«Pensano che io non lo sappia. Anche tu lo pensi.»
«Cosa?»
«Che è pericoloso. Tutto questo. »
«Lo è.»
Rimaniamo in silenzio. Ci separa la penombra della tarda sera e i nostri respiri sottili intrecciati nell’aria invernale. La notte sta scendendo e noi, fermi, la aspettiamo.
Tremo.
«Non so se ho mai avuto il coraggio delle mie convinzioni. Quando c’è un pericolo, io il coraggio lo perdo. Ma so dove voglio essere stanotte.»
«E io non sono un pericolo?»
«No, tu non lo sei. La tua notte lo è.»
Vorrei sorridere, ma ho troppa paura. Questa sera ancora di più.


~

 

«Remus…»
Mi sveglia una voce assonnata e roca. Una massa di capelli mi copre la luce, non so dove sono. In bocca il sapore di sangue.
«Ti ho fatto del male?»
Devo aver farfugliato qualcosa, sono confuso.
La sua presa mi circonda il braccio, mi ritrovo in piedi, barcollo. Vorrei guardarlo, capire se è ferito. Le sue braccia mi circondano, mi lascio trascinare. È caldo.
Solo ora vedo il suo braccio, sta sanguinando.
«Sirius, io…»
«Sh, forza, reggiti a me.»
«Scusami…»
«Non devi scusarti.»
Cerco di drizzarmi sulle ginocchia, mi trascino lungo il suo passo.
«Ti porto a vedere l’alba.»

 

~


Lo sento trascinare i piedi stanchi sul legno e stringo più forte la presa, come a dirgli che so che non è tutto facile, so che non è tutto scontato.
E poi l’aria fredda del mattino si insinua nei capelli sudati, nei vestiti, come un brivido corre lungo la schiena. Ci fermiamo, l’erba bagnata mi solletica le caviglie.
Uno schiaffo e una carezza, la prima luce del giorno mi inonda, la respiro, la sento scorrermi addosso inebriante, ed è sollievo.
«Grazie.»
«Hai visto troppe notti, volevo farti vedere un’alba.»
La presa calda di Sirius si allenta, la stringo più forte.