Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: ShinigamiGirl    24/01/2021    2 recensioni
WA sta per Wammy's University.
Una piccola Oneshot slice of life su due ragazze di nome Taylor e Miya.
Storia ispirata a una fanfiction iniziata anni fa e mai conclusa, scritta assieme a un'amica.
Gliela dedico con affetto!
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Mello, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A Slice Of WA

 





Cadde sul materasso, reggendosi ansimante ad esso con entrambe le mani.

“Cazzo”.
 

 
***
 

- Guarda che non ce l’hai dorata, cocca. -

- Non c’è problema, Mihael. Non ho bisogno del tuo cazzo per sopravvivere, sai? Ho la fila. -

Con due passi aveva raggiunto la borsa appoggiata alla scrivania, impettita e orgogliosa.

- Mi stai dicendo che tornerai a fare la puttana per la scuola? - l’aveva schernita, mentre lei si infilava la tracolla sulla spalla.

La ragazza sorrise, chinandosi a sufficienza sul suo volto per arrivargli a un soffio dal naso: - Non sono io a perderci. -

Silenzio.

Sapeva di averlo provocato, ed era rimasta immobile, con quel sorriso beffardo stampato in faccia.

Non si era spostata.

Ed era stato quello l’errore.
 

***
 

Miya si girò a sedere sul letto singolo su cui avevano appena consumato il rapporto.

- Cos’è che dicevi? Non sono io a perderci? Ma fino a due secondi fa hai urlato il mio nome. - le mormorò il biondo all’orecchio, gli occhi socchiusi e un sorriso malizioso stampato in faccia.

- Questa era l’ultima volta. - sentenziò lei, alzandosi di scatto.

- L’ultima. - ripeté il ragazzo, concordando.

La ragazza si infilò le mutande e i jeans rosso fuoco, recuperando il top che le lasciava il ventre scoperto. Si rivestì in fretta e prese la tracolla caduta a terra, apprestandosi ad uscire dalla stanza.

Lui non la fermò, rispettando l’unanime decisione che avevano appena preso.

Chiusa la porta alle spalle, Miya iniziò a camminare svelta nel corridoio del dormitorio, seccata. Pian piano, però, un sorriso comparve sul suo volto.

Ignorando i cartelli che proibivano il fumo negli interni, si accese una sigaretta mentre scendeva le scale quasi di corsa.

Finalmente eccola, l’uscita principale della confraternita. Dalla quale, ironicamente, stava proprio entrando qualcuno. Lei fece per nascondere la sigaretta, quando si rese conto che la persona in questione era un giovane dai capelli rossi.

Lui si fermò a guardarla, gli occhi smeraldini indecifrabili e le mani nelle tasche dei jeans trasandati.

- Che fai, non offri? - le disse, indicando col mento la sigaretta.

Gli passò il pacchetto aperto, in modo che lui potesse sfilarne una.

- Se ti becca Roger a uscire dalla confraternita sei fottuta… Eri da Mihael, huh? - chiese, prendendo un clipper dalla tasca per accendersela.

- Questa era l’ultima volta. - rispose lei.

-Ah, sì… L’ultima volta come la scorsa settimana? - fece il ragazzo, con tono ironico.

- Stavolta per davvero, Mail. - il tono di Miya era serio e deciso, ma il rosso incurvò le labbra in un sorriso, mentre espirava una nuvola di fumo.

- Certo… Come no. Alla prossima, Miya. - la salutò, superandola nel salone per salire le scale, la sigaretta accesa fra le dita.

Lei alzò gli occhi al cielo e uscì, lasciandosi l’edificio del dormitorio degli Alpha alle spalle.

Percorse la strada verso il complesso Omega in fretta, non badando alle occhiate stranite che alcuni studenti dell’università le lanciavano. Ormai ci era abituata. Alla gente non era mai piaciuto sentir parlare di ragazze vivere la loro sessualità come preferivano. D’altro canto, i ragazzi che si scopavano un sacco di femmine erano la normalità.

Finalmente raggiunta la casa, lasciò cadere il mozzicone della sigaretta e spalancò la porta.

- Eccoti! Stavo iniziando a preoccu… - la voce della persona che la raggiunse si affievolì.

