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Autore: margheritanikolaevna    30/01/2021    5 recensioni
In questi giorni inizia il Carnevale e io...inizio la mia fic sul Carnevale. :)
I Mandaloriani, almeno quelli più intransigenti, nascondono il viso 365 giorni all'anno, gli altri soltanto in occasioni particolari.
Però nella notte più magica dell'anno, sul pianeta più magico dell'intera Galassia, non sapere esattamente chi si nasconde sotto la maschera al tuo fianco può provocare singolari conseguenze.
P.S. giusto perchè lo sappiate: il costume da Mandaloriano è uno dei più gettonati questa stagione!!! ULTIMO CAPITOLO
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baby Yoda/Il Bambino, Carasynthia Dune, Din Djarin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UNA COSA DIVERTENTE CHE NON FARO’ MAI PIU’
 
 
 
CAPITOLO UNO
 
Prologo
 
"Ma quanto tempo ci mettono quei due?" si chiese con un certo fastidio il Mandaloriano.
Ore e ore per scegliere un dannato costume per l’ancor più dannato ballo in maschera al quale Greef li aveva invitati - un’occasione da non perdere, aveva detto, un posto spettacolare con gente spettacolare nella città più bella della Galassia, sul pianeta più bello della Galassia. In realtà, aveva ricevuto i biglietti in pagamento da un suo vecchio debitore e, Mando ne era sicuro, si sarebbe fortemente scocciato di andarci da solo.  
Inutile dire che lui si era opposto fin dal primo momento (roba del genere era lontana anni luce dai suoi gusti!), mentre Cara era sembrata al contrario addirittura entusiasta.
Ovviamente, si era lasciato persuadere.
In fondo - aveva pensato - dopo mesi di fuga costante dai cacciatori di taglie rivali che li inseguivano, una piccola pausa avrebbe fatto bene a tutti. A loro tre e ancor di più al piccolo.
Tuti dicevano che Naboo era un pianeta di incredibile bellezza…boh.
Sbuffò e si guardò intorno.
Almeno, però, il posto era abbastanza comodo.
Si stiracchiò e distese le gambe sul tavolino di fronte, le mani intrecciate dietro alla testa.
Alzò il volume della musica che stava ascoltando, sempre rigorosamente dentro l’elmo, e iniziò a canticchiare a mezza voce.
Tanto ‘o saccio vaje pazze pe’ mmè/Dimme sulo addo’ c’amma verè/Issa fa’ ca nun vien Annarè…”[1]
 
*****
“Eccoci qui!”
La voce di Cara alle sue spalle lo fece sobbalzare.
Posò gli stivali sul pavimento e sollevò lo sguardo.
“Certo che Greef vestito così mette veramente i brividi!” esclamò lo sceriffo Dune fissando l’uomo che, in piedi davanti al grande specchio, sembrava invece molto fiero del suo costume nero bordato di pelliccia e, soprattutto, della maschera bianca con un rostro adunco a becco di uccello che gli copriva il volto.
“Già…” annuì il Mandaloriano, perplesso.
“Che ne dite?” domandò, entusiasta, l’ex magistrato deposto passandosi le mani guantate sulla severa tonaca che lo copriva fino ai piedi. 
“Non è fantastico?” proseguì, facendo una specie di piroetta “Mi hanno spiegato che questo abito fu ideato qualche migliaio di anni fa da un medico, nell’ingenua speranza che le erbe aromatiche contenute nel becco proteggessero i dottori dal contagio di una terribile epidemia”.
 “Ah, ecco, ora è tutto molto più chiaro…” chiosò il cacciatore di taglie.
Stava per stravaccarsi di nuovo sulla poltrona, quando il Bambino emerse dalla culla che galleggiava accanto a lui.
Esalò un urletto di terrore e sollevò la manina in direzione di Karga, il quale immediatamente si portò le mani alla gola, tossendo e contorcendosi.
“No, no, fermati!” il Mandaloriano lo prese tra le braccia, parlandogli in tono rassicurante.
“E’ solo Greef!”.
L’uomo più anziano si levò la maschera, ansimando.   
“Ehi, a quanto pare il tuo costume non era un granché nel tenere alla larga i microbi della peste, ma con lui funziona a meraviglia!” esclamò Cara.
A un tratto, un Duros elegantemente vestito fece capolino dall’ampia porta a vetri.
“Ecco a lei, signorina Dune”
La sua voce suonò assai ossequiosa, mentre le porgeva un involto di velluto nero con le sue affusolate dita di un verde brillante.
“Perfetto” lo ringraziò lei, con un sorriso.
Mando si alzò e si avvicinò agli altri.
“Così quello è il tuo costume?” chiese, indicando il pacco che lei stringeva tra le braccia.
“E di che si tratta?”.
“Sei pazzo se credi che te lo dirò” replicò l’ex incursore ribelle, allontanandosi di un passo e indicando l’elmo che gli nascondeva, come al solito, la faccia “Anche considerato che non ti sei minimamente calato nell’atmosfera del Carnevale di questa splendida città…”
Lui si voltò verso Greef cercando sostegno e allargò le braccia come per dire “lo sai che non posso”.
La ragazza si avviò verso l’uscita.
“E’ tardi” disse “vado a cambiarmi”.
“Aspetta!” fece il medico della peste “Nemmeno un indizio?”
Cara era ormai sulla soglia.
Si voltò di tre quarti e sorrise.
“Vi dico solo tre parole: sexy, nero e…” ci pensò su un istante.
 “…antiquato” aggiunse, infilando la porta.
  
