"Vincent" 
Lo chiamò Gilbert posando gli occhi dorati su di lui. Il tono che ha usato indicava chiaramente che il fratellino stava facendo qualcosa di sbagliato. Nonostante il biondo lo sapesse, fece comunque finta di niente, mostrandogli un sorriso bambinesco.
“Sì? Cosa c’è?”
Ha chiesto Vincent, facendo scorrere le dita attraverso il soffice cumulo di crema al burro di cacao che era schizzato sulla clavicola esposta di Gilbert. Raccolse la dolce sostanza e la leccò via dalle sue dita nude e appiccicose. 
A quel gesto il moro non poté evitare di arrossire leggermente, imbarazzato.
“Lo sai…non fingere il contrario”
"Mi dispiace per il disordine, caro fratello"
Rispose il più piccolo, facendo del suo meglio per sembrare onesto. Non che gli importasse la mancanza di sincerità ovviamente.
Gilbert si portò un palmo alla fronte, che era ancora pulita, miracolosamente, e osservò la cucina dei Nightray. Non si trovava nessun servitore, nemmeno Echo. Vincent probabilmente sibilò una o due minacce alle cameriere e ai cuochi, prima di assediare il posto nel tentativo di preparare una torta di compleanno a Gilbert.
Si udì un leggero tonfo quando un'altra parte della glassa cadde direttamente dal soffitto sul pavimento, vicino allo stivale sinistro di Gilbert. Era entrato su avvertimento di Elliot, che lo aveva salutato in un borbottio, aggiungendo che Vincent si era chiuso nelle cucine e aveva chiaramente imposto di non far entrare nessuno, nemmeno per preparare il tè. Ed Elliot poteva diventare piuttosto irascibile senza il suo the del pomeriggio. Per non parlare del fatto che alcuni cuochi erano fuori di sé per il fatto di essere in ritardo nei preparativi della cena.
“Voleva che fosse una sorpresa”
Gli disse Leo, con le braccia piene di spartiti, prima di superarlo e allontanarsi assieme al suo padrone. 
“Oh cielo, che starà combinando?”
Si chiese Gilbert, stanco per una lunga giornata al quartier generale di Pandora dove Break lo aveva costretto a eseguire ordini assurdi. Così aveva bussato alla porta, chiedendo di entrare. Passò un istante e Vincent corse ad aprirgli, mostrandogli subito il suo viso sorridente e allegro.
“Fratello, sei tornato finalmente!”
Esclamò spostandosi da davanti la porta così da permettere a Gilbert di entrare. E’ stato a quel punto che al moro venne quasi un colpo quando vide il casino: la cucina completamente sottosopra; ingredienti un po’ ovunque e i mobili sporchi di glassa che odorava di cioccolato e nocciola.
Se qualcun altro avesse visto in che pietose condizioni Vincent aveva ridotto la cucina, si sarebbero di certo arrabbiati con entrambi.
"Vince, insomma! Ma che combini? Devi ripulire questo pasticcio prima di finire nei guai" 
Sospirò Gilbert, posando il cappello e asciugando la copertura di glassa dalla tesa. 
"Cosa diavolo stavi cercando di ottenere facendo una cosa simile, eh?"
"Oh, qualcosa di dolce, tutto qui"
Rispose Vincent innocentemente. Il rumore della serratura della cucina che si chiudeva spaventò Gil, ma non quanto Vincent che gli tolse il cappotto.
"M-ma la torta è rovinata..."
Farfugliò imbarazzato tentando di capire cosa avesse in mente il più piccolo.
“Mh? Quale torta?" 
Chiese Vincent, stringendosi forte a suo fratello. Alzandosi sulle punte, leccò via il resto della crema contro il collo di Gilbert, facendogli mordere il labbro inferiore per intrappolare il gemito che sfuggì comunque dalla sua bocca. 
“Vince…”
“Volevo essere sicuro che avessimo abbastanza glassa con cui giocare e una buona scusa per fare in modo che tutti ci lasciassero in pace mentre ripuliamo questo casino. Sbrigati adesso"
Vincent fece le fusa in risposta, slacciando i fermagli che tenevano chiusa la camicia di Gilbert che, ansimando, iniziò a slacciare i vestiti imbrattati del fratellino.
“Ti avverto, piccola canaglia, non la passerai liscia stavolta!”
Sussurrò Gilbert facendolo sdraiare sul tavolo e, di conseguenza, facendo cadere la busta mezza vuota della farina.
Vincent ridacchiò, allungando le braccia verso di lui per tirarlo a se.
“Oh sì, fratellone, puniscimi come solo tu sai fare”
Esclamò entusiasta, lasciando che Gilbert prendesse le redini della situazione.

Nel mentre, Leo ed Elliot, passando davanti la cucina…
“Leo”
“Sì?”
“Li senti anche tu vero?”
“Oh sì”
“…stanno facendo-“
“Sì”
“…ma quei due sono-“
“Sì”
“…vuoi farlo anche tu?”
Non servì risposta stavolta, dato che Leo trascinò Elliot nella sua camera da letto senza lasciargli il tempo di aggiungere altro.