Miya si trovava davanti una bellissima ragazza, magra e slanciata, con i capelli neri spettinati lunghi appena fino alle spalle. Una frangia le cadeva sbarazzina su due occhi azzurri enormi, i quali la fissavano spalancati e increduli.

- Ho i capelli in piedi? - chiese, ironica.

- Fossero solo quelli! Miya, cazzo, impara a darti una sistemata dopo aver scopato! - la rimproverò, avvicinandosi e pulendole col pollice dei residui di mascara sulle gote pallide dell’amica.

- Dai, Taylor… - provò a scansarsi, ma l’amica la teneva ben stretta.

- Piantala di fare resistenza! - insistette.

Dopo che il viso della ragazza fu sufficientemente pulito, Taylor fece un passo indietro, guardandola negli occhi in una muta richiesta di spiegazioni.

- Ero all’Alpha. - l’accontentò, laconica.

- Keehl… Quando inizierete a fare sul serio? ‘Sta storia da scopamici va avanti da mesi, Miya. -

- Questa era l’ultima volta. - era almeno la terza volta che lo diceva, a tre persone diverse.

- Sappiamo entrambe che non è vero. Sei un clown. -

- Mi ha baciata lui. -

- E tu ci sei stata. -

- Per l’ultima volta. - ribadì, assumendo un’aria irritata.

Taylor si lasciò andare a una risatina: - Certo, come vuoi. Ne riparliamo domani mattina, dopo la festa? -

- Quella alla quale rimorchierò Sophie, dici? - chiese Miya, riferendosi a una ragazza a cui aveva buttato l’occhio in biblioteca.

L’amica la guardò, scettica, alzando gli angoli delle sopracciglia. Sapeva bene che ormai quello tra lei e Mihael, conosciuto spesso come Mello nella Wammy’s University, era un tira e molla continuo. Forse Miya non se n’era accorta, o non ci voleva credere, ma il motivo per cui Keehl le rispondeva male e la provocava era la sua estrema gelosia. La stessa di cui continuava a negare l’esistenza.

- Oh, Tay, non guardarmi così. Ci ho provato con te, e tu non me l’hai data. - le ricordò l’amica, con un sorriso dolce ma malizioso al tempo stesso.

Quell’affermazione fece avvampare le gote della ragazza, che reagì subito dandole uno spintone.

- Muoviti, vai a prendere il vestito. Già non sopporto le feste… - borbottò, cercando di cambiare argomento.

- Ma potrai vedermi mezza nuda, credimi. Ho preso un vestitino che… -

- MIYA! - tuonò Taylor, facendola scoppiare a ridere mentre scappava dalle grinfie dell’amica e correva al piano superiore per prepararsi.

Quando la vide scomparire su per le scale, la ragazza sospirò pesantemente, spostandosi la frangia nera dalla fronte per massaggiarsi le tempie.

La conosceva da così tanto tempo che era impensabile per lei vederla come potenziale fidanzata. Sembrava ieri il giorno in cui si erano incontrate la prima volta.

 
***
 

- Ehi, è libero questo posto? -

Taylor alzò lo sguardo e vide una ragazza vestita in maniera più che succinta. Aveva indosso una minigonna in pelle nera lucida, delle calze a rete che lasciavano intravedere un enorme tatuaggio sulla coscia destra, che raffigurava una rosa in una cupola. La tizia aveva dei capelli neri liscissimi, legati quel giorno in una morbida treccia laterale che cadeva sulla scollatura del maglioncino rosso aderente.

- No, accomodati. - 

- Grazie. - aveva sorriso la sconosciuta, scoprendo dei denti bianchissimi in forte contrasto col rossetto rosso fuoco.

Aveva un trucco da Pin-up anni ’60, con quelle labbra scarlatte e un eye-liner nero molto spesso.

Appena prese posto accanto a lei, Taylor sentì distintamente un profumo dolce e penetrante, probabilmente usato per coprire il secondo odore che sentì, ovvero quello del tabacco.