*****
Sola nella camera che le avevano messo a disposizione, Cara Dune scostò le tende e aprì la grande finestra che dava sulla laguna; si sporse appena e respirò il lieve sentore salmastro che il vento portava fin lassù. Da lontano, le giunse il grido malinconico di un uccello marino.
Sospirò, lo sguardo perso nelle acque scure che, sotto di lei, parevano accendersi delle mille sfumature fiammeggianti del tramonto.
La prima volta che l’aveva incontrato…erano passati mesi e ricordava ancora tutto con impressionante precisione.
Sospirò pensierosa, si avvicinò alla borsa che aveva portato con sé e tirò fuori una bottiglia di spotchka; la stappò e ne bevve un bel sorso, tutto d’un fiato.
Bevve ancora e poi si asciugò le labbra.
Non era certo un’alcolizzata, ma quella sera sentiva il bisogno di un aiutino: la verità era che aveva una fottuta paura che qualcosa andasse storto.
Il ballo in maschera, il gioco del “saprai riconoscermi?” e anche tutto il resto: si era infilata in un casino più grande di lei, questo era chiaro.
E se lui l’avesse respinta? Peggio, se l’avesse ignorata o non si fosse accorto di lei?   
Sì, decisamente aveva bisogno di un incoraggiamento, considerò, scolandosi la bottiglia in due sorsi, uno dietro l’altro.
 
*****

May Frayn si passò l’ennesimo strato di rossetto carminio sulle belle labbra carnose, piegò la testa di lato e si avvicinò allo specchio per rifinire la spessa linea di eyeliner che aveva appena tirato sulle palpebre.
Sobbalzò e per poco non si cavò un occhio col pennellino quando la porta della sua camera d’albergo si spalancò violentemente.
Scattò in piedi e arretrò di un passo, lanciando un urlo strozzato.
Sulla soglia stava un uomo totalmente ricoperto di metallo grigio, con un elmo sulla faccia e un mantello scuro che gli scivolava intorno alle spalle.
Con andatura marziale avanzò attraverso la stanza.
“C-chi è lei?” balbettò la ragazza, col cuore in gola.
Nessuna risposta, solo un altro passo in avanti.
“Guardi che di là c’è il mio fidanzato che è un…maestro nell’uso della spada laser…”
“Adesso lo chiamo: Xaaaaaandeeeeeer!!!!” gridò con voce stridula.
Ma dove si era cacciato quell’idiota? Mai che ci fosse quando le serviva!
Per tutta risposta, l’uomo senza volto iniziò a sghignazzare senza ritegno.
“La tua espressione terrorizzata è una favola!” esclamò tra le risate.
May fece una smorfia.
Xander?
“Mentre facevi la doccia sono andato a ritirare il mio costume e…” si pavoneggiò allo specchio “che ne pensi?”.
La ragazza gli si avvicinò e toccò con la punta del dito l’armatura: era liscia e fredda come il ghiaccio.
Lo fissò dubbiosa.
“Che roba è?” domandò poi.
“Ma come!” fece lui, fingendo indignazione “Non sai che questa è un’autentica armatura da Mandaloriano?!?”.
 Si rimirò ancora allo specchio.  
“Noi Mandaloriani” proseguì, con voce cavernosa “siamo possenti guerrieri, i migliori della Galassia”.
“Oh davvero!?!” fece May.
“Per favore, adesso togliti quel coso dalla faccia”.
Il ragazzo scosse la testa.
“Impossibile” rispose seccamente.
Lei sbattè le palpebre, sempre più perplessa.
“Il nostro Credo ci proibisce di mostrare il volto a chiunque”.
“Uhm” la ragazza in accappatoio cambiò espressione.
Si avvicinò, guardandolo, senza smettere di stare al gioco.
“Vuoi dire che non ve lo togliete mai?”.
“Mai” confermò l’altro con grande serietà.
“Ma proprio…mai, mai, mai?”
“E’ assolutamente vietato”.
“Questo è incredibilmente…” si fece ancora più vicina e gli posò le mai sul petto metallico “…sexy”.
Con un balzo gli fu accanto e gli diede una violenta spinta, che lo fece cadere sul letto.
Gli montò addosso, le gambe strette intorno al suo bacino.
“Eccitante” sussurrò, piegandosi su di lui.
“E’ come farlo con uno sconosciuto…”
Cominciò ad armeggiare con le piastre dell’armatura, senza riuscire ad aprirle.
“Ehi, vacci piano!” protestò il guerriero rivestito di metallo “mi è costato un occhio della testa noleggiare questo affare! Ora ti faccio vedere io come si fa…”
“Ecco, vedi, devi slacciare prima questa cinghia”.
Lei annuì, ma dopo qualche minuto si sollevò e si chinò a raccogliere i vestiti sparsi sul pavimento.
“Dove stai andando?” chiese il quasi-Mandaloriano, con una certa delusione nella voce.
“Vado a finire di prepararmi” rispose lei “è tardi e devo ancora ritirare il costume”.
“Non vuoi proprio dirmi come sarà? In fondo tu hai visto il mio”.
Lei ci riflettè su un istante.
“No” fece poi “soprattutto dopo lo spavento che mi hai fatto prendere”.
“Nemmeno un indizio piccolino?”
“Ok, ti dico solo che sarà nero, sexy e piuttosto…antiquato” disse, prima di chiudersi in bagno.
“Aspetta…” bofonchiò il ragazzo, tentando di alzarsi dal letto senza riuscirci “aiutami…quest’affare pesa un accidente!”
 
