Qui dove batte il cuore
Sapete, Edward Elric è tornato a casa.
Ha ridato la vita a suo fratello.
Anche il piccolo Alphonse ha
ricominciato a sorridere.
Guardano entrambi la casetta
bianca sulla collina, tra i prati verdi di Resembool.
Edward sembra più grande. Non raccoglie più i
capelli dorati in una treccia, come faceva quand’era piccolo. Li ha
racchiusi in un elastico, che li lascia volteggiare liberi nel vento. Qualche
ciocca ribelle gli attraversa il viso, ma a lui non importa. Non li ha mai
tagliati, e a lui vanno bene così.
Al suo fianco, Alphonse è il bambino di sempre. I suoi occhi
brillano, mentre guardano desiderosi la casa davanti a loro. Il suo cuore
freme, all’idea di essere tornato.
Edward sa che per
il suo fratellino quella è la casa che hanno perso. Sa che Alphonse considera le persone che
vi abitano parte della sua famiglia. D’altronde, era sempre stato facile
per lui, farlo.
Gli occhi di Edward tornano a guardare la casa. Sa di amarla anche lui,
in fondo al cuore. Ma ha sempre creduto che non gli fosse concessa.
Perché erano tanti, i sentimenti legati ad essa.
Nostalgia.
Affetto.
Amore.
Sapeva che provarli, avrebbe
comportato il non riuscire più ad andare via.
I suoi occhi stanchi vagano
su di essa, e si fermano sulla finestra più
alta. Sempre aperta.
Ad un tratto, è come venire inghiottiti da un vortice di immagini.
Riesce a vedere. Riesce a
ricordare.
Vede gli anni della sua
infanzia scorrergli davanti, tra giochi e allegria.
Vede i sorrisi sinceri di tre
bambini. Tre bambini che corrono, litigano, e ridono. Sempre insieme.
Torna alla realtà solo quando ricorda che il presente è un altro. Che
non ci sono più tre bambini.
Che c’è lui,
ormai quasi fantasma di una vita mai vissuta.
Che c’è Al, creatura spensierata che ha perso ogni ricordo.
Che c’è lei.
Un momento.
Ma lei, dov’è?
Sapete, Edward Elric è tornato a casa.
Ha avuto paura di non ritrovare nessuno.
Ma Winry Rockbell
era lì ad aspettarlo.
È sbucata dal nulla, gli è saltata sulle
spalle e ha strillato “sei tornato!”.
Solo allora, lui si è sentito finalmente
completo.
Ed ora lo abbraccia. Anzi, no. Lo stritola.
Letteralmente.
Stringe con una foga talmente
esagerata che se Edward non fosse
l’alchimista d’acciaio, a quest’ora sarebbe già stato
messo k.o.
Ma lei sembra troppo felice
di vederlo per farci caso.
E lo sguardo provato di lui,
finalmente si rasserena.
Le prende le gambe, e lei
sussulta appena. Poi, gli stringe il collo e gli sfiora la guancia con la sua
pelle rosa.
Sussurra.
<< Sono felice che tu
sia tornato >>.
E solo allora, Edward riesce a sentire l’amore provato per quella
casa.
Anche i capelli di lei sono
così lunghi da solleticargli il viso. Ma gli importa ancora meno. Anzi,
da come sorride, può anche darsi che gli faccia piacere.
Non ha fatto in tempo a
guardarla negli occhi, ma sa che l’azzurro di quel mare tanto
meraviglioso risplende come il sole. Così, sorridendo, sussurra anche
lui.
<< Sono felice che tu
sia rimasta >>.
Sentirla stretta a se a quel
modo così intimo lo rende strano. Sente soltanto il piacere del contatto
tra le loro guance, tra i loro capelli, tra le sue gambe ed i suoi fianchi. Per
un attimo, quella posa li fa tornare bambini. Ma poi, la realtà di quel
contatto piove loro addosso come acqua gelata. Anche se non è il gelo
quello che sentono. Anzi. È un’acqua molto, molto calda.
Edward non è mai stato molto resistente a questo tipo
di contatto. Prova ad allentare la presa sulle gambe di lei, ma per tutta
risposta lei stringe ancora di più le braccia attorno al suo collo. Per
evitare un principio di asfissia, o meglio di combattere contro il suo stesso
desiderio, Edward la porta con sé ed entrano
in casa.