- Sei nuova anche tu? - le chiese la ragazza, porgendole la mano - Piacere, comunque. Mi chiamo Miya Moore. -

Lei gliela strinse, non troppo convinta ma presentandosi a sua volta: - Taylor Pierce. Sono del primo anno, ma sono qui da due mesi… Non penso di averti mai vista. -

- Ah, sì… Sono arrivata da Chicago qualche giorno fa. Mia madre è rimasta là. - spiegò, senza perdere il sorriso. - Sei in qualche confraternita? -

- Nell’Omega. Hai bisogno di stabilirti nel dormitorio? -

- Sì, mi salveresti. Ho parlato con una certa Misa Amane… Mi ha fatto vedere le Kappa. Non mi sono piaciute molto… -

- Ah sì? - sorrise fra sé. Ecco, quella ragazza iniziava già a starle simpatica.

- Sono un po’ troppo…  Bionde e rosa? Insomma… - Miya indicò i propri vestiti e i tatuaggi, con un sorriso complice.

- E Misa è proprio stupida, credimi. Conta solo l’apparenza, lì. -

- Non volevo suonare cattiva, ma era sembrata un po’ svampita anche a me. -

- All’Omega siamo in meno. Tutte vogliono entrare nelle Kappa. Ma ti troverai bene! - le promise Taylor, rivolgendo finalmente il sorriso alla ragazza.

- Ne sono certa, Taylor. Mi piace il tuo stile, sai… -

Taylor rimase bloccata, fissandola. Che fosse…? Miya non aveva smesso di sorridere, ma anche lei la guardava come se stesse cercando di capire qualcosa.

Il professor Mogi interruppe il loro scambio di sguardi intensi, attirando l’attenzione di tutti gli studenti e iniziando la lezione.

 
***
 

Taylor ebbe modo di scoprire ben presto la passione di Miya nel flirtare con praticamente chiunque, e fu quello il motivo principale per cui declinò gentilmente le avance della ragazza. Tuttavia divennero inseparabili e strinsero un rapporto di amicizia indissolubile.

Erano passati tre anni da quell’incontro, le cose erano cambiate di parecchio.

Taylor era diventata rappresentante d’istituto, condivideva il seggio con il ragazzo più intelligente della scuola, tale L Lawliet.

La ragazza gestiva anche la confraternita Omega, che contava almeno una cinquantina di ragazze. Certo era un numero molto inferiore a quello delle Kappa, che raggiungeva i centocinquanta membri, ma era comunque un bel daffare.

Miya invece, sebbene fosse poco sotto al livello di Taylor come voti scolastici, amava l’adrenalina del proibito. Aveva visitato la presidenza tante di quelle volte che ormai il vicepreside Roger alzava gli occhi al cielo ogni volta che la vedeva.

“Smettila di intrufolarti nei dormitori diversi dal tuo.”

“Portare alcolici e stupefacenti all’interno dei dormitori è severamente vietato!”

“Non posso darti borse di studio se continui a comportarti così, è uno spreco per i voti che prendi!”

“I bagni non sono luogo consono per rapporti sessuali. E non lo è in tutto il campus, signorina Moore!”

“Sei in punizione.”

Queste erano le frasi che si sentiva dire Miya dal vicepreside ogni santa volta.

Il preside, signor Watari, non c’era quasi mai. Viaggiava spesso per conferenze importanti, era un uomo influente nell’ambito educativo e amava tenere discorsi in tutto il mondo.
Era tornato giusto qualche giorno prima, convocando i rappresentanti d’istituto per raccomandarsi che andassero a controllare che la festa del campus non prendesse brutte pieghe.

Taylor era brillante nello studio, la migliore tra tutte le ragazze del campus. Sopra di lei stavano soltanto L, primo in posizione, e Light Yagami, il figlio dell’allenatore della squadra di basket. Non c’era da stupirsi se il ragazzo aveva quindi un posto fisso anche nella squadra della Wammy’s University.

Quella sera, comunque, il ballo di primavera sarebbe stata la crociata di Taylor.

Odiava quei posti, la musica che mettevano e soprattutto non le piaceva bere. L’unico motivo per cui doveva andare era per fare presenza in quanto rappresentante di istituto.
- Allora, Tay? Ti muovi? - Miya era apparsa davanti a lei, struccata.

Non indossava più i vestiti ordinari, ma un abitino aderente in velluto rosso scuro, con le coppe sporgenti per il seno generoso, decorato sui bordi con del pizzo nero. Al centro della scollatura stava una croce argentata a impreziosirla. Le spalline sottili svanivano sotto ai capelli sciolti, che cadevano dritti come spaghetti sulla rosa tatuata sulla spalla sinistra. La gonna del vestito si apriva, svolazzante, ma l’orlo di pizzo nero sfiorava a malapena le ginocchia della ragazza.