*****
 
Il soldato, impassibile nella sua bianca uniforme, bussò con delicatezza alla porta della suite.
“Signore” disse a mezza voce “hanno appena portato il suo costume”.
Ricevuta una secca risposta, si affacciò sulla soglia giusto lo stretto indispensabile per passare alla persona dall’altra parte della porta un pesante contenitore di pelle marrone.
La porta si richiuse subito dietro di lui, che si rimise al suo posto di guardia.
“Ehi!” sussurrò l’altro soldato, fermo al lato opposto della porta “Ma che costume ha scelto quello stronzo di Moff Gideon?”
Il primo scosse la testa.
“Mi ha ordinato di non dirlo a nessuno, altrimenti mi ammazza su due piedi”.
E, considerando il personaggio, non dubitava che l’avrebbe fatto per davvero.
Certo però era proprio strano, dannatamente strano che avesse voluto proprio quel costume - rifletté - chissà perché l’aveva fatto?
*****
 
Il Mandaloriano stava immobile con le braccia incrociate e lo sguardo fisso sulle luci della città, vicine a disciogliersi nell’acqua oscura del mare.
Cara era una bellissima donna – considerò - era un eccellente guerriero e una brava persona, onesta e leale. Le avrebbe affidato senza pensarci un minuto la sua stessa vita.
Anzi, per dirla tutta, l’aveva già fatto. E nemmeno una volta sola.  
Eppure, in tutto quel tempo non aveva mai davvero pensato a lei come una possibile compagna.
Forse - si disse con un pizzico di amarezza - forse una piega diversa tra loro avrebbe finito solo col rendere la situazione tremendamente imbarazzante.
O, meglio, aveva deciso che nella sua vita così complicata non c’era posto per niente altro.
Il pensiero corse al piccolo che aveva lasciato, profondamente addormentato, sulla Razor Crest e come al solito lo assalì la preoccupazione di non essergli vicino, di non riuscire ad aiutarlo se ne avesse avuto bisogno.
Però, concluse con un sospiro, quello non era il momento per pensare all’infinità di problemi che sentiva sulle spalle, in fondo erano in vacanza… e nella città più magica della Galassia, nella notte più magica dell’anno, tutto poteva accadere.
 
*****

Ah, gli abitanti di Naboo! Il loro modo di vivere così spensierato e la bellezza in cui erano immersi tanto profondamente che parevano quasi non accorgersene più… era come se avessero contagiato anche lei!
Cara Dune mosse piano i fianchi per sentire come la seta ondeggiava con un lieve fruscìo a ogni suo gesto.
E quel costume, poi, quel costume possedeva l’arte di lasciar esprimere al suo corpo tutto il fascino che di solito cercava di nascondere!
Non era l’alcool, no, che pure le aveva acceso dentro un fuoco che ancora la turbava.
No, era il pesante raso nero che luccicava come un corpo nudo e bagnato, assecondando i movimenti delle forme con le sue pieghe abbondanti, erano i pizzi, i nastri incrociati ad arte, l’allettante sericità delle gonne vaporose che la facevano sentire di colpo consapevole della forza della sua bellezza, come non lo era mai stata.
Raccolse i capelli in uno chignon e si sistemò sulla testa l’elaborata maschera che aveva scelto e che le nascondeva parzialmente il viso, lasciando scoperte solo le labbra: una specie di conturbante Medea color bronzo scuro su cui si contorcevano sottili serpenti dagli occhi luminosi, soffici piume colorate a circondarle il capo, le restituì dallo specchio uno sguardo incredibilmente seducente.
Fissò ancora per un momento l’immagine riflessa e sorrise: aveva un potere e quella sera era assolutamente intenzionata a servirsene!
 
[1] Eh lo so che è una sorpresa, ma Mando è un fan sfegatato del noto cacciatore di taglie IG-D’Alessio. Per i non bilingue: “Tanto lo so che vai pazza per me/dimmi solo dove dobbiamo incontrarci/non fare che non vieni, Annarè”
  
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