La prima cosa che vedono quando entrano in casa, è una persona cara ed
eterna.
Pinako è la forte vecchietta di sempre. Qualche anno
in più non l’ha affatto cambiata. È sempre una delle
colonne stabili del loro mondo, capace di sorreggerli e dar loro la sua stessa
forza. Alphonse l’abbraccia forte. Da sopra la
spalla del fratellino, Edward sorride alla cara zietta. È questo, il suo saluto.
Winry fa per scendere dalle spalle di Edward.
Ora si sente soddisfatta.
Ma adesso è lui che
stringe forte, come ad intimarle di non muoversi. Lei capisce. Ed ubbidisce.
Strano l’effetto che le
fa il maggiore degli Elric.
Senza dire niente, Edward ricomincia a camminare, portandola con sé.
Lei rimane in silenzio. Lui sale le scale, apre una porta conosciuta. È
la camera di Win. Quella dalla finestra più
alta.
È come se una muta
consapevolezza l’avesse portato lì. Li avesse portati lì. Ciò che aveva provato
rivedendola, aveva risvegliato ogni sentimento sommesso. E, la preoccupazione per Al ormai svanita, aveva fatto si che quei sentimenti lo
invadessero completamente.
Lascia andare piano Winry, che atterra dolcemente sul pavimento. Quando Edward si volta, e i suoi occhi incrociano quelli di lei,
è come sentire quei sentimenti nascosti scoppiare dentro entrambi.
Ormai non sono più
ragazzini. La timidezza non li blocca più.
E la tempesta esplode.
Così le loro mani
s’intrecciano, i loro corpi si cercano, le loro labbra si trovano.
È una corsa violenta contro il tempo ormai perso, una rabbia
repressa di anni passati lontani, un desiderio incolmabile se non con una
passione così estrema.
Si avvicinano, lo fanno sempre
di più.
Eppure ancora non basta.
Ancora. Ancora.
Non hanno paura di farsi
male. Non gliene importa. Non hanno paura di niente. Si passano le mani tra i
capelli, si stringono alcune ciocche per far si che
l’altro non si allontani.
L’incontro avido delle
loro labbra e l’intreccio bramoso delle loro lingue fa si
che entrambi comprendano le emozioni dell’altro. Ed ogni emozione in una,
è la medesima provata dall’altro. La doccia
fredda provata solo qualche attimo prima, diviene fuoco incandescente.
E in quella camera arse
l’inferno.
Sapete, Edward Elric è tornato a casa.
È rimasto qualche giorno, poi è andato
ancora via.
Ha detto di voler capire. Di voler fare chiarezza in
se stesso.
Ed è partito da solo, pentendosi di ogni passo
che stava compiendo.
Sapete, Winry Rockbell ha messo su qualche chilo.
Ha lo sguardo un po’ stanco, eppure è
sempre attenta.
Non si è mai lamentata di cominciare a
somigliare ad una mongolfiera.
L’ho vista sfiorarsi la pancia e sorridere.
Winry guarda il telefono, poi distoglie lo sguardo. Sa che è stato giusto che Edward partisse per qualche tempo, standosene un po’
da solo per riflettere su quanto accaduto.
Si ripete continuamente
questa frase, ma non fa altro che mentire a se stessa.
Le sue parole sanno sempre di
più di bugia ogni volta che le ridice.
In verità, sa che quando farà ritorno, la
prima cosa a volare verso di lui non sarà lei col pancione, ma la sua
fidata amica inglese.
La televisione accesa sembra
prendersi gioco di lei. C’è un programma sui bambini ancora nel
pancione.
<< Il bambino non
è solo della mamma, ma è anche del papà >> afferma
la presentatrice sorridendo.
Winry la guarda con rancore.
<< anche se il
papà è un idiota ottuso? >> borbotta.
Probabilmente non si accorge
che la presentatrice non può sentirla. L’unica cosa che fa
è rivolgere nuovamente la sua attenzione al telefono. Stranamente sembra
molto più vicino di prima.
Muove qualche passo incerto.
Allunga piano la mano, e afferra la cornetta.