Taylor scosse la testa, tornando a presente e sorridendo.

“E proprio una gran figa” pensò.

- Arrivo, arrivo. - disse poi, raggiungendola e salendo le scale con lei, verso la stanza che condividevano.
 

***
 

La musica aveva cominciato a riecheggiare per tutto il campus alle sette in punto.

La festa si teneva all’enorme palestra, la maggior parte delle persone si era presentata a coppie. I primi ad arrivare, ovviamente, erano stati Light e Misa, che sicuramente anche quell’anno si sarebbero aggiudicati il trono di re e reginetta del ballo.

Taylor e Miya invece arrivarono a braccetto, facendo storcere il naso ad alcune ragazze della confraternita Kappa, con le quali non avevano mai avuto grandi rapporti, se non litigate e discussioni.

- Mi raccomando, non ubriacarti troppo, o Watari mi farà una testa così… - la stava ammonendo Taylor.

- Sai che reggo, Tay. Non preoccuparti. Ehi! Ecco il tuo collega! - indicò sotto l’arco di palloncini davanti al quale le coppiette si fermavano a fare foto commemorative, dando una gomitata all’amica.

Lì, in piedi da solo e leggermente ingobbito, stava un ragazzo moro che le aveva avvistate già da ben prima che Miya lo vedesse. Aveva fatto un tentativo di vestirsi elegante, ma non gli era molto riuscito. Indossava una camicia bianca stropicciata e dei pantaloni in velluto neri, con delle scarpe da tennis bianche e usurate.

- Santo cielo… Ma è mai possibile che non sappia manco portare una camicia a stirare in lavanderia? - borbottò Taylor, esasperata.

- Puoi sempre stirargliela tu. - ridacchiò Miya.

- E che sono, la sua badante? -

- A volte sembra di sì. Tipo quando si è picchiato con Light per la questione della classifica… -

- Yagami ha tirato il primo pugno. - lo difese subito Taylor, e l’amica sorrise, alzando le sopracciglia in un’espressione vittoriosa.

Si ricordava bene quell’episodio. Light, frustrato che il moro l’avesse superato per l’ennesima volta, guadagnandosi ancora una volta il titolo di rappresentante d’istituto, l’aveva provocato prima a parole. Poi, vedendo che L non reagiva, gli aveva tirato un pugno. Il ragazzo si stava difendendo bene, ma Taylor era intervenuta, fermando quella pazzia.

- Ma comunque ciò non toglie che sia davvero un disadattato, certe volte! E da anche a me sui nervi. Solo che io sono più ragionevole di Yagami. - aggiunse Taylor.

Miya le lanciò un’occhiata piena di consapevolezza.

Sapeva che l’amica aveva sempre odiato la superiorità di L a lei, e il fatto che Roger non osasse mai dire niente al moro per via della parentela con Watari. Pareva infatti che L fosse stato adottato da bambino dal preside. Ultimamente però aveva notato dei comportamenti strani di Taylor, specialmente attorno a L.

- Beh, io ti lascio col tuo disadattato preferito, okay? Ho voglia di cercare Sophie e provarci seriamente. Magari riesco a chiudermi con lei nel bagno delle ragazze, stavolta. - ammiccò Miya, sfilandosi dal braccetto e entrando nella palestra dove riecheggiava musica pop.

Taylor sospirò pesantemente, e girandosi sussultò. L si era avvicinato silenziosamente a lei, con fare calmo e pacato.

- Buonasera, Taylor… - la salutò.

- L, per tutti gli dei dell’Olimpo e non, smettila di apparire così all’improvviso! - esclamò lei, irritata.

- Mi hai visto arrivare… Ti ho spaventata? - chiese, sebbene fosse una domanda retorica, guardandola da sotto alcuni ciuffi di capelli corvini arruffati.

Taylor aveva indosso un vestito particolare, che aveva l’aria di essere una giacca a maniche lunghe, stretta elegantemente in vita sopra a dei pantaloncini, dando l’illusione che fosse un vero e proprio vestito. Si era lasciata convincere da Miya a chiudere la giacca larga solo in vita, lasciando una scollatura scoperta sul seno. Sebbene non ne avesse molto, a qualunque ragazzo vi sarebbe caduto l’occhio.

