Non appena la riunione fu terminata e fu dato loro permesso di andarsene, Gilbert quasi si precipitò fuori dalla stanza, senza fermarsi nemmeno per parlare con Oswald. Vincent non esitò a seguirlo, alzandosi e correndogli dietro prima ancora che Jack potesse fermarlo.
"Gil, aspetta"
Gilbert non si fermò subito, accelerando di qualche passo prima di permettere finalmente a Vincent di raggiungerlo. Il più piccolo poteva vedere le sue spalle tremare. Doveva fare qualcosa; così lo prese per mano, trascinandolo nella stanza più vicina. In questo modo avrebbero avuto un po' di privacy. Vincent fece sedere Gilbert sul letto, mettendosi al suo fianco.
Per minuti, che sembrarono ore, rimasero semplicemente seduti in silenzio, le loro mani ancora strette insieme.
Quella mattina Gilbert, in quanto futuro Glen, aveva dovuto incontrare delle persone importanti dell'alta società. Pensava che sarebbe andato tutto bene finché avesse avuto il suo padrone ad infondergli coraggio, ma non era riuscito ad ignorare gli sguardi freddi, calcolatori e pieni di disprezzo da parte degli ospiti. Per loro, lui non era altro che un ragazzino preso per la strada, non potevano accettare l'idea che sarebbe diventato il futuro capofamiglia dei Baskerville. Probabilmente si erano dimenticati che, proprio come lui, anche Oswald aveva vissuto in quel modo assieme a Lacie, prima di venir adottati da Levi.
Quindi perché dovevano disprezzarlo? Vincent non lo trovava giusto. Gilbert non si meritava di essere guardato in quella maniera; lui sì, suo fratello no!
"Gil..."
Quasi esitante, Vincent gli appoggiò una mano sulla spalla. Gilbert scattò appena, tirandolo improvvisamente tra le sue braccia. Il più piccolo batté le palpebre, preso alla sprovvista, ma si sbrigò a ricambiare l'abbraccio, tracciando delicatamente dei cerchi sulla schiena per confortarlo. Poteva sentire Gilbert singhiozzare leggermente e non poteva sopportarlo. Odiava sapere che stava soffrendo.
"...sono pessimo, vero?"
Bisbigliò nel collo del fratellino. A Vincent non piacque affatto quella frase.
"Non dirlo e non pensarci nemmeno! Sono loro ad essere pessimi, non tu"
Esclamò. Gilbert accennò un sorriso e lo tenne più vicino, come se fosse sufficiente a scacciare tutti quei dubbi.
"Quei tizi sanno solo parlare a vanvera. Non sanno nulla eppure si permettono di aprire bocca e sputare sentenze! Non devi dargli peso, va bene? Sono certo che Jack li sta sgridando"
Aggiunse Vincent seriamente e Gilbert si lasciò sfuggire una risatina, staccandosi di poco per asciugarsi le lacrime.
"Però su una cosa hanno ragione...sono solo un ragazzino"
Vincent fece un'altra smorfia, non voleva sentirlo parlare in quel modo, sminuendosi.
Tu sei fantastico, Gil! Perché non te ne rendi conto? Quella gente non sa nulla di te...
Pensò il più piccolo ed emise un leggero sospiro, stringendosi maggiormente a Gilbert che, a sua volta, rafforzò l'abbraccio, soffocando alcuni singhiozzi.
"Non piangere...ci sono io con te. Non affronterai mai nulla da solo"
Sussurrò Vincent accarezzandogli i capelli. Gilbert annuì piano, bisbigliando un ringraziamento appena percepibile che arrivò comunque all'orecchio del più piccolo.
"Scusami, Vince, hai ragione tu. Sono proprio baka"
Il ragazzino dai capelli biondi, staccandosi, gli lasciò un tenero bacetto sulla guancia bagnata e arrossata.
"E' vero! Sei il mio fratellone baka"
Esclamò saltandogli addosso e iniziando a fargli il solletico. Gilbert incominciò a ridere, dimenandosi per farsi lasciar andare, ma fallendo.
Quando Vincent si fermò per permettergli di riprendere fiato, stavano ancora ridendo. Gilbert finalmente lo guardò, sul suo volto c'era un debole sorriso ma era stato comunque un miglioramento, per quanto piccolo.
Vincent avrebbe sempre amato quel sorriso.
"Vince...ce la faremo insieme...giusto?"
Vincent annuì, sorridendo a sua volta.
"Sì, insieme"

"Insieme...eh?"
Sussurrò Vincent che ora guardava la figura di Gilbert allontanarsi dalla magione dei Nightray, diretto a quella dei Vessalius, dove avrebbe incontrato il suo prezioso padroncino.
Rafforzando la presa sulle forbici, il ragazzo si sentì pervadere da un senso di rabbia misto a gelosia che gli fece afferrare il primo sfortunato peluche che gli capitò sotto mano, distruggendolo con violenza, finché non ne rimasero solo dei mucchietti di stoffa e imbottitura.
Era in quelle occasioni, solo in quelle, in cui desiderava con tutto se stesso che il suo amato fratello maggiore ricordasse tutto.
Che ricordasse il loro legame indissolubile, quello di tanti anni prima.