Il telefono squilla un paio
di volte, e Riza Hawkaye si
trova proprio accanto ad esso quando succede. Alza
l’apparecchio e risponde. È sorpresa di sentire Winry Rockbell. Chiede
dell’alchimista d’acciaio.
Il tenente sa dove trovarlo.
È proprio davanti a lei, ma rivolge lo sguardo al cielo con aria
assente.
<< Edward?
>> lo chiama.
Lui grugnisce per risposta.
<< è per te.
È Winry >> spiega Riza.
Basta un attimo, che Edward le ha già strappato l’apparecchio di
mano e se lo porta agitato all’orecchio.
<< Che è
successo? Tutto bene? Perché hai chiamato? Come sapevi dove trovarmi? >>
chiede a raffica.
All’altro capo del
telefono, sente Winry stranamente incerta.
<< Ed, devi tornare >>.
Non è un ordine. È una richiesta.
<< Winry,
cosa è successo? >> chiede lui, agitato il doppio.
<< Se proprio vuoi
saperlo, sto diventando una mongolfiera. E credo sia proprio colpa tua >>.
Usa un tono sereno. Forse l’agitazione di lui l’ha fatta sorridere.
<< una mongol…? Winry, che diamine
stai dicendo? >> sbotta lui, non capendo.
<< Ed! >>. Ride.
Le sembra una cosa così semplice. << aspetto un bambino >>
confessa.
Strano, l’effetto che
una frase del genere può fare sul grande, fortissimo, alchimista
d’acciaio.
Il silenzio che segue rende
ogni suono nitido. Prima, un sonoro botto. Poi, la voce agitata del tenente Hawkaye, che dalla reazione di Ed
si aspetta che un terrorista gli abbia appena rivelato l’esistenza di una
bomba.
Quando afferra la cornetta, e
Winry le spiega cosa è accaduto, anche quella
donna così fiera e posata si lascia scappare una risata divertita.
Promette a Winry di pensarci lei stessa. Si sente
qualche sparo, l’urlo spaventato di un Ed appena rivenuto e
l’ordine del tenente di alzare il fondoschiena.
Poi la conversazione si
conclude.
Winry sorride, e si tocca la
pancia. Guarda la tv ancora accesa, e sorride anche alla presentatrice di quel
programma appena criticato.
<< si, anche se il
papà è un idiota ottuso >> si risponde ridendo.
Sapete, Edward Elric è tornato a casa.
Ha ricevuto in piena faccia l’amica inglese di Winry Rockbell, come previsto.
Si è piegato in due dal dolore, massaggiandosi
il naso ormai rosso. Ma non si è infuriato.
Si è avvicinato esitante, e la sua faccia
curiosa nel guardare il pancione di lei ha fatto sfumare ogni rancore. Ha
posato piano una mano sul ventre rigonfio che aveva davanti, e ha sentito
scalciare. È sobbalzato un attimo, facendo scappare a lei una risata
sincera.
Le aveva detto ridendo che non avrebbe potuto fare
come l’ultima volta che era tornato, almeno fino a
quando il “cosino” non fosse nato. Lei gli aveva garantito
di non contarci troppo. Allora Edward l’aveva guardata malizioso, incrociando le dita con le sue. Le loro
labbra si erano sfiorate dolcemente, invadendoli ancora dello stesso amore
provato ormai mesi prima.
Il frutto di quel sentimento probabilmente riusciva a
vederli, a sentirli. Perché in lui batteva il loro cuore.
Sicuramente stava sorridendo, inondato dal piacevole
tepore dell’amore.
L’amore senza tempo di mamma e papà.
Sapete, Edward Elric è tornato a casa.
È stavolta, è tornato per restare.
Fine
Note dell’autrice:
*---*
adoro l’idea della maternità di Win.
Adoro l’idea di lei e Ed genitori *----* xD
Ho scritto questa fic abbastanza di getto. La storia ha preso forma man mano
che scrivevo. “Qui dove batte il cuore” fa riferimento al bambino
che Winry porta in grembo. Probabilmente mi ha anche
ispirata un film omonimo, ma solo per quanto riguarda la nascita di un piccolo
Ed/Win. Mi piace molto l’idea dell’amore
di Ed e Win che matura in una piccola creatura. Ed
è da quest’immagine che è nata questa storia.
Ringrazio in anticipo chi
recensirà.
Ed/Win
tutta la vita.
ValHerm