Non a L.

Lui la stava guardando dritta negli occhi, e lei si sentiva risucchiare da quei pozzi neri ogni volta.

- Lasciamo stare. Entriamo? - gli chiese, voltandosi per far cenno verso la palestra con lo sguardo.

- Non amo la musica così alta, ma dobbiamo tenere il nostro discorso, giusto…? -

- Piacerebbe anche a me filarmela, ma siamo i rappresentanti, no? -

- Un compito ingrato, ma un dovere a cui non possiamo ritirarci. - concordò L, avviandosi e facendole strada.

Taylor prese un respiro, approfittando di essere dietro di lui per assumere un’espressione corrucciata. Era diventato tutto così strano con lui, da quella sera.

 
***
 

- Taylor… Va tutto bene. -

- No… -

- Pierce, puoi parlarmene. -

- Perché? Tu… Non puoi capirmi. -

Silenzio.

- Io… Non dovresti vedermi in queste condizioni. Non so nemmeno cosa fai ancora qui, lasciami sola. -

- Ti vergogni? -

- Ma che domanda del cazzo è questa?! -

Taylor, sulla panchina del campus, stava guardando L abbracciando le proprie ginocchia al petto. Gli occhi azzurri erano arrossati dalle lacrime, ma lo stava guardando profondamente irritata.

Il ragazzo capì di aver sbagliato approccio e si portò il pollice al labbro inferiore, all’apparenza tranquillo, ma in realtà improvvisamente preoccupato. Non voleva farla chiudere ancora di più in sé stessa. Era ovvio che si vergognasse, anche se la logica gli diceva che mettersi sulla panchina della via principale del campus a piangere, sebbene fossero le nove di sera, non era l’idea migliore per passare inosservati ed evitare scene imbarazzanti di quel genere.

- Scusa. - riuscì infine a dire.

Taylor tirò su col naso, sembrò calmarsi un poco, ma un singhiozzo tradì le apparenze.

L non aveva mai visto quella ragazza piangere. Mai, in tre anni quasi che la conosceva. L’aveva vista arrabbiarsi spesso, intestardirsi su qualsiasi cosa e mai arrendersi, lo minacciava di continuo che un giorno i suoi voti avrebbero superato quelli di Yagami e i suoi. E vederla così, sebbene potesse suonare cinica come cosa, lo incuriosiva. Ma non aveva la più pallida idea di come scoprire cosa ci fosse dietro, ed era la prima volta in vita sua dove si trovava in seria difficoltà.

- Taylor… - ripeté, come se chiamarla potesse risolvere le cose, anche se sapeva che non era così.

- Oggi… Tredici anni fa. - mormorò Taylor, abbassando la fronte per appoggiarla sulle proprie ginocchia. - Tredici anni fa i miei genitori sono morti. -

Non sapeva nemmeno perché gliel’avesse detto, ma ormai il danno era fatto.

L rimase di stucco. Era così ovvio.

Perché non ci aveva pensato prima? Forse perché aveva dato per scontato molte cose di quella ragazza. L’aveva sempre vista come collega e amica. Soprattutto negli ultimi periodi, lei l’aveva aiutato spesso e volentieri con alcuni bisticci avuti con Light, con il quale era sempre andato d’accordo, o almeno fino a qualche mese prima.

Il ragazzo analizzò la situazione rapidamente. Taylor aveva bisogno di aiuto, ma non nel modo convenzionale. Due parole non sarebbero servite. Avrebbe dovuto fare quello che Watari aveva fatto per lui quando era bambino. Salì sulla panchina accanto a lei, assumendo una posizione accovacciata sui piedi e mettendo le mani sulle proprie ginocchia. Poi, esitante, posò una mano sui capelli neri della ragazza.

A Taylor si fermò il cuore per un istante.

- Sei una persona religiosa… Taylor? - le chiese.

Lei non rispose, ancora sconvolta dal suo gesto. Era la prima volta in due anni che si toccavano.

