Il principe che mai sarà re

Morte.
La tua vita ne è pregna.
Vita…
Ma la tua può davvero essere chiamata vita?
Sangue, nero, viscido, o rosso, intenso, vivace, come a volerti riportare davanti agli occhi tutti i tuoi peccati,
ti scorre tra le dite guantate d’una stoffa un tempo bianca,
ma che ormai del candore non conserva che il ricordo…
Quante volte lo hai provato, lo sai?
Quanti omicidi, hai commesso, ne rammenti?
Sono troppi per essere contati…
Forse è meglio così, almeno c’è una scusa per non ricordare…
Eppure, non era così che l’immaginavi.
Quand’eri solo un bambino,
sapevi che ti aspettava una vita di battaglie e di omicidi…
Ma questo…
Assassino, tutto ciò che sei oramai…
Senza un cuore, senza un’anima…
Eppure, volevi solo una corona sulla testa.
Sogni infranti di un bambino,
tramutatisi troppo presto in incubi atroci,
togliendoti la quiete del sonno.
Eppure, una volta non avevi paura di chiudere gli occhi.
Le stelle,
rischiarano la notte perenne dell’universo,
flebili luci a monito dei viaggiatori.
Ma nella tua, di notte perenne,
per quelle masse infuocate non c’è spazio.
Né per loro, né per la loro luce.
Eppure, tempo fa ti piaceva fissarle, la sera,
e sognare dei giorni in cui le avresti viste da vicino.
Solo, in te stesso,
nelle tue battaglie con la mente,
cerchi dovunque in compagno,
un fratello,
che sai non esistere.
Perché il tuo pianeta, il tuo popolo…
Non sono più di un ricordo,
a distanza di anni…
E tu, oramai, non sei altro che Vegeta,
il principe che mai sarà re.

---