vorresti perderti.
E’ il sorriso e lo sguardo dai quali vorresti lasciarti abbagliare senza distogliere gli occhi.
Vorresti, vorrei, volere… e non potere. Perché quelle mani, quelle braccia, quel volto non sono fisicamente vicini.
Eccolo il disegno del Tempo: sculture rimodellate che respirano arte e rarità, ma private del tatto per trasmetterle a fondo. 

Io vorrei credere all’illusione che il Tempo abbia voluto fermarsi per un po’, vorrei poterla chiamare generosità questa sua attesa di noi che ci riscopriamo nella semplicità. Ma il Tempo è spietato. In questo suo gesto non esiste generosità, perché non esiste attesa. Esso è capace di donare tanto: risposte, sorprese, lacrime, sorrisi… ma l’attesa, quella non la donerà mai. L’attesa siamo noi a crearcela, quella sorta di sospensione NEL Tempo, e non DEL Tempo.
Forse sto ritrovando una ricchezza interiore, ma usufruirne da sola non mi basta.
A che scopo essere ricchi, se poi non si può condividere con chi si ama? Avere dentro il cuore le parole “ti voglio bene” e non potersele dire occhi negli occhi? Bruciare di calore senza poterlo donare in un abbraccio?
Sarò ricca forse, ma allo stesso tempo mi sento derubata.
Derubata dei giorni, dei minuti, dei secondi che sono costretta a vivere egoisticamente, e che non posso donare. Giorni, minuti, secondi in cui non posso prendermi cura di chi amo, in cui non si possono prendere cura di me, in cui non posso annaffiare dal vivo un rapporto.
Ebbene sì, sono povera, povera di tatto ma ricca di Amore dentro.
Amore che chiede di uscire, che chiede condivisione… E se questo Tempo ruba Tempo fisico, pazienza… sarò capace di adattarmi con ciò che ho. Sfrutterò questo Tempo così esteso eppure così ridotto: userò il mio Amore, per far sì che mi aiuti a capire chi davvero mi manca, chi davvero è importante; rifletterò sull’Amore degli altri, lo intercetterò, per capire a chi davvero manco, per chi sono davvero importante.
Quando un filo d’oro è consapevole di chi c’è ai due capi, quando due cuori sono connessi, quando due teste viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda, mio caro Tempo, si può fare a meno del tatto. E’ una connessione molto rara, perché entrambi i cuori devono avere con l’altro un legame forte, vero; ma se ciò accade, sarà l’autentica libertà! Anche separate, le due anime si scambieranno qualsiasi cosa, affetto, compagnia, conforto, racconti, attraverso il flusso che nasce dal loro Amore.
 
Io ti ringrazio, mio caro Tempo, ti ringrazio per la complessa semplicità di questi giorni. Ti ringrazio per avermi dato occasione di ritrovare un po’ di ricchezza interiore.
E sì… ti ringrazio anche per avermi rubato, preso in prestito, il tatto, perché sto imparando ad utilizzare un altro mezzo di scambio: quel fluido che scorre tra due cuori realmente legati e ricchi; quel torrente invisibile per il quale forse, improvvisamente, trovo la definizione giusta… Quel vento d’Amore. 
 
 

 
Angolo dell’autrice:
Salve a tutti! E’ per me la prima volta che pubblico un flusso di riflessioni anziché una storia o una fanfiction e devo dire che come esperienza mi è piaciuta particolarmente; l’ho sentita molto più istintiva, mentre per costruire una storia di solito è tutto più pensato.
Grazie per aver letto e, se vi fa piacere, lasciatemi pure opinioni, consigli e critiche!
 
Arisky
   
 
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