- Watari mi ripeteva spesso che prima o poi ognuno di noi udirà delle campane, e sarà quella la nostra ora… Ma non sapremo mai con certezza quando giungerà. Per cui… Dobbiamo fare la cosa giusta, per quanto possibile… -

- Ho litigato tanto con i miei genitori… Sono partiti in auto, e non sono mai tornati… Io… Non gli ho mai chiesto scusa… - le lacrime iniziarono a scorrere impetuose sul viso di Taylor, che ora aveva il petto scosso da tremendi singhiozzi - Non ho mai detto loro quanto gli volessi bene prima che… -

- Sono certo che lo sapevano. - intervenne L, con voce calma.

Quella calma fu come un toccasana per l’agitazione della ragazza, che si voltò di scatto, abbracciandolo e aggrappandosi con le mani alla maglietta bianca del giovane mentre continuava silenziosamente a piangere.

Lui spostò la mano dalla testa di Taylor verso le spalle, accarezzandogliele leggermente. Non era molto pratico di quei gesti, ma il suo nonno acquisito faceva spesso così con lui da bambino.

Rimasero così per una buona mezzo’ora, finché lei calmò il pianto e poté riaccompagnarla alla confraternita.

 
***

 
- …quest’anno sarà il nostro ultimo anno come rappresentanti, ma siamo onorati di aver svolto questo lavoro per tutti gli studenti della Wammy’s University! E ora, buon ballo primaverile a tutti! Ricordatevi di studiare per la laurea, ci rivediamo dall’altra parte del ponte ragazzi! - Taylor concluse il discorso con un sorriso davanti a tutta la scolaresca, che esplose in un applauso.

La musica tornò a popolare la palestra, e Miya si scolò lo shot di alcool che aveva in mano, lanciando un grido di incoraggiamento all’amica.

- Hey, Miya… - la salutò una voce dietro di lei.

La ragazza si voltò di scatto, trovandosi davanti una ragazza con due codini portati bassi, a braccetto con un altro ragazzo albino.

- Linda, Nate… Non pensavo vi avrei trovati qui! - esclamò lei.

- Sì, infatti lui vuole già andarsene… Ma non volevo perdermi l’ultimo ballo prima degli esami. - disse Linda, sorridendo alla mora.

- Eddai, River, fai contenta la tua fidanzata. - lo rimproverò, la ragazza ridendo.

L’albino stava per rispondere, quando una mano le si posò sulla spalla, costringendola a girarsi.

- Mi concedi un ballo, Moore? - il ragazzo davanti a lei, coi capelli corti color carota, si chiamava Ned Thompson.

Aveva avuto una cotta sfacciata per Taylor sin dal primo anno, e Miya ne era perfettamente consapevole, ma non le importava.

- Ma certo! - salutò frettolosamente Linda e Nate, buttandosi sulla pista da ballo assieme al cavaliere.

La musica che stava andando non era adatta a un lento, infatti la ragazza gli ballava attorno, poggiando audacemente le mani sul petto muscoloso del ragazzo. Ora che ci pensava, effettivamente Ned aveva detto che si sarebbe arruolato in marina. Perché non lasciargli un bel ricordo del ballo, prima di vederlo partire in guerra? Suonava così poetico. Tuttavia c’era ben poco di poetico nel modo in cui Miya si girò, ancheggiando contro il basso ventre del ragazzo.

Ned le mise le mani sui fianchi, accompagnandola nei movimenti.

La ragazza non poté godersi la sua conquista per molto, purtroppo. Un gancio ben piazzato sulla mascella costrinse Ned a staccarsi da lei, indietreggiando un poco e spaventando la gente attorno a loro.

- Gira al largo, pel di carota. - sentenziò una voce, rivolta a Ned.

Miya si girò e vide Mihael. Aveva indosso una camicia nera, sbottonata abbastanza da lasciar intravedere il petto e una collana dorata. Sotto, i jeans erano bianchi, dall’aspetto elegante e costoso.

- Che cazzo vuoi, Keehl? Non è mica la tua fidanzata! - lo schernì Ned.

- Ho detto gira al largo. - ripeté il ragazzo.

- Ma che diamine sta succedendo qua?! Non posso girarmi due secondi che fate subito casino… - intervenne Ryuk, il bidello messo come sorvegliante, che si era fatto largo tra la folla per mettersi tra Mihael e Ned.

Miya alzò gli occhi al cielo e girò i tacchi, dirigendosi verso una porta che dava all’esterno della palestra.

Il biondo la seguì a ruota, riuscendo a raggiungerla solo quando ormai erano fuori dal salone, sotto le stelle e al freddo.

