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Autore: SAranel    25/08/2009    3 recensioni
Un Joker che vi stupirà all'inizio ma che poi...mai farsi ingannare dalle apparenze.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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_Bad Medicine

_Dedicato a due mie amiche molto speciali,e
ad Heath naturalmente, che mi ha donato l'ispirazione per questa storia_

_Buona lettura mio caro lettore_

*


L'uomo è nudo davanti allo specchio a capo chino,nella penombra sinistra creata dalle fioche lampadine sulla cornice. Sorride e le guarda.

Una parte di esse è spenta,le lampadine sono solo un annerito ammasso di fili metallici. L'altra parte è illuminata,le lampadine integre e
leggermente impolverate svolgono alla perfezione il loro lavoro.
Quella scena suscita un ricordo nell'uomo davanti allo specchio. Ricorda quando la sua vita era ancora illuminata da mille felici
lampadine,ricorda emozioni,frammenti,ormai lontani, di una vita normale. Aveva dieci anni quando tutta la luce dorata della sua vita cominciò ad affievolirsi.
L'uomo finalmente alza la testa,lentamente,come a voler ritardare il più possibile il momento in cui osserverà ancora la sua faccia
davanti a se.
La sua immagine ora è perfettamente riflessa sulla superficie davanti a lui. Si ritrova a fissare il suo riflesso e a rimuginare.
Il suo viso è ancora giovane. E ride a questa considerazione.
Nessuno potrà mai vedere il suo vero volto, nessuno potrà mai vedere la sua faccia. E' uno spettacolo che avrà per sempre un solo e unico spettatore. La natura a volte è così stramba,pensa.
Regalare lineamenti così particolari ad un'uomo destinato a diventare il più spietato criminale che si ricordi. Si ritrova a pensare ad un suo vecchio compagno di scuola a cui sfugge il nome, tanto buono,di così buone maniere e così...insignificante. La natura non è solo stramba,pensa. E' crudele.
Ripercorre ogni momento della sua vita che riesce a ricordare.
Chissà come sarebbe stato avere una vita normale. Chissà come sarebbe stato incontrare una ragazza,magari...innamorarsi. Avere un bambino, pensa, donare ad una piccola e innocente creatura la vita perfetta che a me non è stata mai concessa.
L'uomo pensa,pensa,ancora. Pensa alla possibilità di redimersi,rifarsi una vita normale. Seguire delle regole,vivere civilmente,far parte di una comunità,senza vivere nascosto.
La sua mano ruvida e grande si dirige sulla sua guancia e scende di poco. Tocca piano le cicatrici ai lati della bocca,
le percorre lento con la punta dell'indice e del medio,chiude gli occhi e ricorda.Un piccolo sorriso compare sulle sue labbra,che in pochi secondi esplode incontrollato e si trasforma in una risata folle,eccitata. Continua a ridere in quella maniera delirante,quasi spaventosa mentre inginocchiatosi a terra cerca frenetico qualcosa nel mobile grigio sotto il lavandino. Spalanca le porte quasi sradicandole dalle giunture e afferra due contenitori
senza alcuna scritta. Apre il primo,quello più grande e impaziente passa sul viso una densa cera bianca,donando al volto un'aspetto minaccioso. Un immagine balena nella sua mente: il bianco dei frammenti delle stoviglie che sua madre scagliava contro suo padre per difendersi. Emette un latrato sinistro.
Con l'altro contenitore prende veloce una piccola dose di pasta nera e la passa intorno agli occhi. Ricorda la terra nera sulle sue ginocchia mentre correva con tutte le sue forze per la strada sterrata cercando di dimenticare.  Si rimira allo specchio da ogni angolazione e la sua
risata,se possibile, diventa ancora più stridente e acuta. Afferrà sul lavandino incrostato un ultimo barattolo più piccolo e leggero.
Il barattolo è sporco e un cerchio rosato e appiccicaticcio si rivela quando solleva il contenitore.
Contiene qualcosa di rosso,un rosso intenso. Il ricordo più lancinante si insinua nella sua mente caotica. Le sue mani sporche del suo sangue.
Ripete il movimento di poco prima dipingendo l'ultimo spietato pezzo di quell'inquietante quadro. Non riesce più ad osservarsi in quello specchio che nella sua banalità rifletteva così spudoratamente tutta la sua esistenza.
Ora c'è solo il buio.

Comincia a scaraventare tutto il contenuto dei cassetti sul pavimento e ride, ride, ride.
Si riveste,di tutto punto. Ride talmente tanto che quasi non riesce a respirare. Ha una mano sul petto,che pare incollata e si muove al ritmo del suo
respiro stentato.
Poi all'improvviso la risata poi si spegne con la stessa rapidità con cui era esplosa.
L'uomo riflette,ancora. Come diamine ha fatto a pensare a tutte quelle stronzate prima? Il mondo era stato
crudele con lui più che con ogni altro. Non voleva essere una persona normale perchè sarebbe significato adeguarsi alle regole di quel mondo,e si
credeva uno stupido solo per averlo anche solo immaginato.Soprattutto per averlo,anche solo per un secondo,desiderato.
Una stupida futile vita con delle fottutissime regole. Era il suo turno adesso,era la sua vendetta contro il mondo. Avrebbe scatenato il caos
più assoluto e così perfetto. Avrebbe distrutto tutto ciò che era...inadeguato.
-Caos Caos Caos Caos Caos
ripeteva con voce bassa e roca mentre sistemava il suo arsenale nella giacca. Gli serviva qualcosa contro tutti i pensieri di quella mattina,qualcosa
che gli facesse dimenticare ogni debolezza. Le emozioni sono per la gente comune. E lui non lo è.
Si trascina fino alla finestra guardando fuori.Nel silenzio tombale del vecchio rifugio isolato, il rombo di un motore annuncia l'arrivo di un
veicolo di grossa cilindrata.
L'uomo ghigna leggendo la scritta sul furgone,è strano come si possa trovare una risposta nelle cose più semplici.

-Il Massacro è la miglior medicina-

Ancora ridendo chiude la porta dietro di se.

*


  
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