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Autore: eringad    25/08/2009    2 recensioni
"Ho tanto, e il sentimento di lei divora tutto. Ho tanto e senza di lei di tanto non mi resta niente."
Ino, una marionetta del fato, e Sai il suo incubo, il suo carceriere. La loro vita che passa inesorabile tra i colori spenti della loro prigione.
[Terza Classificata al Contest 1Number&1Letter indetto da CelesteKus]
Genere: Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Sai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa era l’immagine a cui dovevo ispirarmi, insieme alla frase di Goethe “Ho tanto e il sentimento di lei divora tutto. Ho tanto, e senza di lei di tanto non mi resta niente.”. Questa fan fiction si è classificata 3° al Contest 1Number&1Letter indetto da CelesteKus.
La ideatrice del concorso, CelesteKus, è scomparsa durante il periodo in cui avrebbe dovuto giudicare le storie ricevute… ma non importa.
La nuova giudice Noin, si è offerta gentilmente di valutare le nostre fiction.
Spero che piaccia, Bye Bye.






La Maschera e la Bambola



«Signorina vuole una maschera?»
Guardai la nuova arrivata con un sorriso ampio sul mio volto felino.
Lei sorrise divertita scuotendo la lunga chioma bionda.
«È un peccato, su quel bel visino liscio come la porcellana ci avrei visto bene una maschera a forma di luna, decorata in oro e argento.»
«No, grazie.» soppresse una risatina con una mano davanti alla bella bocca carnosa, che stonava in mezzo a tutto quel grigio delle pareti consunte.
«Come si chiama bella bambolina di ceramica?»
«Ino, Yamanaka.» tese il braccio con la mano aperta ad una stretta. Sorrisi afferrando con delicatezza la mano candida di fronte a me, posai le labbra facendole solamente sfiorare contro la pelle vellutata.
«Sai, e basta.» mi riappoggiai con i gomiti sul bancone logoro dove sul davanti si poneva una vetrinetta dalla quale facevano bella mostra alcune scarpe e maschere in ceramica tutte decorate a mano da me.
Sfogliai le pagine del libro che stavo leggendo. La ragazza si avvicinò curiosa poggiando leggiadra una mano sul banco.
«Cosa leggi?» le sorrisi, il mio sorriso di maschera, quello che usavo sempre, quello che utilizzavo anche per creare le mie maschere.
«Gothe… "Ho tanto, e il sentimento di lei divora tutto. Ho tanto e senza di lei di tanto non mi resta niente"…» chiusi con uno scatto il libro impolverato citando ciò che avevo imparato dai miei studi.
«È molto bella…»
«Ci sarebbe qualcuno in particolare a cui vorresti dedicarla?»
«Beh… alla mia ragazza. Sakura. Dovrebbe arrivare da un momento all’altro…» si voltò indicando la porta in legno consumato su cui poggiava un vetro sporco.
«Sai perché sei qui, Ino?» le sorrisi falsamente.
«Sto aspettando la mia ragazza, te l’ho detto mi pare.»
«E pensi davvero che la tua ragazza entrerà in questo negozio squallido e impolverato, come se nessuno pulisse da anni?»
«Mi ha detto di aspettarla qui. Stai diventando insistente!» la sua testolina dorata scattò di lato. Un movimento meccanico, come una bambola di ceramica.
«Non ti sembra strano che questo mondo sia tutto in bianco e nero, bambolina di ceramica?»
«Non è in bianco e nero! È a colori!» rispose testarda, agitata.
«E non hai notato quei fili che ti spuntano dalle braccia, dalla testa, dalle gambe e dalle spalle, marionetta del fato?»
«Sei un bugiardo!»
«"Ho tanto, e il sentimento di lei divora tutto. Ho tanto e senza di lei di tanto non mi resta niente"… non ti sembra di averla già sentita questa frase?»
Vidi i suoi occhi spalancarsi dal terrore, come se in un istante la sua vita passata le fosse comparsa davanti agli occhi. Appoggiò entrambe le mani sul bancone chinando la testa in avanti e respirando a fatica. Strinse con forza gli occhi scuotendo la testa.
«Io non… questo è impossibile…»
«Siamo condannati a vivere per sempre la stessa scena, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno… in questo purgatorio niente è reale.»
«Sta zitto! Non è vero!»
«Lei non è venuta Ino, e tu sei rimasta ad aspettarla qui, fino alla sera.»
«Sta zitto! Sta zitto!»
«Poi quando hai capito che lei ti aveva lasciato sola, come quando eravate bambine, sei corsa nell’appartamento che avevate affittato per le vacanze, e non hai più trovato la sua valigia.»
«Tu non sai niente!»
«Così, hai preso il coltello e ti sei uccisa. E i suicidi non vanno in Paradiso.»
«Tu non sai niente! Chi sei tu per dire queste cose? Chi sei tu?!» mi afferrò per il colletto della camicia strattonandomi in una furia cieca, cieca di verità.
«Io sono il tuo carceriere, la Maschera, Sai, e basta…»
  
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