- Miya… - la chiamò, afferrandole un polso.

- Si può sapere qual è il tuo cazzo di problema, Mihael? - sputò lei, girandosi di scatto e ritirando il braccio.

- Tu che fai la troia con chiunque, ecco qual è! - rispose, aggressivo. - Non ti sai regolare, cristo! -

- Quindi sei geloso. -

- No. -

- Che diritto hai allora di decidere con chi posso andare a letto o no? -

- Lo dico per te, cazzo! Nessuno ti prenderà mai sul serio se continui a comportarti così! -

- Così come? Come facevi tu con le ragazze prima che diventassimo scopamici? -

Lui rimase in silenzio.

Era vero.

Si voltò e tirò un altro pugno violento, stavolta al muro esterno della palestra, facendo sussultare Miya.

- Che cazzo fai! - esclamò subito dopo lei, avvicinandosi e afferrandogli la mano.

Si era sbucciato le nocche e aveva preso a sanguinare. Senza pensarci su troppo, la ragazza si afferrò la gonna dell’abito e tamponò il sangue che scorreva, sospirando pesantemente.

- Devi smetterla di reagire così, un giorno ti farai seriamente male e… - la mano libera del biondo le aveva sollevato il mento, interrompendola.

Non ebbe tempo di dire altro, Mihael posò le labbra sulle sue, baciandola con trasporto.

Lei avrebbe dovuto respingerlo. Sentiva che avrebbe dovuto farlo. Ma contro ogni logica, rispose al bacio con altrettanta intensità. Quel bacio era così assurdo che sembrava si volessero divorare a vicenda.

Quando si staccarono l’uno dall’altra i respiri si confondevano tra loro, rimasero vicini, guardandosi negli occhi. Le iridi glaciali del ragazzo facevano sentire delle prepotenti farfalle nello stomaco a Miya.

- Doveva essere l’ultima volta, Mihael… - disse la ragazza.

- Doveva. - ripeté il biondo, senza staccarle gli occhi di dosso.

Miya sorrise.

 
***
 

- Mi stai dicendo che ci hai provato con Miya? - Taylor era incredula, ma divertita.

- Puoi smetterla di ridere? -

- Ma con quale sale in zucca hai provato ad avvicinarti a lei? Per cosa, poi? Sei proprio scemo… -

Ned alzò gli occhi al cielo, seccato, mentre premeva il ghiaccio che l’infermiera Rem gli aveva dato sulla propria mascella.

- Senti, ti ho portato in infermeria, ora torno in palestra. Non posso assentarmi così… - disse Taylor, recuperando la borsa blu in fondo al letto.

- Tay, aspetta. -

- Hai bisogno? Vuoi che ti porto il lattino? - scherzò lei, ricordando la sua strana colazione quotidiana con semplice latte.

- Io devo parlarti di una cosa. - disse Ned, improvvisamente serio.

- Ti ascolto. -

Il ragazzo esitò un poco. Sembrava nervoso, il che rese Taylor un po’ a disagio.

- Ho ballato con Miya per attirare la tua attenzione, e in un certo senso ha funzionato, no? - ammise, impacciato.

- Potevi semplicemente prendermi da parte e dire quello che dovevi dirmi… - disse lei, alzando un sopracciglio.

- Tay… Mi piaci. Molto. Volevo dirtelo, prima della laurea… Prima di vederti sparire. -

La ragazza si pietrificò.

Oh no.

- Io… - provò a dire, ma dalle labbra non uscì nulla.

Come si rifiutava una persona in maniera gentile? Non le era mai successo. Anzi, sì, con Miya, ma era stato diverso. La sua amica non era interessata ad avere una relazione con lei, voleva solo portarsela a letto.

- Io ti piaccio… Almeno un pochino? - incalzò Ned.

- Sì, cioè, mi stai simpatico… Ma… -

Il ragazzo sorrise. Quello però non era un sorriso felice.

- Tranquilla, lo immaginavo… - le disse, cercando di metterla a suo agio.

Taylor si sentì sprofondare, voleva sparire.

- Mi dispiace… - riuscì a dire, prima di voltarsi e sgusciare via dall’infermeria, senza dargli il tempo di rispondere.

Non ci pensò nemmeno a tornare in palestra.

Che si divertissero da soli, a quella dannata festa. Perché dovevano capitarle tutte a lei?

A passo sostenuto attraversò il viale alberato del campus, che sotto ad ogni lampione aveva una panchina.

Era così persa nei suoi pensieri che quasi non notò una figura accovacciata su una di esse, esattamente a metà tra la strada per la palestra e quella per i dormitori. Solo a vederlo, la tensione sembrò sollevarsi da lei, donandole un momento di pace. Si avvicinò al ragazzo, che ovviamente l’aveva vista.

- Cosa ci fai qui, L? Dovevi essere al ballo… -

- Potrei dire lo stesso di te… Stavi tornando in dormitorio. - osservò.

- Beccata. - ammise lei, con un sospiro pesante.

Rimase un secondo in piedi, davanti a lui, prima che il ragazzo spostasse una mano accanto a lui, dando dei colpetti al legno della panchina.

- Siediti, Taylor. Sembri scossa… - le disse.

- Già, capitan ovvio. - rispose, ironica, ma sedendosi effettivamente accanto a lui.

- Ned è stato portato in ospedale? La ferita non mi sembrava così grave. -

- No, infatti. Ma mi ha detto di avere dei sentimenti per me. -

- E tu…? -

- Non sono riuscita a rifiutarlo ad alta voce, ma ha recepito il messaggio… E mi sento uno schifo. - Taylor non sapeva nemmeno perché le venisse così semplice parlare con L, ma in quel momento non si disturbò di chiederselo.

- Immagino che i sentimenti siano diversi dai pensieri… -

- Non sbagli. -

- Io non sbaglio mai. -

Taylor si voltò a lanciargli un’occhiataccia, senza rispondere.

- Non ho detto nulla di sbagliato. - le fece notare lui.

- Il solito presuntuoso… - borbottò la ragazza, spostandosi un ciuffo di capelli neri dietro l’orecchio e tornando a guardare davanti a sé.

- Non mi stai dicendo che sbaglio, però. Il che mi da assoluta ragione… Al 100%. -

- Sai cosa sta al 20%, invece? - chiese Taylor, alzando il tono di voce.

- Cosa? -

- Il livello della mia pazienza con te, L. -

Taylor stava aspettando una risposta saccente, che non arrivò.

Si voltò quindi a guardarlo, e ciò che vide la lasciò senza parole.

L stava sorridendo.

- Che hai da ridere?! - scattò subito lei.

In tre anni non l’aveva mai visto sorridere. Mai.

L si voltò appena verso di lei, guardandola con serenità e quella debole allegria che non gli apparteneva.

- Tu mi fai ridere, Taylor. - le rispose.

- Ah, meraviglioso, siamo passati dall’indifferenza alle prese per il culo… - borbottò lei, distogliendo lo sguardo.

- Cosa farai dopo la laurea, Taylor? -

Perché continuava a ripetere il suo nome? La ragazza sospirò.

- Non lo so… Vorrei fare un lavoro rispettabile, immagino. -

- Viaggerai? -

- Non credo. Perché? -

- Vediamoci ancora. Dopo la laurea, intendo… Mi scoccerebbe non poterti più vedere, Taylor. -

Un calore improvviso invase il petto della ragazza, lasciandola senza parole. Lanciò un’occhiata a L. Era serio, ora, e appena incrociò gli occhi azzurri di Taylor distolse lo sguardo, come a disagio per le parole appena pronunciate.

Taylor però sorrise.

- D’accordo. - rispose, alzando la testa per guardare il cielo stellato.

Forse non le andavano tutte storte, allora.

























Angolo dell'autrice

Salve a tutti! Come già anticipato, questa one shot è ispirata a una role mutata poi in fanfiction, anche se mai conclusa. I pochi capitoli pubblicati stanno ancora qui su EFP, sul mio profilo. Spero che la lettura vi sia piaciuta, vi chiederei di lasciare un feedback se vi va, di qualsiasi genere!
Dedico questa one shot alla mia cara amica con cui ruolai in questo universo alternativo, sebbene avevo un personaggio diverso all'epoca.
Ringrazio invece voi tutti per aver aperto e letto la storia.
Spero di vedervi leggere altri miei scritti presto.
Alla prossima!

ShinigamiGirl



 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: ShinigamiGirl